PACOMIO

LE CATECHESI

(Estratto e tradotto da: "Pachomian Koinonia", Vol. 3,

a cura di Armand Veilleux, Cistercian Publications, Kalamazoo (Michigan) - 1982.)

Introduzione

 La catechesi, insegnamento sulle Sacre Scritture, fu una caratteristica molto importante del cenobitismo pacomiano. Il preposto (o priore del monastero) le trasmetteva ai monaci della sua casa due volte alla settimana, nei giorni di digiuno, ed il superiore del monastero locale le trasmetteva tre volte alla settimana, il sabato sera e due volte la domenica. Pacomio ed i suoi successori alla testa della Koinonia offrirono anche altre catechesi, sia quando visitavano i fratelli dei vari monasteri o in occasioni speciali come la celebrazione della Pasqua nel monastero di Phbow [1] od il secondo raduno generale di tutti i fratelli alla fine dell'anno. Alcune di queste catechesi sono state utilizzate dai biografi e possono essere trovate nella Vita. La tradizione manoscritta ha anche conservato alcune di esse come documenti separati, e delle stesse ne diamo qui di seguito la traduzione. Di Pacomio ne abbiamo due, una lunga catechesi riguardante un monaco rancoroso ed una più breve sui sei giorni della Pasqua. Non abbiamo tradotto le varie catechesi frammentarie che troviamo nei frammenti della Terza Vita Sahidica. Sono aggiunte, la cui autenticità è troppo dubbia.

 

CATECHESI RELATIVE A UN MONACO RANCOROSO

Il testo copto di questa catechesi esiste solo in un manoscritto, British Oriental 7024, fol. 18r-49v. È stato pubblicato per la prima volta da E.A.W. Budge nel 1913, con una traduzione in inglese [2]. L.T. Lefort pubblicò una nuova edizione del testo copto, con una traduzione francese, nel 1956 [3].

Non c'è dubbio che la lingua originale di questo testo fosse copta [4]; ma abbiamo almeno due manoscritti di una traduzione araba. Uno di questi in arabo è stato utilizzato da L.T. Lefort nell'edizione del testo copto e l'altro è stato identificato più di recente da K. Samir. Un'analisi completa di tutte le raccolte di manoscritti in arabo rivelerà probabilmente ancora qualche testimonianza in più [5].

La catechesi ha anche integrato una grande citazione di un'omelia di Atanasio [6]. Allo stesso tempo, da essa deriva un aforisma attribuito ad Evagrio Pontico [7]. La tradizione manoscritta attribuisce questa catechesi a Pacomio. Budge non ha messo in dubbio tale attribuzione che è stata difesa da Crum e Lefort. In effetti, non vi è dubbio che provenga da un ambiente pacomiano e che sia quindi di carattere pacomiano. Ma il fatto che contenga una grande citazione di Atanasio ci permette di pensare che potrebbe essere una composizione letteraria di un monaco pacomiano piuttosto che una catechesi effettivamente trasmessa in quella forma dallo stesso Pacomio. Inoltre, alcuni altri elementi della catechesi non si adattano bene al contesto del cenobitismo pacomiano [8].

La catechesi costituisce un buon trattato sull'ascesi monastica, sottolineando l'importanza di tutti i valori monastici: umiltà, distacco, semplicità, castità. Essa insiste soprattutto sulla necessità di perdonare il fratello che ci ha offeso, ed è diretta ad "un fratello monaco che nutre rancore nei confronti di un altro".

 

CATECHESI PER I SEI GIORNI DELLA PASQUA

 

Tutti i fratelli della Koinonia pacomiana si incontravano ogni anno nel monastero di Phbow per celebrare insieme la Pasqua nella Parola di Dio e mediante il digiuno. L'incontro si concludeva con la celebrazione della Risurrezione durante la Veglia Pasquale, quando i monaci catecumeni venivano battezzati. I superiori della Koinonia di solito presentavano le catechesi in questi giorni. Una di queste catechesi dispensata da Pacomio sulla Pasqua è stata conservata, anche se solo in modo frammentario. Il testo di questo frammento fu pubblicato prima da E. Amélineau nel 1895 [9], e di nuovo da L.T. Lefort nel 1956 [10].

Non vi è alcuna ragione positiva per dubitare del carattere pacomiano di questo documento, anche se l'ultima parte del testo non si adatta bene in un contesto pacomiano: "Le donne facoltose depongano i loro ornamenti in questi giorni di dolore" [11].

 


[1] Pacomio, dopo aver organizzato la comunità di Tabennesi, si trovò, verso il 329, quasi costretto a fondare una seconda comunità monastica (chiamata, con termine greco, koinonia, da koinós "comune") nei pressi di Phbow (odierna Faw al-Qibli, non distante da Nag Hammadi), a qualche ora di marcia da Tabennesi. Questa divenne in seguito la casa principale.

[2] E.A.W. Budge, Coptic Apocrypha in the Dialect of Upper Egypt, London 1913. Testo, pp. 146-176; traduzione, pp. 352-382.

[3] L.T. Lefort, Oeuvrer de s. Pachôme, testo, pp. 1-24; traduzione, pp. 1-26.

[4] Si veda W.E. Crum nella sua recensione del Coptic Apocrypha … di E.A.W. Budge. in Zeitrchrift der deutschen morgenländisch Gesellschaft 68 (1914) 176-184.

[5] Riguardo al manoscritto Arabo di questa catechesi si veda K. Samir, "Temoins arabes de la catechèse de Pachôme - A propos d'un moine rancunier". (CPG 2354.1) in OCP42 (1976) 494-508.

[6] Ciò è stato dimostrato da L.T. Lefort in "S. Athanase écrivain copte", in Muséon 46 (1933), 1-33.

[7] Si veda L.T. Lefort, "A propos d'un aphorisme d'Evagrius Ponticus", in Bulletin de l'Académie Royale de Belgique, 1950. pp. 70-79.

[8] Si veda il par. 18 "Se desideri vivere tra gli uomini,…. Se desideri vivere nel deserto…

[9] In Mémoires publiés pour les membres de la mission archéologique française ou Caire, t. IV, Paris 1895, pp. 612-614.

[10] In Oeuvres de s. Pochôme, testo, pp. 24-26; traduzione pp. 26-27.

[11] Si veda il par. 4.

 


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25 novembre 2019        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net