Detti dei Padri egiziani
che Martino, vescovo di Dume, tradusse dal greco al latino
[1]

 

Libera traduzione dal latino. Link al testo latino con italiano a fronte.


 

(1) L'abate Giovanni era solito dire ai fratelli: "I padri, mangiando solo pane e sale, divennero forti nell'opera di Dio, nello medesimo tempo che limitavano se stessi; perciò costringiamoci a questo stesso pane e sale. E' opportuno, infatti, che i servitori di Dio vengano desciplinati in queste cose, poiché il Signore stesso ha detto: "Stretta ed angusta è la via che conduce alla vita" (Mt 7,14).

(2) Un fratello interrogò lo stesso anziano dicendo: "I digiuni e le vigilie che eseguiamo, che cosa fanno?". (L'anziano) rispose: "Stanno facendo diventare l'anima umile". Perché sta scritto: "Guarda la mia umiltà e la mia fatica e perdona tutti i miei peccati" (Sal 24,18 Volg.). Perciò, se l'anima si dà da fare su queste cose, Dio avrà misericordia e compassione di chi agisce così".

(3) L'abate Poemen disse: "Se vivi col proposito della fornicazione o della calunnia del tuo prossimo, non parlare mentre uno di questi due (pensieri) è nel tuo cuore e non riposare affatto con la loro immondezza nella tua anima. Poiché, se vorrai ammetterli nel tuo cuore sentirai immediatamente la loro nocività, dato che istigano alla perdizione; ma piuttosto riduci al nulla il maligno con la preghiera e le buone opere e cacciali fuori: così avrai riposo".

(4) Un fratello chiese ad un anziano: "Che cosa dovrei fare, Padre, contro i pensieri lussuriosi?" Egli rispose: "Prega Dio che gli occhi della tua anima possano vedere l'aiuto che viene da Dio, che circonda l'uomo e lo salva“.

(5) Un certo fratello che stava andando al mercato e interrogò l'abate Poemen dicendo: "Come posso vendere i miei lavori manuali?" Gli disse l'anziano: "Non voler vendere niente per più di quanto valga ma, piuttosto, se sei trattato male, sii amico di colui che tira sul prezzo per ottenere più di quanto dovrebbe e vendi in pace. Anche se io sono spesso andato al mercato, non ho mai voluto trarre maggior profitto dal mio lavoro od essere ingiusto col mio fratello, perché sono fiducioso che quello che è un guadagno per il mio fratello darà frutti per me".

(6) Un certo fratello andò dall'abate Agatone e disse: "Padre, permettimi di vivere con te". Appena lo accolse, egli vide del nitro [2] nella sua mano e gli disse: "Dove hai preso il nitro?" Il fratello rispose: "L'ho trovato sulla strada mentre stavo arrivando". L'anziano gli disse: "L'hai messo lì tu?". Rispose: "No". Disse ancora l'anziano: "Se non l'hai messo lì tu, come hai potuto prendere qualcosa che non avevi messo tu mentre venivi ad abitare con me? Siamo infatti davanti agli occhi di Dio che ci ha dato il suo comandamento dicendo: "Non commetterai adulterio, non ruberai" (Dt 5,18-19). Forse non sai che chi ruba una cosa altrui produce uno spirito maligno?". Subito dopo lo congedò dicendo: "Riporta ciò nel luogo da cui l'hai preso, poi vieni ad abitare con me”.

(7) Un fratello interrogò l'abate Sisoes dicendo: "Un'eredità mi è stata lasciata dai miei genitori; cosa devo fare con questa?". L'anziano rispose: "Cosa posso dirti, fratello? Se ti dico: 'Dalla alla chiesa per i chierici', essi banchetteranno con essa. Se io dico, 'Dalla ai tuoi parenti', non avrai nessuna ricompensa. Di conseguenza, se desideri seguire il mio consiglio, consegnala ai bisognosi e starai senza preoccupazione".

(8) L' abate Mosè disse: "La separazione dalle cose materiali, cioè la povertà volontaria, la perseveranza con la pazienza ed il discernimento sono gli strumenti di un monaco. Perché sta scritto: 'anche se vivessero questi tre uomini: Noè, Daniele [3] e Giobbe; come è vero che io vivo, dice il Signore, essi salverebbero solo se stessi' (cfr. Ez 14,14-16). Ora Noè è la personificazione della povertà volontaria, Giobbe la personificazione della tribolazione e della pazienza, Daniele la personificazione del discernimento. Di conseguenza, se le azioni di questi tre santi uomini sono in un qualsiasi uomo, il Signore è in lui e dimora con lui, accogliendolo e allontanando da lui ogni tentazione ed ogni tribolazione che viene dal nemico".

