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I H S
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IGNAZIO DI LOYOLA
ESERCIZI
SPIRITUALI
Testo estratto
dal sito
gesuiti.it
(giugno 2022)
Anima di Cristo, santificami
Corpo di Cristo, salvami
Sangue di Cristo, inebriami
Acqua del costato di Cristo, lavami
Passione di Cristo, confortami
O
buon Gesù, esaudiscimi
Dentro le tue ferite nascondimi
Non permettere che io mi separi da te
Dal nemico maligno difendimi
Nell'ora della mia morte chiamami
E
comandami di venire a te
Perché con i tuoi santi io ti lodi nei secoli dei secoli.
Amen.
[1]
ANNOTAZIONI
PER AVERE UNA QUALCHE COMPRENSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI CHE SEGUONO, E
PER AIUTARE SIA CHI LI DEVE PROPORRE SIA CHI LI DEVE FARE.
Prima annotazione. Con il termine di esercizi spirituali si intende ogni
forma di esame di coscienza, di meditazione, di contemplazione, di preghiera
vocale e mentale, e di altre attività spirituali, come si dirà più avanti.
Infatti, come il passeggiare, il camminare e il correre sono esercizi
corporali, così si chiamano esercizi spirituali i diversi modi di preparare
e disporre l'anima a liberarsi da tutte le affezioni disordinate e, dopo
averle eliminate, a cercare e trovare la volontà di Dio nell'organizzazione
della propria vita in ordine alla salvezza dell'anima.
[2]
Seconda
annotazione. Chi propone a un altro un metodo o un procedimento per meditare
o contemplare, deve esporre fedelmente il soggetto della meditazione o della
contemplazione, limitandosi a toccare i vari punti con una breve e semplice
spiegazione. Così chi contempla afferra subito il vero senso del mistero;
poi, riflettendo e ragionando da sé, scopre qualche aspetto che gliele fa
capire o sentire un po' meglio, o con il proprio ragionamento o per una
illuminazione divina, In questo modo ricava maggior gusto e frutto
spirituale di quanto ne avrebbe se chi propone gli esercizi avesse spiegato
c sviluppato ampiamente il senso del mistero. Infatti non è il sapere molto
che sazia e soddisfa l'anima, ma il sentire e gustare le cose internamente.
[3]
Terza
annotazione. In tutti gli esercizi spirituali che seguono ci serviamo degli
atti dell'intelletto per ragionare e di quelli della volontà per suscitare
gli affetti; perciò teniamo presente che negli atti della volontà, quando
rivolgiamo preghiere vocali o mentali a Dio nostro Signore o ai santi, si
richiede da parte nostra un maggiore rispetto di quando ci serviamo
dell'intelletto per ragionare.
[4]
Quarta
annotazione. Agli esercizi che seguono sono assegnate quattro settimane,
corrispondenti alle quattro parti in cui si dividono gli esercizi stessi:
nella prima si considerano e si contemplano i peccati; nella seconda la vita
di Cristo nostro Signore fino al giorno delle Palme incluso; nella terza la
passione di Cristo nostro Signore; nella quarta la risurrezione e
l'ascensione, aggiungendo i tre modi di pregare. Con questo non si intende
che ogni settimana debba durare necessariamente sette o otto giorni; infatti
può accadere che nella prima settimana alcuni siano più lenti nel trovare
quello che cercano, cioè pentimento, dolore e lacrime per i loro peccati,
oppure che alcuni siano più diligenti di altri, o più agitati o messi alla
prova da diversi spiriti. Perciò conviene a volte abbreviare e a volte
allungare la settimana; lo stesso vale per le settimane successive, cercando
di ottenere il frutto corrispondente all'argomento trattato. In ogni modo
gli esercizi si concluderanno più o meno in trenta giorni.
[5]
Quinta
annotazione. Giova molto che chi fa gli esercizi li intraprenda con animo
aperto e generoso verso il suo Creatore e Signore, mettendogli a
disposizione tutta la propria volontà e libertà, in modo che la divina
maestà possa disporre di lui e di quanto possiede secondo la sua santissima
volontà.
[6]
Sesta
annotazione. Chi propone gli esercizi, quando avverte che l'esercitante non
riceve nell'anima alcuna mozione spirituale, come consolazioni o
desolazioni, e nemmeno è agitato da alcuno spirito, deve informarsi
accuratamente se fa gli esercizi nei tempi stabiliti e come li fa, e se
osserva con diligenza le addizioni, chiedendo conto in particolare su
ciascuno di questi punti. Si dirà più avanti delle consolazioni e
desolazioni [316-324] e delle addizioni [73-90].
[7]
Settima
annotazione. Chi propone gli esercizi, se si accorge che l'esercitante è
desolato o tentato, non si mostri con lui rigido e severo, ma affabile e
delicato; gli infonda coraggio e forza per andare avanti, lo aiuti a
scoprire le astuzie del nemico della natura umana, e lo disponga ad
accogliere la consolazione che in seguito verrà.
[8]
Ottava
annotazione. Chi propone gli esercizi, secondo le esigenze che avverte
nell'esercitante in fatto di desolazioni e di astuzie del demonio, oppure di
consolazioni, potrà spiegargli le regole della prima e della seconda
settimana, che servono appunto a conoscere i diversi spiriti [313-327;
328-336].
[9]
Nona
annotazione. Si deve tener presente che, quando l'esercitante che sta
facendo gli esercizi della prima settimana non è esperto nella vita
spirituale, può essere tentato in modo grossolano e palese, per esempio
provando diverse difficoltà a progredire nel servizio di Dio nostro Signore,
come disagio, rispetto umano, ansia per l'onore mondano, e così via. In
questo caso chi propone gli esercizi non gli spieghi le regole sui diversi
spiriti proprie della seconda settimana; infatti, come gli possono giovare
le regole della prima settimana, così lo disorienterebbero quelle della
seconda, trattandosi di materia troppo difficile ed elevata perché possa
capirla.
[10]
Decima
annotazione. Chi propone gli esercizi, quando avverte che l'esercitante è
combattuto e tentato sotto l'apparenza di bene, proprio allora deve
spiegargli le regole già accennate della seconda settimana. Di solito,
infatti, il nemico della natura umana tenta più spesso sotto apparenza di
bene uno che si esercita nella vita illuminativa, corrispondente agli
esercizi della seconda settimana, e non tanto uno che si esercita nella vita
purgativa, corrispondente agli esercizi della prima settimana.
[11]
Undicesima
annotazione. Chi sta facendo gli esercizi della prima settimana, è bene che
non venga informato di quello che dovrà fare nella seconda settimana; si
impegni invece nella prima, per raggiungere quello che cerca, come se nella
seconda non sperasse di trovare nulla di buono.
[12]
Dodicesima
annotazione. Chi propone gli esercizi deve far presente all'esercitante che
ognuna delle cinque meditazioni o contemplazioni assegnate per ogni giorno
deve durare un'ora; perciò procuri di aver sempre la coscienza tranquilla,
con la certezza di aver dedicato ad ogni esercizio un'ora intera, e
piuttosto di più che di meno. Infatti il demonio cerca in tutti i modi di
far abbreviare l'ora della contemplazione, meditazione o preghiera.
[13]
Tredicesima
annotazione. Così pure si deve tener presente che nel tempo della
consolazione è facile e non gravoso perseverare per un'ora intera; invece
nel tempo della desolazione è molto difficile arrivare sino alla fine.
Perciò l'esercitante, per reagire alla desolazione e vincere le tentazioni,
deve sempre trattenersi un po' più di un'ora intera; così si abitua, non
solo a resistere al demonio, ma anche a sconfiggerlo.
[14]
Quattordicesima annotazione. Chi propone gli esercizi, se si accorge che
l'esercitante procede con abbondante consolazione e con molto fervore, deve
avvertirlo di non fare alcuna promessa o voto in modo sconsiderato e
impulsivo; e quanto più si rende conto che è di temperamento incostante,
tanto più lo deve avvertire e ammonire. É lecito, infatti, esortare un altro
ad entrare in un ordine religioso dove si fa voto di obbedienza, povertà e
castità; ed è vero che l'opera buona fatta con voto è più meritoria di
quella fatta senza voto; tuttavia bisogna considerare attentamente la
condizione particolare della persona e l'aiuto o la difficoltà che potrà
trovare nel mantenere l'impegno che intende assumere.
[15]
Quindicesima annotazione. Chi propone gli esercizi non deve esortare
l'esercitante alla povertà o a farne promessa piuttosto che al contrario, né
deve indurlo a uno stato o a un modo di vita piuttosto che a un altro.
Infatti fuori degli esercizi è lecito e meritorio esortare tutti quelli che
probabilmente ne hanno le attitudini a scegliere la castità, il celibato, la
vita consacrata e ogni stato di perfezione evangelica; invece durante gli
esercizi spirituali, nei quali si ricerca la volontà di Dio, è più opportuno
e molto meglio che sia lo stesso Creatore e Signore a comunicarsi all'anima
devota, abbracciandola nel suo amore e alla sua lode, e disponendola alla
via nella quale potrà meglio servirlo in futuro. Perciò chi propone gli
esercizi non si avvicini né propenda all'una o all'altra parte, ma resti in
equilibrio come il peso sul braccio di una stadera, e lasci che il Creatore
agisca direttamente con la creatura, e la creatura con il suo Creatore e
Signore.
[16]
Sedicesima
annotazione. A tale fine, cioè perché il Creatore e Signore possa agire più
efficacemente nella creatura, se per caso una persona è disordinatamente
affezionata e incline a una cosa, è molto opportuno che si sforzi,
impegnando tutte le proprie energie, per arrivare al contrario di quello a
cui è malamente affezionata. Per esempio, se uno tende a cercare e ad
ottenere un incarico o un beneficio ecclesiastico, non per l'onore e la
gloria di Dio nostro Signore, né per il bene spirituale delle anime, ma per
proprio vantaggio e per interessi terreni, deve tendere al contrario. Perciò
deve intensificare la preghiera e le altre pratiche spirituali, chiedendo a
Dio nostro Signore il contrario, cioè di non volere quell'incarico o quel
beneficio o qualunque altra cosa, finché la divina Maestà, mettendo ordine
nei suoi desideri, non gli avrà fatto mutare quella prima affezione. In
questo modo, l'unico movente per desiderare o per conservare questo o quel
bene sarà il servizio, l'onore e la gloria della divina Maestà.
[17]
Diciassettesima annotazione. Giova molto che chi propone gli esercizi, senza
voler indagare sui pensieri personali e sui peccati dell'esercitante, sia
informato con precisione delle varie agitazioni e dei pensieri che i diversi
spiriti suscitano in lui. In questo modo, secondo il suo maggiore o minore
profitto, è in grado di proporgli alcuni degli esercizi spirituali che sono
opportuni e adatti alle necessità della sua anima variamente agitata.
[18]
Diciottesima annotazione. Questi esercizi spirituali si devono adattare alle
condizioni degli esercitanti, ossia alla loro età, cultura o intelligenza.
Perciò, se uno è semplice o debole di salute, non gli si deve proporre
quello che non può facilmente sostenere e da cui non può ricavare vantaggio;
ma a ciascuno si deve dare secondo la disponibilità che dimostra, perché
possa ricavarne maggior aiuto e vantaggio. Pertanto, se uno vuole essere
aiutato per istruirsi e per soddisfare fino a un certo punto la sua anima,
gli si può proporre l'esame particolare [24-31], poi l'esame generale
[32-43] e insieme il modo di pregare, per mezz'ora al mattino, sui
comandamenti, sui vizi capitali, e così via [238]; gli si raccomandi anche
di confessare i suoi peccati ogni otto giorni e, se può, di ricevere la
comunione ogni quindici giorni o, se è ben disposto, anche ogni otto giorni.
Questo metodo è più adatto alle persone semplici e poco istruite: si
spieghino loro i singoli comandamenti, i vizi capitali, i precetti della
Chiesa, i cinque sensi, le opere di misericordia. Ugualmente, se chi propone
gli esercizi si accorge che l'esercitante ha poca attitudine o poca capacità
naturale, e quindi non ci si può aspettare da lui molto frutto, è più
opportuno proporgli alcuni degli esercizi meno impegnativi, finché confessi
i suoi peccati. Quindi gli si proporranno alcuni esami di coscienza e il
modo di confessarsi più diligentemente di quanto era solito, per conservare
quello che ha raggiunto; ma non si procederà oltre a parlare di elezione o
di altri esercizi che non siano della prima settimana, specialmente quando
con altri si può ricavare maggior frutto e manca il tempo per arrivare a
tutto.
[19]
Diciannovesima annotazione. Chi è impegnato in mansioni pubbliche o in
occupazioni importanti, ed è persona di cultura o di ingegno, può dedicare
un'ora e mezzo agli esercizi. Dopo avergli spiegato per qual fine l'uomo è
creato, gli si può proporre per mezz'ora l'esame particolare, poi l'esame
generale e il modo di confessarsi e di comunicarsi. Potrà fare per tre
giorni, ogni mattina per un'ora, la meditazione sul primo, secondo e terzo
peccato [45-53]; quindi per altri tre giorni, alla stessa ora, la
meditazione sui peccati propri [55-61]; nei tre giorni successivi, sempre
alla stessa ora, la meditazione sulle pene corrispondenti ai peccati
[65-72], aggiungendo in tutte e tre le meditazioni le dieci addizioni
[73-90]. Lo stesso metodo si seguirà per i misteri di Cristo nostro Signore,
come si spiegherà ampiamente più avanti negli stessi esercizi.
[20]
Ventesima
annotazione. Se uno è più libero e desidera ricavare il maggior frutto
possibile, gli si propongano per intero gli esercizi spirituali nello stesso
ordine in cui si presentano. Ordinariamente, chi fa questi esercizi ricava
tanto più frutto quanto più si distacca da amici, conoscenti e da ogni
preoccupazione materiale. Per esempio, può cambiare la casa in cui dimora e
trasferirsi in un'altra casa o in un'altra camera, per abitarvi con il
maggior raccoglimento possibile; così gli sarà facile partecipare ogni
giorno alla messa e ai vespri, senza timore di essere disturbato dai
conoscenti. Da questo isolamento derivano, fra molti altri, tre vantaggi
principali. Primo: chi si distacca da molti amici e conoscenti, e anche da
molte occupazioni non bene ordinate, per servire e lodare Dio nostro
Signore, acquista un grande merito davanti alla divina Maestà. Secondo: chi
sta così appartato, non avendo la mente distratta da molte cose, ma ponendo
tutta l'attenzione in una sola, cioè nel servire il Creatore e nel giovare
alla propria anima, può impegnare più liberamente le sue facoltà naturali
per cercare con diligenza quello che tanto desidera. Terzo: quanto più
un'anima si trova sola e appartata, tanto più diventa capace di avvicinarsi
e di unirsi al suo Creatore e Signore; e quanto più gli si unisce, tanto più
si dispone a ricevere grazie e doni dalla somma e divina bontà.
