A SCUOLA DI MANAGER CON SAN BENEDETTO ?
Estratto dalla rivista “DIRIGENTE”
dicembre 2006
ORA ET LABORA -
San Benedetto manager perfetto
La Regola benedettina, ovvero una guida per abati, monaci e…
dirigenti d’azienda! In un libro da poco pubblicato si spiega in che modo
Chi di voi ha mai sentito citare la
Regola di
San Benedetto nei corsi di formazione? Non sorridete, non c’è nulla di più serio
infatti. La retta via per dirigere un’azienda, struttura complessa e
inevitabilmente gerarchica, viene indicata nel libro di Massimo Folador
L’organizzazione perfetta
(Guerini e Associati). Al centro del brillante
saggio, uno dei testi più celebri del Medioevo, che viene descritto come
strumento prezioso, utile e ricco di insegnamenti per i manager dei nostri
giorni.
L’ITALIA DI ALLORA E L’ITALIA DI OGGI: ALCUNE
SIMILITUDINI
L’Italia di oggi non è certamente l’Italia del
periodo in cui San Benedetto visse (fine del V secolo d.C.) e costituì la sua
comunità. Non siamo ovviamente di fronte né a invasioni barbariche, né a
saccheggi o carestie. Eppure, il nostro paese non è più l’Italia del boom
economico. Vi sono alle porte problemi nuovi e ancora inesplorati, a partire
dalla difficile integrazione con le altre culture e con il fenomeno
dell’immigrazione, fino ad arrivare alla situazione politica internazionale e ai
problemi generati dal terrorismo o dalla crescita di paesi emergenti come la
Cina. Stiamo vivendo, a tutti i livelli, un momento delicato e di forte
cambiamento. Proprio come quello del periodo storico di San Benedetto.
L’OBBEDIENZA
Ma veniamo alla Regola. Leggendola, ci spiega Folador,
possiamo notare che il primo valore di riferimento su cui San Benedetto si
sofferma è quello dell’obbedienza. Un concetto che oggi viene spesso vissuto con
un’accezione negativa. La Regola è stata scritta in latino. Obbedire è una
parola composta dal preverbo “ob” e dal verbo “audire”. Il significato proprio
della parola latina è quello di “dare ascolto”, “prestare prima attenzione”.
Obbedire è la capacità di porsi in ascolto con attenzione e di poter così
comprendere le cose nel profondo. Folador spiega come le direttive di un manager
vengano percepite spesso come imposizioni dai collaboratori, che a volte
faticano a comprendere le ragioni profonde, legate alla salvaguardia della
mission comune.
IL SILENZIO
L’altro grande valore evidenziato nella Regola è
quello del silenzio. La nostra è la società della comunicazione, dei mass media,
non del silenzio. Informare, significa dare forma. A un’idea, a un concetto, a
una scelta. Il pensiero corre d’istinto al modo di comunicare in azienda. Alla
fretta e alla poca attenzione che spesso dedichiamo a questa attività
importantissima. Folador indica come esempio l’utilizzo che oggi si fa della
posta elettronica e cita San Benedetto, che nella sua opera si sofferma sulla
necessità di fare spazio al silenzio e di puntare all’essenzialità. La
comunicazione non dovrebbe essere un atto istintivo, ma un’azione pensata e
soppesata a lungo. La Regola stessa ne è un esempio: 73 capitoli concisi e
diretti.
L’UMILTÀ
Molta attenzione anche per un altro valore oggi
bistrattato: l’umiltà. È sufficiente pensare, ci ricorda Folador, a quante
scelte dobbiamo operare quotidianamente in azienda per aver chiaro cosa possa
significare vivere questo concetto come punto di riferimento. Umiltà deriva dal
latino “humus”, terra. Il significato della parola ci riporta quindi al concetto
delle radici, della profondità. Essere umili significa predisporsi a cercare le
radici di ciò che ci circonda e il suo significato più profondo. Abbandonare
prese di posizione e preconcetti che possono allontanarci dalla verità e da ciò
che in quel momento sembra opportuno fare.
