La Vita di Pacomio di Dionigi il Piccolo
[1]
Estratto e tradotto da "Pachomian
Koinonia I - The Life of Saint Pachomius", a cura di Armand Veilleux,
Cistercian Publications Inc. 1980
La Vita Greca tradotta in latino da Dionigi il Piccolo. La
Vita Latina di Pacomio deve essere menzionata in connessione con il
corpus Greco a causa della sua
stretta relazione con la Seconda Vita
Greca (G2). Fu tradotto da Dionigi (Dionysius Exiguus)
all'inizio del sesto secolo. Un'ottima edizione critica fu pubblicata da H.
van Cranenburgh nel 1969, con il testo Greco della G2 a fronte
della versione Latina
[2]. Prima di quella
pubblicazione, l'unica edizione disponibile era quella pubblicata da
Rosweydus nella sua Vitae Patrum e
riprodotta nella Patrologia Latina
del Migne
[3]. C'è anche una vecchia
traduzione francese contenuta nell'edizione di Arnanld D'Andilly del
diciassettesimo secolo
[4].
La
Vita di Dionigi è stata tradotta
dalla G2 o fu l'originale Greco di Dionigi la fonte di G2?
Questo è un altro punto che è stato discusso tra gli specialisti per quasi
un secolo. Ladeuze considera La Vita
di Dionigi un'abbreviazione di G2
[5]. Nau, al contrario, vide in G2
una nuova edizione della Vita di
Dionigi, con alcune modifiche e molte aggiunte
[6]. Seguendo Nau, anche Lefort
volle vedere nell'originale perduto della
Vita di i Dionigi non solo la
fonte di G2, ma probabilmente la più antica
Vita Greca di Pacomio
[7]. Dopo un attento confronto
tra la Prima Vita Greca (G1),
G2 e Dionigi, Chitty arrivò alla conclusione che la
Vita di Dionigi è probabilmente una traduzione di G2, e
le sue argomentazioni sembrano molto convincenti
[8]. Nell'introduzione alla sua
edizione critica, van Cranenburgh analizza gli argomenti per ciascuna
posizione e, senza giungere ad una soluzione definitiva, tende verso una
priorità di Dionigi rispetto a G2, in attesa di uno studio
filologico più dettagliato dei testi Greco e Latino
[9]. Troviamo qualche difficoltà
ad accettare questa conclusione quando consideriamo nel suo insieme la
relazione tra G1, G2 e Dionigi. Dall'inizio alla fine,
G2 segue fedelmente l'ordine di G1 in tutti i
paragrafi che ha in comune con essa; e la sezione centrale di G2
(39b-58a), senza corrispondente in Dionigi, non interrompe quella fedeltà
all'ordine di G1. È abbastanza facile capire che Dionigi abbrevia
la G2 lasciando da parte un'intera sezione della sua fonte (anche
se restano da spiegare alcune altre difficoltà); ma è abbastanza difficile
immaginare che l'autore della G2, usando Dionigi come sua fonte,
nelle sue aggiunte rispetto alla Vita
di Dionigi avrebbe mantenuto l'ordine dei racconti presi da G1,
mescolandoli con i racconti dei
Paralipomeni
[10]
e rispettando anche l'ordine di quest'ultimo.
In ogni caso, se G2
dipende da Dionigi o Dionigi su G1, entrambe sono compilazioni da
cui non impariamo nulla che non abbiamo già appreso da G1 e dai
Paralipomeni.
[1]
Nota del traduttore: Dionigi il Piccolo è stato un monaco cristiano
scita, che visse a Roma tra la fine del V e l'inizio del VI secolo.
Volle essere chiamato "il Piccolo" in segno di umiltà verso San
Dionigi l'Areopagita e San Dionigi di Alessandria. È famoso per
avere calcolato la data di nascita di Gesù, collocandola nell'anno
753 dalla fondazione di Roma, e per avere introdotto l'uso di
contare gli anni a partire da tale data (anno Domini). Oggi,
tuttavia, la maggioranza degli studiosi ritiene che la data di
Nascita di Gesù vada collocata, in base all'interpretazione dei
vangeli, tra il 7 e il 4 a.C., quindi alcuni anni prima della data
calcolata da Dionigi.
A partire dal 500 circa
Dionigi visse a Roma, dove divenne un dotto membro della Curia e
tradusse dal greco in latino 401 canoni ecclesiastici, compresi i
Canoni apostolici; i decreti dei concili di Nicea, Costantinopoli,
Calcedonia e Sardica; e una raccolta delle decretali dei papi da
Siricio a Anastasio II. La sua raccolta, conosciuta come
Collezione Dionisiana è
indubbiamente, assieme ai Canoni degli Apostoli, la più importante
del suo tempo. Uomo assai dotto, soprattutto nella Sacra Scrittura,
nella matematica e nel greco, fu autore di un trattato di matematica
elementare e tradusse dal greco al latino le vite di San Pacomio e
di altri santi e il trattato "De
hominis opificio, Sulla creazione dell'uomo" di Gregorio di
Nissa.
[2]
H. van
Cranenburgh, La vie latine de saint Pachôme traduite du
grec
par Denis le Petit, édition
critique, Subsidia
hagiographica 46 (Brussels, 1969). (Fonte:
Wikipedia)
[3]
H.
Rosweydus, Vitae Patrum
(Antwerp, 1615; Lyon 1617; Antwerp 1628. Nell'edizione
del 1618, la Vita Pachomii si trova alle pagine 111.138.
[4]
Arnaud
d'Andilly. Les Vies des
Saints Pères
des
Déserts
(Lyon, 1663) 175-276.
[5]
P.
Ladeuze, Etude
sur
le cénobitisme pakhômien,
6-13.
[6]
J.
Bousquet and
F.
Nau, Histoire de saint Pacôme, 416-418.
[7]
L.-T.
Lefort, Les Vies coptes,
pp. XXVII-XXXVIII.
[8]
D.
J.
Chitty, "Pachomian Sources Reconsidered", 55-65, soprattutto pag. 59.
[9]
H. van
Cranenburgh sembra non aver conosciuto lo studio di Chitty.
[10]
Nota del traduttore: I Paralipomena, in italiano Paralipomeni,
ovvero "fatti dimenticati o tralasciati", sono una raccolta in
lingua greca di aneddoti riguardanti la vita di Pacomio. Insieme
alla Prima Vita Greca ed all'Epistola di Ammone sono stati
pubblicati per la prima volta con questo nome dal bollandista
Papebroch nel 1680, che si basò su diversi manoscritti che
contenevano le tre opere.
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12 novembre 2016 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net