"Ciò che è anche emerso da questo studio è che questo stesura
redazionale del testo della Didachè condivide con il vangelo di
Matteo non solo le massime delle fonte "Q" della tradizione di Gesù,
ma anche una comune concezione teologica e strutturale. Che questi
abbiano avuto origine nella medesima comunità è difficile da negare;
essi respirano la stessa aria e riflettono lo stesso sviluppo
storico. Quello che deve restare materia di dibattito è il problema
della priorità. La nostra tesi è che la Didachè è la regola
comunitaria della comunità di Matteo, regola in costante
processo evolutivo. Naturalmente, se così fosse, alcune sue parti
rifletteranno una situazione presupposta dal vangelo di Matteo,
altre parti possono riflettere una situazione posteriore alla sua
composizione. Solo un'accurata analisi redazionale può indicare in
che modo vi giochi l'influenza in uno specifico caso. Tuttavia, per
quanto riguarda le istruzioni per gli apostoli, sembra che il testo
della Didachè costituisca la fonte del materiale in Matteo."
Estratto e tradotto da: Novum Testamentum XXXIII, 4 (1991) - "Torah
and troublesome Apostles in the Didache community" di J. A.
Draper - Ed. Brill |
"Nel corso della prima metà del secondo secolo d. C., abbiamo la Didachè, il più antico unico e completo ancora esistente insieme di regole per una comunità cristiana, seguita da altri testi di quel genere nei secoli terzi e quarto."
Estratto e tradotto da: "Die griechische und lateinische
Literatur der Kaiserzeit" di Albrecht Dihle - Ed.
Beck |
LA
DIDACHÈ
[1]
Estratto da “I
padri apostolici”, di Guglielmo Corti – Città Nuova Editrice 1967
I
1. - Vi sono due vie, una della
vita, e l’altra della morte; vi è una grande differenza fra di esse (Ger 21,8)
[2].
2. La via della vita è questa: in
primo luogo ama Dio che ti ha creato, in secondo luogo ama il prossimo tuo come
te stesso (Dt 6,5; Lv 19,18; Mt 22,37-39). Non fare ad altri ciò che non vuoi
sia fatto a te (Tb 4,15).
3.
L'insegnamento che deriva da questo comandamento è il seguente
[3]:
benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici, e digiunate per
i vostri persecutori. Che merito avete infatti se amate quelli che vi amano? Non
fanno lo stesso anche i pagani? Ma voi amate quelli che vi odiano (Mt 5,44-46;
Lc 6,27-28: 32: 35) e non abbiate nemici.
4. Tieniti
lontano dalle brame carnali.
Se qualcuno ti
dà uno schiaffo sulla guancia destra, offrigli anche l'altra (Mt 5,40-41; Lc
6,29) e sarai perfetto.
Se qualcuno ti
costringe ad accompagnarlo per un miglio, accompagnalo per due.
Se qualcuno ti prende il mantello,
dagli anche la tunica (Mt 5,40-41; Lc 6,29).
Se qualcuno ti
toglie ciò che è tuo, non reclamarlo, perché non puoi farlo
[4].
5. Dà a chi ti
chiede, e non esigere la restituzione (Mt 5,42; Lc 6,30), perché il Padre vuole
che i suoi beni vengano dati a tutti.
Beato chi dona, come ci comanda la
nostra legge, perché le sue colpe non verranno punite. Ma guai a chi riceve! In
verità, se riceve spinto dal bisogno, non verrà punito, ma se riceve senza
averne bisogno, dovrà rendere conto del perché e dello scopo per cui ha preso.
Verrà arrestato, il suo agire verrà giudicato, e non uscirà di carcere finché
non avrà pagato l’ultimo centesimo (Mt 5,26).
6. A questo proposito è stato
detto: la tua elemosina si bagni di sudore nella tua mano; finché tu non abbia
ponderato bene a chi dare (? Sir 12,1)
[5].
II
1. - Secondo
punto dell’istruzione
[6].
2. Non
uccidere, non commettere adulterio, non abbandonarti alla pederastia, non
commettere fornicazione, non rubare, non darti alla magia o agli incantesimi,
non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita.