[21]
ESERCIZI
SPIRITUALI PER VINCERE SE STESSO E PER METTERE ORDINE NELLA PROPRIA VITA
SENZA PRENDERE DECISIONI IN BASE AD ALCUNA AFFEZIONE CHE SIA DISORDINATA.
[22]
PRESUPPOSTO. Per maggiore aiuto e vantaggio, sia di chi propone sia di chi
fa gli esercizi spirituali, è da presupporre che un buon cristiano deve
essere propenso a difendere piuttosto che a condannare l'affermazione di un
altro. Se non può difenderla, cerchi di chiarire in che senso l'altro la
intende; se la intende in modo erroneo, lo corregga benevolmente; se questo
non basta, impieghi tutti i mezzi opportuni perché la intenda correttamente,
e così possa salvarsi.
PRIMA SETTIMANA
[23]
PRINCIPIO E
FONDAMENTO.
L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così
raggiungere la salvezza; le altre realtà di questo mondo sono create per
l'uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato. Da questo segue
che l'uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per il suo fine, e deve
allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo. Perciò è necessario
renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è
lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in
modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la
malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l'onore piuttosto che il
disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il
resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio
al fine per cui siamo creati.
[24]
ESAME
PARTICOLARE QUOTIDIANO:
COMPRENDE TRE TEMPI E SI FA DUE VOLTE AL GIORNO.
Primo tempo. Al mattino, appena alzati, si deve fare il proposito di evitare
con impegno quel peccato particolare o quel difetto da cui ci si vuole
correggere ed emendare.
[25]
Secondo
tempo. Dopo il pranzo si chiede a Dio nostro Signore quello che si vuole,
cioè la grazia di ricordare quante volte si è caduti in quel peccato
particolare o in quel difetto, e la grazia di emendarsene per l'avvenire. Si
fa poi il primo esame, chiedendo conto alla propria coscienza di quel punto
particolare dal quale ci si vuole correggere ed emendare, passando in
rassegna ora per ora, o periodo per periodo, da quando ci si è alzati fino
al momento di questo esame. Sulla prima linea della g = si segnano tanti
punti quante sono le volte che si è caduti in quel peccato particolare o in
quel difetto, e si rinnova il proposito di emendarsene fino al secondo esame
che si farà.
[26]
Terzo
tempo. Dopo la cena si fa il secondo esame allo stesso modo, di ora in ora,
a partire dal primo esame fino a questo secondo. Sulla seconda linea della
stessa g = si segnano tanti punti quante sono le volte che si è caduti in
quel peccato particolare o in quel difetto.
[27]
Seguono
quattro addizioni per eliminare più facilmente quel peccato particolare o
quel difetto.
Prima addizione. Ogni volta che si cade in quel peccato particolare o in
quel difetto, si porti la mano al petto dolendosi di essere caduti; questo
gesto si può fare anche in presenza di molti, senza che se ne accorgano.
[28]
Seconda
addizione. Dato che la prima linea della g = indica il primo esame e la
seconda linea il secondo esame, alla sera si veda se c'è un miglioramento
dalla prima linea alla seconda, cioè dal primo al secondo esame.
[29]
Terza
addizione. Si confronti il secondo giorno con il primo, cioè i due esami di
questo giorno con i due esami del giorno precedente, e si veda se c'è stato
un miglioramento da un giorno all'altro.
[30]
Quarta
addizione. Si confronti una settimana con l'altra, e si veda se in questa
settimana c'è stato un miglioramento rispetto alla precedente.
[31]
Nota. Si
noti che nel grafico la prima G =, maiuscola, indica la domenica; la
seconda, minuscola, il lunedì; la terza il martedì, e così di seguito.
[32]
ESAME
GENERALE DI COSCIENZA PER PURIFICARSI E PER CONFESSARSI MEGLIO.
Presuppongo che esistono in me tre tipi di pensieri, cioè uno mio proprio,
che deriva
unicamente dalla mia libertà e dalla mia volontà, e gli altri due che
provengono dall'esterno, uno dallo spirito buono e l'altro dallo spirito
cattivo.
[33]
I PENSIERI.
Ci sono due modi di acquistare merito quando un cattivo pensiero viene
dall'esterno. Primo modo: mi viene, per esempio, il pensiero di commettere
un peccato mortale; io gli resisto prontamente ed esso resta vinto.
[34]
Secondo
modo: mi viene quello stesso cattivo pensiero e gli resisto; il pensiero
ritorna un'altra volta e poi ancora, e sempre resisto, finché esso se ne va,
vinto. Questo secondo modo è più meritorio del primo.
[35]
C'è peccato
veniale quando, venendo lo stesso pensiero di commettere un peccato mortale,
gli si dà ascolto, ci si sofferma per qualche tempo e se ne riceve un certo
compiacimento sensuale; oppure quando c'è un po' di negligenza nel
respingerlo.
[36]
C'è peccato
mortale in due casi.
Primo caso: quando si acconsente al cattivo pensiero, per fare in seguito
come si è acconsentito, o per metterlo in atto subito, se è possibile.
[37]
Secondo
caso: quando si commette concretamente quel peccato. Questo è più grave per
tre motivi: per la maggior durata, per la maggiore intensità e per il
maggior danno, se sono coinvolte due persone.
[38]
LE PAROLE.
Non si deve giurare né sul Creatore né sulle creature, se non secondo
verità, per necessità e con rispetto. Per necessità si intende quando si
afferma con giuramento, non qualsiasi verità, ma una verità di una certa
importanza, a vantaggio dell'anima o del corpo o di qualche bene terreno.
Per rispetto si intende quando, nel pronunciare il nome del proprio Creatore
e Signore, se ne ha coscienza e si è attenti a rendergli l'onore e la
riverenza che gli sono dovuti.
[39]
Nel
giuramento inutile si pecca più gravemente giurando sul Creatore che
giurando su una creatura; è da notare tuttavia che giurare su una creatura
nel modo dovuto (cioè secondo verità, per necessità e con rispetto) è più
difficile che giurare sul Creatore; e questo per tre motivi.
Primo motivo. Quando si vuole giurare su una creatura, nominando appunto la
creatura, non si è così attenti e cauti nel dire la verità o nel confermarla
per necessità, come quando si nomina il Signore e Creatore di tutte le cose.
Secondo motivo. Quando si giura su una creatura, non è così facile
rispettare e onorare il Creatore come quando si giura sullo stesso Creatore
e Signore nominandolo direttamente; infatti il nominare Dio nostro Signore
comporta maggiore onore e rispetto che non il nominare una cosa creata. Per
questo, il giurare su una creatura è consentito più a coloro che sono
formati che a coloro che sono deboli; infatti le persone formate, per la
pratica assidua della contemplazione e per l'illuminazione della mente, si
rendono conto più facilmente che Dio nostro Signore è in ogni creatura con
la propria essenza, presenza e potenza; così, quando giurano su una
creatura, sono preparati e disposti più degli altri a onorare e rispettare
il loro Creatore e Signore.
Terzo motivo.
Giurando frequentemente su una creatura, c'è da temere il pericolo di
idolatria più nelle persone deboli che in quelle formate.
[40]
Non si
devono dire parole inutili: si intende, cioè, quelle che non giovano né a sé
né ad altri, e neppure sono indirizzate a tale scopo. Non è inutile, invece,
parlare di tutto quello che giova, o ha intenzione di giovare, all'anima
propria o degli altri, o al corpo o a qualche bene terreno; e neppure
parlare di cose in sé estranee al proprio stato, come quando un religioso
parla di guerre o di commerci. Ma in tutti questi casi c'è merito se si
parla con retta intenzione, e c'è peccato se si parla con cattiva intenzione
o inutilmente.
[41]
Non si deve
diffamare o criticare: infatti, se si rivela un peccato mortale che non sia
pubblico, c'è peccato mortale; se si rivela un peccato veniale, c'è peccato
veniale; se si rivela un difetto, si manifesta il proprio difetto. Se
l'intenzione è retta, si può parlare di un peccato o di una mancanza altrui
in due casi.
Primo caso: quando il peccato è pubblico, come quello di prostituzione, o
quando si tratta di una sentenza emessa in tribunale, o di un errore diffuso
che contamina le persone che ne sono raggiunte.
Secondo caso: quando si manifesta un peccato occulto a qualcuno perché aiuti
chi è in peccato a risollevarsi, purché vi siano fondati indizi e buone
probabilità che possa aiutarlo.
[42]
LE AZIONI.
Prendendo come riferimento i dieci comandamenti, i precetti della Chiesa e
le disposizioni dei superiori, tutto quello che si fa contro qualcuno di
questi tre punti è peccato più o meno grave, secondo la maggiore o minore
importanza. Per disposizioni dei superiori si intendono anche le bolle delle
crociate ed altre indulgenze, come quelle per le rappacificazioni, che si
concedono a coloro che si confessano e si comunicano. Infatti non è peccato
leggero provocare o commettere azioni contrarie a così pie esortazioni e
disposizioni dei superiori.
[43]
MODO DI
FARE L'ESAME GENERALE: COMPRENDE CINQUE PUNTI.
Primo punto: ringraziare Dio nostro Signore per i benefici ricevuti.
Secondo punto: chiedere la grazia di conoscere i peccati e di eliminarli.
Terzo punto: chiedere conto alla propria coscienza ora per ora, o periodo
per periodo, da quando ci si è alzati fino al momento di questo esame, prima
sui pensieri, poi sulle parole e infine sulle azioni, seguendo lo stesso
procedimento che è stato indicato nell'esame particolare [25].
Quarto punto: chiedere perdono a Dio nostro Signore per le mancanze.
Quinto punto: proporre di emendarsi con la sua grazia. Infine dire un Padre
nostro.
[44]
CONFESSIONE
GENERALE E COMUNIONE.
Chi liberamente vorrà fare la confessione generale, ne ricaverà, fra molti
altri, questi tre vantaggi.
Primo. Chi si confessa ogni anno non è tenuto a fare la confessione
generale; ma se la fa, ne ricava maggior frutto e merito, per il maggior
dolore attuale di tutti i peccati e di tutte le cattiverie dell'intera vita.
Secondo. Durante gli esercizi spirituali, i peccati e la loro malizia si
conoscono più a fondo che nel tempo in cui non si prendeva tanta cura della
vita interiore; perciò se ne acquista maggiore consapevolezza e dolore, e si
ricava maggior frutto e merito che in passato.
Terzo. Per conseguenza, confessandosi meglio e con migliori disposizioni, si
è anche più preparati e disposti a ricevere la santa Eucaristia; e questo
aiuta, non solo a non ricadere in peccato, ma anche a mantenersi e a
crescere nella grazia. La confessione generale si farà di preferenza subito
dopo gli esercizi della prima settimana.
[45]
PRIMO
ESERCIZIO: MEDITAZIONE DA FARE CON LE TRE FACOLTÀ DELL'ANIMA SUL PRIMO,
SECONDO E TERZO PECCATO. DOPO UNA PREGHIERA PREPARATORIA E DUE PRELUDI,
COMPRENDE TRE PUNTI PRINCIPALI E UN COLLOQUIO.
[46]
La
preghiera preparatoria consiste nel chiedere a Dio nostro Signore la grazia
che tutte le mie intenzioni, le mie attività esterne e le mie operazioni
interiori tendano unicamente al servizio e alla lode della sua divina
Maestà.
[47]
Il primo
preludio è la composizione vedendo il luogo. Qui è da notare che nella
contemplazione o meditazione di una realtà sensibile, come è contemplare
Cristo nostro Signore che è visibile, la composizione consisterà nel vedere
con l'immaginazione il luogo materiale dove si trova quello che voglio
contemplare: per luogo materiale si intende, ad esempio, il tempio o un
monte dove si trova Gesù Cristo o nostra Signora, secondo quello che voglio
contemplare. Nella contemplazione o meditazione di una realtà non sensibile,
come in questo caso dei peccati, la composizione consisterà nel vedere con
l'immaginazione e nel considerare la mia anima imprigionata in questo corpo
mortale, e tutto l'uomo come esule in questa valle fra animali bruti: tutto
l'uomo, si intende cioè anima e corpo.
[48]
Il secondo
preludio consiste nel domandare a Dio nostro Signore quello che voglio e
desidero. La domanda deve essere conforme all'argomento trattato. Per
esempio, se contemplo la risurrezione, domanderò gioia con Cristo gioioso;
se contemplo la passione, domanderò dolore, lacrime e sofferenza con Cristo
sofferente. Qui sarà domandare vergogna e umiliazione per me stesso, vedendo
quanti si sono dannati per un solo peccato mortale, e quante volte io avrei
meritato di essere condannato in eterno per i miei tanti peccati.
[49]
Nota. Prima
di tutte le meditazioni o contemplazioni, si devono fare sempre la preghiera
preparatoria, senza cambiarla, e i due preludi già indicati, variandoli
alcune volte secondo l'argomento trattato.
[50]
Primo
punto. Il primo peccato è quello degli angeli: su questo devo esercitare la
memoria, poi l'intelletto ragionando, infine la volontà. Voglio ricordare e
capire tutto questo per vergognarmi e umiliarmi sempre più, confrontando
l'unico peccato degli angeli con i miei tanti peccati: essi sono andati
all'inferno per un solo peccato, e io l'ho meritato innumerevoli volte per i
miei tanti peccati. Devo dunque richiamare alla memoria il peccato degli
angeli: essi furono creati in grazia, ma non vollero usare la libertà per
prestare rispetto e obbedienza al loro Creatore e Signore; perciò, divenuti
superbi, passarono dalla grazia alla perversione e furono precipitati dal
cielo nell'inferno. Devo poi ragionare più in particolare con l'intelletto e
suscitare gli affetti con la volontà.
[51]
Secondo
punto. Il secondo peccato è quello di Adamo ed Eva: anche su questo devo
esercitare le tre facoltà dell'anima. Richiamerò alla memoria che, in
seguito a questo peccato, essi fecero penitenza per tanto tempo, e fra gli
uomini dilagò tanta corruzione, per cui molti andarono all'inferno. Devo
dunque richiamare alla memoria il secondo peccato, quello dei nostri
progenitori: dopo che Adamo fu creato nella regione di Damasco e posto nel
paradiso terrestre, e dopo che Eva fu formata da una sua costola, fu loro
proibito di mangiare il frutto dell'albero della scienza; ma essi ne
mangiarono e così peccarono; perciò, coperti di pelli e scacciati dal
paradiso, trascorsero tutta la vita fra molti travagli e molta penitenza,
senza la giustizia originale che avevano perduto. Devo poi ragionare più in
particolare con l'intelletto ed esercitare la volontà nel modo già indicato.
