IL MONACHESIMO A LÉRINS
Marco DelCogliano
[1]
Capitolo estratto e tradotto dall’articolo sui
Monita di Porcario
contenuto nella rivista “The American
Benedictine Review”,
Volume 53, Numero 4 - Marzo 2002
Su un'isola deserta
e infestata dai serpenti allora chiamata Lerina al largo della costa vicino
all'odierna Cannes, oggi conosciuta come Ile de Saint-Honorat de Lérins (Isola
di sant’Onorato di Lérins), un monastero fu fondato tra il 400 e il 410
[2] da Onorato, un nobile gallico che aveva abbracciato la vita
ascetica. Sotto la sua guida, il monastero è cresciuto in dimensioni e
reputazione, il che "ha contribuito a promuovere l'isola come centro di
spiritualità e apprendimento e, altrettanto importante, come fonte di guide per
la chiesa".
[3]
Onorato fu eletto vescovo di Arles nel 426 o 427,
[4]
e gli successe come abate di Lérins Massimo, che rimase in quella
posizione fino a quando fu eletto vescovo di Riez nel 433 o 434.
[5]
Fausto successe al quest'ultimo come abate,
[6]ma non si sa chi
sostituì Fausto come abate quando succedette a Massimo come vescovo di Riez
intorno all'anno 461.
[7]
Altri primi residenti di Lérins includono Ilario, un parente di
Onorato che gli succedette come vescovo di Arles alla sua morte nel 430 e al
quale si deve la prima
Vita di Onorato. Un
altro antico
abitante di Lérins fu
Eucherio, uno scrittore di argomenti ascetici che in seguito divenne vescovo di
Lione.
[8]
Sebbene Onorato
fosse indubbiamente immerso nelle tradizioni monastiche dell'Occidente latino
(Labrousse,
Saint Honorat
27-28), la sua ricerca di una forma di vita monastica più rispondente alle
aspirazioni più profonde del suo cuore, che la
Vita Honorati (di seguito
VH ) riassume nella frase “[egli] cominciò ad ardere d'amore per il
deserto”
[9]
lo spinse a visitare i siti monastici orientali alla ricerca di
esempi di monachesimo del deserto
(VH 12-14; SC 235.100-06). Al suo ritorno fondò Lérins, chiamata nella
Vita Honorati “un
deserto vicino a questa città [di Arles]”.
[10]
A causa del suo interesse e dell'ispirazione che traeva dai valori
e dallo stile di vita abbracciati dal monachesimo orientale, il deserto fu
quindi
la principale
influenza nella formazione della spiritualità dell’iniziale Lérins.
Poiché aveva con sé
almeno un compagno, forse di più, quando fondò Lérins (Labrousse,
Saint Honorat
30-31), è chiaro che Onorato non era interessato a perseguire una vita eremitica
che osservasse una stretta solitudine personale; era una separazione comune dal
mondo. Eppure l'esatta struttura della vita monastica vissuta dai primi abitanti
del deserto di Lérins rimane un punto controverso tra gli studiosi. Alcuni
sostengono che la vita monastica a Lérins fosse più o meno eremitica, o almeno
semi-anacoretica, alle sue origini, evolvendosi solo lentamente in un cenobio,
[11]
mentre altri vedono Lérins come cenobitica fin dall'inizio.
[12]
Questi punti di vista
contrastanti sembrano ruotare intorno, forse, ad una mancanza di apprezzamento
per le due diverse concezioni della vita cenobitica correnti tra la fine del IV
e l'inizio del V secolo. Questi possono essere sinteticamente contrapposti come
il modello
del deserto contro
il modello
ecclesiola.
Il modello
ecclesiola è
caratterizzato dagli ideali monastici e dai modelli di vita sostenuti da
Agostino.
[13]
Per Agostino il monastero era
soprattutto una comunità cristiana. L'obbedienza era una virtù “orizzontale”
esercitata nel contesto delle relazioni comunitarie che “costituivano l'unità
della comunità” (Markus, End 164 –
(Robert
A. Markus, The End of Ancient Christianity (Cambridge: Cambridge U 1990)). Agostino ha posto la sua massima enfasi non sulla ricerca della
perfezione attraverso l'abnegazione, ma sulle virtù che favoriscono la carità
fraterna e la vita comunitaria (Markus,
End
78). La vita monastica era per Agostino, quindi, il perseguimento
della comunità cristiana ideale, ed il monastero una società deliberata fondata
su nuovi principi che servivano da modello per la Chiesa in estensione.