Non desiderare
i beni del tuo prossimo.
3. Non
commettere spergiuro o falsa testimonianza (Es 20)
[7], non calunniare, non serbare rancore.
4. Non essere
doppio di mente o di lingua, perché la doppiezza è un laccio mortale.
5. Non sia
falso il tuo parlare, e non sia vuoto, ma arricchito dalle buone opere.
6. Non essere
avaro, predace, falso, maligno o superbo, non tramare cattivi disegni contro il
tuo prossimo.
7. Non odiare
nessuno: qualcuno dovrai correggerlo, qualcuno compatirlo, e qualche altro
dovrai amarlo più della tua stessa vita.
III
1. - Figlio
mio, fuggi ogni male, anzi, fuggi tutto ciò che ha parvenza di male.
2. Non essere
iracondo, perché l’ira porta alla morte. Non essere invidioso, litigioso o
violento, perché questi mali sono alla radice di ogni omicidio.
3. Figlio mio,
non desiderare le donne, perché questo desiderio porta alla fornicazione; né
essere spinto nel parlare o procace nello sguardo, perché da ciò deriva
l'adulterio.
4. Figlio mio,
non darti alla divinazione, perché essa conduce all'idolatria. Non darti agli
incantesimi, all'astrologia, alla superstizione; evita di udire e vedere tali
cose, perché da esse nasce l'idolatria.
5. Figlio mio,
non essere menzognero, perché la menzogna conduce al furto; e neppure bramoso di
denaro o di gloria, perché ne deriva il latrocinio.
6. Figlio mio,
non essere pettegolo, perché il pettegolezzo conduce alla diffamazione. Non
essere arrogante o malevolo, perché da ciò deriva la calunnia.
7. Sii invece mansueto, perché i
mansueti erediteranno la terra (Sal 36,11; Mt 5,5).
8. Sii
paziente, misericordioso, sincero, tranquillo e buono. Metti in pratica con
sommo rispetto l'istruzione che ricevi.
9. Non esaltare
te stesso e trattieni il tuo spirito dall'alterigia. Non unirti con i superbi,
ma conversa con i giusti e gli umili.
10. Accetta
come bene tutto ciò che ti accade, sapendo che senza il volere di Dio nulla
avviene.
IV
1. - Ricordati
notte e giorno di chi predica la parola di Dio, e onoralo come il Signore,
perché dove viene annunziata la maestà del Signore ivi egli è presente.
2. Procura di
vedere ogni giorno il volto dei santi
[8], e cerca conforto nei loro discorsi.
3. Non
fomentare le divisioni, ma cerca di rappacificare coloro che si osteggiano.
Giudica giustamente e mostrati imparziale nel rimproverare i peccati.
4. Non titubare
se avverrà o non avverrà
[9].
5. Non essere
di coloro che tendono la mano per ricevere e la ritirano dal dare.
6. Se per il
tuo lavoro guadagni qualche cosa, sappi donare in espiazione dei tuoi peccati.
7. Non esitare
e non mostrarti scontento quando dai, ricordando chi è colui che ricompenserà la
tua elemosina.
8. Non
allontanare il bisognoso, anzi fa' parte di tutte le tue cose con il fratello e
non dire che sono tue personali. Perché se i beni spirituali vi sono comuni,
quanto più quelli materiali!
[10]
9. Non avere la
mano troppo leggera per tuo figlio o per tua figlia, ma fin dalla giovinezza
insegna loro il timore di Dio.
10. Non
comandare con asprezza al tuo schiavo o alla tua schiava, che sperano nello
stesso Signore, perché non succeda che perdano il timore di Dio che è il padrone
di tutti. Infatti il Signore non è venuto a chiamare con preferenze personali,
ma chiama coloro che sono preparati dallo spirito.
11. Ma voi, o
schiavi, state sottomessi ai vostri padroni come all’immagine di Dio, con
rispetto e timore.
12. Odia profondamente
l’irreligiosità e tutto ciò che dispiace al Signore.
13. Non trascurare mai i
comandamenti del Signore, ma osservali come li hai ricevuti, senza nulla
aggiungere e nulla togliere (Dt 6,2; 12,32).
