3. Il Libro di Orsiesi

 

estratto da "LIBRO DE NUESTRO PADRE SAN ORSISIO"

Martín de Elizalde, osb. Monasterio Santa María, Los Toldos, Pcia. de Bs. As. Argentina.

Cuadernos Monasticos 4-5 (1967) 173-244

(Libera traduzione dallo spagnolo)

 

Il "Libro" è un lungo discorso, forse dettato negli ultimi giorni dall’anziano superiore (*). Nel “Libro” si avvertono i temi che emergono anche nella spiritualità pacomiana. Dobbiamo mettere in evidenza l'amore che c’era in quell’ambiente monastico per le conferenze spirituali che spiegavano la Sacra Scrittura e ne sono di esempio le numerose citazioni nelle Vite e nelle Catechesi conservate. Queste conferenze, così come la continua meditazione della Scrittura, praticate tra i pacomiani (1), sono in relazione con la forma ed il contenuto del "Liber".

Nelle Vite copte si riproduce un sermone che troviamo difficile attribuire, perché il testo è mutilato, ma potrebbe essere ascritto ad Orsiesi. In ogni caso, la somiglianza con il “Libro” (c. 7) è notevole. Eccolo:

"Vedo fra voi molti che si preoccupano del pensiero della carne e, dal momento che molti erano caduti nell’impurità del corpo, ho già detto ad ognuno di loro ciò in cui aveva peccato. (E proseguiva:) Infatti, sebbene rimangano nell’ascesi e nelle pratiche spirituali, la loro bocca esala l'odore della fame e della sete, perché non hanno seguito ciò che sta scritto e ciò che l'Apostolo dice: "Non gustare, non toccare" (Col 2,21). Guai a noi, fratelli! Guai ai nostri successori, perché non troveranno nessuno che possa loro dire una sola parola utile, ma piuttosto tutti i tipi di parole oziose! Povero me, se dovesse accadere ai fratelli che vengono dopo di noi quello che lo Spirito Santo mi ha rivelato! Verrà un tempo in cui quelli che governano questi luoghi abrogheranno le leggi che il nostro Padre ci ha dato affinché le osservassimo esattamente; il tempo in cui tutti coloro che vedranno questi monaci si burleranno di loro: Guardate i figli del Padre! Essi mangiano, bevono, ingannano, si divertono, sono guidati dall’avidità, sono maleducati; si fanno tuniche e cocolle di vari tipi, indossano scarpe comode, producono anelli per i loro fratelli oziosi, corrono come gazzelle; i fratelli poveri piangono e anelano per le loro necessità, e vengono caricati di pesanti fardelli" (2).

Il Padre de Vogüé, nel suo articolo citato nelle note, indica come oggetto del Libro di Orsiesi, il bisogno di fronteggiare una crisi interna che minacciava la vita comune nel distaccarsi dalla povertà. I superiori trascuravano i loro confratelli e questi cercavano il loro benessere personale piuttosto che il bene spirituale comune. L'oggetto dell’esortazione dell’anziano è quindi riaffermare la santa Koinonia. L'identificazione che fa tra la comunità monastica e la Chiesa, con le immagini Bibliche che di solito si riferiscono alla Chiesa: popolo di Dio e vigna, comunità apostolica, costituisce la parte positiva, diremmo costruttiva, del Testamento dell’anziano, in cui definisce il monastero. Questa consapevolezza che la comunità è un bene, un vero sacramento, che non può essere profanato, è ciò che dà al nostro Libro il suo tono di urgenza e di convinzione. Molti argomenti comuni alla tradizione monastica vengono delineati in quest’opera.

La conclusione del Libro è che il monastero è la famiglia di Dio ed il suo popolo, la santa vigna; realizza l'ideale della Koinonia, il cui modello è la comunità di Gesù con i suoi apostoli, e che consiste nella partecipazione dei beni e nell'uguaglianza di tutti i membri come segno di carità. È il tempio di Dio in cui dimora lo Spirito Santo e che nessun furto sacrilego, nessun commercio, devono profanare. E’ la stessa chiesa di Dio; la sua gerarchia è paragonabile a quella della Chiesa, il suo fondatore è paragonabile a Mosè e all'Apostolo, la sua regola è l’intera tradizione della chiesa (3).

L'Unione dei fratelli con un vincolo sacro, costituendo un corpo divino, assomiglia misticamente a quello di Cristo: la Chiesa, il monastero secondo Orsiesi, realizza l'idea Pacomiana, condensandola con bella precisione.

NOTE

(*). Nel testo Latino: edizione critica di Amand BOON: Pachomiana Latina (= Pachomiana), Louvain, 1932, il titolo di quest’opera è: LIBRO DI NOSTRO PADRE SAN ORSESIO che lasciò ai fratelli come testamento, prima della sua morte.

Nella Patrologia Latina del Migne, vol. 103, 453-476, il titolo è INSEGNAMENTO DEL SANTO ABATE ORSIESI DI TABENNESI SULLA FORMAZIONE DEI MONACI (Ndt.)

 

(1). Si veda: Praecepta Pachomii 49; 122; 139; etc.

E anche: A.-J. FESTUGIÈRE: Les Moines d’Orient, t. IV, 2: La première Vie grecque de S. Pachôme, Paris, 1965, p. 205: “(Teodoro) salì sulla terrazza per ripetere ciò che aveva memorizzato delle Scritture” e passim.

 

(2). L. TH. LEFORT: Les Vies coptes de S. Pachôme et de ses premiers successeurs, trad. fr., Louvain, 1943, pp. 402-403.

(3). A. de VOGÜÉ: Le monastère, Église du Christ, in: Studia Anselmiana 42 (1957), pp. 25-46; pp. 28-37: riguardo al Libro di Orsiesi, p. 36


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12 novembre 2016        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net