L’ATTENZIONE RIVOLTA AGLI ANZIANI
Un brano della Regola che Folador affronta è quello
che si riferisce all’attenzione rivolta agli anziani. Un riferimento che si
trova in molti passi dell’opera e che il santo lega al concetto di saggezza.
Merita una riflessione accurata la scelta di puntare oggi spesso in azienda su
manager giovani e di accantonare chi è nel mondo del lavoro da anni, nella
speranza che l’entusiasmo e l’energia siano sufficienti a colmare le lacune date
dall’inesperienza. Folador a questo proposito affronta il fenomeno dei
prepensionamenti o delle discriminazioni verso gli over 50, tema tra l’altro su
cui Manageritalia sta lavorando e si sta battendo.
GUIDARE SE STESSI
Per San Benedetto la centralità dell’individuo è un
dato di fatto, il punto di partenza su cui costruire tutto il resto. Una
considerazione che ben si adatta a quelle “comunità particolari” che sono le
nostre aziende. Anche nelle nostre realtà l’individuo singolo resta sempre il
perno e la struttura portante intorno alla quale costruire l’organizzazione. Non
è tuttavia una consapevolezza che accomuna tutti coloro che operano in azienda.
Per San Benedetto la persona è intesa come totalità ed espressione di cuore,
mente e corpo. Per costruire qualcosa di collettivo, occorre quindi che ogni
lavoratore lavori su stesso e che la struttura favorisca la consapevolezza
individuale di obiettivi comuni.
GUIDARE GLI ALTRI
San Benedetto si rivolge soprattutto all’abate, punto
di riferimento dell’intera abbazia, al cellario, responsabile della parte
economica, e ai decani, i veri e propri “manager” di quella gran de azienda che
era Montecassino. Una situazione analoga a quella che si viene a creare in
azienda ogni volta che serve operare delle scelte importanti e guidare le
persone verso obiettivi strategici. È ai suoi manager che la proprietà si
rivolge per gestire il cambiamento ed è a loro che giustamente viene chiesto di
articolare scelte e decisioni in grado di portare a compimento quanto viene loro
richiesto. San Benedetto sembra appellarsi al concetto moderno di “intelligenza
emotiva”. Occorre guidare non solo con autorevolezza ma anche con sensibilità,
attraverso cui è possibile comprendere potenzialità individuali e risorse.
PER UN APPROFONDIMENTO
Chi volesse cogliere gli spunti della
Regola in chiave manageriale, può anche visitare il sito curato da Massimo Folador
www.versoilcenobio.it, oppure accostarsi direttamente all’opera di San
Benedetto (è pubblicata da Piemme, ma si trova anche online su
www.ora-etlabora. net). Le suggestioni, ne siamo certi, non mancheranno.
San Benedetto nacque in
un’agiata famiglia romana. Intorno al 529 fondò il monastero di Montecassino.
Nel monastero Benedetto compose la sua Regola, nella quale si organizza nei
minimi particolari la vita dei monaci. I due cardini sono il concetto di
stabilitas loci e la figura dell’abate, padre amoroso, mai chiamato superiore, e
cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie
occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si
alternano nel segno del motto ora et labora (“prega e lavora”). A Montecassino
Benedetto visse fino alla morte, nel 547 d.C.
Massimo Folador,
attento conoscitore della storia e della cultura del movimento benedettino, ha
lavorato per anni come dirigente in importanti aziende italiane ed estere.
Attualmente è partner di una società che si occupa di consulenza strategica
all’impresa e di formazione ed è presidente dell’Associazione “Verso il cenobio”
(www.versoilcenobio. it), la cui finalità è far conoscere, in ambito aziendale e
non solo, l’attualità e la forza dell’insegnamento di San Benedetto.
Il libro: “L’ORGANIZZAZIONE PERFETTA” La regola di San
Benedetto. Una saggezza antica al servizio dell’impresa moderna
– Ed. Guerini e Associati
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21 giugno 2014
a cura di
Alberto
"da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net