14.
Nell'assemblea fa' la confessione dei tuoi peccati
[11]
e non recarti alla preghiera con la coscienza aggravata.
Questa è la via
della vita.
V
1. - Ma la via
della morte è questa.
Anzitutto è una
via cattiva e piena di maledizioni: omicidi, adulteri, desideri cattivi,
impurità, furti, idolatria, magia, incantesimi, rapine, false testimonianze,
ipocrisia, doppiezza, inganno, superbia, malvagità, arroganza, avarizia,
turpiloquio, gelosia, insolenza, fasto, ostentazione, mancanza del timore di
Dio...
2. Perseguitano
i buoni, odiano la verità, amano la menzogna, non riconoscono il giusto merito,
non si danno alle opere buone, non sono giusti nel giudicare; sempre pronti al
male, mai al bene; lontani dalla gentilezza e dalla pazienza; amano le vanità,
ricercano la ricompensa, non hanno compassione per il povero, non soffrono con
il sofferente, non riconoscono il loro Creatore, uccidono i loro figli e con
l'aborto fanno perire creature di Dio; allontanano il bisognoso, opprimono il
tribolato, sono avvocati dei ricchi e giudici ingiusti dei poveri; sono pieni di
ogni peccato.
Possiate star
sempre lontani, o figli, da tutte queste colpe!
VI
1. - Vigila
perché nessuno ti allontani dalla via tracciata da quest’istruzione; chi cerca
di fare ciò, non insegna come vuole Dio.
2. Se puoi
portare tutt'intero il giogo del Signore sarai perfetto ma se non puoi, fa' ciò
che riesci (At 15,10)
[12].
3. Riguardo ai
cibi osserva quello che puoi; ma tieniti lontano assolutamente dalla carne
sacrificata agli idoli, perché è un culto agli dei morti
[13].
VII
1. - Venendo
poi al battesimo, battezzate cosi: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo », in acqua corrente.
2. Se non hai acqua corrente,
battezza con altra acqua; se non puoi farlo con acqua fredda, fallo con acqua
calda.
3. Se l'acqua non è abbondante,
versala sul capo tre volte nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
(Mt 28,19).
4. Prima del
battesimo, digiunino il battezzante e il battezzato e tutti gli altri che
potranno farlo; ma in ogni modo dal battezzato esigerai il digiuno di almeno uno
o due giorni.
VIII
1. - Non
osservate il digiuno quando lo fanno gli ipocriti (Mt 23)
[14]: costoro digiunano il secondo e il quinto
giorno della settimana; ma voi digiunate il quarto giorno e il giorno di
preparazione al sabato.
2. E neppure pregate come fanno gli
ipocriti ma come ci ha comandato il Signore nel suo vangelo (Mt 6)
[15].
Pregate dunque
così:
Padre nostro
che sei nel cielo,
sia santificato
il tuo nome,
venga il tuo
regno,
sia fatta la
tua volontà come in cielo così sulla terra.
Dacci oggi il
nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi
il nostro debito,
come pure noi
lo rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci
indurre in tentazione, ma liberaci dal male;
perché tuo è il
potere e la gloria nei secoli.
3. Così
pregherete tre volte al giorno.
IX
1. - Riguardo
poi all’eucaristia farete il ringraziamento
[16]
questo modo.
2.. Anzitutto
sopra il calice:
Ti
ringraziamo o Padre nostro,
per la santa
vite di David tuo servo
[17],
che ci hai
fatto svelare
da Gesù Cristo
tuo servo
[18].
A te sia gloria
nei secoli. Amen.
3. Poi sopra il
pane spezzato:
Ti
ringraziamo o Padre nostro,
per la vita e
per la conoscenza
che ci hai
fatto svelare
da Gesù Cristo
tuo servo.
A te sia gloria
nei secoli. Amen.
4. Come questo
pane spezzato era sparso sui colli
e raccolto è
diventato una cosa sola,
così si
raccolga la tua Chiesa dai confini della terra
[19]
nel tuo regno:
perché tua è la
gloria e la potenza
per mezzo di
Gesù Cristo nei secoli. Amen.