[52]
Terzo
punto. Devo fare ancora lo stesso sul terzo peccato particolare: è il caso
di una persona che per un solo peccato mortale è andata all'inferno, e di
moltissime altre persone che vi sono andate per meno peccati di quanti ne ho
fatto io. Devo dunque fare lo stesso sul terzo peccato particolare,
richiamando alla memoria la gravità e la malizia del peccato contro il mio
Creatore e Signore. Devo poi ragionare con l'intelletto, considerando che
chi ha peccato e agito contro la bontà infinita, giustamente è stato
condannato in eterno, e concludere con la volontà nel modo già indicato.
[53]
Colloquio.
Immaginando Cristo nostro Signore davanti a me e posto in croce, farò un
colloquio: egli da Creatore è venuto a farsi uomo, e dalla vita eterna è
venuto alla morte temporale, così da morire per i miei peccati. Farò
altrettanto esaminando me stesso: che cosa ho fatto per Cristo, che cosa
faccio per Cristo, che cosa devo fare per Cristo. Infine, vedendolo in
quello stato e appeso alla croce, esprimerò quei sentimenti che mi si
presenteranno.
[54]
Il
colloquio deve essere spontaneo, come quando un amico parla all'amico, o un
servitore parla al suo padrone, ora chiedendo un favore, ora accusandosi di
una colpa, ora manifestando un suo problema e chiedendo consiglio. Alla fine
si dice un Padre nostro.
[55]
SECONDO
ESERCIZIO: MEDITAZIONE SUI PECCATI. DOPO LA PREGHIERA PREPARATORIA E DUE
PRELUDI, COMPRENDE CINQUE PUNTI E UN COLLOQUIO.
La preghiera preparatoria è la stessa.
Il primo preludio è la stessa composizione.
Il secondo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà
chiedere un profondo e intenso dolore e lacrime per i miei peccati.
[56]
Primo
punto. Il primo punto consiste nel passare in rassegna i miei peccati: devo
cioè richiamare alla memoria tutti i peccati della mia vita, esaminando anno
per anno o periodo per periodo. A questo proposito sono utili tre
considerazioni: rivedere il luogo e la casa dove ho abitato, le relazioni
che ho avuto con altri, le attività che ho svolto.
[57]
Secondo
punto. Valuto i miei peccati, considerando la bruttura e la malizia che ogni
peccato mortale commesso ha per sua natura, anche se non si trattasse di
cosa proibita.
[58]
Terzo
punto. Considero chi sono io, ridimensionando me stesso mediante confronti.
Primo: che cosa sono io rispetto a tutti gli uomini;
secondo: che cosa sono gli uomini rispetto a tutti gli angeli e i santi del
paradiso; terzo: considero che cos'è tutto l'universo rispetto a Dio;
allora, io da solo che cosa posso essere?;
quarto: considero tutta la corruzione e la bruttura della mia persona;
quinto: mi considero come una piaga e un ascesso, da cui sono usciti tanti
peccati, tante
cattiverie e così nauseante veleno.
[59]
Quarto
punto. Considero chi è Dio contro il quale ho peccato, confrontando i suoi
attributi con i rispettivi contrari che sono in me: la sua sapienza con la
mia ignoranza, la sua onnipotenza con la mia fragilità, la sua giustizia con
la mia iniquità, la sua bontà con la mia cattiveria.
[60]
Quinto
punto. Un grido di stupore con profonda commozione, considerando che tutte
le creature mi hanno lasciato in vita e conservato in essa: gli angeli, che
sono la spada della giustizia divina, mi hanno sopportato e custodito e
hanno pregato per me; i santi hanno continuato a intercedere e a pregare per
me; e il cielo, il sole, la luna, le stelle e gli elementi, i frutti, gli
uccelli, i pesci e gli altri animali... ; e la terra non si è aperta per
inghiottirmi, creando nuovi inferni per essere tormentato in essi in eterno.
[61]
Colloquio.
Alla fine farò un colloquio riflettendo sulla misericordia divina,
ringraziando Dio nostro Signore che mi ha conservato in vita fino ad ora, e
facendo il proposito di emendarmi con la sua grazia per l'avvenire.
Terminerò dicendo un Padre nostro.
[62]
TERZO
ESERCIZIO: RIPETIZIONE DEL PRIMO E DEL SECONDO ESERCIZIO CON TRE COLLOQUI.
Dopo la preghiera preparatoria e i due preludi, ripeto il primo e il secondo
esercizio, fermando l'attenzione e trattenendomi più a lungo sui punti nei
quali ho sentito maggior consolazione o desolazione o maggior sentimento
spirituale. Dopo questo farò tre colloqui nel modo seguente.
[63]
Il primo
colloquio con nostra Signora, perché mi ottenga da suo Figlio tre grazie: la
prima, che io acquisti un'intima conoscenza dei miei peccati e li detesti;
la seconda, che
10
senta il
disordine delle mie azioni, e così, detestandole, possa emendarmi e mettere
ordine in me stesso; la terza, che io prenda conoscenza del mondo, e così,
detestandolo, possa tenermi lontano dalle vanità terrene. Qui dirò un'Ave
Maria.
11
secondo
colloquio, nello stesso modo, con il Figlio, perché mi ottenga queste grazie
dal Padre. Qui dirò la preghiera "Anima di Cristo".
Il terzo colloquio, nello stesso modo, con il Padre, perché l'eterno Signore
me le conceda. Qui dirò un Padre nostro.
[64]
QUARTO
ESERCIZIO: RIPRESA DEL TERZO ESERCIZIO.
La ripresa consiste nel ricordare sinteticamente le verità contemplate negli
esercizi precedenti e nel riflettere a lungo su queste con l'intelletto
senza divagazioni. Alla fine si fanno gli stessi tre colloqui.
[65]
QUINTO
ESERCIZIO: MEDITAZIONE SULL'INFERNO. DOPO UNA PREGHIERA PREPARATORIA E DUE
PRELUDI, COMPRENDE CINQUE PUNTI E UN COLLOQUIO.
La preghiera preparatoria è la solita.
Il primo preludio è la composizione: qui consiste nel vedere con
l'immaginazione l'inferno in tutta la sua lunghezza, larghezza e profondità.
Il secondo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà
chiedere un'intima conoscenza della pena che soffrono i dannati; così, se
per le mie colpe dovessi dimenticarmi dell'amore dell'eterno Signore, almeno
il timore delle pene mi aiuti a non cadere in peccato.
[66]
Primo
punto: vedo con l'immaginazione le grandi fiamme dell'inferno e le anime
come in corpi incandescenti.
[67]
Secondo
punto: ascolto con le orecchie i pianti, le urla, le grida, le bestemmie
contro nostro Signore e contro tutti i santi.
[68]
Terzo
punto: odoro con l'olfatto il fumo, lo zolfo, il fetore e il putridume.
[69]
Quarto
punto: assaporo con il gusto cose amare, come le lacrime, la tristezza e il
rimorso della coscienza.
[70]
Quinto
punto: palpo con il tatto, come cioè quelle fiamme avvolgono e bruciano le
anime.
[71]
Colloquio.
Facendo un colloquio con Cristo nostro Signore, richiamerò alla memoria le
anime che sono all'inferno: alcune perché non credettero alla sua venuta;
altre perché, pur credendoci, non agirono secondo i suoi comandamenti.
Distinguerò tre categorie:
La prima, precedentemente alla sua venuta. La seconda, durante la sua vita.
La terza, dopo la sua vita in questo mondo.
Nel fare questo, lo ringrazierò perché non ha permesso che io fossi in
nessuna delle tre categorie, mettendo fine alla mia vita; così pure perché
fino ad ora ha sempre avuto per me tanta pietà e misericordia. Terminerò
dicendo un Padre nostro.
[72]
Nota. Il
primo esercizio si fa a mezzanotte; il secondo al mattino appena alzati, il
terzo prima o dopo la messa, ma comunque prima del pranzo; il quarto all'ora
dei vespri; il quinto un'ora prima della cena. Questa distribuzione del
tempo va osservata generalmente in tutte le quattro settimane; però può
essere modificata, secondo che l'età, la disposizione e il temperamento
dell'esercitante gli consentano di fare i cinque esercizi o di farne meno.
[73]
ADDIZIONI
PER FARE MEGLIO GLI ESERCIZI E PER TROVARE PIÙ FACILMENTE QUELLO CHE SI
DESIDERA.
Prima addizione. Dopo essermi coricato, sul punto di addormentarmi, per la
durata di un'Ave Maria, penserò a che ora devo alzarmi e a che scopo, e
richiamerò sinteticamente l'esercizio che devo fare.
[74]
Seconda
addizione. Appena sveglio, senza distrarmi con altri pensieri, rivolgerò
subito l'attenzione a quello che devo contemplare nel primo esercizio della
mezzanotte. Mi sforzerò di provare vergogna per i miei tanti peccati,
proponendomi qualche esempio, come quello di un cavaliere che si trova alla
presenza del re e di tutta la sua corte, pieno di vergogna e di umiliazione
per averlo offeso gravemente, pur avendo prima ricevuto da lui molti doni e
molti favori. Così pure, nel secondo esercizio mi immaginerò come un grande
peccatore incatenato, sul punto di comparire, stretto in catene, davanti al
sommo ed eterno Giudice; mi proporrò l'esempio dei carcerati che, incatenati
e ormai degni di morte, compaiono davanti al giudice terreno. Mi vestirò
trattenendomi in questi o in altri pensieri, secondo l'argomento della
meditazione.
[75]
Terza
addizione. Per la durata di un Padre nostro, starò in piedi a un passo o due
dal posto dove sto per contemplare o meditare: volgendo in alto la mente e
pensando che Dio nostro Signore mi guarda e cose simili, farò un atto di
riverenza o di umiltà.
[76]
Quarta
addizione. Incomincerò la contemplazione o in ginocchio, o prostrato per
terra, o disteso con il volto verso l'alto, o seduto, o in piedi, cercando
sempre quello che voglio. Terrò presenti due cose: la prima che, se trovo
quello che voglio stando in ginocchio, non cambierò posizione; lo stesso se
lo trovo stando prostrato, e così via; la seconda che, dove troverò quello
che voglio, lì mi fermerò, senza aver fretta di passare oltre, finché non ne
sia pienamente soddisfatto.
[77]
Quinta
addizione. Dopo aver finito l'esercizio, per un quarto d'ora, stando seduto
o passeggiando, esaminerò come mi è andata la contemplazione o la
meditazione: se è andata male, cercherò la causa da cui questo deriva e,
dopo averla individuata, me ne pentirò per emendarmi in avvenire; se è
andata bene, ringrazierò Dio nostro Signore e un'altra volta farò allo
stesso modo.
[78]
Sesta
addizione. Eviterò di pensare a cose piacevoli o liete, come il paradiso o
la risurrezione, perché ogni pensiero di gioia o di letizia impedisce di
sentire pena, dolore e lacrime per i peccati. Mi ricorderò invece che voglio
sentire dolore e pena, pensando piuttosto alla morte e al giudizio.
[79]
Settima
addizione. Mi priverò totalmente della luce, chiudendo le imposte e le porte
mentre sono in camera, tranne che per recitare l'ufficio divino, leggere e
mangiare.
[80]
Ottava
addizione. Eviterò di ridere e di dire cosa alcuna che provochi il riso.
[81]
Nona
addizione. Terrò gli occhi bassi, tranne che nel ricevere la persona con cui
devo parlare e nel congedarla.
[82]
Decima
addizione. Riguarda la penitenza, che si divide in interna ed esterna. La
penitenza interna consiste nel dolersi dei propri peccati, con il fermo
proposito di non commettere più né questi né altri. La penitenza esterna,
che è frutto della prima, consiste nel castigarsi dei peccati commessi e si
pratica soprattutto in tre modi.
[83]
Primo modo:
riguarda il vitto. Si noti che togliere il superfluo non è penitenza ma
temperanza; penitenza è togliere dal conveniente: quanto più tanto meglio,
purché la persona non si indebolisca e non ne consegua una seria infermità.
[84]
Secondo
modo: riguarda il sonno. Anche qui non è penitenza togliere il superfluo,
cioè quanto sa di raffinatezza e di mollezza; penitenza è togliere dal
conveniente: quanto più tanto meglio, purché la persona non si indebolisca e
non ne consegua una seria infermità. Non si deve neanche togliere niente dal
sonno conveniente, a meno che non serva per raggiungere il giusto mezzo, se
si avesse la cattiva abitudine di dormire troppo.
[85]
Terzo modo:
riguarda il castigo del corpo, infliggendogli un dolore sensibile; questo si
ottiene portando sulle membra cilici o cordicelle o catenelle di ferro,
flagellandosi o ferendosi, o con altre forme di austerità.
[86]
Nota bene.
Il modo migliore e più sicuro di fare penitenza sembra questo: che il dolore
si senta all'esterno e non penetri all'interno, così da procurare sofferenza
ma non infermità. Perciò sembra più opportuno flagellarsi con cordicelle
sottili che fanno male all'esterno, piuttosto che in un altro modo che possa
causare all'interno una seria infermità.
[87]
Prima nota.
Le penitenze esteriori si fanno soprattutto per tre scopi: il primo, per
riparare i peccati commessi; il secondo, per vincere se stesso, cioè perché
l'istinto obbedisca alla ragione, e le facoltà sensitive siano sottomesse a
quelle spirituali, il terzo, per cercare e ottenere qualche grazia o dono
che si vuole e si desidera: per esempio, se uno desidera ottenere un'intima
contrizione dei propri peccati, oppure il dono di piangere molto su questi o
sulle pene e i dolori che Cristo nostro Signore ha sofferto nella passione;
o ancora per sciogliere qualche dubbio in cui si trova.
[88]
Seconda
nota. Si noti che la prima e la seconda addizione si devono applicare per
gli esercizi della mezzanotte e dell'alba, non per quelli che si fanno in
altre ore. La quarta addizione non si applicherà mai in chiesa davanti ad
altri, ma in privato, per esempio in casa propria.
[89]
Terza nota.
Quando l'esercitante non trova ancora quello che desidera, come lacrime o
consolazioni e così via, spesso giova fare qualche cambiamento nel vitto,
nel sonno e negli altri modi di fare penitenza, e così variare, facendo
penitenza per due o tre giorni, e per altri due o tre no. Infatti per alcuni
è opportuno fare più penitenza e per altri meno; spesso, inoltre, si
tralascia di fare penitenza per amore dei propri sensi o perché si crede
erroneamente di non poterla sopportare senza una seria infermità; altre
volte, invece, si fa troppa penitenza pensando che il corpo possa
sopportarla. Dio nostro Signore, che conosce perfettamente la nostra natura,
spesso in questi cambiamenti fa sentire a ciascuno quello che per lui è
opportuno.
