L'ATTUALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO


La saggezza benedettina per dare nuova vita e nuova speranza

alla comunità familiare

Estratto dal libro "San Benedetto e la vita familiare"

di D. Massimo Lapponi O.S.B., Libreria Editrice Fiorentina

Per chi volesse leggere altri capitoli del libro vada sul sito dell'Abbazia di Farfa https://www.abbaziadifarfa.it/


PREFAZIONE

DI S. EM. CARD. FRANC RODÈ

Vi sono opere intramontabili, che ancora a distanza di molti secoli si rivelano feconde di nuove ispirazioni per la vita dell'uomo, non ancora esplorate dalle generazioni precedenti. Indubbiamente tra queste opere va annoverata la Regola di san Benedetto. Scritta millecinquecento anni fa, frutto di un ripensamento originale della precedente tradizione monastica orientale e occidentale e dell’esperienza di una vita interamente dedita al servizio di Dio, nella sua apparente semplicità essa nasconde tesori di profonda sapienza umana e spirituale.

L’opera di Benedetto era rivolta ai monaci, e sembrerebbe che l'autore non avesse nulla da spartire con la vita secolare, e in particolare con la vita familiare. L'autore del volume che presentiamo ci dimostra il contrario: vissuto in un’epoca tragica di guerre, carestie, pestilenze, invasioni e dissoluzione civile e morale, Benedetto volle insegnare agli italiani del suo tempo come si possa vivere insieme nella pace, nell'armonia, nel rispetto reciproco e nella  cristiana carità. Per questo i monasteri benedettini non furono soltanto oasi di spiritualità, ma anche modelli fecondi di civiltà e di vita associata per le generazioni a venire. I metodi razionalisti della critica storica non potranno mai misurare l'influsso incalcolabile che l’esempio della vita benedettina ebbe sulla vita sociale e sulle comunità familiari dei secoli passati.

 Tutto questo oggi facilmente si dimentica. Ma proprio l’attuale esperienza della dissoluzione della vita familiare, alla quale sembra che non si sia trovato ancora un efficace rimedio, ci può far riscoprire in una luce nuova l'intramontabile insegnamento di san Benedetto sulla vita in comune. L‘autore di questo volume, che ha tra l’altro il pregio della brevità ma che sa dire molto in poche pagine, ci permette di toccare con mano quanto sia attuale la saggezza benedettina non solo per guidare le comunità religiose, ma anche per dare nuova vita e nuova speranza alla comunità familiare. Non saranno infatti le conferenze e le discussioni di gruppo, e neanche le riforme legislative - per quanto auspicabili esse possano essere - a salvare l’istituzione familiare, ma soltanto il diffondersi di un modello vissuto di vita associata alternativo a quello ormai purtroppo dovunque imperante. “E a me sembra di poter affermare” scrive il nostro autore “che esiste un solo modello che oggi possa efficacemente essere proposto alle famiglie: il modello benedettino quale emerge dalla Regola e dalla tradizione“.

Ha ragione? Lasciamo al lettore la risposta. Noi ci limitiamo a raccomandare vivamente a tutte le famiglie, cristiane o laiche, la lettura di queste dense pagine, in ogni caso scritte con non comune passione e perciò tanto più stimolanti e provocatorie.

 

Card. Franc Rodé

Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

 



PROPOSTE PER UNA VITA DI FAMIGLIA ISPIRATA ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

 

Come abbiamo cercato di evidenziare altrove, san Benedetto e la tradizione monastica hanno voluto ordinare la vita quotidiana di una comunità alla luce della saggezza umana e cristiana, perché il singolo che voglia vivere cristianamente non sia ostacolato, ma al contrario sia sostenuto nella sua scelta di vita dalla comunità di cui fa parte. Questo ordinamento presenta due elementi: la disposizione pratica delle azioni e la disposizione interiore che deve animarle. Il primo elemento comporta le modalità e gli orari da seguirsi nei vari ambiti dell'agire (cioè il lavoro, il riposo, i pasti, le uscite, il vestire etc.). Il secondo comporta le relative disposizioni spirituali, cioè l'umiltà, l'obbedienza, la carità, la preghiera, l'ascolto di Dio etc. e le condizioni con- crete che le favoriscono. Da questi due elementi e dal loro intrecciarsi scaturisce un quadro completo e dettagliato di vita comunitaria, frutto del ripensamento della tradizione monastica precedente attuato da san Benedetto dopo anni di esperienza e sviluppato poi successivamente dai suoi seguaci nei corso dei secoli.