(9) Riferivano i santi Padri: "Tre fratelli ebbero un contratto per la raccolta di un campo e, dopo essere stati assoldati, iniziarono a mietere. Uno di loro si ammalò (mentre stava raccogliendo) e tornò nella sua cella. Gli altri due fratelli si dissero l'un l'altro: "Il nostro fratello si è ammalato; muoviamoci un po' e confidiamo che con l'aiuto delle sue preghiere possiamo anche raccogliere la sua parte". Così, dopo aver finito di mietere ed aver ricevuto come paga per il loro contratto una certa misura di grano, chiamarono il loro fratello dicendo: "Vieni, ricevi la paga per il tuo contratto". Ma lui disse: "Che paga merito, dal momento che non sono stato in grado di mietere?". Quelli allora risposero: "Con l'aiuto delle tue preghiere abbiamo completato sia il tuo compito che il nostro e perciò prendi la tua paga". Ma lui non era disposto ad accettare nulla da loro. Dopo aver provato per un po' di tempo a costringerlo ad accettare, e poiché rifiutava ancora, andarono da un certo anziano per sistemare la faccenda. Allora il fratello che si era ammalato disse: "Mio signore abate, noi tre abbiamo iniziato a mietere un campo che avevamo preso in carico, ma dopo un giorno mi sono ammalato e sono tornato nella mia cella. Ed ora essi vorrebbero costringermi ad accettare il salario per un lavoro che non ho fatto". E i due fratelli replicarono dicendo: "Ascolta, nostro signore e Padre; se tutti e tre avessimo lavorato, avremmo forse completato il nostro lavoro con grande fatica. Ebbene, grazie alla preghiera del nostro fratello, Dio ci ha aiutati, abbiamo completato l'intero campo e (questo fratello) non vuole prendere la sua paga". Sentendo ciò, l'anziano si meravigliò molto, chiamò i suoi fratelli e disse: "Venite, fratelli, ed ascoltate oggi il giusto giudizio" (Rm 2,5). Egli rivelò loro ciò che era stato detto da entrambe le parti e tutti si meravigliarono l'un l'altro; l'uno non acconsentiva a ricevere la sua paga, mentre gli altri cercavano di usare la forza per costringere il fratello a prendere la paga. Allora, alla presenza di tutti, dichiarò che il fratello doveva accettare la sua paga e distribuirla in qualsiasi modo desiderasse. Così il fratello se ne andò triste ed in lacrime.

(10) L'anziano disse: "Se dimori con il tuo prossimo, sii come una colonna di pietra che, se viene danneggiata, non si arrabbia e se viene elogiata, non si inorgoglisce".

(11) L'abate Sisoes disse: "Una volta, quando andai al mercato con un fratello per vendere i cestini, vidi che la collera mi si avvicinava; allora ho lasciato cadere le mie merci e sono scappato".

(12) L'abate Giovanni disse: "Una volta, mentre stavo risalendo una strada nel deserto di Scete ed intrecciavo la treccia di palma, sentii un cammelliere che diceva parole oziose; per non arrabbiarmi, lasciai cadere la mia treccia e corsi via. ”

(13) Mentre lo stesso anziano era impegnato a mietere il raccolto, sentì un fratello che diceva incollerito al suo vicino: "Ehi tu, parli?". Ed abbandonando il campo egli corse via.

(14) Un fratello interrogò l'abate Poemen dicendo: "Qual è il significato delle parole del Signore: 'Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici'? (Gv 15,13). Come avverrà ciò?". L'anziano rispose: "Se uno sente una cattiva parola dal suo prossimo e, sebbene lui possa rispondere allo stesso modo, combatte tuttavia nel suo cuore sopportando la pena della tristezza e si costringe a non rispondere malamente in modo da rattristare l'altro, un uomo così dà la sua vita per il suo amico".

(15) Anche l'abate Macario disse: "Se ricordiamo i mali che soffriamo a causa degli uomini, perdiamo la virtù del ricordo di Dio; ma se ricordiamo i mali che soffriamo a causa dei demoni, staremo tranquilli".

(16) Lo stesso disse: "È colpa del monaco se, ferito o ingiuriato da suo fratello, non gli va incontro per primo con amore, con animo purificato. Perché i Sunammiti non avrebbero meritato di ricevere Eliseo nella loro casa, tranne quelli che non avevano alcuna lite con nessuno" (cfr. 2 Re 4,8-37). Ora, i Sunammiti rappresentano l'anima ed Eliseo rappresenta lo Spirito Santo; se l'anima non fosse pura, non meriterebbe di ricevere lo Spirito di Dio. Perciò l'ira radicata acceca gli occhi del cuore ed impedisce all'anima di pregare.

(17) I fratelli interrogarono l'abate Poemen a favore di un certo fratello che digiunava perfettamente sei giorni alla settimana ma era eccessivamente irascibile e chiesero perché soffrisse di ciò. L'anziano rispose: "Costui ha imparato a digiunare per sei giorni, ma non a controllare la propria rabbia: avrebbe dovuto mostrare maggiore zelo nel controllo di sé".

(18) L' abate Poemen aveva nella sua cella un suo parente monaco. Costui aveva una disputa con un altro fratello che risiedeva fuori dal monastero e l'abate Poemen gli disse: "(Mio caro) parente e fratello, non voglio che tu abbia una lite con nessuno che è fuori dal nostro monastero". Ma quello non gli prestò attenzione. Allora Poemen si alzò e andò da un altro insigne anziano e gli disse: "Il mio parente e fratello ha una lite con qualcuno fuori dal nostro monastero e non ci diamo pace. "L'anziano gli disse: "Poemen, sei ancora vivo? Allora torna nella tua cella e rifletti nel tuo cuore che per un anno sei stato nella tua tomba" [4].