[90]
Quarta
nota. L'esame particolare si farà per eliminare difetti e negligenze negli
esercizi e nelle addizioni. Lo stesso vale per la seconda, terza e quarta
settimana.
SECONDA SETTIMANA
[91]
LA CHIAMATA
DEL RE TERRENO AIUTA A CONTEMPLARE LA VITA DEL RE ETERNO.
La preghiera preparatoria è la solita [46].
Il primo preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere con
l'immaginazione le sinagoghe, le città e i paesi attraverso i quali Cristo
nostro Signore predicava.
Il secondo preludio consiste nel domandare la grazia che voglio: qui sarà
chiedere a nostro Signore la grazia di non essere sordo alla sua chiamata,
ma pronto e sollecito nell'adempiere la sua santissima volontà.
[92]
Primo
punto. Immagino di avere davanti a me un re terreno, designato direttamente
da Dio nostro Signore, a cui portano rispetto e obbedienza tutti i principi
e tutti i cristiani.
[93]
Secondo
punto. Osservo come questo re parla a tutti i suoi e dice: «È mia volontà
sottomettere al mio potere tutto il territorio degli infedeli; perciò chi
vuole venire con me deve accontentarsi di mangiare come me, e così bere,
vestire e tutto il resto. Inoltre deve faticare con me di giorno, vegliare
di notte e via dicendo; così alla fine avrà parte con me nella vittoria,
come l'avrà avuta nelle fatiche».
[94]
Terzo
punto. Penso che cosa devono rispondere i sudditi fedeli a un re così
generoso e così umano, e quindi come sarebbe degno di essere disprezzato da
tutti e considerato un vile cavaliere chi non accettasse la proposta di un
tale re.
[95]
La seconda
parte di questo esercizio consiste nell'applicare l'esempio precedente del
re terreno a Cristo nostro Signore, seguendo gli stessi tre punti.
Primo punto. Se l'appello del re terreno ai suoi sudditi merita attenzione,
quanto più degno di considerazione è vedere nostro Signore, re eterno, che
ha davanti a sé tutti gli uomini del mondo, e chiama ciascuno in particolare
dicendo: "È mia volontà sottomettere al mio potere tutto il mondo e tutti
gli avversari, e così entrare nella gloria del Padre mio; perciò chi vuole
venire con me deve faticare con me, perché, seguendomi nella sofferenza, mi
segua anche nella gloria".
[96]
Secondo
punto. Penso che tutte le persone ragionevoli e di buon senso si offriranno
senza riserve alla fatica.
[97]
Terzo
punto. Quelli che vorranno impegnarsi
(afectarse)
di più e distinguersi in ogni servizio del loro re eterno e signore
universale, non soltanto si offriranno alla fatica, ma, andando anche contro
le propria sensualità, le affezioni disordinate
(amor carnai)
e le vanità mondane, faranno una offerta di maggior valore e di maggiore
importanza dicendo:
[98]
"Eterno
Signore di tutte le cose, con il tuo favore e il tuo aiuto io faccio la mia
offerta davanti alla tua infinita bontà, davanti alla tua gloriosa Madre e a
tutti i santi e le sante della corte celeste: io voglio e desidero ed è mia
ferma decisione, purché sia per tuo maggior servizio e lode, imitarti nel
sopportare ogni ingiuria e disprezzo e ogni povertà, sia materiale che
spirituale, se la tua santissima Maestà vorrà scegliermi e ricevermi in
questo genere di vita".
[99]
Prima nota.
Questo esercizio si farà due volte al giorno, cioè al mattino appena alzati
e un'ora prima del pranzo o della cena.
[100]
Seconda
nota. Nella seconda settimana, e così anche in seguito, giova molto leggere
ogni tanto passi dell'Imitazione di Cristo o dei Vangeli e delle vite dei
santi.
[101]
PRIMO
GIORNO, PRIMA CONTEMPLAZIONE: L'INCARNAZIONE.
COMPRENDE LA PREGHIERA PREPARATORIA, TRE PRELUDI, TRE PUNTI E UN COLLOQUIO.
La solita preghiera preparatoria.
[102]
Il primo
preludio consiste nel richiamare il soggetto
(historia)
della contemplazione: le tre Persone divine osservano tutta la superficie
ricurva del mondo popolato di uomini; vedendo che tutti vanno all'inferno,
stabiliscono da tutta l'eternità che la seconda Persona si faccia uomo, per
salvare il genere umano; così, giunto il tempo prefissato, inviano l'angelo
san Gabriele a nostra Signora [262].
[103]
Il secondo
preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere la grande
estensione ricurva del mondo, dove vivono tanti e così diversi popoli;
vedere in particolare la casa e le stanze di nostra Signora a Nazaret, nella
provincia di Galilea.
[104]
Il terzo
preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà domandare di
conoscere intimamente il Signore che per me si è fatto uomo, perché più lo
ami e lo segua.
[105]
Nota. Qui è
bene notare che, in questa settimana e nelle seguenti, bisogna fare la
stessa preghiera preparatoria senza cambiarla, come si è detto all'inizio, e
gli stessi tre preludi, variando la forma secondo l'argomento trattato.
[106]
Primo
punto: vedo le persone, le une e le altre. Primo, vedo gli abitanti della
terra, così diversi sia nelle vesti sia negli atteggiamenti: alcuni bianchi
e altri neri, alcuni in pace e altri in guerra, alcuni che piangono e altri
che ridono, alcuni sani e altri malati, alcuni che nascono e altri che
muoiono, e così via.
Secondo, vedo e considero le tre Persone divine nella loro sede regale o sul
trono della loro divina Maestà: esse osservano la superficie ricurva della
terra e gli uomini di tutte le razze, che vivono come ciechi e quando
muoiono vanno all'inferno.
Terzo, vedo nostra Signora e l'angelo che la saluta, e rifletto per ricavare
frutto da questa vista.
[107]
Secondo
punto: ascolto quello che dicono gli uomini sulla terra, cioè come parlano
tra loro, giurano, bestemmiano e via dicendo; così pure ascolto quello che
dicono le Persone divine, cioè: «Facciamo la redenzione del genere umano»;
ascolto poi quello che dicono l'angelo e nostra Signora; infine rifletto per
ricavare frutto dalle loro parole.
[108]
Terzo
punto: osservo quello che fanno gli uomini sulla terra; per esempio,
feriscono, uccidono, vanno all'inferno, e via dicendo; così pure guardo
quello che fanno le Persone divine, cioè compiono l'opera della santissima
Incarnazione; e ancora guardo quello che fanno l'angelo e nostra Signora,
cioè l'angelo compie la sua missione di messaggero e nostra Signora con un
atto di umiltà ringrazia la divina Maestà; infine rifletto per ricavare
qualche frutto da ciascuna di queste considerazioni.
[109]
Colloquio.
Alla fine farò un colloquio pensando a quello che devo dire alle tre Persone
divine o al Verbo incarnato o alla Madre e Signora nostra: secondo quello
che sentirò in me, chiederò l'aiuto per seguire e imitare meglio nostro
Signore, come se si fosse ora incarnato. Dirò un Padre nostro.
[110]
SECONDA
CONTEMPLAZIONE: LA NATIVITÀ.
La solita preghiera preparatoria.
[111]
Il primo
preludio è il soggetto della contemplazione: nostra Signora, che era incinta
di quasi nove mesi, seduta in groppa a un'asina (come si può piamente
pensare), san Giuseppe e una domestica partirono da Nazaret conducendo con
sé un bue, per andare a Betlemme a pagare il tributo che Cesare aveva
imposto a tutte quelle regioni [264].
[112]
Il secondo
preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere con
l'immaginazione la strada da Nazaret a Betlemme, considerando quanto è lunga
e larga, e se corre in pianura o per valli o per alture; così pure vedere la
grotta della natività, osservando se è grande o piccola, bassa o alta, e che
cosa contiene.
[113]
Il terzo
preludio sarà lo stesso della contemplazione precedente e si farà allo
stesso modo.
[114]
Primo
punto: vedo le persone, cioè nostra Signora, san Giuseppe, la domestica e il
bambino Gesù appena nato; mi faccio come un piccolo e indegno servitorello
guardandoli, contemplandoli e servendoli nelle loro necessità, come se mi
trovassi lì presente, con tutto il rispetto e la riverenza possibili. Infine
rifletterò su me stesso per ricavare qualche frutto.
[115]
Secondo
punto: osservo, noto e contemplo quello che dicono; e, riflettendo su me
stesso, cerco di ricavare qualche frutto.
[116]
Terzo
punto: osservo e considero quello che fanno; per esempio, camminano e si
danno da fare perché il Signore nasca in un'estrema povertà, per poi morire
sulla croce, dopo aver tanto sofferto la fame e la sete, gli insulti e le
offese: e tutto questo per me; infine, riflettendo, cerco di ricavare
qualche frutto spirituale.
[117]
Colloquio.
Alla fine farò un colloquio, come nella contemplazione precedente, e dirò un
Padre nostro.
[118]
TERZA
CONTEMPLAZIONE: RIPETIZIONE DEL PRIMO E DEL SECONDO ESERCIZIO.
Dopo la preghiera preparatoria e i tre preludi, si farà la ripetizione del
primo e del secondo esercizio, fermandosi sempre su alcuni punti più
importanti, dove si era sentita qualche illuminazione o consolazione o
desolazione. Alla fine si farà un colloquio e si dirà un Padre nostro.
[119]
Nota. In
questa ripetizione e in tutte le seguenti si seguirà lo stesso procedimento
già seguito nelle ripetizioni della prima settimana, variando l'argomento e
conservando la forma.
[120]
QUARTA
CONTEMPLAZIONE: RIPETIZIONE DELLA PRIMA E DELLA SECONDA CONTEMPLAZIONE, COME
SI È FATTO NELLA RIPETIZIONE PRECEDENTE.
[121]
QUINTA
CONTEMPLAZIONE: APPLICAZIONE DEI SENSI SULLA PRIMA E LA SECONDA
CONTEMPLAZIONE.
Dopo la preghiera preparatoria e i tre preludi, giova ripercorrere con i
cinque sensi dell'immaginazione la prima e la seconda contemplazione nel
modo seguente.
[122]
Primo
punto: vedo con la vista dell'immaginazione le persone, meditando e
contemplando nei particolari le circostanze che le riguardano, e ricavando
qualche frutto dalla loro vista.
[123]
Secondo
punto: ascolto con l'udito quello che dicono o potrebbero dire; e,
riflettendo su me stesso, cerco di ricavarne qualche frutto.
[124]
Terzo
punto: odoro e assaporo, con l'olfatto e con il gusto, l'infinita soavità e
dolcezza della divinità, dell'anima e delle sue virtù, e di tutto il resto,
a seconda della persona che contemplo; e, riflettendo su me stesso, cerco di
ricavarne qualche frutto.
[125]
Quarto
punto: sento con il tatto, per esempio accarezzo e bacio i luoghi dove
queste persone camminano e siedono; e sempre cerco di ricavarne frutto.
[126]
Colloquio.
Alla fine farò un colloquio, come nella prima e nella seconda
contemplazione, [109, 117] e dirò un Padre nostro.
[127]
Prima nota.
È da notare che, per tutta questa settimana e nelle altre che seguono, devo
leggere soltanto il mistero relativo alla contemplazione che sto per fare.
Per il momento, dunque, non leggerò alcun mistero che non debba contemplare
in quel giorno o a quell'ora; e questo perché la considerazione di un
mistero non disturbi quella di un altro.
[128]
Seconda
nota. Il primo esercizio sull'Incarnazione si farà a mezzanotte, il secondo
all'alba, il terzo all'ora della messa, il quarto all'ora dei vespri e il
quinto prima dell'ora di cena. A ciascuno dei cinque esercizi si dedicherà
un'ora; lo stesso procedimento si seguirà anche in seguito.
[129]
Terza nota.
Se l'esercitante è anziano o debole, o se, benché forte, è uscito un po'
indebolito dalla prima settimana, è meglio che in questa seconda settimana,
almeno qualche volta, non si alzi a mezzanotte; farà invece una
contemplazione al mattino, un'altra all'ora della messa, una terza prima del
pranzo, una ripetizione delle stesse contemplazioni all'ora dei vespri e
l'applicazione dei sensi prima della cena.
[130]
Quarta
nota. In questa seconda settimana, fra le dieci addizioni indicate nella
prima settimana, bisogna modificare la seconda, la sesta, la settima e la
decima [74, 78, 79, 82].
La seconda: appena sveglio, mi metterò davanti la contemplazione che sto per
fare, con il desiderio di conoscere meglio il Verbo incarnato, per servirlo
e seguirlo sempre meglio.
La sesta: richiamerò frequentemente alla memoria la vita e i misteri di
Cristo nostro Signore, cominciando dalla sua Incarnazione fino al punto o
mistero che sto contemplando.
La settima: l'esercitante avrà cura di mantenere l'oscurità o la luce, di
valersi delle diverse opportunità della stagione, in quanto sentirà che gli
può giovare ed essere utile per trovare quello che desidera.
La decima: l'esercitante si regolerà secondo i misteri che contempla, perché
alcuni richiedono penitenza e altri no. Tutte le dieci addizioni si devono
dunque osservare con molta cura.
[131]
Quinta
nota. In tutti gli esercizi, tranne quelli della mezzanotte e del mattino,
si farà l'equivalente della seconda addizione, in questo modo: quando mi
accorgerò che è l'ora di fare l'esercizio, prima di andare rifletterò dove
vado e davanti a chi; quindi, richiamato sinteticamente l'esercizio che sto
per fare ed eseguita la terza addizione, incomincerò l'esercizio.
[132]
SECONDO
GIORNO.
Come prima e seconda contemplazione si scelgono la presentazione al tempio
[268] e la fuga in Egitto, come in esilio [269]. Di queste due
contemplazioni si faranno due ripetizioni e l'applicazione dei sensi, come
si è fatto il giorno prima.
[133]
Nota. A
volte, anche se l'esercitante è resistente e ben disposto, da questo secondo
giorno fino al quarto compreso giova variare, per trovare meglio quello che
si desidera: fare, cioè, la prima contemplazione all'alba e un'altra all'ora
della messa, poi fare la ripetizione di queste contemplazioni all'ora dei
vespri e l'applicazione dei sensi prima della cena.
[134]
TERZO
GIORNO.
Si contempla come Gesù a Nazaret era obbediente ai suoi genitori [271], e
come poi lo trovarono nel tempio [272]. Si fanno poi le due ripetizioni e
l'applicazione dei cinque sensi.
[135]
PREMESSA
ALLA CONSIDERAZIONE SUGLI STATI DI VITA.