Il modello del
deserto si basa sullo
stile di vita cenobitico trovato in Egitto,
[14]
le cui illustrazioni giunsero all'Occidente latino attraverso
scrittori come Girolamo
(Lettera a Eustochium
35-36) e Cassiano (Institutiones e
Conlationes).
[15]
Sebbene gli scritti di Cassiano siano apparsi molto tempo dopo la
fondazione di Lérins, sono rappresentativi delle idee sulla vita monastica
egiziana che erano in circolazione da molto tempo. I monaci egizi vedevano il
cenobio principalmente come palestra per la vita eremitica
(Eust 36;
Conl (Conlationes ) 18.4.2). Si distingueva dalle altre forme di monachesimo per due
tratti: vivere in comune e meticolosa obbedienza ad un abate o ad un monaco
anziano
(Eust 35;
Inst (Institutiones)
4.10,
Conl 18.4.2). Questa
obbedienza “verticale” è stata concepita come “il primo passo del monaco sulla
via della perfezione: l'acquisizione delle virtù monastiche attraverso l'umiltà
che porta, infine, alla vittoria sui demoni, sulla tentazione, su se stessi, e
l'avvicinamento alla visione di Dio” (Markus,
End 164).
I monaci erano dei
rinuncianti, praticavano una radicale abnegazione ed un rigoroso ascetismo per
sostenere il processo di apertura a Dio. Secondo la descrizione di Girolamo
della struttura della loro vita, i cenobiti egiziani erano divisi in gruppi di
dieci, con ogni monaco che viveva da solo in celle contigue. Trascorrevano la
maggior parte della giornata lavorando in silenzio ed in solitudine mentre
pregavano da soli, ricevendo la visita solo del loro decano, che era premuroso
di prendersi cura di loro e incoraggiarli. Tutti i cenobiti di un monastero si
riunivano per i pasti comuni e la preghiera comune, dopodiché un anziano esperto
spiegava loro le Scritture. La sera i cenobiti conversavano insieme nei loro
decanati, confortandosi e sfidandosi a vicenda nei loro sforzi simili ma
individuali. Presentavano i loro lavori al loro decano, dal quale ricevevano a
loro volta tutto ciò di cui avevano bisogno. Un cenobio egiziano era quindi un
raduno di individui somiglianti che muovevano i primi passi verso la perfezione
vivendo in comunità. Dal momento che speravano tutti di diventare un giorno
eremiti, la comunità in sé non ebbe un ruolo di primo piano o non ne ebbe
affatto nella loro spiritualità.
Tenendo a mente le
differenze di questi due modelli di vita cenobitica, penso che Vogüé abbia
ragione nel considerare il primo cenobio di Lérins essenzialmente basato sul
modello del deserto.
[16]
Egli sottolinea che, se confrontata
con le nozioni e le strutture comunitarie di Basilio e Agostino, la tradizione
desertico-egiziana del cenobitismo può sembrare carente e che, pur sottolineando
la solitudine e le relazioni gerarchiche, "agli occhi dei contemporanei non è
meno esclusivamente e semplicemente
cenobitica. . . . [Tuttavia,] è il punto di riferimento più sicuro che
possediamo per illustrare o ipotizzare le caratteristiche di Lérins nei suoi
primi decenni" (Vogüé, "Les debuts a Lérins" 21).. Il cenobio di Lérins fu
probabilmente modellato sugli esemplari del deserto con cui Onorato venne in
contatto o almeno venne a conoscenza in Oriente. Così, i primi monaci di Lérins
"vivevano la vita ascetica, ciascuno per sé, in una società poco unita senza
obiettivi comuni".
[17]
Potrebbe essere definito un
monastero di eremiti in comunità. Così pervasi dallo spirito del deserto
egiziano, i primi monaci di Lérins, seguendo la guida del loro fondatore
Onorato, si riferivano al loro cenobio semplicemente come "il deserto". Tale
appellativo è, ad esempio, impiegato in tutta la
Lode del deserto
di Eucherio,
che
R.A. Markus chiama "la più bella affermazione occidentale"
(End 160) del
monachesimo del deserto.