(19) Mentre l'abate Poemen era seduto nella sua cella, due fratelli caddero reciprocamente in una violenta lite, ma l'anziano non disse loro nulla. Ora l'abate Pafnuzio entrò e li trovò che litigavano e disse a Poemen: "Perché hai lasciato i fratelli da soli? Perché non hai detto loro di smettere di litigare?". Poemen gli disse: "Sono fratelli; si rappacificheranno". Pafnuzio gli disse: "Cos'è questo? Vedi che litigano quasi al punto di spargere sangue, e tu dici che si rappacificheranno?". Poemen gli disse: "Fratello, supponi nel tuo cuore che io non sia qui". E così l'abate Poemen rimase tranquillo e silenzioso con benevolenza.

(20) Degli eretici arrivarono una volta dall'abate Poemen e cominciarono a criticare l'arcivescovo di Alessandria [5], ma l'anziano tacque. Invece, convocò il suo discepolo e gli disse: "Prepara un tavolo, dà loro qualcosa da mangiare e lasciali andare in pace".

(21) Un fratello interrogò l'abate Poemen dicendo: "Come ci si può sedere nella propria cella?". Egli rispose: "Sedersi nella propria cella significa lavorare manifestamente con le proprie mani, meditare sulla parola di Dio, stare in silenzio e mangiare da soli soltanto del pane. Le vie invisibili al progresso morale sono il sedersi e controllare sempre i propri pensieri. Ed ovunque si vada (occorre) osservare le ore canoniche della preghiera, non trascurare tali ore in privato, ma meditare; ed infine, mantenere una buona conversazione ed astenersi dal parlare male".

(22) Un fratello interrogò un (fratello) anziano dicendo: "Il mio cuore è duro e non teme Dio. Cosa dovrei fare per poter temere Dio? Egli rispose: "Questa è la mia opinione, che un uomo che si riconosce sempre colpevole nel suo cuore guadagna il timore di Dio". Il fratello disse: "Cosa significa riconoscersi colpevole?". L'anziano rispose: "Che un uomo esamina la sua anima in tutte le questioni dicendo ad essa che deve stare di fronte a Dio ed inoltre dice: "Perché dovrei voler nutrire qualche sentimento malvagio verso un uomo?". Io penso che se un uomo si attiene a queste cose, il timore di Dio viene nella sua anima".

(23) L' abate Macario disse: "Se per un monaco il disprezzo è quasi una lode, la povertà è come una ricchezza e la fame come un banchetto, non muore mai. E' impossibile, infatti, per chi crede in Dio e lo adora devotamente cadere nella passione immonda e nell'errore dei demoni".

(24) L'anziano disse: "Quando ti svegli, quando cammini, quando ti siedi o quando fai qualsiasi altra cosa, se Dio è davanti ai tuoi occhi il nemico non ti potrà intimorire per nulla. Se questo pensiero dimora nell'uomo, la forza di Dio si unisce a lui".

(25) Un fratello disse all'Abate Pietro: "Quando sono nella mia cella, la mia anima è in pace; ma quando esco, se sento un fratello che, (rispondendo alle mie domande) racconta qualcosa (del mondo), mi turbo". L'anziano rispose: "La tua chiave apre la porta di un altro". Il fratello gli disse: "Cosa significano queste parole?". Rispose l'anziano: "Le tue domande aprono la porta alle sue parole, in modo che tu senta quello che non vuoi sentire". Il fratello gli disse: "Cosa dovremmo allora fare quando arriva un fratello? Che cosa dobbiamo dirgli?". L'anziano rispose: "La regola di tutte le cose è l'austerità [6]. Dove non c'è austerità, è impossibile custodire se stessi".

(26) Un fratello chiese all'abate Sisoes: "Dopo quanto tempo un uomo deve troncare le sue passioni?". Egli rispose: "A qualsiasi ora arriva la passione, troncala, poiché l'anima è fragile; fortificati prima che si corrompa".

(27) Un fratello si rivolse all'abate Agatone dicendo: "Le mie passioni non mi lasciano". L'anziano rispose: "I loro strumenti sono dentro di te; dà loro la garanzia di aver rinunciato agli stessi e fuggiranno da te".

(28) Un fratello andò da un anacoreta e fu ricevuto con benevolenza da lui. Mentre se ne andava gli disse: "Perdonami, padre, per aver disturbato il tuo solito modo di vivere". E lui rispose: "Il mio modo di vivere, fratello, è di ricevere pacificamente chiunque venga e di congedarlo caritatevolmente quando se ne va".

(29) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Com'è che Dio promette i beni all'anima attraverso le Sacre Scritture e tuttavia l'anima non desidera rimanere nei beni ma si inclina a ciò che è transitorio ed impuro?". L'anziano rispose: "Perché non ha ancora assaporato la dolcezza delle cose celesti per quanto cerchi Dio con tutto il cuore; perciò si rivolge piuttosto a ciò che è impuro".

(30) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Com'è che l'anima ama le passioni?". Egli rispose: "L'anima ama le passioni, ma è lo Spirito di Dio che la trattiene. Pertanto, dovremmo piangere ed osservare ciò che è impuro in noi, pregando Dio, che è potente su tutto, di recidere da noi i germogli cattivi. Mentre Maria di Màgdala si chinava sulla tomba piangendo, il Signore le apparve subito (cfr. Gv 20, 11-18); così succede anche all'anima, se ama le lacrime".