Abbiamo considerato l'esempio che ci ha dato nostro Signore per il primo
stato di vita comune, che consiste nell'osservare i comandamenti, e per
quello di perfezione evangelica: il primo, quando obbediva ai suoi genitori;
il secondo, quando si allontanò dal padre putativo e dalla madre terrena, e
rimase nel tempio per dedicarsi unicamente al servizio del suo eterno Padre.
Ora continueremo a contemplare i misteri della sua vita, cominciando al
tempo stesso a ricercare e a domandarci in quale stato di vita la divina
Maestà vuole servirsi di noi. Come introduzione, nel primo esercizio che
segue considereremo quale fine si propone Cristo nostro Signore e quale, al
contrario, il nemico della natura umana; quindi vedremo quale deve essere la
nostra disposizione per giungere alla perfezione in quello stato di vita che
Dio nostro Signore ci proporrà di eleggere.
[136]
QUARTO
GIORNO. MEDITAZIONE SU DUE BANDIERE, L'UNA DI CRISTO, NOSTRO SOMMO CAPITANO
E SIGNORE, L'ALTRA DI LUCIFERO, NEMICO MORTALE DELLA NOSTRA NATURA UMANA
La solita preghiera preparatoria.
[137]
Il primo
preludio è il soggetto della meditazione: come Cristo chiami tutti gli
uomini e li vuole sotto la sua bandiera, mentre Lucifero li vuole sotto la
sua.
[138]
Il secondo
preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere un grande campo
nella regione di Gerusalemme, dove Cristo nostro Signore è il capo supremo
dei buoni, e un altro campo nella regione di Babilonia, dove Lucifero è il
capo degli avversari.
[139]
Il terzo
preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui chiederò di conoscere
gli inganni del malvagio capo, e l'aiuto per difendermi da essi; e di
conoscere la vera vita che il supremo e vero capitano mostra, e la grazia di
imitarlo.
[140]
Primo
punto. Immagino nel vasto campo di Babilonia il capo degli avversari, che
siede su un grande seggio di fuoco e di fumo, orribile e spaventoso
nell'aspetto.
[141]
Secondo
punto. Considero che egli chiama a raccolta innumerevoli demoni e poi li
sparge, chi in una città chi in un'altra, per tutto il mondo, senza
tralasciare alcuna regione o luogo o stato di vita, né alcuna persona in
particolare.
[142]
Terzo
punto. Considero il discorso che egli rivolge loro, incitandoli a gettare
agli uomini reti e catene; come di solito avviene, cominceranno ad attirarli
con l'avidità delle ricchezze; così essi giungeranno più facilmente alla
ricerca del vano onore del mondo, e infine a un'immensa superbia. Vi sono
perciò tre scalini: il primo è la ricchezza, il secondo il vano onore, il
terzo la superbia; da questi tre scalini egli spinge gli uomini a tutti gli
altri vizi.
[143]
Tutto al
contrario si deve immaginare il sommo e vero capitano che è Cristo nostro
Signore.
[144]
Primo
punto. Considero Cristo nostro Signore, in un vasto campo nella regione di
Gerusalemme, in luogo umile, bello e gradevole
(gracioso).
[145]
Secondo
punto. Considero il Signore di tutto il mondo, che sceglie tante persone
apostoli, discepoli ed altri e le invia in tutto il mondo per diffondere la
sua santa dottrina tra gli uomini di ogni stato e condizione.
[146]
Terzo
punto. Considero il discorso che Cristo nostro Signore rivolge a tutti i
suoi servi e amici, che invia a questa missione
(jornada),
raccomandando loro che cerchino di aiutare tutti gli uomini: li condurranno
anzitutto a una somma povertà spirituale e, se la divina Maestà così vorrà e
intenderà sceglierli, anche alla povertà materiale; poi al desiderio di
ricevere umiliazioni e disprezzi, perché da questi nasce l'umiltà. Vi sono
perciò tre scalini: il primo è la povertà opposta alla ricchezza, il secondo
l'umiliazione e il disprezzo opposti al vano onore del mondo, il terzo
l'umiltà opposta alla superbia; da questi tre scalini li guideranno a tutte
le altre virtù.
[147]
Primo
colloquio. Farò un colloquio con nostra Signora, perché mi ottenga dal suo
Figlio e Signore la grazia di essere accolto sotto la sua bandiera,
anzitutto in somma povertà spirituale e, se la divina Maestà così vorrà e
intenderà scegliermi e accogliermi, anche nella povertà materiale;poi
sopportando umiliazioni e insulti, per meglio imitarlo in questi, purché
possa sopportarli senza peccato di alcuna persona e senza offesa alla divina
Maestà. Qui dirò un'Ave Maria.
Secondo colloquio. Chiederò lo stesso al Figlio, perché me l'ottenga dal
Padre. Qui dirò la preghiera «Anima di Cristo».
Terzo colloquio. Chiederò lo stesso al Padre, perché me lo conceda. Qui dirò
un Padre nostro.
[148]
Nota.
Questo esercizio si farà a mezzanotte, poi una altra volta al mattino; dello
stesso esercizio si faranno due ripetizioni, all'ora della messa e all'ora
dei vespri, terminando sempre con i tre colloqui con nostra Signora, con il
Figlio e con il Padre. L'esercizio seguente dei tre tipi di uomini si farà
un'ora prima della cena.
[149]
LO STESSO
QUARTO GIORNO.
MEDITAZIONE SU TRE TIPI DI UOMINI PER ABBRACCIARE IL MIGLIORE.
La solita preghiera preparatoria.
[150]
Il primo
preludio è il soggetto della meditazione: vi sono tre tipi di uomini,
ciascuno dei quali ha guadagnato diecimila ducati, ma non in modo limpido né
debitamente per amor di Dio; tutti vogliono salvarsi e trovar pace in Dio
nostro Signore, togliendosi il peso e l'ostacolo che viene loro
dall'affezione al denaro guadagnato.
[151]
Il secondo
preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere me stesso alla
presenza di Dio nostro Signore e di tutti i santi, per desiderare e
conoscere quello che è più gradito alla sua divina Bontà.
[152]
Il terzo
preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui chiederò la grazia di
scegliere quello che è più utile per la gloria della divina Maestà e per la
salvezza della mia anima.
[153]
Il primo
uomo vorrebbe togliere l'affetto al denaro guadagnato, per trovarsi in pace
con Dio nostro Signore e potersi salvare, ma non usa i mezzi fino al momento
della morte.
[154]
Il secondo
uomo vuole togliere quell'affetto, ma conservare il guadagno, in modo che
sia Dio a venire verso di lui; e non si decide a lasciare quel denaro per
andare verso Dio, anche se questa fosse per lui la migliore condizione di
vita.
[155]
Il terzo
uomo vuole togliere l'affetto e al tempo stesso vuole rimanere indifferente
(no tener afección)
se possedere o no il denaro guadagnato; infatti vuole conservarlo o non
conservarlo secondo quello che Dio nostro Signore gli ispirerà
(pondra en voluntad)
e che egli giudicherà più utile per il servizio e la lode della divina
Maestà. Intanto si considera completamente distaccato, sforzandosi di non
volere quel bene né alcun altro, se non spinto unicamente dal servizio di
Dio nostro Signore; sarà così il desiderio di poter meglio servire Dio
nostro Signore, che lo spingerà a prendere o a lasciare quel denaro.
[156]
Colloqui.
Si fanno gli stessi tre colloqui che si sono fatti nella precedente
contemplazione delle due bandiere [147].
[157]
Nota. È da
notare che, quando sentiamo inclinazione o ripugnanza verso la povertà
materiale, non essendo indifferenti alla povertà o alla ricchezza, per
liberarci da questa inclinazione disordinata giova molto chiedere nei
colloqui sebbene sia contro la sensibilità che il Signore ci scelga per la
povertà materiale; vogliamo, chiediamo e imploriamo questo, purché sia per
servizio e lode della sua divina bontà.
[158]
QUINTO
GIORNO.
Contemplazione sulla partenza di Cristo nostro Signore da Nazaret per il
fiume Giordano, e sul suo battesimo [273].
[159]
Prima nota.
Questa contemplazione si farà la prima volta a mezzanotte, poi un'altra
volta al mattino; della stessa contemplazione si faranno due ripetizioni,
all'ora della messa e all'ora dei vespri, e si farà l'applicazione dei
cinque sensi prima della cena. Ciascuno di questi cinque esercizi si
comincerà con la solita preghiera preparatoria e i tre preludi com'è
indicato nella contemplazione dell'Incarnazione [102] e in quella della
Natività [111]; e si concluderà con i tre colloqui della meditazione dei tre
tipi di uomini [147], o secondo la nota che segue a questa meditazione
[157].
[160]
Seconda
nota. L'esame particolare, dopo il pranzo e dopo la cena, si farà sulle
mancanze e le negligenze relative agli esercizi e alle addizioni di questo
giorno. Lo stesso vale per i giorni seguenti.
[161]
SESTO
GIORNO.
Contemplazione: Cristo nostro Signore va dal fiume Giordano al deserto,
incluso. Si segue in tutto lo stesso metodo del quinto giorno [274].
SETTIMO GIORNO.
Sant'Andrea e altri seguono Cristo nostro Signore [275].
OTTAVO GIORNO.
Il discorso della montagna con le otto beatitudini [278].
NONO GIORNO,
Cristo nostro Signore appare ai discepoli sulle onde del lago [280].
DECIMO GIORNO.
Il Signore predica nel tempio [288].
UNDICESIMO GIORNO.
La risurrezione di Lazzaro [285].
DODICESIMO GIORNO.
Il giorno delle Palme [287].
[162]
Prima nota.
In questa seconda settimana le contemplazioni si possono allungare o
abbreviare, secondo il tempo che ciascuno vuole impiegare o secondo il
frutto che ne ricava. Se si vogliono allungare, si possono considerare altri
misteri: la visita di nostra Signora a santa Elisabetta, i pastori, la
circoncisione di Gesù bambino, i magi, e così
via. Se si vogliono abbreviare, si possono lasciare alcuni dei misteri
proposti. Infatti qui si vuole offrire soltanto un'indicazione e un metodo,
per poter contemplare meglio e più compiutamente in seguito.
[163]
Seconda
nota. La materia dell'elezione (o scelta di vita) si affronterà a partire
dalla contemplazione del quinto giorno, da Nazaret al Giordano, nel modo che
sarà spiegato dopo [169].
[164]
Terza nota.
Prima di addentrarsi nell'elezione, per affezionarsi alla vera dottrina di
Cristo nostro Signore, giova molto considerare e tenere presenti i seguenti
tre modi di umiltà, ripensandoci a tratti durante il giorno e facendo i
colloqui, come si dirà più avanti [168].
TRE MODI DI UMILTÀ.
[165]
Il primo
modo di umiltà è necessario per la salvezza eterna e consiste
nell'abbassarmi e umiliarmi, quanto mi è possibile, per obbedire in tutto
alla legge di Dio nostro Signore; di modo che io non decida mai di
trasgredire alcun comandamento divino o umano che mi obblighi sotto pena di
peccato mortale, anche se fossi fatto signor di tutte le cose create, o
anche a costo della mia vita terrena.
[166]
Il secondo
modo di umiltà è più perfetto e consiste in questo, che io mi trovi in una
disposizione tale da non volere né affezionarmi ad avere la ricchezza
piuttosto che la povertà, a cercare l'onore piuttosto che il disonore, a
desiderare una vita lunga piuttosto che una vita breve, purché sia uguale il
servizio di Dio nostro Signore e la salvezza della mia anima; e inoltre che
non decida mai di commettere un peccato veniale, neppure in cambio di tutte
le cose create né a costo di perdere la vita.
[167]
Il terzo
modo di umiltà è il più perfetto e consiste in questo: includendo il primo e
il secondo modo, e posto che sia uguale la lode e la gloria della divina
Maestà, io, per imitare più concretamente Cristo nostro Signore ed essergli
più simile, voglio e scelgo la povertà con Cristo povero piuttosto che la
ricchezza, le umiliazioni con Cristo umiliato piuttosto che gli onori;
inoltre desidero di più essere considerato stolto e pazzo per Cristo, che
per primo fu ritenuto tale, piuttosto che saggio e accorto secondo il
giudizio del mondo.
[168]
Nota. A chi
desidera raggiungere questo terzo modo di umiltà, giova molto fare i tre
colloqui già indicati nella meditazione dei tre tipi di uomini [147, 156],
chiedendo che nostro Signore voglia sceglierlo per questa maggiore e più
perfetta umiltà, per meglio imitarlo e servirlo, purché sia uguale o
maggiore il servizio e la lode della divina Maestà.
[169]
PREAMBOLO
PER FARE L'ELEZIONE.
Per fare una buona elezione, in quanto dipende da me, bisogna che l'occhio
della mia intenzione sia semplice e indirizzato soltanto al fine per cui
sono creato, cioè la lode di Dio nostro Signore e la salvezza della mia
anima. Perciò, qualunque sia la mia scelta, deve essere tale da aiutarmi a
raggiungere il fine per cui sono creato, non subordinando o piegando il fine
al mezzo, ma il mezzo al fine. Infatti accade che molti prima scelgono di
sposarsi e poi di servire Dio nel matrimonio, mentre lo sposarsi è un mezzo
e servire Dio è il fine; così pure vi sono altri che prima desiderano
ottenere benefici ecclesiastici e poi servire Dio in essi. In questo modo
essi non vanno direttamente a Dio, ma vogliono che Dio venga direttamente
incontro alle loro affezioni disordinate; così fanno del fine un mezzo e del
mezzo un fine, e quello che dovrebbero mettere per primo, lo mettono per
ultimo. Perciò devo propormi prima di tutto il voler servire Dio, che è il
fine, e poi, se è più conveniente, di ricevere un beneficio o di sposarmi,
che sono mezzi per il fine. Nulla dunque deve spingermi a prendere questi
mezzi o a rinunciarvi, se non unicamente il servizio e la lode di Dio nostro
Signore e la salvezza eterna della mia anima.
[170]
CONSIDERAZIONE PER CONOSCERE SU CHE COSA SI DEVE FARE L'ELEZIONE: COMPRENDE
QUATTRO PUNTI E UNA NOTA.
Primo punto. È necessario che tutto quello su cui vogliamo fare l'elezione
sia indifferente o buono in se stesso, e che sia approvato dalla santa madre
Chiesa gerarchica, e non cattivo o in contrasto con essa.
[171]
Secondo
punto. Alcune cose sono soggette ad elezione immutabile, come il sacerdozio
e il matrimonio; altre sono soggette ad elezione mutabile, come accettare
benefici ecclesiastici o rinunciarvi, accettare beni terreni o rifiutarli.
