REGOLA DI ABELARDO

 

Lettera VIII

Da Abelardo a Eloisa.

Costituzione o regola per le monache.

Sommario. 

Abelardo, che era incalzato da Eloisa affinché le rendesse ragione di due importanti argomenti (si veda la lettera VI), dopo aver soddisfatto il primo nella lettera precedente (si veda la lettera VII), risponde al secondo argomento in questa lettera, che contiene, secondo il desiderio di Eloisa, una regola per le religiose del Paracleto: è in questa lettera, o piuttosto in questo libro, che egli espone chiaramente questa regola, raccogliendo come fiori una moltitudine di citazioni dei Santi Padri, di cui dissemina i suoi scritti. Abelardo divide questo trattato in tre parti, perché vi tratta soprattutto delle tre virtù principali dei monaci, e cioè: la continenza, il voto volontario di povertà e di silenzio. Stabilisce nella congregazione sette sorelle “preposite” per vegliare con prudenza alle cose che riguardano le anime, come a quelle che riguardano il materiale ed il temporale: egli permette alle religiose il consumo della carne tre volte alla settimana, e l'uso moderato del vino; in seguito, Abelardo dispone accuratamente ed adeguatamente tutto ciò che rientra nella regola della vita monastica.

  

Lettera VI

Di Eloisa ad Abelardo.

Sommario.

In questa lettera, Eloisa prega con insistenza Abelardo di rispondere a lei ed alle sue religiose su due punti principali: per primo che insegni loro l’origine dell'ordine delle Monache; per secondo, che proponga loro una Regola e che prescriva loro un genere di vita che possa convenire particolarmente alle donne, ciò che prima nessuno dei Santi Padri aveva provato a fare. Ma, poiché i Santi Padri non hanno mai imposto delle regole alle Monache, Eloisa esprime essa stessa il suo parere, sostenendo che basta che le donne non restino, quanto ad astinenza ed a continenza, al di sotto del clero e degli ecclesiastici secolari o dei monaci regolari. Ella disserta lungamente sulla Regola di san Benedetto e sulla sua osservanza, come pure sul divieto della carne e sul permesso di bere del vino. Eloisa parla anche più ampiamente degli atti esteriori, sminuendoli e preferendo loro gli atti interiori. Infine, avverte Abelardo di non volere essere troppo rigoroso per tutto ciò che riguarda i digiuni e le pratiche di religione, e di prendere in considerazione la debolezza del sesso femminile.

 

Lettera VII

Di Abelardo a Eloisa.

Sull’autorità e la dignità dell’ordine delle monache.

Sommario.

Abelardo, a cui Eloisa, nella sua ultima lettera, aveva chiesto, tanto in nome suo che in nome delle sue compagne, di scrivere loro per quanto riguarda l'origine dell’ordine delle monache, risponde ampiamente a questa lettera ed al desiderio che le sorelle gli avevano testimoniato.

Egli fa risalire quest'origine alla chiesa primitiva, ed anche alla comunione degli apostoli di Gesù Cristo; esamina ciò che l'ebreo Filone 1) e ciò che la Storia Tripartita 2) riportano dei primi anacoreti; ma, in tutte le parti di questa lettera, egli esalta con elogi meravigliosi il sesso femminile. La verginità, non soltanto nelle donne cristiane e giudaiche, ma anche nelle donne pagane, è il principale oggetto di questi elogi. Infine, quasi tutta questa lettera non contiene che un panegirico molto delicato del sesso femminile.

 Sommari delle lettere estratti da "Lettres d'Abélard et Héloïse" di Paul Lacroix - Les Editions de Londres 2015

NOTE

1) Filone di Alessandria, detto il Platone ebraico, nacque intorno al 30 a. C. da stirpe sacerdotale, secondo S. Gerolamo. Nel 40 d. C. si recò come ambasciatore da Caligola, per chiedere la cessazione delle persecuzioni contro gli Ebrei. Filone fu il massimo rappresentante della filosofia giudaico-alessandrina

 2) Epifanio Scolastico fu uno storico ecclesiastico (fine sec. 5º - principio sec. 6º), forse segretario (scolasticus) di Cassiodoro, ed autore di una Historia Ecclesiastica tripartita, traduzione e compendio delle storie di Socrate, Sozomeno e Teodoreto. La Historia, che fu per lungo tempo creduta opera di Cassiodoro, ebbe larga diffusione nel Medioevo.

 

FONTI DELLA REGOLA


Lo stesso Abelardo ci informa all'inizio della regola che intende fare un testo prendendo il meglio da differenti regole.
Il testo è pieno di riferimenti non solo ad altre regole anteriori, ma evidentemente anche alla Bibbia ed ai Santi Padri, così come ad testi di scrittori classici antichi.

In tutto vengono citati 26 libri dell'Antico Testamento. Il testo più citato dell'Antico Testamento è il libro dei Proverbi (32 volte) seguito dal Siracide (23).
Del Nuovo Testamento vengono citati 19 libri: il vangelo di san Matteo è il più citato (46) seguito dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi (25)

Ci sono molte citazioni prese dalle Vitae patrum (23) o delle opere di altri padri come san Girolamo (20), san Gregorio Magno (13) e sant'Agostino (12).
Cita anche le regole di san Benedetto (23 volte), di san Pacomio e di Donato.

Si trovano inoltre citazioni di autori classici: Lucano, Macrobio, Cicerone, Seneca, Ovidio e Platone.

 


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26 marzo 2017        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net