(31) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Dimmi, padre, qualche parola di salvezza". Rispose: "Vai a chiedere a Dio che ti conceda di avere sempre (nel tuo cuore) dolore ed umiltà e bada sempre ai tuoi peccati".

(32) Riferirono dell'abate Poemen che, quando stava per lasciare la sua cella per unirsi in chiesa alla congregazione, si sedeva prima per quasi un'ora ad esaminare i suoi pensieri in se stesso e poi entrava.

(33) Un fratello interpellò un anziano dicendo: "Cosa dovrei fare per i miei peccati?". Egli rispose: "Chi desidera essere libero dai suoi peccati si libererà da loro piangendo e colui che desidera costruire virtù in se stesso, le costruirà piangendo. Anche le stesse Scritture sono fatte di pianto, perché i nostri Padri dissero ai loro discepoli: "Piangete". Non c'è, infatti, altro modo di vivere che questo" [7].

(34) Un fratello si rivolse ad un anziano dicendo: "Che cosa dovrei fare, Padre?". Rispose: "Quando Abramo entrò nella terra promessa, per prima cosa comprò un sepolcro per sé e si assicurò il possesso della terra vicino al sepolcro" (cfr. Gen 23). Il fratello gli disse: "Cos'è un sepolcro?". Rispose: "Un luogo di lutto e pianto".

(35) L' abate Mosè disse: "Se le azioni di un uomo non si accordano con le sue preghiere, egli lavora invano; quando un uomo prega per se stesso, affinché i suoi peccati possano essere perdonati, stia attento a non peccare di nuovo. Quando uno mette da parte il desiderio di peccare e cammina persistendo nel timore di Dio, il Signore lo riceverà presto con gioia".

(36) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Che cosa dovrà fare un uomo per ogni tentazione che viene su di lui ed in ogni pensiero insinuato dal nemico?". Egli rispose: "Deve piangere agli occhi della bontà di Dio, affinché lo soccorra e lo aiuti. Perché sta scritto: Il Signore è il mio aiuto ed io guarderò dall’alto i miei nemici (Sal 117,7)”.

(37) Un fratello chiese ad un anziano: "Ecco, un uomo percuote il suo servo per una colpa che ha commesso; cosa dice allora il servo al padrone?". Rispose: "Se non è un cattivo servo dice al padrone: Ho peccato; abbi pietà di me e nient'altro. Ma quando riconosce il suo peccato e confessa di aver peccato, il padrone lo perdonerà".

(38) Un fratello chiese ad un anziano: "Se c'è una persecuzione per la causa della fede, dove si deve fuggire?". Egli rispose: "Dove senti che i fedeli sono ortodossi (ovvero coloro che seguono integralmente la dottrina della Chiesa), vai là".

(39) Un fratello interrogò l'abate Poemen dicendo: "Cosa dovrei fare, perché i miei pensieri mi turbano mentre mi siedo nella mia cella?". Egli rispose: "Non disprezzare nessuno, non giudicare nessuno, non parlare male di nessuno e Dio ti darà quiete, disponendoti a sedere senza turbamenti; infatti, le rettitudini dell'anima sono: custodire la propria parola, volgere la mente a se stessi ed esercitare la discrezione. Se chi si prostra al cospetto di Dio non si esalta confrontandosi con chi è insigne e non stabilisce la sua volontà, ma siede nella sua cella e mantiene il suo posto, costui non cadrà in confusione, poiché questi sono gli strumenti dell'anima. Di tutti questi, tuttavia, custodisci con tutta la forza questo: non decidere secondo la tua volontà ed avrai la pace".

(40) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Cosa dovrei fare perché i miei pensieri mi molestano?" L'anziano rispose: "Vai e dì loro: 'Ditemi, che cosa cerco e quale relazione ho con voi?'. Allora avrai la pace. Volgiti altrove e getta dietro di te la tua volontà; allora non avrai preoccupazioni ed i tuoi pensieri fuggiranno da te".

(41) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Perché a volte quando recito i salmi ho fretta di raggiungere celermente la fine?". Egli rispose: "In quale altro modo un uomo può rivelare che ama Dio, se non quando viene attaccato da un demone? È allora che ci costringiamo con forza, trattenuti nell'amore e nel timore di Dio ".

(42) Lo stesso disse anche: "Le mosche non si avvicinano ad una lampada che è accesa, ma si posano su una che è tiepida. Quindi i demoni fuggono da un monaco illuminato dal fuoco dello Spirito divino, ma lo attaccano se è tiepido". Lo stesso disse ancora: "Se i tuoi avversari ti attaccano, la prima volta fuggi, la seconda volta fuggi; la terza volta, sii come una lancia contro di loro, combattili ed annientali".

(43) Un certo fratello venne dall'abate Poemen durante la quaresima e, mentre gli stava esponendo i suoi pensieri, disse all'anziano: "Ho esitato a venire qui in questo momento; mi dicevo, infatti, che forse tu saresti stato recluso nei giorni di Quaresima". L'anziano rispose: "Non è la porta di legno, ma piuttosto la porta della lingua che abbiamo imparato a chiudere".