[172]
Terzo
punto. Una volta fatta una elezione immutabile, questa non si può annullare;
perciò non c'è più niente da scegliere: così è, per esempio, per il
matrimonio e il sacerdozio. Si noti soltanto che, se questa elezione non è
stata fatta correttamente e nel modo dovuto, cioè senza alcuna affezione
disordinata, bisogna pentirsi e impegnarsi a condurre una vita onesta in
quella condizione scelta. Non sembra che una tale elezione sia una vocazione
divina, perché è disordinata e distorta; perciò sbagliano molti che
considerano una elezione distorta e cattiva come una vocazione divina;
infatti ogni vocazione divina è sempre pura e limpida, senza mescolarvi
ricerca di benessere
(carne)
o alcuna altra affezione disordinata.
[173]
Quarto
punto. Se qualcuno ha fatto un'elezione mutabile correttamente e nel modo
dovuto, cioè senza mire terrene o mondane, non c'è motivo che faccia di
nuovo l'elezione, ma si perfezioni quanto può nella scelta fatta.
[174]
Nota.
Quando l'elezione mutabile non è stata fatta con sincerità e nel modo
dovuto, giova rifarla correttamente, se si desidera ricavarne frutti
abbondanti e molto graditi a Dio nostro Signore.
[175]
TRE TEMPI
PER FARE, IN CIASCUNO DI ESSI, UNA SANA E BUONA ELEZIONE.
Il primo tempo è quando Dio nostro Signore muove e attira la volontà, in
modo che la persona fedele compie quello che le viene proposto senza alcuna
incertezza o possibilità di incertezza, come fecero san Paolo e san Matteo
seguendo Cristo nostro Signore.
[176]
Il secondo
tempo è quando si acquista sufficiente chiarezza e conoscenza, attraverso
l'esperienza delle consolazioni e desolazioni e del discernimento dei
diversi spiriti.
[177]
Il terzo
tempo è un tempo tranquillo: è quando si considera anzitutto per qual fine
l'uomo è nato, cioè per lodare Dio nostro Signore e per salvare la propria
anima; e quindi, desiderando questo fine, si sceglie come mezzo una vita o
stato entro i limiti della Chiesa, per essere aiutati a servire il Signore e
a salvare la propria anima. Si intende per tempo tranquillo quello in cui
l'anima non è agitata da diversi spiriti ed esercita le sue facoltà naturali
liberamente e tranquillamente.
[178]
Se
l'elezione non si fa nel primo o nel secondo tempo, si propongono due modi
per farla in questo terzo tempo.
PRIMO MODO DI FARE UNA SANA E BUONA ELEZIONE: COMPRENDE SEI PUNTI.
Primo punto. Devo mettermi davanti quello su cui voglio fare l'elezione, per
esempio un ufficio o un beneficio da accettare o da rifiutare, o qualsiasi
altra cosa che sia soggetta ad elezione mutabile.
[179]
Secondo
punto. Devo tener presente il fine per cui sono creato, che è lodare Dio
nostro Signore e salvare la mia anima; e insieme devo rimanere indifferente,
senza alcuna affezione disordinata, in modo che non sia propenso o
affezionato ad accettare la cosa proposta piuttosto che a rifiutarla o a
rifiutarla piuttosto che ad accettarla, ma mi tenga in equilibrio come il
peso sul braccio di una stadera, per seguire quello che sentirò più utile
per la gloria e la lode di Dio nostro Signore e per la salvezza della mia
anima.
[180]
Terzo
punto. Devo chiedere a Dio nostro Signore di muovere la mia volontà e di
farmi capire quello che devo fare circa la cosa proposta, perché sia per sua
maggiore lode e gloria; e insieme devo riflettere bene e sinceramente con il
mio intelletto, e fare l'elezione secondo la sua santissima e benevola
volontà.
[181]
Quarto
punto. Devo considerare, ragionando, quali vantaggi o utilità ci siano,
unicamente in ordine alla lode di Dio e alla salvezza della mia anima,
nell'avere l'incarico o il beneficio proposto; e viceversa considerare quali
svantaggi e pericoli vi siano nell'averli. Devo fare lo stesso nella seconda
parte, cioè considerare vantaggi e utilità nel non averli, e viceversa
svantaggi e pericoli nel non averli.
[182]
Quinto
punto. Dopo avere così esaminato e valutato da ogni punto di vista la cosa
proposta, devo osservare da quale parte propende di più la ragione, e
decidere sulla cosa in questione seguendo il maggiore stimolo della ragione
senza alcun influsso della sensualità.
[183]
Sesto
punto. La persona che ha fatto tale elezione o deliberazione, deve andare
con molta diligenza a pregare davanti a Dio nostro Signore e ad offrirgli la
sua elezione, perché la divina Maestà voglia accettarla e confermarla, se è
per suo maggiore servizio e lode.
[184]
SECONDO
MODO DI FARE UNA SANA E BUONA ELEZIONE: COMPRENDE QUATTRO REGOLE E UNA NOTA.
Prima regola. La prima cosa è che l'amore che mi muove e mi induce a
scegliere una determinata cosa discenda dall'alto, cioè dall'amore di Dio,
così che io senta prima di tutto che l'amore più o meno grande per la cosa
che scelgo è soltanto amore per il Creatore e Signore.
[185]
Seconda
regola. Immagino una persona che non ho mai visto né conosciuto e,
desiderando per lei tutta la sua perfezione, considerare quello che le direi
di fare e di scegliere per la maggior gloria di Dio nostro Signore e per la
maggior perfezione della sua anima; farò quindi lo stesso, osservando la
norma che propongo all'altro.
[186]
Terza
regola. Devo considerare, come se fossi in punto di morte, il criterio e la
misura che allora vorrei aver tenuto nella presente elezione; e così
regolandomi, prenderò fermamente la mia decisione.
[187]
Quarta
regola. Devo immaginare e considerare come mi troverò nel giorno del
giudizio, pensando come allora vorrei aver deciso circa la cosa presente, e
osserverò ora la norma che allora vorrei aver seguito, per averne allora
piena soddisfazione e gioia.
[188]
Nota. Dopo
aver osservato le regole precedenti, per la mia eterna salvezza e pace, farò
la mia elezione e la mia offerta a Dio nostro Signore, secondo il sesto
punto del primo modo di fare elezione [183].
[189]
PER
EMENDARE E RIFORMARE IL PROPRIO STATO DI VITA.
Un'avvertenza per coloro che sono legati a una dignità ecclesiastica o al
matrimonio, sia che abbiano molti beni terreni, sia che non ne abbiano. Se
non hanno la possibilità o la risoluta volontà di fare l'elezione su cose
soggette ad elezione mutabile, giova molto, invece di proporre loro
l'elezione, presentare un metodo per emendare e riformare lo stato di vita
proprio di ciascuno, indirizzando la loro esistenza e il loro stato di vita
alla gloria e lode di Dio nostro Signore e alla salvezza della propria
anima. Per raggiungere e conseguire questo fine, chi si trova in tale
condizione deve ruminare, attraverso gli esercizi e i modi di fare
l'elezione già spiegati [175-188], quale genere di casa e di servitù deve
avere, come dirigerla e governarla, come educarla con la parola e con
l'esempio; così anche riguardo ai suoi averi, quanto destinare per la
famiglia e la casa e quanto per essere distribuito ai poveri o in altre
opere pie, senza volere o cercare, in tutto e per tutto, nient'altro che la
maggior lode e gloria di Dio nostro Signore. Ciascuno, infatti, deve pensare
che tanto progredirà nella vita spirituale, quanto si libererà dell'amore di
sé, della propria volontà e del proprio interesse.
[190]
PRIMO
GIORNO.
PRIMA CONTEMPLAZIONE, A MEZZANOTTE: COME CRISTO NOSTRO SIGNORE FU DA BETANIA
A GERUSALEMME, SINO ALL'ULTIMA CENA INCLUSA [289]. COMPRENDE LA PREGHIERA
PREPARATORIA, TRE PRELUDI, SEI PUNTI E UN COLLOQUIO.
La solita preghiera preparatoria.
[191]
Il primo
preludio consiste nel richiamare il soggetto della contemplazione: come
Cristo nostro Signore invia due discepoli da Betania a Gerusalemme per
preparare la cena, poi arriva anche lui con gli altri discepoli; come dopo
aver mangiato l'agnello pasquale e aver cenato, lava i piedi ai discepoli e
offre loro il suo santissimo Corpo e il suo prezioso Sangue; infine, uscito
Giuda per andare a vendere il suo Signore, rivolge loro un discorso.
[192]
Il secondo
preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà considerare la strada
da Betania a Gerusalemme, se è larga, stretta, piana, e via dicendo; così
pure il luogo della cena, se è grande, piccolo, fatto in un modo o in un
altro.
[193]
Il terzo
preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere dolore,
afflizione e vergogna, perché il Signore va incontro alla passione per i
miei peccati.
[194]
Primo
punto: vedo le persone presenti alla cena e, riflettendo su me stesso, cerco
di ricavarne qualche frutto.
Secondo punto: ascolto quello che dicono e, allo stesso modo, cerco di
ricavarne qualche frutto.
Terzo punto: osservo quello che fanno e cerco di ricavare qualche frutto.
[195]
Quarto
punto: considero quello che Cristo nostro Signore soffre o vuole soffrire
nella sua umanità, secondo il passo che sto contemplando; qui comincerò con
molta energia a suscitare in me il dolore, la tristezza e il pianto; e farò
lo stesso negli altri punti che seguono.
[196]
Quinto
punto: considero come la divinità si nasconde; infatti potrebbe annientare i
suoi nemici e non lo fa, e lascia che la santissima umanità soffra tanto
crudelissimamente.
[197]
Sesto
punto: considero come egli soffre tutto questo per i miei peccati, e che
cosa devo fare e soffrire io per lui.
[198]
Colloquio.
Alla fine farò un colloquio con Cristo nostro Signore e dirò un Padre
nostro.
[199]
Nota. È da
notare, come in parte si è detto sopra [54], che nei colloqui devo ragionare
e chiedere secondo l'argomento trattato, vale a dire secondo che mi trovo
tentato o consolato, secondo che desideri una virtù o un'altra, secondo che
intenda disporre di me in un senso o in un altro, secondo che voglia
addolorarmi o gioire per quello che contemplo; alla fine chiederò quello che
più intensamente desidero su qualche punto particolare. In questo modo posso
fare un solo colloquio con Cristo nostro Signore; oppure, se l'argomento o
la devozione lo consentono
(conmueve),
posso fare tre colloqui, uno con la Madre, un altro con il Figlio e un terzo
con il Padre, nella stessa forma indicata nella seconda settimana, nella
meditazione dei tre tipi di uomini [156] con la nota che segue ad essa
[157].
[200]
SECONDA
CONTEMPLAZIONE, AL MATTINO: DAL CENACOLO ALL'ORTO DEGLI ULIVI INCLUSO.
La solita preghiera preparatoria.
[201]
Il primo
preludio è il soggetto della contemplazione: come Cristo nostro Signore con
i suoi undici discepoli discende dal monte Sion, dove ha fatto la cena,
verso la valle di Giosafat; lascia otto di loro in un punto della valle e
gli altri tre in un punto dell'orto; mettendosi a pregare, suda con un
sudore simile a gocce di sangue; dopo aver pregato a tre riprese il Padre,
sveglia i tre discepoli; con la sua voce fa cadere a terra i nemici e riceve
da Giuda il bacio di pace; dopo che san Pietro ha tagliato a Malco un
orecchio, lo rimette al suo posto; arrestato come un malfattore, viene
portato giù per la valle e poi su per il pendio fino alla casa di Anna.
[202]
Il secondo
preludio consiste nel vedere il luogo: qui sarà considerare la strada dal
monte Sion alla valle di Giosafat, e così pure l'orto, se è largo, lungo,
fatto in un modo o in un altro.
[203]
Il terzo
preludio consiste nel domandare quello che voglio: quello che è da chiedere
propriamente nella passione è dolore con Cristo addolorato, afflizione con
Cristo afflitto, lacrime e pena interna per tanta pena che Cristo ha
sofferto per me.
[204]
Prima nota.
In questa seconda contemplazione, dopo aver fatto la preghiera preparatoria
e i tre preludi già indicati, si procederà con i punti e il colloquio come
nella prima contemplazione sull'ultima cena; all'ora della messa e a quella
dei vespri si faranno due ripetizioni sulla prima e la seconda
contemplazione; poi, prima della cena, si farà l'applicazione dei sensi
sulle stesse contemplazioni; si premetteranno sempre la preghiera
preparatoria e i tre preludi, secondo l'argomento trattato, con lo stesso
procedimento indicato e spiegato nella seconda settimana [119, 159; cfr.
72].
[205]
Seconda
nota. L'esercitante farà ogni giorno i cinque esercizi o meno, secondo che
l'età, la disposizione e il temperamento glielo consentono.
[206]
Terza nota.
In questa terza settimana si modificheranno in parte la seconda e la sesta
addizione. La seconda: appena sveglio, mi ricorderò dove vado e a che scopo,
e richiamerò sinteticamente la contemplazione che intendo fare, secondo il
mistero; mentre mi alzo e mi vesto, mi sforzerò di rattristarmi e di
addolorarmi per tanto dolore e tanta sofferenza di Cristo nostro Signore. La
sesta addizione si modificherà cercando di non richiamare pensieri lieti,
anche se buoni e santi, come quelli della risurrezione e del paradiso, ma
piuttosto stimolandomi a dolore, pena e angoscia, richiamando spesso alla
memoria i travagli, le fatiche e i dolori che Cristo nostro Signore sopportò
dalla nascita fino al mistero della passione nel quale mi trovo in quel
momento.
[207]
Quarta
nota. L'esame particolare, sugli esercizi e su queste addizioni, si farà
come nella settimana precedente [160].
[208]
SECONDO
GIORNO.
A
mezzanotte: contemplazione dall'orto degli ulivi alla casa di Anna inclusa
[291]; al mattino: dalla casa di Anna alla casa di Caifa inclusa [292]; poi
le due ripetizioni e l'applicazione dei sensi, come si è già indicato [204].
TERZO GIORNO.
A
mezzanotte: dalla casa di Caifa a Pilato incluso [293]: al mattino da Pilato
a Erode incluso. [294]; poi le ripetizioni e l'applicazione dei sensi, con
lo stesso procedimento già indicato.
QUARTO GIORNO.
A
mezzanotte: da Erode a Pilato [295], considerando e contemplando fino a metà
dei misteri della casa di Pilato; nell'esercizio del mattino: gli altri
misteri che rimangono della stessa casa; poi le ripetizioni e l'applicazione
dei sensi, come si è indicato [204].
QUINTO GIORNO.
A
mezzanotte: dalla casa di Pilato fino alla crocifissione [296]; al mattino:
da quando fu innalzato sulla croce fino a quando spirò [297]; poi le due
ripetizioni e l'applicazione dei sensi [204].
SESTO GIORNO.