5. Nessuno mangi o beva della
vostra eucaristia, se non i soli battezzati nel nome del Signore, poiché egli ha
detto: « Non date le cose sacre ai cani » (Mt 7,6).
X
1. - Dopo
esservi saziati
[20]
ringraziate cosi.
2. Ti
ringraziamo, o Padre santo,
per il tuo
santo nome,
che hai fatto
abitare nei nostri cuori,
e per la
sapienza, la fede, l'immortalità
che ci hai
fatto svelare
da Gesù Cristo
tuo servo.
A te sia gloria
nei secoli. Amen.
3. Tu, Signore
onnipotente,
hai creato
tutte le cose a gloria del tuo nome
e hai dato ai
figli degli uomini
cibo e bevanda
perché ti lodino;
ma a noi hai
fatto la grazia
di un cibo e di
una bevanda spirituale
e della vita
eterna
per opera di
Gesù il servo tuo.
4. Anzitutto ti
ringraziamo perché sei potente.
A te sia gloria
nei secoli. Amen.
5. Ricordati o
Signore della tua Chiesa,
liberala da
tutti i mali, rendila perfetta nel tuo amore,
riuniscila dai
quattro venti (Mt 24,31) santificata,
nel tuo regno
che per lei hai preparato.
Perché tuo è il
potere e la gloria nei secoli. Amen.
6. Venga la
grazia e passi questo mondo!
Osanna al Dio
di David!
Chi è santo si
avvicini, chi non lo è si converta
[21].
Maranathà
[22]. Amen.
7. Lasciate che
i profeti rendano grazie a loro gradimento.
XI
1. - Se viene
qualcuno e vi insegna queste cose, accoglietelo;
2. ma se egli,
falso maestro, vi propone un’altra dottrina, cercando di distruggere, non
ascoltatelo. Se invece la sua istruzione mira alla giustizia e alla conoscenza
di Dio, accoglietelo come il Signore.
3. Riguardo poi
agli apostoli e ai profeti, comportatevi secondo le regole del vangelo.
4. Ogni
apostolo che giunge tra di voi venga accolto come il Signore;
5. non si fermi
più di un giorno; se è necessario, anche il giorno seguente; ma se si ferma per
tre giorni, è un falso profeta
[23].
6. Andandosene,
quest'apostolo, non prenda null'altro se non il pane necessario fino alla
prossima tappa; ma se chiede denaro, è un falso profeta.
7. Non
sottoponete a prova o a esame il profeta che parla sotto ispirazione dello
Spirito: poiché ogni altro peccato viene perdonato, ma questo peccato no (Mt
12,31)
[24].
8. Non chiunque
parla per ispirazione è un profeta, ma solo colui che si comporta come il
Signore. Perciò dal modo di vivere si possono distinguere il vero e il falso
profeta.
9. Nessun
profeta che sotto ispirazione abbia ordinato di imbandire una mensa
[25], ne mangi, altrimenti è un falso profeta.
10. Ogni
profeta che insegna la verità, ma non mette in pratica ciò che insegna, è un
falso profeta.
11. Invece se
un profeta autentico e veritiero si dedica al mistero cosmico della Chiesa,
senza domandare che si faccia ciò che egli fa
[26], non giudicatelo voi, poiché il giudizio è
di Dio. Cosi infatti fecero anche gli antichi profeti.
12. Ma se
qualcuno dirà, sotto ispirazione: « Dammi del denaro » o qualche altra cosa, non
ascoltatelo. Se invece chiede che si dia ad altri bisognosi, nessuno giudichi.
XII
1. - Ogni
pellegrino che viene nel nome del Signore (Sal 117,26; Mt 21,9), sia accolto: in
seguito però esaminatelo e rendetevi conto chi sia; avete infatti senno
abbastanza per distinguere la destra dalla sinistra.
2. Se è solo di
passaggio, aiutatelo come potete; ma non rimanga presso di voi più di due o tre
giorni, se è necessario.
3. Se vuole
stabilirsi tra di voi, e ha un mestiere, lavori per mantenersi.
4. Se invece
non ha mestiere, prendete provvedimenti con prudenza, perché non viva tra di voi
un cristiano ozioso.