(44) Dei fratelli vennero da Scete a (trovare) il monaco Giovanni, che era seduto in silenzio ed al lavoro. Quando lo ebbero salutato, egli si voltò dall'altra parte e cominciò a lavorare. E quei fratelli dissero: "Giovanni, chi ti ha dato l'abito monastico? Perché non ti ha insegnato ad essere ospitale con i fratelli ed a dire loro: Pregate o Sedete?". Giovanni disse loro: "Un uomo peccatore, (come lo sono io), non ha tempo per queste cose". In relazione a ciò l'abate Teodoro disse: "Tu dici la verità, perché Dio non richiede questo comandamento ad un uomo che è in supplica e penitenza".

(45) Un fratello interrogò l'abate Poemen dicendo: "Padre, insegnami cosa devo fare". Egli rispose: "Sta scritto: 'Confesserò la mie iniquità e penserò al mio peccato' " (Sal 37,19, Volg. ; cfr. Sal 50,5).

(46) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Padre, che cosa dovrei fare?" Egli rispose: "Vai ed affezionati a fare violenza a te stesso. Sfodera la tua spada e vai in guerra". Il fratello gli disse: "I miei pensieri non me lo permettono". L'anziano rispose: "Sta scritto: Invocami nel giorno dell’angoscia: ti libererò e tu mi darai gloria (Sal 49,15). Invoca, quindi, Dio e lui ti libererà".

(47) L' abate Teodoro e l'abate Or (o Hor) una volta stavano mettendo del fango sul tetto di una cella ed uno disse all'altro: "Se Dio ci facesse visita in questo momento, che cosa faremmo?". Poi, lamentandosi l'un l'altro, lasciarono il lavoro incompleto e si ritirarono ciascuno nella propria cella.

(48) Mentre l'abate Silvano era seduto nella sua cella, andò in estasi e cadde sulla faccia; dopo molte ore si alzò in lacrime. Il suo discepolo gli si avvicinò e disse: "Cosa c'è, Padre?". Ma egli rimase in silenzio e continuò a piangere. Mentre il discepolo continuava ancora ad insistere perché gli dicesse il motivo del pianto, costretto con forza (l'anziano) disse: "Sono stato portato al giudizio, figlio mio, ed ho visto molti in abito da monaco andare nell'eterno castigo e molti laici entrare nel regno di Dio."

(49) L'abate Mosè si recò ad un pozzo per attingere acqua e vide il fratello Zaccaria che pregava con lo Spirito di Dio che dimorava su di lui in pace.

(50) Si diceva dell'abate Giovanni che non permise mai ad un pensiero ozioso di entrare nel suo cuore, né di parlare delle cose di questo mondo. Così i fratelli lo tentarono, dicendo: "Ringraziamo Dio Padre; ha piovuto infatti molto, le palme sono state irrigate, stanno germogliando ed i fratelli possono trovare le foglie per il loro lavoro". L'anziano disse loro: "Proprio così, fratelli, è lo Spirito di Dio che quando scende nei cuori dei santi, si spalancano e producono frutto nel timore di Dio".

(51) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Qual è il significato delle parole del Signore: 'Ero in carcere e siete venuti a trovarmi'?" (Mt 25,36). Rispose: "Anche se il Signore riferì ciò al suo prossimo, poiché sedere in una cella significa essere in carcere [8] , tuttavia, se uno siede in una cella ed i suoi pensieri sono rivolti a Dio, costui può giustamente dire: 'Ero in carcere e siete venuti a trovarmi'”.

(52) Un fratello si rivolse ad un anziano dicendo: "Cosa dovrei fare perché i miei pensieri mi turbano?". L'abate Bessarione rispose: "Taci e non ti misurare con i grandi, ma sii silenzioso nel tuo cuore".

(53) Un fratello interrogò l'abate Antonio dicendo: "Che cosa significa per un uomo stimarsi un nulla?". Rispose: "Ritenersi come gli animali irragionevoli, perché non hanno discernimento, così come sta scritto: "Stavo davanti a te come una bestia. Ma io sono sempre con te” (Sal 72,22-23).

(54) L' abate Pambone chiese all'abate Antonio: "Che cosa dovrei fare quando mi siedo nella mia cella?". Lui rispose: "Non essere sicuro del premio della tua giustizia e non pensare alle cose transitorie, controllati nella lingua e nel ventre".

(55) Un fratello interpellò un anziano dicendo: "Pensi che sia bello avere una buona reputazione agli occhi degli uomini?". Rispose: "Questa reputazione non conferisce virtù. Perciò non desiderare di avere una buona reputazione presso il tuo fratello; piuttosto evitalo".

(56) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Cos'è l'umiltà?". Rispose: "Se si rende del bene a chi fa del male, questa è l'umiltà perfetta". Il fratello disse: "E se non si è in grado di riuscire a fare ciò?". Egli rispose: "Si fugga e si rimanga in silenzio".

(57) Un fratello interpellò un anziano dicendo: "Che cosa giova al monaco?". Rispose l'anziano: "L'umiltà. Poiché nella misura in cui un uomo si abbassa nell'umiltà, altrettanto avanza nel cielo".

(58) Un fratello consultò un anziano dicendo: "Come può l'anima raggiungere l'umiltà?". Rispose: "Riconoscendo sempre i propri peccati".