A
mezzanotte: dalla deposizione dalla croce fino al sepolcro escluso; al
mattino: dal sepolcro incluso [298] fino alla casa dove si recò nostra
Signora dopo la sepoltura del Figlio.
SETTIMO GIORNO
Nell'esercizio della mezzanotte e in quello del mattino, contemplazione di
tutta intera la passione; al posto delle due ripetizioni e dell'applicazione
dei sensi, per tutto quel giorno si consideri, quanto più spesso si potrà,
come il corpo santissimo di Cristo nostro Signore rimase sciolto e separato
dall'anima, e dove e come fu sepolto; così pure si consideri la solitudine
di nostra Signora colma di tanto dolore e angoscia; poi, a parte, la
solitudine dei discepoli.
[209]
Nota. È da
notare che chi vuole trattenersi più a lungo sulla passione deve considerare
in ogni contemplazione meno misteri: per esempio, nella prima contemplazione
soltanto l'ultima cena, nella seconda la lavanda dei piedi, nella terza il
dono dell'Eucarestia, nella quarta il discorso che Cristo rivolse ai
discepoli; e così per le contemplazioni sugli altri misteri.
Così pure, terminata la passione, si può riprendere per un giorno intero
metà della passione, il secondo giorno l'altra metà e il terzo giorno di
nuovo tutta la passione.
Invece, chi desidera dedicare meno tempo alla passione può considerare a
mezzanotte l'ultima cena, al mattino l'orto degli ulivi, all'ora della messa
la casa di Anna, all'ora dei vespri la casa di Caifa e nell'ora prima della
cena la casa di Pilato. In questo modo, non facendo le ripetizioni né
l'applicazione dei sensi, si faranno ogni giorno cinque diversi esercizi,
con un mistero diverso di Cristo nostro Signore per ciascun esercizio.
Terminata così tutta la passione, si può riprendere in un altro giorno la
passione tutta intera, in un solo esercizio o in diversi, come sembrerà
meglio per ricavarne frutto.
[210]
REGOLE PER
ORDINARSI IN AVVENIRE NEL VITTO.
Prima regola. Dal pane conviene meno astenersi, perché di solito per questo
cibo l'appetito non è disordinato e la tentazione non è forte come per gli
altri cibi.
[211]
Seconda
regola. Dal bere sembra che convenga astenersi più che dal mangiare il pane;
perciò bisogna considerare bene quanto è utile (hace provecho) per farne
uso, e quanto è dannoso per eliminarlo
(lanzar).
[212]
Terza
regola. Riguardo ai cibi si deve applicare la maggiore e più completa
astinenza, perché in questo campo è più facile che l'appetito sia
disordinato e la tentazione sia forte; perciò, per evitare disordini,
l'astinenza nei cibi si può praticare in due modi: o mangiando abitualmente
cibi ordinari, o, se sono raffinati, mangiandone in piccola quantità.
[213]
Quarta
regola. Facendo attenzione a non cadere in qualche infermità, quanto più si
toglierà dal conveniente, tanto più rapidamente si raggiungerà la giusta
misura che si deve tenere nel mangiare e nel bere, e questo per due motivi.
Il primo: aiutandosi e disponendosi così, spesso si potranno sentire meglio
le interne comunicazioni, consolazioni e divine ispirazioni, che
indicheranno la giusta misura conveniente. Il secondo: se uno si accorge che
con questa astinenza ha poca forza fisica e poca disposizione per fare gli
esercizi spirituali, arriverà facilmente a giudicare quello che è più
conveniente per il suo sostentamento.
[214]
Quinta
regola. Mentre si mangia, si immagini di vedere Cristo nostro Signore che
mangia con gli apostoli, osservando come beve, come guarda e come parla, e
procurando di imitarlo. In questo modo la parte principale della mente sarà
più rivolta alla considerazione di nostro Signore e meno al sostentamento
del corpo; e la mente così occupata acquisterà maggiore armonia e ordine nel
modo di agire e di comportarsi.
[215]
Sesta
regola. Un'altra volta, mentre si mangia, si possono fare altre
considerazioni, o sulla vita dei santi, o su una pia contemplazione, o su
qualche attività spirituale che si deve fare; così, rivolgendo a questo
l'attenzione, si prenderà meno diletto e soddisfazione nell'atto del
mangiare.
[216]
Settima
regola. Soprattutto si deve fare attenzione a non fissare la mente
unicamente sul cibo, e a non mangiare in fretta a causa dell'appetito;
bisogna invece conservare il dominio di sé, sia nel modo di mangiare, sia
nella quantità del cibo.
[217]
Ottava
regola. Per eliminare ogni disordine, giova molto, dopo il pranzo o dopo la
cena, o in altro momento in cui non si ha voglia di mangiare, stabilire
dentro di sé la quantità conveniente di cibo per il pranzo o la cena
successiva, e così di seguito ogni giorno. Questa quantità non si deve
superare né per appetito né per tentazione; anzi, per vincere meglio
l'appetito disordinato e la tentazione del demonio, se si è tentati di
mangiare di più, si mangi di meno.
QUARTA SETTIMANA
[218]
PRIMA
CONTEMPLAZIONE: CRISTO NOSTRO SIGNORE APPARE A NOSTRA SIGNORA [299].
La solita preghiera preparatoria.
[219]
Il primo
preludio è il soggetto della contemplazione: come dopo che Cristo spirò
sulla croce e il corpo rimase separato dall'anima, ma sempre unito con la
divinità, la sua anima beata discese agli inferi, ugualmente unita con la
divinità; liberò di là le anime giuste e, ritornato al sepolcro e
resuscitato, apparve in corpo e anima alla sua Madre benedetta.
[220]
Il secondo
preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere la disposizione
del santo sepolcro e l'ambiente o la casa di nostra Signora, osservando le
sue parti in particolare, per esempio la stanza, il posto di preghiera, e
così via.
[221]
Il terzo
preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere la
grazia di allietarmi e gioire intensamente per la grande gloria e gioia di
Cristo nostro Signore.
[222]
Primo,
secondo e terzo punto: sono gli stessi che si sono considerati nell'ultima
cena di Cristo nostro Signore [194].
[223]
Quarto
punto: considero come la divinità, che nella passione sembrava nascondersi,
ora appare e si manifesta così miracolosamente nella santissima
risurrezione, attraverso i suoi veri e santissimi effetti.
[224]
Quinto
punto: considero la funzione di consolatore che Cristo nostro Signore
esercita, paragonandola al modo solito di consolarsi fra amici.
[225]
Colloquio.
Alla fine farò un colloquio o più colloqui, secondo l'argomento trattato, e
dirò un Padre nostro.
[226]
Prima nota.
Nelle contemplazioni seguenti si continua con tutti i misteri dalla
risurrezione fino all'ascensione inclusa, nel modo indicato più avanti
[227]; per il resto, in tutta la settimana della risurrezione, si seguono e
si mantengono la stessa forma e lo stesso metodo seguiti in tutta la
settimana della passione [204]. Così, per questa prima contemplazione sulla
risurrezione, quanto ai preludi ci si regola secondo l'argomento trattato; i
cinque punti sono gli stessi, e anche le addizioni che vengono più avanti
sono le stesse [229]; per tutto il resto cioè per le ripetizioni,
l'applicazione dei cinque sensi, l'allungare o abbreviare i misteri, e così
via ci si può regolare con il metodo della settimana della passione [204,
205].
[227]
Seconda
nota. Ordinariamente in questa quarta settimana è opportuno, più che nelle
tre precedenti, fare quattro esercizi e non cinque: il primo al mattino
appena alzati; il secondo all'ora della messa o prima del pranzo, invece
della prima ripetizione; il terzo all'ora dei vespri, invece della seconda
ripetizione; il quarto prima della cena, facendo l'applicazione dei cinque
sensi sui tre esercizi di quel giorno, fermando l'attenzione e trattenendosi
più a lungo sui punti più importanti e dove ciascuno ha sentito maggiori
mozioni e gusti spirituali.
[228]
Terza nota.
In tutte le contemplazioni è stato proposto un determinato numero di punti
(di solito tre o cinque); tuttavia colui che contempla può fissarne un
numero maggiore o minore, come meglio si trova disposto; perciò, prima di
incominciare la contemplazione, giova molto prevedere e stabilire un numero
determinato di punti da meditare.
[229]
Quarta
nota. In questa quarta settimana, fra le dieci addizioni, si devono
modificare la seconda, la sesta, la settima e la decima.
La seconda: appena sveglio, mi ricorderò la contemplazione che sto per fare,
volendo gioire e allietarmi per la grande gioia e letizia di Cristo nostro
Signore [221].
La sesta: richiamerò alla memoria e penserò cose che suscitano piacere,
letizia e gioia spirituale, come per esempio il paradiso.
La settima: procurerò di valermi della luce o delle opportunità della
stagione, come il fresco d'estate e il sole e il riscaldamento d'inverno, in
quanto penso o prevedo che mi può essere utile per gioire nel mio Creatore e
Redentore.
La decima: invece della penitenza, osserverò la temperanza e il giusto
mezzo, a meno che non vi sia obbligo di digiuno o di astinenza comandati
dalla Chiesa; questi infatti si devono sempre osservare, se non c'è un
legittimo impedimento.
[230]
CONTEMPLAZIONE PER RAGGIUNGERE L'AMORE.
Nota. È necessario premettere due osservazioni. La prima è che l'amore si
deve porre più nei fatti che nelle parole.
[231]
Seconda
osservazione: l'amore consiste in un reciproco scambio di beni, cioè
l'amante dà e comunica all'amato quello che ha o una parte di quello che ha
o può, e a sua volta l'amato lo dà all'amante; in questo modo, chi ha
scienza, onori, ricchezze, li dà a chi non li ha, e così reciprocamente.
La solita preghiera preparatoria.
[232]
Il primo
preludio è la composizione: qui sarà vedere me stesso alla presenza di Dio
nostro Signore, degli angeli e dei santi che intercedono per me.
[233]
Il secondo
preludio consiste nel chiedere quello che voglio: qui sarà chiedere
un'intima conoscenza di tanto bene ricevuto, perché, riconoscendolo
interamente, possa in tutto amare e servire la divina Maestà.
[234]
Primo
punto. Nel primo punto richiamo alla memoria i benefici ricevuti: la
creazione, la redenzione, i doni particolari; esamino con molto amore quanto
Dio nostro Signore ha fatto per me e quanto mi ha dato di quello che ha; poi
ancora quanto egli desidera darsi a me, in tutto quello che può, secondo la
sua divina disposizione. Quindi rifletto su me stesso, considerando che cosa
è ragionevole e giusto che io, da parte mia, offra e doni alla sua divina
Maestà, cioè tutte le mie cose e me stesso con esse, come chi offre con
molto amore e dice:
"Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio
intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai
dato; a te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: tutto disponi secondo la tua
piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta".
[235]
Secondo
punto. Nel secondo punto osservo come Dio è presente nelle creature: negli
elementi dando l'esistenza, nelle piante dando la vita, negli animali dando
la sensibilità, negli uomini dando l'intelligenza; e così è presente in me,
dandomi l'esistenza, la vita, la sensibilità, l'intelligenza; inoltre fa di
me un suo tempio, poiché sono creato a immagine e somiglianza della sua
divina Maestà. Quindi rifletto di nuovo su me stesso, come è indicato nel
primo punto o in un altro modo che mi sembri migliore. Lo stesso farò in
ciascuno dei punti seguenti.
[236]
Terzo
punto. Nel terzo punto considero come Dio opera ed è attivo per me in tutte
le realtà di questo mondo, a somiglianza di uno che lavora: così, per
esempio, nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, negli armenti,
e via dicendo, dando l'esistenza, la conservazione, la vita, la sensibilità,
e così via. Quindi rifletto su me stesso.
[237]
Quarto
punto. Nel quarto punto osservo come tutti i beni e i doni discendono
dall'alto: per esempio, la mia limitata potenza discende da quella somma e
infinita di lassù, e così la giustizia, la bontà, la pietà, la misericordia,
e via dicendo, come i raggi discendono dal sole, le acque dalla sorgente, e
così via. Termino riflettendo su me stesso, nel modo indicato. Alla fine
farò un colloquio e dirò un Padre nostro.
[238]
TRE MODI DI
PREGARE: PRIMO MODO
PRIMO: SUI COMANDAMENTI.
Il primo modo di pregare è sopra i dieci comandamenti, i sette vizi
capitali, le tre facoltà dell'anima e i cinque sensi del corpo. Questo modo
di pregare consiste, piuttosto che nel dare un procedimento o un metodo di
preghiera, nel fornire un procedimento, un metodo e degli esercizi con cui
l'anima si prepari e progredisca, per rendere la preghiera gradita a Dio.
[239]
Per prima
cosa faccio l'equivalente della terza addizione della seconda settimana:
prima di incominciare la preghiera, distendo lo spirito sedendo o
passeggiando, come mi sembra meglio, e pensando dove vado e a che scopo.
Questa addizione si osserverà all'inizio di tutti i modi di pregare [250,
258].
[240]
Una
preghiera preparatoria: per esempio, chiedo a Dio nostro Signore la grazia
di conoscere in che cosa ho mancato riguardo ai dieci comandamenti e l'aiuto
per emendarmi in avvenire; domando pure una perfetta conoscenza dei
comandamenti, per osservarli più fedelmente e per la maggior gloria e lode
della divina Maestà.
[241]
Riguardo al
primo modo di pregare, incomincio a considerare il primo comandamento, e
rifletto come l'ho osservato e in che cosa l'ho trasgredito, prendendo come
misura il tempo che si impiega a dire per tre volte il Padre nostro e l'Ave
Maria; se in questo tempo scopro qualche mancanza, ne chiedo perdono e dico
un Padre nostro. Faccio allo stesso modo per ciascuno dei dieci
comandamenti.
[242]
Prima nota.
Quando uno, riflettendo su un comandamento, trova che in questo non ha
alcuna abitudine di peccare, non è necessario che vi si trattenga per molto
tempo; ma, secondo che uno si trova più o meno in colpa riguardo a quel
comandamento, deve soffermarsi più o meno a lungo a considerarlo ed
esaminarlo. Lo stesso si deve osservare per i vizi capitali.
[243]
Seconda
nota. Dopo aver terminato la considerazione già indicata sui dieci
comandamenti, mi accuso su questi e chiedo la grazia e l'aiuto per emendarmi
in avvenire. Alla fine farò un colloquio con Dio rostro Signore, secondo
l'argomento trattato.
[244]
SECONDO:
SUI VIZI CAPITALI.
Circa i setti vizi capitali, dopo l'addizione faccio la preghiera
preparatoria nel modo già indicato [240], cambiando soltanto il soggetto:
qui sono i peccati da evitare, mentre prima erano i comandamenti da
osservare. Seguo inoltre il procedimento e la misura sopra indicati e faccio
il colloquio.