Cercheremo ora di desumere da questa tradizione i vari aspetti, esteriori e interiori, secondo ì quali dovrebbe ordinare la propria vita una famiglia che voglia cercare di sottrarsi al disordine oggi imperante attraverso la saggezza umana e cristiana benedettina.

Per prima cosa cercheremo di elencare due serie di disposizioni - esteriori e interiori — ispirate alla Regola di san Benedetto e ai suoi sviluppi e adattate allo spirito di una famiglia.

1.       Le disposizioni esteriori riguarderanno: il lavoro (domestico, professionale, creativo), il riposo, i pasti, i vestiti, le uscite, gli ambienti, gli arredi, gli strumenti.

2.       Le disposizioni interiori dipenderanno in massima parte da quegli aspetti della vita di famiglia ordinati più direttamente a coltivare il cuore e la mente: la preghiera, comune e privata, la carità all’interno e all’esterno della famiglia, il servizio reciproco, il dialogo fraterno, i tempi e i modi della conversazione e del silenzio, la lettura, lo studio, la musica, il canto sacro e profano, lo svago e l’arte più tradizionali, i mezzi moderni di divertimento, di  espressione artistica e di comunicazione, l’ordinamento dell’abitazione (il luogo di culto, la biblioteca, l’ambiente del lavoro comune, la decorazione artistica, gli oggetti e le immagini devozionali).

Ora esamineremo in dettaglio i punti sopra elencati.  

 

 

1.       Il lavoro.

 

1 . 1 . Il lavoro domestico.

 

I fratelli si servano l’un l’altro, sicché nessuno sia dispensato dall’ufficio della cucina, se non perché infermo ovvero occupato in affare di grande utilità, giacché con ciò si guadagna una maggiore ricompensa e un maggior merito di carità.

 Santa Regola, c. 35

 

Come in tutti i punti che esamineremo in seguito, appare già in questo che per san Benedetto il lavoro manuale è di fatto un impegno spirituale, perché l’umile servizio domestico - in questo caso la cucina - significa esercizio di carità fraterna, vittoria sul proprio egoismo e sulla propria pigrizia, imitazione di Cristo obbediente e sofferente. Applicato alla vita di famiglia, questo insegnamento di san Benedetto appare non semplicemente una norma pratica per alleviare il lavoro domestico della madre, distribuendone l’onere su tutti i membri della famiglia: ancor più che questo, esso è un potentissimo mezzo educativo, attraverso il quale i figli - ma naturalmente anche gli adulti - imparano, non con le parole ma con i fatti, che cosa significhi la pratica dell‘amore fraterno e acquisiscono, con l ‘esercizio di ogni giorno, le virtù della carità, della laboriosità, della pazienza, della cura, della precisione. Senza questa integrazione, la lezione di catechismo serve a poco. È superfluo sottolineare quale influsso positivo avrebbe questa pratica - e le altre di cui parleremo in seguito - sull’affezione reciproca, sulla mutua comprensione - anche generazionale -, sulla stabilità della famiglia.  

 

1.2. Il lavoro professionale.

 

Se nel monastero vi sono fratelli esperti in qualche arte, la esercitino pure, ma con tutta umiltà e solo con il consenso dell’abate. Se però qualcuno di loro s’insuperbisce per la perizia che ha nell’arte sua, perché crede di portare un utile al monastero, costui sia tolto dall'esercizio di quell’arte e non vi sia più ammesso, salvo che non si umili e l’abate non glielo permetta di nuovo.