(59) L'abate Poemen disse con un sospiro: "Tutte le virtù sono entrate nella mia cella eccetto una, e l'uomo si fonda sul sua potere". I fratelli gli chiesero: "Cos'è questa virtù, padre?". L'anziano rispose: "Che l'uomo rimproveri sempre se stesso".

(60) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Vieni nella mia cella se meriterò di lavarti i piedi". Ma lui non volle (andare). Glielo disse ancora una seconda ed una terza volta, ma egli non andò. Infine (il fratello) entrò nella cella dell'anziano e, mostrando pentimento in sua presenza, gli chiese di andare nella sua cella. L'anziano si alzò e andò con lui. (Il fratello) disse all'anziano: "Perché non sei venuto, anche se te l'ho chiesto tante volte?". L'anziano rispose: "Tu hai parlato solo con le parole, non hai soddisfatto il mio cuore per farmi venire da te; ma quando ho visto con certezza lo sforzo di umiltà caratteristico di un monaco dentro di te, allora mi sono rallegrato e sono venuto da te".

(61) Un anziano disse: "Come può un uomo insegnare al suo prossimo ciò che non ha imparato e non ha osservato lui stesso? Perciò sii sempre umile nell'imparare ".

(62) Un anziano disse: "La virtù di un monaco è di riprendere se stesso in ogni occasione".

(63) Un anziano disse: "Un uomo non può percepire le proprie intenzioni dall'esterno, ma solo quando sorgono dentro di sé; quindi, se è un combattente, li espelle".

(64) Un anziano disse: "È compito di un monaco osservare da lontano i suoi pensieri".

(65) Un anziano disse: "Una situazione che non è prevista non ci permette di procedere in meglio".

(66) Un anziano disse: "Non misurare te stesso, ma rimani unito ad uno il cui modo di vita è retto".

(67) Un anziano disse: "Ogni vincolo da cui un uomo non si separa lo coinvolgerà di nuovo".

(68) Un anziano disse: "Ogni sventura che sopraggiunge ad un uomo è per lui una vittoria".

(69) Un anziano disse: "Ogni piacere carnale è un'abominazione davanti a Dio".

(70) Un anziano disse: "Se ti sorge il pensiero di una tentazione carnale e ti tocca una, due ed anche tre volte, non dargli retta".

(71) Un anziano disse: "Se un uomo non dice nel suo cuore: 'Dio ed io siamo soli in questo mondo ', egli non ha pace".

(72) Un anziano disse: "Il silenzio è un viaggio".

(73) Un anziano disse: "Se un uomo mette un freno alla reputazione degli uomini ed al ventre, ha pace".

(74) Un anziano disse: "Un monaco deve avere un cuore forte per ogni singola cosa ed allora si salverà. "

(75) Un anziano disse: "Se vedi o senti qualcosa, non riferirla al fratello, perché queste cose generano liti".

(76) Un anziano disse: "La propria volontà e l'inattività: l'abituarsi a queste due cose sono la rovina di un uomo".

(77) Un anziano disse: "La carità, il silenzio e la meditazione personale danno origine alla santità".

(78) Un anziano disse: "Tutto ciò che è fuori misura è opera dei demoni".

(79) Un anziano disse: "A cosa serve edificare la casa di un altro e distruggere la propria?"

(80) Un anziano disse: "La volontà di ciascuno è come un muro di bronzo o una roccia interposta tra Dio e l'uomo. Pertanto, se un uomo vince la propria volontà, può dire molto giustamente: Con il mio Dio scavalcherò le mura" (Sal 17,30).

(81) Un anziano disse: "Noi lasciamo la retta e luminosa via e procediamo su ciò che è spinoso ed oscuro; vale a dire, trascuriamo di piangere su noi stessi e sui nostri peccati ed indaghiamo sempre gli errori del nostro prossimo".

(82) Un anziano disse: "Chi critica un altro non è un monaco; chi restituisce il male per il male non è un monaco; chi è irascibile, avido, superbo, avaro, altero o loquace non è un monaco; ma colui che è veramente un monaco è umile, silenzioso e pieno di carità, possedendo sempre il timore di Dio nel suo cuore".

(83) Un anziano disse: "Bada a non disprezzare il fratello che sta accanto a te, perché non sai se lo Spirito di Dio è in te o in lui".

(84) Un anziano disse: "L'umiltà, la castità ed il timore di Dio sono superiori a tutte le virtù".

(85) Un anziano disse: "Se un monaco vuole contendere con qualcuno che gli ha fatto del male, la sua situazione è la stessa se contendesse con il diavolo".

(86) Un anziano disse: "Dalla minima alla più grande attività che un uomo compia, sia nei pensieri che nelle azioni, si fonda tutto sul suo orgoglio".

(87) Un anziano disse: "L'umiltà non è un banchetto, ma in ogni banchetto è il sale di condimento ".

(88) Un anziano disse: "Umiliare se stesso ed avere disprezzo verso di sé, sono come un muro per un monaco".

(89) Un anziano disse: "Colui che desidera costruire una casa deve procurare molte cose necessarie per poterla completare; così anche un monaco deve avere molta sollecitudine per essere in grado di compiere le opere di Dio".

(90) Un anziano disse: "Beato chi sopporta la fatica con azione di grazie (verso Dio)".

(91) Un anziano disse: "Non c'è virtù più grande che il non disprezzare l'altro".