[18]
In questo breve trattato scritto
come lettera ad Ilario, Eucherio ci spiega come i primi monaci lerinensi
concepissero il deserto. Era per loro un luogo di separazione spaziale vissuto
principalmente come paradiso spirituale piuttosto che come luogo di
combattimento con forze demoniache. Nella fase iniziale del deserto di Lérins
l'accento era posto sull'esperienza individuale della beatitudine della vita
angelica insieme a compagni che la pensavano allo stesso modo, non sulla
comunità in sé.
[19]
Eppure la
primissima spiritualità egiziana del deserto si è evoluta sotto l'influenza di
Agostino e Giovanni Cassiano: quest'ultimo dedicò la sua seconda serie di
Conferenze ad Onorato ed Eucherio nel 425. Cassiano, avendo avuto una lunga
esperienza diretta del monachesimo egiziano, cercò di adattarlo per l’utilizzo
gallico; senza dubbio chiarì, modificò e trasformò molte idee e pratiche
monastiche che furono correnti a Lérins prima che i suoi scritti cominciassero
ad avere lì influenza. Ad esempio, Cassiano pensava principalmente al deserto,
nelle parole di R.A. Markus, come “il luogo della lotta con i demoni, il luogo
dove il monaco viene messo a nudo per la lotta tra la salvezza e la dannazione e
l'anima viene resa trasparente, esibendo la sua più intima e nascosta debolezza”
(End,162). Sotto l'influenza di Cassiano, i monaci erinensi
considerarono sempre più il deserto come il luogo della guerra spirituale.
Mentre i monaci egiziani vedevano nel cenobio la palestra della vita eremitica,
nel corso dei suoi scritti, ma soprattutto nelle sue XVIII e XIX
Conferenze,
Cassiano cercò di appropriarsi per il cenobio delle più alte aspirazioni
dell'eremita - il silenzio imperturbato della preghiera continua - e quindi
presentare la vita cenobitica come un degno e lodevole fine in sé.
[20]
Sebbene Cassiano raccomandi le
relazioni fraterne, la vita cenobitica era per lui soprattutto il perseguimento
risoluto e senza distrazioni della
vita perfecta in
compagnia di altri in una ricerca simile, in un luogo di separazione spaziale
che cercava di replicare l'heremi vastitas (Conl
19.10.1) del deserto egiziano.
[21]
Ma forse
l'influenza più importante che Cassiano ebbe su Lérins fu la sua ridefinizione
della contemplazione nel corso della stesura delle
Conferenze, equiparandola alla fine alla conoscenza spirituale acquisita
attraverso lo studio e la comprensione delle Scritture. Nelle sue successive
Conferenze,
Cassiano vede la vita monastica come un ciclo di ascetismo che prepara il
terreno per una comprensione spirituale delle Scritture e che, a sua volta,
alimenta la disciplina ascetica necessaria per la comprensione della Scrittura.
Solo con tale esperienza un monaco è degno di insegnamento.
[22]
L'infiltrazione nell'episcopato gallico di ex abati e monaci di
Lérins testimonia l'alta considerazione in cui erano tenuti riguardo alla loro
capacità di predicare e insegnare efficacemente, senza dubbio come risultato
della loro formazione a Lérins.
L'insegnamento di
Agostino sulla vita monastica influenzò profondamente anche la spiritualità di
Lérins: si cominciò a dare maggiore rilievo alla vita fraterna ed alla qualità
delle relazioni tra i fratelli. Così, grazie ad Agostino, Lérins iniziò a
pensare a se stessa come una
comunità ed a
vedere la costruzione di una santa comunità come un degno fine in sé. Pertanto,
«[l]a particolare alchimia intellettuale della comunità [di Lérins] riuscì a
coniugare una venerazione per Agostino con una spiritualità di stampo
marcatamente cassianeo» (Markus,
End
164). Pur rimanendo
fedele alle sue radici desertiche, Lérins si sviluppò in un vero e proprio
cenobio di tipo ecclesiola.
