LA DIDACHÈ E LA CHIESA DI ANTIOCHIA
Estratto dal Capitolo IV: "La Chiesa di Antiochia della Terza Generazione Cristiana (Dopo il 100 d.C. - Ignazio)" del libro: "Antioch and Rome: New Testament Cradles of Catholic Christianity (Antiochia e Roma. Culle del Nuovo Testamento della Cristianità Cattolica)", di Raymond E. Brown e John P. Meier - Paulist Press, 1983. [1]
Venendo
alla terza generazione cristiana ad Antiochia, abbiamo due possibili
testimonianze: le sette lettere di Ignazio di Antiochia
[2]
ed un documento chiamato Didachè (più formalmente, "Insegnamento dei
Dodici Apostoli"), che stabilisce le regole per la morale cristiana e l'ordine
ecclesiastico. Siccome Ignazio di Antiochia riflette chiaramente il
cristianesimo in quella città all'inizio del secondo secolo d.C.,
ci riferiamo prima alle sue lettere. Che la Didachè provenga veramente da
Antiochia ed appartenga alla terza generazione del Cristianesimo è un'ipotesi
contestata, e così dovremo trattare la Didachè separatamente, alla fine
di questo capitolo
[3].
A.
Ignazio di Antiochia
Quando
passiamo dalla chiesa di Matteo alla chiesa di Ignazio, possiamo essere inclini
a chiederci se quest'ultimo sia stato il successore del primo. Le grandi
differenze tra la chiesa e la teologia di Matteo da una parte e la chiesa e la
teologia di Ignazio dall'altra sono così evidenti che ci si chiede se ci possa
essere una connessione qualsiasi.
Struttura della Chiesa
La differenza nella struttura della chiesa è particolarmente sorprendente.
Invece di un gruppo di profeti e maestri, che nella chiesa di Matteo
probabilmente guidarono anche la liturgia, nella chiesa di Ignazio troviamo una
gerarchia a tre livelli chiaramente delineata, formata da un vescovo, da un
gruppo di presbiteri (il consiglio degli anziani o
presbyterion)
e da un gruppo di diaconi.
Le pagine 74-80 sono state omesse
Ignazio aveva ereditato, in una forma più sviluppata, le tensioni presenti nella
chiesa di Antiochia dai tempi di Pietro e Matteo. In breve, possiamo dire che,
nonostante tutte le differenze ed i cambiamenti radicali, i collegamenti tra
l'Antiochia di Matteo e l'Antiochia di Ignazio sono ancora riconoscibili. La
chiesa di Ignazio di Antiochia non è una creazione totalmente nuova, che nasce
dal nulla.
B. La Didachè
In tutta questa trattazione della questione del cristianesimo ad Antiochia,
sono stati fatti solo riferimenti di passaggio alla Didachè. La ragione
di ciò è che il problema della data e del luogo di composizione per la forma
finale della Didachè - per non parlare della sua complicata tradizione,
specialmente per quanto riguarda la Dottrina delle Due Vie - è ancora molto
dibattuta tra gli studiosi
[4].
Da un punto di vista metodologico, quindi, non è corretto introdurre la
Didachè in un'ipotesi che poggia su tre gruppi di documenti (Galati
[integrati dagli Atti], Matteo e le lettere di Ignazio) per i quali è possibile
fissare la datazione ed il luogo di origine con un più alto grado di probabilità
[5].
A dire il vero, nessuno nega che la Didachè evidenzi contatti ovvi con le
tradizioni matteane. Come al solito, il dibattito ruota attorno al dubbio che la
Didachè conoscesse e/o usasse il vangelo scritto di Matteo
[6].