 (92) Un anziano disse: "Ognuno costringa se stesso in ogni modo, questa è la strada verso Dio ed il compito di un monaco".

(93) Un anziano disse: "Chi si sforza sempre per Dio è come un uomo che proclama la fede".

(94) Un anziano disse: "Un uomo che ha la morte davanti agli occhi ad ogni ora vince la meschinità".

(95) Un anziano disse: "Sii libero nel parlare, non uno schiavo".

(96) Un anziano disse: "È impossibile che un uomo progredisca anche in una sola virtù se non custodisce la sua bocca, poiché la prima virtù è la custodia della propria lingua".

(97) Un anziano disse: "Io temo tre cose, e cioè: quando la mia anima uscirà dal mio corpo, quando sarò andato alla presenza di Dio e quando la sentenza sarà pronunciata contro di me."

(98) Un anziano disse: "In qualunque posto tu ti sieda, non rivolgere l'attenzione a quelli che hanno la propria consolazione, ma a chi ha bisogno e non ha né pane né pace".

(99) Un anziano disse: "Se hai una passione, ma la lasci e preghi il Signore per qualche altra cosa, non sarai esaudito; prima invece chiedi a favore della tua lotta (contro la passione), poi, quando avrai bussato e sarai entrato, supplica (Dio) con un'altra richiesta per le altre passioni".

(100) Un anziano disse: "Queste tre cose sono della massima importanza: il timore di Dio, la preghiera continua e fare del bene al proprio prossimo".

(101) Un anziano disse: "Proprio come il respiro che esce alle narici e senza il quale non si può vivere, così un uomo deve sempre avere dentro di sé il timore di Dio e l'umiltà".

(102) Un anziano disse: "A che serve iniziare un compito, se uno non impara a portarlo a termine? Ciò che si inizia e non si porta a termine non vale niente".

(103) Un anziano disse: "Se un uomo non ti soddisfa nel tuo cuore, non condividere con lui la coscienza morale del tuo cuore".

(104) Un anziano disse: "Stabilisci che non farai mai del male a nessun uomo, ma che avrai cuore puro per ogni uomo".

(105) Un fratello interrogò un anziano dicendo: "Se vedo qualche mancanza tra i fratelli, mi raccomandi di rivelarla?" Rispose: "Se sono anziani o della tua stessa età, avvertili umilmente senza biasimarli, così che anche in questo ti trovi umile. "

(106) Un fratello chiese ad un anziano dicendo: "Altri fratelli vivono con me e vogliono che io li istruisca; come consigli che io faccia?". Lui rispose: "Compi ciò che insegni, in modo di offrire loro non solo un insegnamento, ma un esempio".

(107) Dicevano dell'abate Macario il Grande che, proprio come Dio protegge tutta la terra e porta i peccati degli uomini, così egli era quasi come un Dio sulla terra (cfgr. Sal 81,6) tra i fratelli, coprendo le loro debolezze che vedeva come se non le vedesse e quelle che udiva come se non le udisse.

(108) L'abate Mosè interrogò l'abate Silvano dicendo: "Un uomo può ricominciare da capo ogni giorno?". Rispose: "Se è laborioso, può cominciare da capo ogni giorno; infatti, è necessario che ognuno impari un poco di qualcosa da tutte le virtù. Ogni giorno, quando ti alzi al mattino, inizia la giornata compiendo ogni atto virtuoso ed ogni comandamento di Dio. Con grande pazienza, longanimità, timore e amore di Dio, con umiltà di anima e corpo, con grande sopportazione, nel tormento e nel raccoglimento della cella, nella preghiera e nella supplica, con gemiti, con purezza del cuore e degli occhi, con il controllo della lingua e della parola, nella rinuncia delle cose materiali e dei desideri della carne, nella lotta della croce, e cioè, nella prova e nella povertà dello spirito, nella continenza spirituale e nella lotta del combattimento, nella penitenza e nel dolore, nella semplicità dell'anima e del silenzio, nel digiuno e nelle veglie notturne, nel lavoro manuale secondo gli insegnamenti dell'apostolo Paolo che dice: "Lavorare con le nostre mani" (1 Cor 4,12), "nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, nelle fatiche e nelle prove, nelle necessità, nelle privazioni e nelle persecuzioni" (2 Cor 11,27), "nelle buche, nelle caverne e nelle spelonche della terra" (Eb 11,38). "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto" (Gc 1,22); "facendo rendere il doppio i talenti" (Mt 25,14-30); "indossando l'abito nuziale" (Mt 22,11-14), "costruiti su una solida roccia e non sulla sabbia" (Mt 7,24-27).