Evolvendosi da monastero di eremiti in comunità, divenne sempre più una comunità
di cenobiti nel deserto. Lérins divenne così “la sede e la culla di uno stile
originale di monachesimo, trapiantando in Provenza diversi aspetti del
monachesimo orientale e promuovendo la loro inculturazione attraverso una
sintesi originale” (Desprez, “Le
monachisme lerinien” 198). Quando Cesario entrò (488/89),
[23]
Lérins era arrivato
a rappresentare soprattutto una
comunità monastica.
Gli uomini entravano nel
monastero per condurvi la
vita perfecta e, mentre vivevano
separati dal mondo, lo facevano in comune con altri uomini. Dal giorno in cui un
uomo entrava in monastero, gli veniva continuamente ricordata l'importanza della
comunità monastica e la sua comune ricerca della perfezione. (Klingshirn,
Caesarius 26-27)
Sebbene si sappia
poco di Lérins dopo la partenza di Fausto per Riez nei primi anni 460, "il
monastero sembra aver mantenuto la sua reputazione di centro di spiritualità
monastica e cultura cristiana e fonte di vescovi per tutto il VI secolo"
(Klingshim,
Caesarius
24).
Porcario fu abate di Lérins negli ultimi anni del V secolo e nei primi anni del
VI. (Un tentativo di determinare date più precise per la sua abbazia verrà
condotto di seguito.) Ha presieduto un monastero ben consolidato che era stato a
lungo rinomato per la sua spiritualità e per l'alta qualità dei suoi monaci. Fu
il padre spirituale di un cenobio nel deserto con una vibrante e dinamica
tradizione di vita monastica che, nel suo tempo, cercò di perseguire la
perfezione personale soprattutto attraverso la carità fraterna e la costruzione
della trama di relazioni che sola può costituire una santa
comunità.
[24]
C'è un riferimento
ad una
regula nella prima
letteratura lerinense.
[25]
Mentre alcuni studiosi ritengono che ciò si riferisca a una Regola
definita e scritta, come quella di San Benedetto, altri preferiscono vederla
come un termine per un codice generale di ambita condotta. In ogni caso, non
esiste alcuna Regola di Lérins esplicitamente attribuita. Adalbert de Vogüé ha
suggerito che a Lérins siano state scritte una serie di antiche Regole
monastiche latine di data e provenienza sconosciute.
[26]
La Regola dei Quattro Padri (RIVP) sarebbe la prima di queste
Regole, scritta intorno al 410 quando i fondatori di Lérins vennero per la prima
volta ad abitare insieme. Una vita vissuta in comune ha bisogno di una struttura
e di un'organizzazione chiare e fu senza dubbio questa nuova realtà cenobitica
che rese necessaria la promulgazione di una Regola.
La caratteristica
che più colpisce della RIVP è la grande importanza della figura del superiore e
come la Regola preveda l'obbedienza a questo superiore come costitutiva
dell'unità della comunità. La Seconda Regola dei Padri (2RP) rappresenterebbe un
rinnovamento della Regola Lerinense che avvenne quando Massimo diventò abate nel
426/427. Questa Regola attenua la posizione straordinaria del superiore come si
trova nella RIVP e pone molto più accento sulla carità fraterna come forza
unificante della comunità, pur insistendo sull'importanza dell'obbedienza al
superiore. La regola di Macario (RMac) è vista da Vogüé come un'opera della fine
del V secolo che testimonia la maturità della vita monastica a Lérins mentre si
avvicinava al suo primo centenario. Nella RMac il superiore è menzionato solo di
sfuggita e l'unità comunitaria è vista soprattutto come costituita dalla carità
fraterna.
Sebbene alcuni
studiosi siano riluttanti ad accettare l'ipotesi di Vogüé,
[27]
ammettono che queste tre Regole esibiscono una spiritualità che
fondamentalmente è quella del cenobitismo del deserto e di Cassiano, ma
sostanzialmente e progressivamente influenzata dalle nozioni di vita monastica di
Agostino.
[28]
Per quanto ne so, nessuno ha smentito in modo convincente le teorie
di Vogüé, né fornito un'alternativa plausibile, e quindi accetto le opinioni
rigorosamente argomentate e abbondantemente documentate di Vogüé come ipotesi di
lavoro.