Santa Regola, c. 57

 

Anche su questo punto l’insegnamento di san  Benedetto può essere prezioso per la vita di famiglia. Infatti la Regola richiama il principio fondamentale che ciò che più conta non è l‘abilità professionale o il titolo di studio o la posizione nella società, ma l’umile conoscenza della propria povertà davanti a Dio e la disponibilità al sacrificio di se stessi e del proprio interesse o piacere per il servizio fraterno. In questa luce, il lavoro di casa può essere più fecondo di benedizioni per chi lo esercita e per tutta la famiglia che non il più brillante lavoro professionale, anche se questo apporta - almeno apparentemente - maggiori vantaggi finanziari. Questi vantaggi, infatti, potrebbero essere gravemente compromessi dalla mancanza di umiltà e di carità, dalla conseguente mancanza di reciproca affezione in famiglia, dalla scala di valori sbagliata preposta all‘educazione dei giovani. San Benedetto non si fa incantare dalle prospettive di un maggiore benessere economico o prestigio sociale: ciò che per lui conta è il bene delle anime e l‘armonia fraterna che ne deriva. Un saggio abate diceva: “Non abbiamo bisogno di professori, ma di monaci.” Analogamente si potrebbe dire: non abbiamo bisogno di professionisti, ma di madri, padri, figli e figlie, che anche nella vita sociale non dovranno essere soltanto professionisti. C’è da aggiungere, poi, che qualsiasi professione guadagna sotto tutti gli aspetti a essere umilmente posposta e subordinata al vero bene delle anime.

 

1.3. Il lavoro creativo (artistico e artigianale)

 

 Consideri come vasi sacri dell’altare tutti gli oggetti e i beni dei monastero.

 Santa Regola, c. 31

 

Per illustrare questo punto - come altri che vedremo in seguito - dobbiamo tener conto della plurisecolare tradizione benedettina. Se san Benedetto non parla mai di arte, i monasteri dei suoi monaci attraverso i secoli si sono sempre segnalati per produzioni artistico-artigianali legate alla vita di preghiera e di lavoro di tutti i giorni. I libri liturgici sono stati ornati di splendide miniature, i paramenti sacri sono stati confezionati con mirabili ricami, i vasi dell'altare hanno offerto l'occasione di lavori di oreficeria, i cori lignei sono stati intarsiati artisticamente, senza parlare delle opere di architettura, di pittura, di scultura relative a chiese, cappelle, chiostri, ambulacri e luoghi di vita comune. A queste espressioni più propriamente artistiche si possono aggiungere attività artigianali minori, quali il cucito, il rammendo, la confezione di dolci etc. In tutte queste cose la cura ordinaria e non ordinaria per il culto e per l‘ordine della casa, che si esprime spesso nel lavoro domestico, riceve un'ispirazione spirituale ed estetica che scaturisce dalla coscienza umana e religiosa dei monaci e che aggiunge ai vantaggi, già rilevati, del lavoro manuale un elemento nuovo. Notava Förster che spolverando con cura  delle statuine di porcellana si impara a trattare il prossimo con delicatezza e rispetto. Se a questo si aggiunge l’impegno, spesso assai arduo, di trasfondere nei materiali e negli oggetti d’uso l'espressione sensibile della propria creatività e del proprio amore per un ideale estetico umano e religioso, il lavoro diventa nello stesso tempo altamente educativo, come dominio dell‘anima sul corpo e sul mondo sensibile, e fonte di intima gioia per sé e per gli altri. Da quanto detto si può comprendere il danno causato dalla quasi totale sparizione del lavoro artistico artigianale nella vita quotidiana delle famiglie e dalla sua sostituzione con il lavoro puramente mentale astratto dello studio scolastico, con l'attività professionale fuori casa e con giochi e divertimenti fondati su artifici elettronici e spettacoli televisivi assorbiti per ore passivamente. Si è notato nei giovani di oggi un disordine materiale e mentale che viene facilmente corretto con l’impegno assiduo in attività manuali e artigianali. Vorrei aggiungere che l'attuale decadenza delle arti belle in gran parte dipende, senza alcun dubbio, dalla mancanza di quel la base familiare artigianale di cui abbiamo detto, che nessuna accademia può sostituire.

È superfluo a questo punto sottolineare quanto la famiglia attuale potrebbe imparare, in questo campo, dalla tradizione benedettina. 

   


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21 giugno 2014                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net