"L'elemosina e la fede non ti abbandonino, considerando ogni giorno che la morte è vicina e, come se tu fossi già rinchiuso nella tomba, non curarti per nulla di questo mondo. L'astinenza dal cibo, l'umiltà e la sofferenza non si allontanino da te, ed il timore del Signore dimori in te ogni ora. Perché sta scritto: "Per il tuo timore, o Signore, abbiamo concepito e abbiamo sentito i dolori, dando alla luce lo spirito di salvezza" (Cfr. Is 26,18). Persevera in queste cose, quindi, ed in qualsiasi altra virtù che ci sia, non ti misurare con i grandi, ma considera te stesso inferiore ad ogni creatura, e cioè, più vile di ogni uomo, quantunque sia peccatore. Abbi discernimento, valutando te stesso, ma non giudicare il tuo prossimo; non guardare dall'alto in basso i peccati altrui, ma piangi sui tuoi e non essere turbato dalle azioni di nessun uomo. Sii di spirito benevolo e non incline alla rabbia. Non pensare al male nel tuo cuore contro nessuno, non avere inimicizia nel tuo cuore e neppure odio contro chi ti è nemico senza motivo; non arrabbiarti per la sua inimicizia, non disprezzarlo nei suoi bisogni e nelle prove, non restituire il male per il male, ma sii pacifico con tutti: perché questa è la pace di Dio. Non fidarti di chi fa del male e non gioire con chi fa del male al prossimo. Non calunniare un altro, perché Dio conosce tutto e vede ogni uomo. Non fidarti di chi calunnia e non gioire con lui nel suo discorso malvagio. Non odiare nessuno a causa del suo peccato, perché sta scritto: "Non giudicare e non sarai giudicato" (Mt 7,1). Non disprezzare un peccatore, ma prega per lui, affinché il Signore possa dargli la conversione nella penitenza ed avere pietà di lui, perché il Signore è potente. E se senti qualcuno che agisce ingiustamente, rispondi dicendo: "Forse che sono un giudice? Io sono solo un uomo ed un peccatore, morto sotto i miei peccati e che piango per le mie colpe: perché un uomo morto non ha motivo di preoccuparsi di nessuno». Di conseguenza, colui che pensa e compie queste cose è uno che si dedica alla giustizia interamente sotto la grazia e la virtù di nostro Signore".

(109) Queste sono le sette sentenze di cui ha parlato l'abate Mosé all'abate Poemen e chi le custodisce, sia che si trovi nel cenobio, nella solitudine o nella stessa vita secolare, potrà essere salvo.

1. Innanzitutto, come sta scritto, l'uomo deve "amare Dio con tutta l'anima e con tutta la mente" (Mt 22,37).

2. L'uomo deve amare il prossimo come se stesso (Mt 22,39).

3. L'uomo deve mortificare se stesso da ogni male.

4. L'uomo non deve giudicare un suo fratello per nessun motivo.

5. L'uomo non deve fare del male ad un altro.

6. Prima di uscire dal corpo l'uomo deve mondare se stesso da ogni corruzione della carne e dello spirito.

7. L'uomo deve sempre avere un cuore contrito ed umiliato. Compia sempre tutto, pensando ai suoi peccati e non a quelli del prossimo, con l'aiuto della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, che con Dio Padre e lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 


[1] A partire dalla fine del IV sec. gli insegnamenti dei Padri del deserto egiziano, provocati solitamente dalle domande poste dai loro discepoli, iniziarono ad essere scritti ed ordinati in diversi tipi di raccolte: la serie alfabetica, la serie anonima e la serie sistematica. Il fatto che uno stesso aneddoto, con lievi varianti, può trovarsi ripreso in più d’una di queste serie, unito alla presenza di molteplici versioni (siriaca, copta, armena, georgiana e, ovviamente, greca), variamente fra loro contaminate, rende assai arduo ricostruire la storia della tradizione di questi testi. La prima testimonianza scritta dei detti sembra risalire alla fine del IV secolo d.C. Due versioni del V secolo, la Collectio Monastica , scritta in Etiopia , e l' Asceticon di Abba Isaia , scritte in greco, mostrano come la tradizione orale divenne la raccolta scritta. Sappiamo, in ogni caso, che una collezione parziale di detti e aneddoti dei Padri del deserto (la cosiddetta "serie sistematica latina") circolava a Roma già intorno alla metà del VI sec., tradotta dai diaconi romani (poi divenuti entrambi papi) Pelagio e Giovanni, e nota con il titolo di Vitae patrum o Verba seniorum. Seguirono poi altre traduzioni, come quella di Pascasio di Dumio e quella qui presentata di Martino di Braga del 555 circa.

[2] Il nitro, o carbonato di sodio, era un'importanti risorsa minerale dei laghi d'Egitto ed era impiegato nella produzione di sapone, vetro, medicine, sale.

[3] Daniele non è il protagonista del libro biblico, che ne porta il nome, ma una figura di re saggio della tradizione cananea. Nella Bibbia è solo citato in Ez 28,3.

[4] Essere morti significa piangere su se stessi e sul proprio peccato, non preoccupandosi delle ingiurie o delle lodi altrui. Si veda Rm 6,11: "Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù".

[5] Questo pettegolezzo si riferisce al sospetto che il vescovo di Alessandria non sarebbe stato eletto in modo regolare, secondo le leggi canoniche del tempo. Questa presunta maldicenza appare anche in altri documenti.

[6] In latino "luctus", letteralmente "lutto" o "afflizione". Ho tradotto un po' liberamente con "austerità"

[7] Si veda per esempio Ger 4,8, Volg.: "Per questo vestitevi di sacco, piangete e alzate grida".

[8] Il termine greco "ϕυλακή", tradotto con il latino "carcer" e l'italiano "prigione", significa anche "custodia". Il monaco deve dunque badare alla custodia della mente, del cuore e dei sensi.


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19 giugno 2018                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net