REGOLA DEI CANONICI DEL CONCILIO DI AQUISGRANA
Nel nome di Dio Onnipotente: ecco
l'inizio del Prologo.
Estratto e tradotto da “Monumenta Germaniae Historica (MGH), Concilia aevi Karolini”,
Volume 2,Edizione 1
Albert Werminghoff
Nel
nome della Santa e Indivisibile Trinità, nell'anno dell'Incarnazione di Nostro
Signore Gesù Cristo 816, decima Indizione, terzo anno del suo regno, il
cristianissimo e gloriosissimo Luigi, per grazia di Dio nostro imperatore
vittorioso, convocò un santo e generale concilio nel palazzo di Aquisgrana.
Poiché aveva, per ispirazione del cielo, il più ardente zelo per il culto
divino, furono prese con cura e diligenza molte misure utili e necessarie per la
riforma della santa Chiesa di Dio, nell'amore di quello stesso Dio che l'ha
redenta con il suo sangue santo e prezioso e ha promesso di essere con lei "fino
alla consumazione del mondo" (Mt 28,20; cfr. I Pietro 1,18). Tra le altre cose,
egli consultò il suddetto santo e venerabile concilio, che si era riunito con il
favore di Dio, e decretò che tutti lo consultassero sul da farsi nei confronti
di alcuni prevosti delle chiese che non avevano sufficiente cura dei loro
sottoposti e non erano generosi nell'ospitalità, in parte per ignoranza, in
parte per pigrizia.
Inoltre,
l'imperatore desiderava che, poiché la definizione dello stile di vita
del clero canonico era dispersa in molti luoghi tra i sacri canoni e i detti dei
santi Padri, il Concilio si riunisse e concordasse di estrarre dai detti sacri
canoni e dagli scritti dei santi Padri un modello di tale stile di vita, a
beneficio delle persone semplici e meno istruite. In questo modo si potrebbe
orientare la condotta dei superiori e dei subalterni, affinché tutti coloro che
pretendono di seguire la regola canonica procedano senza inciampi nel cammino
intrapreso e vivano insieme al servizio di Cristo, con maggiore devozione e
concordia unanime. Affinché ciò avvenisse sotto il favore di Dio, l'Imperatore
esortò il Concilio a pregare umilmente insieme affinché il Signore, commosso
dalla profonda devozione dei suoi servitori, provvedesse a far sì che
le norme dell'Imperatore fossero conformi alla sua volontà e che la sua grazia
la precedesse e la seguisse.
Ricevuta questa disposizione, la sacra assemblea fu colma di gioia interiore e
alzò le mani verso il cielo, ringraziando e lodando il creatore di tutto, per
aver concesso alla sua santa Chiesa un principe così pio e benevolo, saggio e
devoto nel provvedere a tutte le sue necessità. Il Consiglio accolse quindi con
gioia e buona volontà la disposizione dell'Imperatore, come qualcosa di salutare e
che sarebbe stato di futuro beneficio per molti, con la benedizione di Dio.
Premesso che c'erano già molti che, aiutati da Cristo, osservavano lo stile di
vita canonico con i loro subordinati, in tutta pietà e devozione e che in molti
luoghi tale regola venisse pienamente osservata, l'intero Consiglio si preoccupò
comunque di redigere una descrizione di tale stile di vita, come il suddetto
Imperatore li aveva consigliati, confidando insieme nell'aiuto di Dio e
nell'assistenza molto considerevole del pio Imperatore. Egli, infatti, fu così
generoso da dare loro accesso a una grande quantità di libri, dai quali poterono
scegliere autorevoli canoni e scritti dei Padri, come si possono raccogliere
fiori da diversi prati.
Di
conseguenza, formularono questa regola e la diedero da osservare al clero
canonico, in modo che, mentre costoro prima potevano avere difficoltà a sapere come
vivere, a causa della loro mancanza di istruzione o della scarsità di libri, ora
che queste mancanze erano state accuratamente riunite nella suddetta regola, potevano comprenderla
facilmente. In questo modo, come era nelle intenzioni, i superiori potevano
imparare a procedere correttamente e offrire ai loro subordinati un modello di
vita salutare senza l'impedimento dell'ignoranza. Quindi, si applicarono
diligentemente a mettere insieme la forma di una regola che spiegasse in modo
esauriente come i superiori dovevano vivere e governare i loro subalterni, come
amministrare i fondi della chiesa e destinarli al servizio di Dio, come
incoraggiare i buoni a fare meglio e correggere i pigri e i lassisti.
Quando al sacro sinodo fu presentato il testo della regola, alla presenza del
suddetto glorioso imperatore, se ne compiacquero e concordarono nel dichiarare
che era pienamente conforme all'autorità ecclesiastica, lodevole, adatta e
benefica per la santa Chiesa e che nessuno di coloro che erano considerati saggi ed esperti
era riuscito a trovarvi un difetto. Allora il sovrano vittorioso e tutti i
presenti gridarono: "Grazie a Dio!". E non avevano torto, perché era Dio stesso
che, per i suoi imperscrutabili scopi e con la sua benevola ispirazione, aveva
persuaso il suddetto imperatore a promuoverla e, nella sua misericordia, lo
aveva aiutato a metterla in atto.
Tutti coloro che servivano Dio sotto la forma canonica erano unanimemente
d'accordo sul fatto che il testo di questa regola, che era stato redatto
dall'attento lavoro di tanti uomini di Chiesa ed era stato raccomandato da
coloro che erano degni di giudicare, dovesse essere osservato in ogni punto per
quanto umanamente possibile. Sia i superiori che i subalterni, leggendo e
meditando attentamente questo testo, così come altri scritti sacri, sarebbero
stati rafforzati dall'aiuto di Dio per camminare instancabilmente nella
vocazione a cui erano stati chiamati (cfr. I Cor 7,20), e sia ora che nei secoli
a venire sarebbero stati costanti nell'implorare la sconfinata misericordia di
Dio per questo piissimo sovrano che per il bene delle loro anime aveva
convocato questo sacro e venerabile consiglio e con i suoi salutari consigli lo
aveva incoraggiato a redigere il testo e ad approvarlo.
In
un altro documento, e su indicazione dello stesso devoto imperatore, lo stesso
sacro sinodo costruì con cura una breve regola, tratta dagli scritti dei santi
padri riuniti in modo breve ma adeguato, e destinata all'osservanza delle sante
donne che vivono secondo i canoni. In essa è contenuto come devono essere
nominate le badesse, come devono vivere le canoniche all'interno della clausura
monastica, quale compenso deve essere dato loro dai vescovi, e quali letture e
documenti le guideranno all'ornamento della virtù. Così, dopo aver letto questa
regola di vita, potranno, con l'assistenza di Dio, accettarla umilmente e
metterla in pratica con diligenza in modo che, con i lumi delle loro buone
opere, siano ritenute degne di assistere lo Sposo al suo arrivo, e quindi di
entrare nella sua camera (cfr. Mt 25,1-13).
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9 gennaio 2024 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net