Semplicemente dal punto di vista teologico di alcuni dei materiali della
Didachè paralleli a Matteo, sembra più probabile che la Didachè,
almeno nella sua forma finale, sia posteriore al vangelo di Matteo ed utilizzi
il vangelo. In alcuni dei materiali paralleli a Matteo, c'è un allontanamento
dal radicalismo intenso e intransigente della visione morale di Matteo. Basta
confrontare il tono del Discorso sul Monte in Matteo 5-7 con l'osservazione
accomodante alla fine della Dottrina delle Due Vie: "Se puoi portare tutt'intero
il giogo del Signore sarai perfetto ma se non puoi, fa' ciò che riesci"
(Didachè 6, 2). Ci si ricordi, per contrasto, di Matt 5, 48 ("Voi, dunque,
siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste") e di Matteo 11, 29-30
("Prendete il mio giogo sopra di voi ... Il mio giogo infatti è dolce e il mio
peso leggero").
Secondo Matteo, le pie pratiche cristiane come il digiuno, benché raccomandate,
devono essere accuratamente purgate dall'ostentazione e dal legalismo degli
"ipocriti" (Matteo 6, 1-18). La Didachè, mentre respinge i digiuni degli
"ipocriti" il lunedì ed il giovedì, cade nello stesso tipo di legalismo
stabilendo digiuni il mercoledì ed il venerdì (Didachè 8, 1). La
differenza tra ebraismo e cristianesimo riguardo al digiuno si riduce ad una
questione di date piuttosto che ad una conversione totale della prospettiva
religiosa. Gli interessi e gli sviluppi riguardanti le festività sono cresciuti
attorno al materiale liturgico matteano: la formula triadica del battesimo
(Matteo 28, 19, "battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio, dello Spirito
Santo") è seguita da una discussione su che tipo di acqua deve essere utilizzato
(Didachè 7, 1-2: preferibilmente acqua corrente fredda, anche se può
essere utilizzata altra acqua quando necessario). La forma matteana della
preghiera del Signore (Matteo 6, 9-13) si conclude con una solenne conclusione
di lode [la dossologia] ed un comando di recitare la preghiera tre volte al
giorno (Didachè
8, 2-3). Da tali intrinseche considerazioni, sembra che il materiale morale e
liturgico, almeno nella sua forma redatta, sia posteriore a Matteo e rappresenti
un declino dal radicalismo di Matteo.
Se la forma finale della Didachè è successiva a quella di Matteo, sembra
impossibile collocare questa forma finale ad Antiochia in Siria. Nella
Didachè i vescovi ed i diaconi residenti (nulla è detto sugli anziani o sui
presbiteri) stanno iniziando a sostituire i profeti ed i maestri itineranti come
istruttori nella fede e come ufficiali liturgici. La Didachè deve
insistere sul fatto che i vescovi ed i diaconi siano rispettati ad un livello di
uguaglianza con i profeti ed i maestri. Dal momento che, come abbiamo visto, si
deve porre l'inizio della gerarchia tripartita composta da un vescovo, da un
collegio di anziani e dai diaconi ad Antiochia intorno al 100 d.C., l'embrionale
gerarchia a due livelli (vescovi e diaconi) della forma finale della Didachè
deve essere collocata altrove
[7].
Per tutti questi motivi, non è consigliabile fare appello alla Didachè
per contribuire a completare il quadro dello sviluppo della chiesa di Antiochia
da Barnaba attraverso Matteo fino ad Ignazio. Se, tuttavia, la Didachè
proviene da qualche parte nella Siria (anziché in Egitto, come alcuni
sostengono), allora si deve notare l'interessante parallelo tra un "ordine
ecclesiastico" originariamente dipendente dai profeti e dai maestri che eseguono
la liturgia (Didachè 15, 1 -1, cfr. 10, 7) e la struttura iniziale dei
profeti e dei maestri ad Antiochia. La somiglianza nell'ordine e nella scelta
delle parole è sorprendente. Atti 13, 1-2 recita: "Profeti e maestri
... mentre stavano celebrando [leitourgounton]";
Didachè
15, 1 recita: "Essi [cioè i vescovi ed i diaconi] compiono [leitourgousi]
tra di voi l’ufficio [o "servizio", leitourgian] dei profeti e dei
maestri". Eppure, al tempo della chiesa matteana, sembra esserci un gruppo di
maestri abbastanza stabile ad Antiochia con una inclinazione scolastica, non
esattamente i profeti ed i maestri itineranti, carismatici e talvolta affamati
di denaro che formavano il tipo più antico di ordine ecclesiastico nella
Didachè. La differenza è del tutto comprensibile se l'ordine ecclesiastico
di Matteo crebbe nella cosmopolita Antiochia, mentre l'ordine ecclesiastico
della Didachè rappresenta una situazione più rurale
[8].