5. Se non si
vuole assoggettare, è uno sfruttatore di Cristo: guardatevi da questa gente.
XIII
1. - Invece
ogni profeta vero, che si vuole stabilire tra di voi, ha diritto agli alimenti,
2. così pure il
vero maestro, come ogni operaio, ha questo diritto (Mt 10,10).
3. Prendi
dunque le primizie dei prodotti del tuo torchio, della tua aia, dei tuoi buoi e
delle pecore, e dalla ai profeti: essi infatti sono per voi come sommi sacerdoti
[27].
4. Se non avete
profeti, date ai poveri
[28].
5. Se fai del
pane, prelevane la primizia, e dalla, come insegna il precetto.
6. Così quando
apri un'anfora di vino o di olio, prendine la primizia, e dalla ai profeti.
7. Prendi pure
le primizie del denaro, dei vestiti, e di ogni tuo bene, come ti pare opportuno,
e dalla, come insegna il precetto.
XIV
1. - Il giorno del Signore,
riunitevi; spezzate il pane e rendete grazie: però dopo aver confessato i vostri
peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro.
2. Chiunque ha qualche dissenso con
il suo vicino, non si unisca a voi, prima che essi non si siano riconciliati,
altrimenti il vostro sacrificio sarebbe profanato.
3. Infatti di questo sacrificio il
Signore ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi viene offerto un
sacrificio puro, perché io sono un grande re — dice il Signore — e il mio
nome è ammirabile tra le genti (Ml 1,11)
[29].
XV
1. - A questo
scopo eleggetevi sovrintendenti e inservienti
[30], degni del Signore: siano uomini mansueti,
disinteressati, veritieri e sicuri: essi compiono tra di voi l’ufficio dei
profeti e dei maestri.
2. Non
disprezzateli perché, con i profeti e i maestri, sono le persone più
ragguardevoli tra di voi.
3. Correggetevi
a vicenda non con ira, ma con pace, come insegna il Vangelo. Nessuno parli con
chi offende il prossimo, né gli presti ascolto finché non si sia ravveduto.
4. Compite le
vostre preghiere, le vostre elemosine e ogni altra azione come vi è insegnato
nel Vangelo del Signore nostro.
XVI
1. - Vigilate
sulla vostra vita: le vostre lampade non si spengano e le cinture non si
sciolgano dai vostri fianchi, ma state pronti, perché non conoscete l’ora nella
quale il nostro Signore verrà (Mt 24,42-44; Lc 12,35).
2. Riunitevi
spesso per pensare a ciò che giova alla vostra anima. Nulla vi servirà aver
sempre vissuto nella fede, se non sarete perfetti all’ultimo momento.
3. Negli ultimi
giorni infatti si moltiplicheranno i falsi profeti, i corruttori, e le pecore si
muteranno in lupi; l’amore si cambierà in odio.
4. Infatti, col
crescere della iniquità, gli uomini si odieranno, si perseguiteranno a vicenda e
si tradiranno: e allora apparirà — come fosse figlio di Dio — il seduttore del
mondo, e farà miracoli e prodigi (Mt 24,24); la terra sarà data nelle sue mani;
egli commetterà crimini tali che mai avvennero fin dal principio del mondo.
5. Allora
l'umanità intera entrerà nel fuoco della prova: molti si scandalizzeranno (Mt
24,10) e si perderanno; ma quelli che resteranno perseveranti nella fede saranno
salvati (Mt 24,13) proprio da colui che fu maledetto.
6. E allora appariranno i veri
segni. Primo segno, si apriranno i cieli; secondo segno, suonerà la tromba (Gv
24,31); terzo, risorgeranno i morti.
7. Non tutti però, conforme alle
parole: verrà il Signore e tutti i santi con lui (Zc 24,5). Allora il
mondo vedrà il Signore venire sopra le nubi del cielo (Mt 24,30; 26,64).
N.d.r. del sito: La numerazione dei versetti è
presa da altri testi.
[1]
Istruzioni degli apostoli è il titolo proposto da J. P. Audet come originale nel
suo poderoso studio "La Didachè
instructions des Apôtres", Parigi 1958.