[1]
Mark DelCogliano, un ex monaco cistercense dell'abbazia di St. Joseph a Spencer,
MA, è attualmente professore all’Università di St. Thomas, Dipartimento di
Teologia St. Paul, Minnesota.
[2]
Le date relative ai vari eventi che segnano i primi giorni di Lérins sono tratte
da A. de Vogüé, Règles des saint Pères
I, SC (Sources Chrétiennes) 297 (Paris: Cerf, 1982) 21-95. Di seguito, Vogüé, SC
297. salvo diversa indicazione.
[3]
William E. Klingshirn,
Caesarius of Arles: The Making of a Christian Community in Late Antique
Gaul
(Cambridge: Cambridge U 1993) 20.
Di seguito Klingshirn,
Caesarius.
[4] Mireille Labrousse propone che Honoratus diventi vescovo di Arles
all'inizio del 428.
Si veda Mireille Labrousse,
Saint Honorat: fondateur de Lérins et évêque d’Arles,
Vie Monastique 31 (Begrolles-en-Mauges: Abbaye
de Bellefontaine 1995) 15 e 128 D'ora in poi Labrousse,
Saint Honorat.
[5] Vogüé sostiene 434 (SC 297.29) mentre Klingshirn 433(Caesarius
23).
[6] Ci sono diverse omelie utili per comprendere la spiritualità del
periodo iniziale di Lérins attribuite a Fausto nella raccolta EG (Eusebius
Gallicanus), in particolare la HM (Homilia ad Monachos).
[7] Klingshirn sostiene una data precedente, c. 451. Vedi Klingshirn,
Caesarius
23.
[8] Per una breve rassegna delle principali personalità tra i primi
monaci di Lérins, si veda Vincent Desprez, OSB, “Le monachisme lérinien
d'Honorat à Cesaire d'Arles (400-543) lecture de some texts”, in Marek
Starowieyski , ed.,
The Spirituality of Ancient Monasticism: Acts of the International Colloquium
Cracow-Tyniec, 16-19.11.1994
(Cracovia: Tyniec 1995)
197-226. Di seguito Desprez, “Le monachisme lérinien”.
[9] “Heremi amore flagrante”.
VH (Vita Honorati)
10; SC 235.100-06. Tutte le traduzioni dal latino e dal francese
sono mie.
[10]
“Heremum huic urbi propinquam.”
VH
15; SC 235.106-10.
[11]
Rappresentanti di questa posizione "tradizionale" sono A. Mundo, la cui
conferenza sull'argomento tenuta a Oslo nel 1960 rimane inedita ma è evidenziata
da Vogüé, SC 297.93-95, e CM Kasper,
Theologie und Askese.
Spiritualitat des Inselmonchtums von Lerins im 5. Jahrhundert, Beitrage zur Geschichte des Alten Monchtum und des
Benediktinertum 40 (Munster: Achendorff 1991).
Adalbert de Vogüé analizza e contesta alcune delle posizioni di Kasper nel suo
"Les débuts de la vie monastique a Lérins”.
In
seguito," Les débuts a Lérins. Remarques sur un ouvrage recent,"
Revue d'Histoire Ecclésiastique 88
(1993) 37.
[12] Rappresentanti di questa posizione includono Vogüé, SC
297.21-26, 103-06; “Les debuts a Lerins” 18-22, e Labrousse,
Saint Honorat 30-32.
[13]
Per la reazione di Agostino alle nozioni contemporanee di vita monastica e la
sua concezione in evoluzione di essa, si veda Robert A. Markus,
The End of Ancient Christianity
(Cambridge: Cambridge U 1990) 63-83. D'ora in poi Markus,
End. Un altro esempio tipico sarebbe Basilio di Cesarea: è
interessante notare che sia Agostino che Basilio erano vescovi che scrivevano
per monasteri urbani.
[14] Il “modello del deserto” come lo definisco qui si basa sulla vita
cenobitica nel Basso Egitto ed esclude lo stile di vita cenobitico dei monasteri
pacomiani situati nell'Alto Egitto.
[15] Le prime quattro
Istituzioni
descrivono l'aspetto esteriore del cenobitismo egiziano; si veda
anche
Conlationes
18.4.