Potrebbe essere, quindi, che la Didachè
rappresenti un primitivo ordine ecclesiastico, come lo si vede anche in Atti 13,
1-2, che è stato conservato nella sua forma originale in alcune chiese della
Siria per un tempo molto più lungo di quello che fu conservato ad Antiochia.
Mentre persino nel secondo secolo la chiesa riflessa nella Didachè sta
solo ora iniziando a vedere una gerarchia residente a due livelli sostituire la
vecchia forma di profeti e maestri itineranti, la chiesa di Antiochia è già
abituata alla gerarchia a tre livelli di Ignazio.
Ci rimane una situazione paradossale: mentre alcune delle tradizioni teologiche
e liturgiche della Didachè mostrano espansione e forse declino rispetto a
quelle del vangelo di Matteo, la struttura della chiesa rimane più primitiva
rispetto a quella di Ignazio. Forse l'unico punto di rilevanza per il nostro
studio della chiesa di Antiochia è la possibilità che alla fine del primo secolo
il collegio di profeti e maestri di Antiochia si sia in breve sviluppato in un
sistema a due livelli di vescovi (o anziani) e diaconi come fase di transizione
sulla via della triplice gerarchia. Ma questa, mentre è una possibilità
suggerita dai dati nella Didachè, deve rimanere una pura ipotesi. Non
possiamo essere certi di come il collegio di profeti e maestri della chiesa
matteana si sia evoluta nel sistema ignaziano di vescovo, anziani e diaconi.
[1]
N.d.t.: esiste anche un'edizione italiana dal titolo: "
Chiese-madri della cattolicità antica", Cittadella, Assisi, 1987.
[2]
N.d.t.:
Ignazio fu vescovo di Antiochia, secondo successore di Pietro, dal
68 (o
70) d.C. fino a quando venne condannato a morte e martirizzato a Roma
nel 107
(o 113)
d.C..
Durante il percorso da Antiochia a Roma scrisse sette lettere, cinque
delle quali indirizzate alle comunità cristiane di Efeso, Magnesia,
Tralles, Filadelfia e Smirne, città dell'Asia Minore che avevano inviato
rappresentanti a salutarlo al suo passaggio. Le altre lettere erano
indirizzate a Policarpo, vescovo di Smirne, e alla comunità cristiana di
Roma. Le lettere contengono preziose informazioni sulle credenze e
l'organizzazione della Chiesa cristiana primitiva.
[3]
N.d.t.:
breve elenco della bibliografia utilizzata dall'autore e che troviamo
nelle note seguenti:
Altaner, B., Patrology, (New York: Herder and Herder, 1960).
Audet, J.-R., La Didache, (Paris, Gabalda 1958).
Brown R. E., New Testament Cradles of Catholic Christianity,
(Paulist Press, 1983).
Giet S., L'énigme de la Didachè, (Paris 1970).
Glover R., The Didache's Quotations and the Synoptic Gospels,
(NTS 5 -1958-1959).
Köster, H., Synoptische Überlieferung bei den Apostolischen Vätern,
Vol. 65.
(Akademie-Verlag, 1957).
Kraft R. A., The Apostolic Fathers: Barnabas and the Didache,
(New York 1965).
Layton, B., The Sources, Date and Trasmission of Didache,
(Harvard College 1968).
Quasten, J., Patrology I (Utrecht: Spectrum 1975).
Streeter B.H., The Much Belabored Didache, JThS 37 (1936)
Vokes F.E., The Riddle of the Didache: Fact or Fiction, Heresy or
Catholicism?.
