AMALARIO di Metz

Alfonso M. Zimmermann

Estratto da “Bibliotheca sanctorum” 1° Vol. – Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense - SO.GRA.RO. Società Grafica Romana – Roma 1961

 

AMALARIO di Metz, santo. Fondatore della scienza liturgica medievale e teologo. Nato nei dintorni di Metz nel 775, fu scolaro di Alcuino ad Aquisgrana o a Tours. Non fu mai monaco, ma dopo l’800 fu eletto abate commendatario di Hornbach; nell’809-13 fu corepiscopo di Treviri, con giurisdizione anche fuori della città (nell’811, infatti, consacrò la prima chiesa di Amburgo). Nell’813 fu legato di Carlo Magno a Costantinopoli; al ritorno, si ritirò a Nonantola, ma partecipò ai concilii di Aquisgrana (816) e di Parigi (825). Resse la diocesi di Lione nell’835-38, in assenza dello arcivescovo Agobardo, e tentò d'introdurvi la sua riforma liturgica, per cui fu osteggiato aspramente dal diacono Floro e fu condannato dal concilio di Kiersy (sett. 838), sulla base d’una sua espressione «Triforme est corpus Christi», a cui fu data una interpretazione tendenziosa. Si ha notizia di suoi viaggi a Roma, sotto Leone III e Gregorio IV.

Morì in fama di santità e di miracoli, a Metz, fra l’850 e l’853, il 29 apr., e fu sepolto in S. Arnolfo accanto al suo protettore Ludovico il Pio.

Amalario è da identificare con Fortunato arciv. di Treviri, di cui si credé di possedere ivi, in S. Paolino, le ossa. Il nome Fortunatus non è, probabilmente, che l’equivalente dello pseudonimo letterario Symphosius, che Amalario aggiunse al suo nome. Lunga e spinosa è stata la controversia relativa all’esistenza di due Amalario, l’uno arcivescovo di Treviri e l’altro corepiscopo di Metz, ma entrambi liturgisti. La questione, sollevata da Sirmond, fu sostanzialmente risolta, nel senso dell’identificazione dei due Amalario, da Morin, e le obiezioni superstiti sono state definitivamente confutate dalle ricerche di Hanssens.

Gli scritti teologici di Amalario sono perduti. Il suo none è legato soprattutto alle opere di liturgia che gli costarono laboriose ricerche (a Roma, a Corbie e altrove) ed esercitarono un influsso incontrastato sull’interpretazione allegorica e simbolica dei testi e dei riti liturgici per tutto il Medioevo. Si conoscono: il Liber officialis, ovvero De officiis ecclesiasticis, preziosa enciclopedia in 4 ll., dedicati a Ludovico il Pio, scritti e pubblicati a diverse riprese fra l’820 e l’832; e il De ordine antiphonarii, posteriore all’844, e scritto a giustificazione dei criteri seguiti in un grande Antifonario perduto (basato sulla collazione di tradizioni diverse, la romana, la metense, ecc.). Il complesso valore mistico e misterico della Messa fu chiarito da Amalario in varie Expositiones. Abbiamo, infine, di Amalario una decina di lettere e un poemetto esametrico sulla sua ambasceria in Oriente (Versus marini). Non è sua, invece, la nota Regula Canonicorum et Sanctimonialium.

Per quanto riguarda il culto di Amalario, si ha notizia d’una venerazione prestata a Metz alle sue reliquie, le quali furono traslate nel 1552 nella nuova basilica e collocate presso l’altare maggiore, ma non vi sono tracce di culto ufficiale.

Appare nel Martyrologium Hieronymianum il 29 apr. («obiit Amalarius episcopus»); nei calendari di Treviri è ricordato (ma come Fortunato) il 10 giugno; i martirologi benedettini recano notizie confuse (vi figura talora come monaco di Luxeuil e cardinale); la memoria cade il 10 maggio.

Una effigie di Amalario si può trovare in Ranbeck, Kalendariurn Annale Benedictinum, Augusta 1677 (al 10 maggio); varie raffigurazioni barocche derivano da Wion. Lignum Vitae, V, 682 (« B. Hamularius Fortunatus, primus Officii mortuorum compositor»).

 

Bibl. : oltre ai martirologi citt., ad Acta SS. Iunii, II, Venezia 1742, p. 262 (identificazione fra Amalario e Fortunato, per cui cf. anche A. J. Liehs, Leben und Thaten der Heiligen, deren Andenken in Triergefeiert wird, II, Treviri 1861, pp. 226-36) e a MGH, Script., XXIV, p. 535 (Vita s. A., nella Cronaca di s. Arnolfo di Metz), cf. Sirmond, De duobus Atnalariis, 1696; R. Mönchemeyer, A. von Metz, Münster 1893; R. Sahre, Der Liturgiker A., Dresda 1893; Realencyclopädie für protest. Theologie und Kirche, I, Lipsia 1896, p. 430 (tutti per la distinzione fra i due A.); G. Morin, in Revue bénédictine, VIII (1891), pp. 433-42; IX (1892), pp. 337-51; XI (1894), pp. 241-43; XIII (1896), pp. 289-94; XVI (1899), pp. 419-21 (identificazione dei due A., per cui anche Dümmler, in MGH, Epist., V, 241 ; Duchesne, Fastes, III, p. 41 ; contra A. Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, Lipsia 1877-1920, II, pp. 186 sg., 662; H. v. Schubert, Geschichte der Frühchristlichen Kirche im Mittelalter, Tubinga 1921, pp. 640-42); DACL, I, coll. 1323-30; M. Besson, in DHGE, II, coll. 922-23; A. Wilmart, in Revue bénédictine, XXXVI (1924), pp. 317-29; XXXVII (1925), pp. 73-99, 276-82; J. M. Hanssens, in Ephemerides liturgicae, dal 1927 al 1935; S. Simonis, Doctrina Eucharistica Amalarii Metensis, in Antonianum, VIII (1933), pp. 3-48; P. Alfonzo, L’Antifonario dell’Ufficio Romano, Subiaco 1935, pp. 7-23; H. de Lubac, Corpus mysticum, Parigi 1944, pp. 301-49 (sul «corpus triforme» di A.); I. Cecchetti, in Enc. Catt., I, coll. 959-62; A. Kolping, A. von Metz und Florus von Lyon, in Zeitschrift für Katholische Theologie, LXXIII (1951), pp. 424-64; A. Cabaniss, A. von Metz, Amsterdam 1954; B. Fisher, in LThK, I2, col. 414. Gli scritti di A., in PL, CV, coll. 815-1340; IC, coll. 887-902; ed. crit., a cura di Hanssens, Amalarii episcopi Opera liturgica omnia, 3 voll., Città del Vaticano 1948-49.

 


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9 gennaio 2024                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net