[16] Vogüé, “Les débuts à Lérins” 19-22.
Michael Carrias ha tentato di dimostrare che San Basilio di Cesarea ebbe la
maggiore influenza su Onorato e che la forma della vita monastica all'inizio di
Lérins era fortemente basiliana.
Si
veda Michael Carrias, “Vie monastique et règle a Lérins au temps d’Honorat,”Revue
d'histoire de l'Eglise de France 74 (1988) 191-211.
Ma Vogüé ha confutato le sue affermazioni e ha dimostrato quanto fossero tenue
le sue argomentazioni nell’articolo "Aux origins de Lérins: la règle de saint
Basile", Studia Monastica 31 (1989) 259-266.
[17] J.M. Wallace-Hadrill, The Frankish Church
(Oxford: Clarendon 1983) 6. In seguito, Wallace-Hadrill.
[18]
L'edizione critica latina più recente è “Eucherius De laude eremi”
di Salvator Pricoco
(Catania: Centro di Studi Sull'Antico Cristianesimo 1965). L'ultima traduzione
si trova nella terza appendice di Tim Vivian, Kim Vivian e Jeffrey Burton
Russell, trad., The Life of the Jura Fathers , CSS 178 (Kalamazoo, MI:
Cistercian 1999) 197-215. D'ora in poi Vivian, Jura Fathers.
[19]
Per la prima concezione lerinense del deserto si veda Markus,
End 160-162 e Wallace-Hadrill 7.
[20]
Owen Chadwick, John Cassian, 2a ed.
(Cambridge: Cambridge U 1968) 52-54.
[21]
Per la concezione di Cassiano della vita monastica, si veda Markus,
End 163-6 8.
[22] Per la rielaborazione di Cassiano dell'ideale contemplativo, vedi
Markus,
End
181-97.
[23] Le date che segnano gli eventi della vita di Cesario sono
sicuramente tratte da Klingshirn,
Caesarius,
se non diversamente specificato.
[24] Per una discussione del contesto teologico e delle tendenze di
Lérins, si veda Thomas A. Smith,
De Gratia: Faustus of
Riez's Treatise on Grace and Its Place in the History of Theology
(Notre Dame, IN: U Notre Dame 1990) 21 - 60 (inquadramento storico
e teologico) e 107-55 (discussione delle fonti teologiche).
[25] Si veda l'omelia di Fausto su Onorato, EG (Eusebius
Gallicanus (una raccolta di omelie galliche)).
72.4.34, CCSL (Corpus Christianorum.
Serie Latina) 101A.776. Si veda
anche HM di Faustus (Homilia
ad Monachos): HM 3.6, EG 38.197,
CCSL 101A.446; HM 5.6, EG 40.181, CCSL 101A.480; HM 8.4, EG 43.69, CCSL
101A.514; HM 9.2, EG 44.13, CCSL 101A.523.
Anche il
Concilia Galliae
CCSL 148.134.32-36.
[26]
Cfr. Adalbert de Vogüé,
Règles des saints pères I & II,
SC 297-298 (Paris: Cerf 1982).
Cfr.
nota 3. Questi volumi contengono i testi critici delle Regole, nonché analisi e
commenti approfonditi. Per una sintesi della sua ipotesi, si veda SC 297.21-39.
Una buona sintesi inglese dell'ipotesi di Vogüé si trova in Klingshirn,
Caesarius
24-27.
[27] Cfr. Markus,
End
184 e Klingshirn,
Caesarius 24-26. Klingshirn osserva che mentre la maggior parte dello
scetticismo accademico si è concentrato sulle ipotesi di Vogüé riguardanti RIVP
e 2RP, il caso di RMac come Regola in uso a Lérins tra la fine del V e l'inizio
del VI secolo si basa su prove ragionevolmente solide. Desprez, “Les monachisme
lérinien” 212-14, senza dare un giudizio definitivo sulla questione, elenca
alcuni pro e contro relativi all'ipotesi di Vogüé. Labrousse,
Saint Honorat
35-36, è del tutto convinto dell'ipotesi di Vogüé.
[28] Ad esempio, Klingshirn,
Caesarius 26.
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |
| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
2 luglio 2023 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net