(London 1938)
Vööbus A., Liturgical Traditions in the Didache, (Stockholm
1968).
[4]
Per avere un'idea delle opinioni: il luogo è la Siria per
Altaner, Audet, Köster, Quasten e Streeter (o Palestina); ed Egitto
per Glover, Kraft (redazione finale), Vokes (o Siria) e Vööbus. La data
è il 50-70 d. C. per la maggior parte delle Due Vie (Audet); tardo primo
secolo per la redazione maggiore (Giet); circa. 100 (R. E. Brown,
Streeter [tranne le interpolazioni]); dopo il 100 per la redazione
finale (Kraft); 100-150 (Altaner, Köster); non prima del 150 per alcune
parti (Layton); e 175-200 (Vokes). Inoltre, ci sono diverse teorie su
come la Didachè si sviluppò e si interpolò. Köster, ad esempio,
distingue cinque sezioni individuali. Tale diversità di opinioni
renderebbe azzardato l'utilizzo della Didachè per la costruzione della
mia ipotesi. Per ragioni metodologiche simili, ho evitato di rendere
l'ipotesi di base dipendente dall'Ascensione di Isaia, dalle
Ascensioni di Giacomo, dall'Epistola di Barnaba, dalla
letteratura pseudo-Clementina e dall'Epistola Apostolorum.
[5]
N.d.t.:
L'intento di uno degli autori del libro, John P. Meier, è quello di
ricostruire lo sviluppo storico-teologico della chiesa di Antiochia
dalle origini fino alla terza generazione, sulla base di scritti
significativi delle tre fasce generazionali. Per la prima generazione le
fonti di base sono Gal 2 e Atti 11-17; per la seconda, il vangelo di
Matteo; per la terza, infine, Ignazio di Antiochia e la Didachè.
[6]
È interessante notare che Koster, che regolarmente mette in dubbio
l'utilizzo di un vangelo scritto nei primi Padri Apostolici, è meno
deciso riguardo alla Didachè: "Il risultato, quindi, è che il
compilatore della Didachè conoscesse già un vangelo scritto, ma non lo
utilizzasse direttamente; piuttosto, si riferiva solo ad esso. Che i
vangeli scritti (Matteo e Luca) fossero già usati al tempo della Didachè
come raccolte dei detti del Signore, è provato dal loro uso in Didachè
1, 3 seg. La Didachè quindi presuppone l'esistenza dei Sinottici... " (Uberlieferung
240). Glover, "Didache's Quotations" 13, sostiene che la Didachè
non usa i nostri vangeli, ma piuttosto le fonti scritte di Luca e Matteo
(contrariamente al rilievo di Koster sulla tradizione orale). Enfatici
nella loro insistenza sul fatto che la Didachè conoscesse ed utilizzasse
il vangelo di Matteo sono Massaux, "L’influence" 40-41; Layton, "Sources"
369-70 (per la Didachè 1, 3b - 2, 1); Vokes, Riddle 115, 119 e
208.
[7]
Anche la sorprendente mancanza di qualsiasi preoccupazione riguardo a
una crisi docetica sosterrebbe un posto diverso dalla Antiochia di
Ignazio. (N.d.t.: Il credo docetico consiste nel ritenere che la vita,
la passione e la morte di Gesù siano eventi apparenti e non reali; tale
convinzione è ritenuta eretica dalla Chiesa. Anche Sant'Ignazio di
Antiochia fu uno dei primi e più strenui oppositori del docetismo).
[8]
Così Kraft, in Padri Apostolici, 3.77: "Probabilmente anche [la
Didachè] proviene da un ambiente semi rurale piuttosto che da un grande
ambiente urbano – di conseguenza il ministero itinerante, il simbolismo
e l'economia agricolo-pastorale di base (soprattutto del cap. 13),
sebbene compaiano anche i "mestieri" (12, 3 seg.). "
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |
| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
5 maggio 2019 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net