Didachè
è la prima parola del lungo titolo
greco che appariva nel testo pubblicato da Bryennios, metropolita di
Nicomedia, nel 1873, cioè:
Dottrina dei dodici Apostoli. Dottrina del Signore alle genti insegnata
dai dodici Apostoli. Audet afferma che
Dottrina del Signore alle genti è il titolo
dello scritto giudaico
(Le due vie) sfruttato nella prima parte; mentre l’allusione ai
Dodici è stata aggiunta in seguito.
[2]
Questa prima parte,
fino a tutto il cap. 5o, la si ritroverà, con delle varianti,
nella
lettera di Barnaba,
cap. 18-20. L'opinione di chi poneva la composizione della
Didachè
nella seconda metà del secondo secolo sembrava avallata dal fatto che i
capitoli 18-20 della
lettera di Barnaba
non possono dipendere da questi capitoli della
Didachè,
più sistematici e più ricchi di elementi cristiani. Sembrava perciò
dimostrata la dipendenza della
Didachè
dalla
lettera di Barnaba.
Ma Audet (o.c. pp. 122 ss.) con un diligentissimo esame comparativo ha
escluso la dipendenza diretta, e ha assodato l'esistenza di una fonte
comune, un testo preesistente — cioè
Le due vie
—, che serviva al proselitismo giudaico.
Qui, nella
Didachè,
furono aggiunte le frasi evangeliche che seguono subito.
[3]
Qui comincia il gruppo di detti
del Signore che mancavano certamente nel testo ebraico
Le due vie. Mancano anche in antichi
scritti latini, ritenuti prima una traduzione dei primi capitoli della
Didachè, ma che Audet pensa dipendano
direttamente da
Le due vie.
[4]
Non si comprende bene se si tratta di una difficoltà pratica (sistema
giudiziario che non garantiva ai cristiani la proprietà) o di una
esortazione alla più larga rinuncia.
[5]
La frase, come sta, non si trova nella Scrittura. Sembra un'eco di Sir 12, 1. Questa frase
prudenziale sembra in contrasto con le altre esortazioni alla carità
eroica. Ma nello sviluppo della società
cristiana la prudenza del serpente si mostrava necessaria non meno della
semplicità della colomba, perché vi erano già gli
sfruttatori di Cristo.
[6]
Letteralmente:
secondo precetto
dell’istruzione. Qui riprende il testo de
Le due vie.
[7]
Ai comandamenti desunti da Es 20 (decalogo) vengono aggiunte la condanna
dell'omosessualità, della magia, dell'aborto e dell'infanticidio, tanto
diffusi tra i pagani.
[8]
Questa raccomandazione al rispetto per i predicatori e all'unione con i
fratelli (santi) — seppure di origine giudaica — ha un senso e una
portata tutta nuova nel cristianesimo. Quanto spesso i padri apostolici
raccomandano le frequenti riunioni e la intimità con i
santi!
[9]
Frase misteriosa, tradotta da alcuni:
nella preghiera non dubitare se
ciò che chiedi avverrà o non avverrà, e da
altri (Audet, o.c., p. 331):
nell’emettere
il giudizio non domandarti se per te ci saranno o non ci saranno
conseguenze.
[10]
Anche negli altri scritti dei
padri apostolici la beneficenza e l'aiuto fraterno sono un'esigenza
della nostra unione in Cristo.
[11]
Confessione pubblica, forma di
devozione o, forse, di disciplina penitenziale.
[12]
Qualcuno ha pensato di ritrovare
in questa espressione l'insegnamento neotestamentario di una chiamata a
maggior perfezione per alcuni cristiani (Mt. 19, 10-12 e 21; 1 Cor. 7, 6-9; 9, 4-6 e 15). Ma probabilmente
giogo del Signore significa il cumulo delle osservanze legali
imposte ai giudei (Atti, 15, 10). I cristiani non vi sono obbligati, ma
quelli provenienti dal giudaismo possono rimanervi fedeli.
[13]
Agli ebrei erano proibiti molti
cibi, ai cristiani solo ciò che rappresentava vero danno morale.
L’atteggiamento riguardo ai cibi è simile a quello di Rom 16, segno che
gli scritti sarebbero contemporanei.
