Le Institutiones e la Liturgia del Paracleto

Constant J. Mews

(Estratto e tradotto da “Abelard and Heloise”, Oxford University Press 2005)

 

Nei primi anni della sua esistenza, Bernardo di Chiaravalle visitò la comunità "per la tanto attesa santa visita" e fu apparentemente accolto da Eloisa e dalle sue sorelle "come se fosse un angelo". Abelardo scrive di questo evento in una lettera che riporta che Bernardo era rimasto sorpreso dal fatto che la comunità avesse cambiato la formulazione del Padre Nostro sostituendo la frase normale panem quotidianum ("pane quotidiano", come in Luca 11,3) con panem supersubstantialem, l'errata traduzione di Girolamo di una rara parola greca in Matt. 6,11 (epiousios) che significa anche "quotidiano". Abelardo giustifica la sua revisione sulla base del fatto che il testo di Matteo, che pensava fosse originariamente scritto in ebraico, era più antico e più autentico di quello di Luca. Seguendo la "verità ebraica", Abelardo ed Eloisa imitavano la pratica di Stephen Harding, un antico abate di Citeaux che consultava i rabbini ebrei durante la supervisione di una copia corretta della Bibbia latina. Bernardo era meno favorevole alla manomissione della tradizione sulla base della conoscenza accademica. Abelardo rispose alle critiche di Bernardo ricordandogli altri cambiamenti liturgici che erano stati fatti dai cistercensi e che Bernardo conosceva così dettagliatamente che li avrebbe riconosciuti durante la permanenza al Paracleto, dove Eloisa doveva tenere in considerazione quanto utilizzare della liturgia cistercense. Per molti versi, Abelardo ed Eloisa stavano semplicemente portando avanti lo zelo dei primi cistercensi per l'autenticità liturgica, senza essere vincolati dal loro impegno ad osservare la lettera della Regola di Benedetto. I commenti di Abelardo al Padre Nostro, al Simbolo degli Apostoli ed al Credo atanasiano dimostrano il suo desiderio di dimostrare la sua fedeltà ai testi centrali della tradizione cristiana, interpretandoli alla luce della ragione e dello Spirito Santo.

Eloisa in realtà non attuò tutte le prescrizioni dettagliate che Abelardo aveva enunciato nella sua Regola per il Paracleto. La prima testimonianza delle attuali osservanze da lei stabilite è un breve testo (Institutiones nostrae), allegato alla Regola idealizzata e prolissa di Abelardo, redatto per stabilire l'uniformità di osservanza tra il Paracleto ed una casa figlia, probabilmente quella di Trainel, dedicata a Maria Maddalena intorno al 1140. Queste Institutiones sottolineano che le monache della comunità basarono la loro vita, non sulla Regola di Benedetto, ma direttamente sull'esempio dei primi seguaci di Cristo. Sebbene la maggior parte delle regole inserite nelle Institutiones siano brevi e concise, esse si aprono con un'affermazione succinta che la vita religiosa della comunità si basa su tre principi chiave: povertà, umiltà ed obbedienza, una sottile revisione della triade di continenza, rinuncia e silenzio di Abelardo. La castità è menzionata semplicemente come conseguenza della rinuncia: “E poiché rinunciamo al mondo e militiamo per Dio, perseveriamo nel proposito di castità e secondo le nostre forze, secondo la misura del dono da lui ricevuto, ci sforziamo di essergli gradite”. Scritto nello stesso stile di prosa in rima come le prime lettere di Eloisa, il commento fissa in modo succinto il suo concetto secondo cui si dovrebbero sempre rispettare i limiti della natura umana. Si è scoperto che queste stesse osservanze si basano su una semplificazione dei primi statuti cistercensi così come erano nel 1130, con alcune modifiche significative, come il precisare che esse prendono il loro modo di vivere dall'insegnamento di Cristo e degli apostoli ed il non citare la Regola di Benedetto. Non si parla nemmeno di un abate esterno o di una comunità di monaci, ma solo di alcuni fratelli conversi che potevano essere chiamati per la correzione dalla badessa, titolo usato al posto del termine preferito di Abelardo, diaconissa. Le donne di comprovata età (ma non le religiose velate) potevano lasciare la comunità per svolgere gli affari necessari. Solo per pochi dettagli, come la menzione di materassi e cuscini, sono stati impiegati elementi della Regola di Abelardo. La relativa semplicità delle prime regole cistercensi, qui ulteriormente sfoltite, crea un documento che è molto più facile da seguire rispetto alla Regola di Abelardo. La liturgia specificata in queste osservanze riecheggia sostanzialmente quella prescritta da Abelardo, con un buon margine di tempo concesso alle monache per dedicarsi allo studio tra le ore trascorse in cappella. La liturgia era chiaramente una parte importante della vita della comunità.

 


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26 novembre 2021        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net