[14]
Ipocriti sono i farisei (Mt 23), e per estensione i giudei che
digiunavano il lunedì e il giovedì. Ai cristiani viene suggerito di
digiunare mercoledì e venerdì in ricordo della passione.
[15]
Vangelo
non è
da ritenersi necessariamente come
scritto
(uno
dei quattro), ma anche come
annuncio.
Il
Padre Nostro
è come in Mt 6, con qualche piccola variante. La solenne conclusione di
lode (dossologia) fa pensare a un uso liturgico.
[16]
Quando il Signore istituì
l'eucaristia, prese il pane e
ringraziò, fece cioè
una solenne cerimonia di lode a Dio per la sua grandezza e la sua bontà.
Nei primi tempi del cristianesimo
ringraziare, rendere grazie, ringraziamento (eucaristia significa appunto
ringraziamento) presero il significato preciso di celebrazione
eucaristica. Perciò quando si trovano queste parole, esse significano
quel particolare ringraziamento che è la celebrazione eucaristica, o che
ad essa è legato.
[17]
Secondo alcuni significa Gesù,
secondo altri la Chiesa, e secondo altri ancora, il vino consacrato.
[18]
E’
l'espressione usata all’inizio della predicazione
apostolica in ambiente giudaico, perché richiama le profezie di Isaia.
[19]
I sacramenti effettuano la realtà che rappresentano.
Col sacramento del pane
eucaristico viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli che
costituiscono un solo corpo in Cristo (Conc.
Vat. II, Cost. dog. sulla Chiesa, n. 3).
[20]
Quest’espressione ha fatto pensare
che queste preghiere non si riferiscano alla celebrazione eucaristica,
ma alle
agapi o banchetti
fraterni dei primi cristiani. Invece si spiega meglio con un
saziarsi in senso spirituale.
In queste preghiere
eucaristiche manca la grande preghiera (canone) con le formule
consacratorie. Questo è stato portato come argomento da chi pensava che
la
Didachè fosse un libro ereticale: si
tratterebbe di una eucaristia eretica, celebrata dai profeti. Si spiega
meglio invece ricordando che i cristiani celavano i misteri centrali
(disciplina dell'arcano), o che questo scritto riporta un'istruzione
rivolta al popolo, e non ai celebranti.
[21]
Cioè: chi non è cristiano (santo)
si faccia battezzare (Audet, o.c., p. 415).
[22]
Espressione aramaica che significa
II Signore nostro viene,
oppure
II Signore nostro è venuto.
[23]
Sono gli ausiliari dei Dodici. Si
noti però che i collaboratori di Paolo godevano di un prestigio ben
maggiore.
[24]
Si tratta cioè del peccato contro
lo Spirito Santo.
[25]
Per una
agape, o meglio, per i poveri.
[26]
Qualcuno pensa che si tratta di
qualcosa che ha relazione col matrimonio
(Ef
5, 32) come, p. es., il celibato. Altri pensano a
qualche cerimonia simbolica.
[27]
Cioè meritano gli omaggi e le
primizie riservate ai sommi sacerdoti ebrei.
[28]
Questa frase implica uno sviluppo
della Chiesa, nella quale mancano ormai i profeti. Audet vede in tutti i
precetti espressi in plurale un secondo stadio di formazione della
Didachè.
[29]
Il sacrificio eucaristico è puro
se è conservata la carità fraterna.
[30]
II peso dell'organizzazione
liturgica esige chi vi si dedichi sul posto, cioè la gerarchia. Quando
le comunità erano ormai strutturate e la loro liturgia diventava più
complessa – per volere degli Apostoli – cominciarono ad essere governate
da un gruppo di anziani (come del resto le comunità giudaiche), i quali
venivano chiamati appunto anziani (presbiteri)
o sovraintendenti (vescovi).
Venivano aiutati nel loro compito da inservienti (diaconi).
L’elezione avviene con senso di intima unione tra pastori e fedeli; a
volte i pastori confermano l'elezione proposta dai fedeli (At 1, 23), a
volte i fedeli mostrano il loro accordo per l'elezione fatta dai pastori.
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5 maggio 2019 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net