[245]
Per
conoscere più facilmente le mancanze commesse circa i vizi capitali, tengo
presenti i loro contrari; e così, per evitarli più facilmente, mi propongo e
procuro con
santi esercizi di acquistare e possedere le sette virtù ad essi contrarie.
[246]
TERZO:
SULLE FACOLTÀ DELL'ANIMA.
Modo. Per le tre facoltà dell'anima si segue lo stesso procedimento e la
stessa misura già seguiti per i comandamenti, si osserva l'addizione
corrispondente [239-243], si fa la preghiera preparatoria e il colloquio.
[247]
QUARTO: SUI
CINQUE SENSI DEL CORPO.
Modo. Circa i cinque sensi del corpo, si mantiene lo stesso procedimento,
cambiando l'argomento.
[248]
Nota. Chi
nell'uso dei propri sensi vuole imitare Cristo nostro Signore, nella
preghiera preparatoria si raccomandi alla sua divina Maestà, e dopo aver
considerato ciascuno dei sensi dica un'Ave Maria o un Padre nostro. Chi
nell'uso dei sensi vuole imitare nostra Signora, nella preghiera
preparatoria si raccomandi a lei, perché gli ottenga grazia per questo dal
suo Figlio e Signore, e dopo aver considerato ciascuno dei sensi dica un'Ave
Maria.
[249]
SECONDO
MODO DI PREGARE: CONTEMPLARE IL SIGNIFICATO DI OGNI PAROLA DELLA PREGHIERA.
[250]
La stessa
addizione del primo modo di pregare [239] si osserverà anche in questo
secondo modo.
[251]
La
preghiera preparatoria si farà tenendo presente la persona a cui si rivolge
la preghiera.
[252]
Il secondo
modo di pregare consiste in questo: stando in ginocchio o seduto, come
ciascuno si sente meglio disposto e trova maggiore devozione, tenendo gli
occhi chiusi o fissi su un punto senza muoverli qua e là, si dice "Padre";
su questa parola ci si sofferma a riflettere finché si trovano significati e
paragoni, gusto e consolazione nelle considerazioni che si riferiscono ad
essa. Si fa lo stesso con ogni parola del Padre nostro o di qualunque altra
preghiera che si vuole recitare in questo modo.
[253]
Prima
regola. Si rimane per un'ora, nel modo sopra indicato, su tutto il Padre
nostro; finito questo, si dirà l'Ave Maria, il Credo, D'Anima di Cristo" e
la Salve Regina vocalmente o mentalmente, nel modo solito.
[254]
Seconda
regola. Se, contemplando il Padre nostro, in una o due parole si trova molta
materia per riflettere, con gusto e consolazione, non bisogna preoccuparsi
di andare avanti, anche se si impiegasse tutta l'ora in quello che si è
trovato; passata l'ora, si dirà il resto del Padre nostro nel modo solito.
[255]
Terza
regola. Se uno si è trattenuto per un'ora intera su una o due parole del
Padre nostro, un altro giorno, quando vorrà ritornare su questa preghiera,
dirà quell'una o due parole nel modo solito e incomincerà a contemplare,
come è indicato nella seconda regola, con la parola che segue
immediatamente.
[256]
Prima nota.
Terminato il Padre nostro in uno o più giorni, si farà lo stesso con l'Ave
Maria e poi con le altre preghiere, in modo da esercitarsi sempre, per
qualche tempo, su una di esse.
[257]
Seconda
nota. Terminata la preghiera, rivolgendosi alla persona a cui essa era
diretta, si chiederà la virtù o la grazia di cui si sente maggiore
necessità.
[258]
TERZO MODO
DI PREGARE: A RITMO.
L'addizione sarà la stessa del primo e del secondo modo di pregare [239,
250].
La preghiera preparatoria sarà come nel secondo modo di pregare [251].
Il terzo modo di pregare consiste in questo: ad ogni anelito o respiro si
prega mentalmente dicendo una parola del Padre nostro o di un'altra
preghiera che si vuole recitare; così, tra un respiro e l'altro, si pensa
principalmente al significato di quella parola, o alla persona a cui è
rivolta, o alla propria pochezza, o alla distanza fra quella grandezza e la
propria pochezza. Con lo stesso procedimento e la stessa misura si continua
con le altre parole del Padre nostro; infine si dicono nel modo solito le
altre preghiere, cioè l'Ave Maria, T'Anima di Cristo", il Credo e la Salve
Regina.
[259]
Prima
regola. In altro giorno o in altra ora in cui si vuole pregare, si dice
l'Ave Maria con questo ritmo e le altre preghiere nel modo solito; si
continua poi allo stesso modo con le altre.
[260]
Seconda
regola. Chi vuole trattenersi più a lungo nella preghiera a ritmo, può dire
tutte le preghiere precedenti o parti di esse, seguendo lo stesso
procedimento del respiro a ritmo, come si è spiegato [258].
MISTERI DELLA VITA DI CRISTO
[261]
I MISTERI
DELLA VITA DI CRISTO NOSTRO SIGNORE.
Nota. È da notare che, in tutti i misteri che seguono, le parole in corsivo
sono tratte dal Vangelo, ma non le altre. In ogni mistero si troveranno
generalmente tre punti, per poter meditare e contemplare su questi più
facilmente.
[262]
L'
ANNUNCIAZIONE A NOSTRA SIGNORA
(Luca 1,
26-38).
Primo punto.
L'angelo san Gabriele saluta nostra Signora e le annuncia la concezione di
Cristo nostro Signore.
L'angelo, entrando
dov'era Maria, la salutò dicendole: "Ave, o piena di grazia; concepirai nel
tuo grembo e darai alla luce un figlio".
Secondo punto.
L'angelo conferma quello che ha detto a nostra Signora, annunciandole la
concezione di san Giovanni Battista, e dice:
"Vedi, anche
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio".
Terzo punto.
Nostra Signora risponde all'angelo:
"Ecco l'ancella del
Signore; avvenga di me secondo la tua parola".
[263]
LA VISITA
DI NOSTRA SIGNORA A ELISABETTA (Luca
1,
39-56).
Primo punto.
Nostra Signora fa visita a Elisabetta e san Giovanni Battista, che è nel
grembo della madre, avverte la visita fatta da nostra Signora: Appena
Elisabetta udì il saluto di nostra Signora, il bambino sussultò di gioia nel
suo grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
"Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo".
Secondo punto
Nostra Signora innalza un cantico e dice:
"L'anima mia magnifica
il Signore".
Terzo punto.
Maria rimase con Elisabetta quasi tre mesi, poi ritornò a casa sua.
[264]
LA NASCITA
DI CRISTO NOSTRO SIGNORE
(Luca 2,
1-14)
Primo punto.
Nostra Signora e Giuseppe, suo sposo, vanno da Nazaret a Betlemme:
Giuseppe salì
dalla Galilea a Betlemme per obbedire a Cesare, con Maria sua sposa che era
incinta.
Secondo punto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose
in una mangiatoia.
Terzo punto.
Apparve una schiera di angeli che dicevano: "Gloria a Dio nei cieli".
[265]
I PASTORI
(Luca 2,
15-20).
Primo punto.
L'angelo annuncia ai pastori la nascita di Cristo nostro Signore:
"Vi annuncio una
grande gioia, perché oggi è nato il Salvatore del mondo".
Secondo punto.
I pastori vanno a Betlemme:
Andarono in fretta e
trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia.
Terzo punto.
I
pastori se
ne tornarono glorificando e lodando Dio.
[266]
LA
CIRCONCISIONE
(Luca
2,21)
Primo punto.
Circoncidono il Bambino Gesù.
Secondo punto.
Il suo nome è Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse
concepito nel grembo della Madre.
Terzo punto.
Rendono il Bambino alla Madre, che prova compassione per il sangue versato
dal Figlio.
[267]
I TRE RE
MAGI
(Matteo
2, 1-12).
Primo punto.
I tre
re magi, guidati dalla stella, vengono ad adorare Gesù e
sua stella in Oriente, e siamo venuti per adorarlo".
Secondo punto.
Lo adorano e gli offrono doni:
Prostrati a terra lo
adorarono e incenso e mirra.
Terzo punto.
Furono avvertiti in sogno di non tornare da Erode, e per un'altra strada
fecero ritorno al loro paese.
[268]
LA
PURIFICAZIONE DI NOSTRA SIGNORA E LA PRESENTAZIONE DEL BAMBINO GESÙ (Luca
2,21-40).
Primo punto.
Portano il Bambino Gesù al tempio per presentarlo al Signore come
primogenito, e offrono per lui
una coppia di tortore
o di giovani colombi.
Secondo punto.
Simeone, venuto al tempio,
lo prese tra le braccia e
disse: "Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace".
Terzo punto.
Anna,
arrivata dopo, lodava il Signore e parlava del Bambino a quanti aspettavano
la redenzione di Israele.
[269]
LA FUGA IN
EGITTO
(Matteo
2, 13-18).
Primo punto.
Erode vuole uccidere il bambino Gesù, e perciò uccide gli innocenti. Prima
della loro morte l'angelo avverte Giuseppe di fuggire in
Egitto: "Alzati,
prendi il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto".
Secondo punto.
Parte per l'Egitto:
Giuseppe si alzò di notte
e fuggì in Egitto.
Terzo punto.
Rimane là fino alla morte di Erode.
[270]
CRISTO
NOSTRO SIGNORE RITORNA DALL'EGITTO
(Matteo
2, 19-23)
Primo punto.
L'angelo avverte Giuseppe di ritornare in Israele
"Alzati, prendi il
Bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele".
Secondo punto.
Si alza e va nel paese d'Israele.
Terzo punto.
Poiché in Giudea regnava Archelao, figlio di Erode, si ritira a Nazaret.
[271]
LA VITA DI
CRISTO NOSTRO SIGNORE DAI DODICI AI TRENT'ANNI
(Luca 2,
50-52).
Primo punto.
Era obbediente ai suoi genitori,
cresceva in sapienza, età
e grazia.
Secondo punto.
Pare che facesse il mestiere di falegname, come lascia intendere san Marco
(6, 3): "Costui non è forse il falegname?".
[272]
CRISTO SI
RECA AL TEMPIO ALL'ETÀ DI DODICI ANNI
(Luca 2,
41-50).
Primo punto.
Cristo nostro Signore, all'età di dodici anni, si reca da Nazaret a
Gerusalemme.
Secondo punto.
Cristo nostro Signore rimane a Gerusalemme all'insaputa dei suoi genitori.
Terzo punto.
Trascorsi tre giorni, lo trovano mentre discute nel tempio, seduto tra i
dottori. Ai genitori che gli domandano dov'è stato risponde:
"Non sapete che devo
occuparmi delle cose del Padre mio?".
[273]
IL
BATTESIMO DI CRISTO
(Matteo
3, 13-17).
Primo punto.
Cristo nostro Signore, dopo essersi accomiatato dalla sua Madre benedetta,
si reca da Nazaret al fiume Giordano, dove si trova san Giovanni Battista.
Secondo punto.
San Giovanni battezza Cristo nostro Signore; vuole scusarsi ritenendosi
indegno di battezzarlo, ma Cristo gli dice:
"Lascia fare, per ora,
perché conviene che così adempiamo ogni giustizia".
Terzo punto.
Venne lo Spirito Santo e la voce del Padre dal cielo che disse: "Questo è il
mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".
[274]
LE
TENTAZIONI DI CRISTO
(Luca
4,1-13;
Matteo
4,1-11).
Primo punto.
Dopo essere stato battezzato, si reca nel deserto, dove digiuna quaranta
giorni e quaranta notti.
Secondo punto.
È tentato dal diavolo tre volte: Il
tentatore, avvicinandosi
a lui, gli disse: "Se tu sei il Figlio di Dio, di' a queste pietre che
diventino pane; gettati giù; ti darò tutto questo che vedi, se prostrandoti
a terra mi adorerai".
Terzo punto.
Gli si accostarono gli angeli e lo servivano.
[275]
LA CHIAMATA
DEGLI APOSTOLI.
Primo punto.
Pare che san Pietro e sant'Andrea siano stati chiamati tre volte: la prima
per una certa conoscenza
(Giovanni
1,35-42); la seconda per seguire Cristo in qualche modo, cioè con
l'intenzione di tornare a possedere quello che avevano lasciato
(Luca
5,1-11); la terza per seguire per sempre Cristo nostro Signore
(Matteo
4,18-22;
Marco 1,
16-20).
Secondo punto.
Chiama Filippo
(Giovanni
1,43-44) e Matteo
(Matteo
9,9-13).
Terzo punto.
Chiama gli altri apostoli, ma della loro vocazione non si fa speciale
menzione nel Vangelo.
Si devono pure considerare altri tre aspetti: il primo, la rozza e umile
condizione degli apostoli; il secondo, la dignità a cui furono così
benignamente chiamati; il terzo, i doni e le grazie con cui furono posti al
di sopra di tutti i padri del nuovo e dell'antico testamento.
[276]
IL PRIMO
MIRACOLO COMPIUTO ALLE NOZZE DI CANA
(Giovanni
2, 1-12). Primo punto.
Cristo nostro Signore è invitato con i suoi discepoli alle nozze.
Secondo punto.
La Madre fa osservare al Figlio che è venuto a mancare il vino, dicendo:
"Non hanno più vino";
e ordina ai servi:
"Fate quello che vi
dirà".
Terzo punto.
Cambiò l'acqua in vino, manifestando la sua gloria, e i suoi discepoli
credettero in lui.
[277]
CRISTO
SCACCIA DAL TEMPIO I MERCANTI
(Giovanni
2, 13-22).
Primo punto.
Scaccia dal tempio tutti i mercanti con una sferza fatta di corde.
Secondo punto.
Rovescia a terra i tavoli e i denari dei ricchi banchieri che stanno nel
tempio.
Terzo punto.
Ai poveri venditori di colombe dice con tono mite:
"Portatele via di qua, e
non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".
[278]
IL DISCORSO
DI CRISTO SULLA MONTAGNA
(Matteo 5,
1-48).
Primo punto.
Ai suoi amati discepoli espone in privato le otto beatitudini:
"Beati i poveri in
spirito, i miti, i misericordiosi, gli afflitti, quelli che hanno, fame e
sete di giustizia, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati".
Secondo punto.
Li esorta a fare buon uso dei loro talenti:
"Così risplenda la vostra
luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano
gloria al vostro Padre che è nei cieli".
Terzo punto.
Dichiara di non abolire la legge, ma di darle compimento, spiegando i
comandamenti di non uccidere, non commettere atti impuri, non spergiurare e
amare i nemici:
"Io vi
dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori".
[279]
CRISTO
NOSTRO SIGNORE CALMA LA TEMPESTA DEL MARE
(Matteo
8,2327).
Primo punto.
Mentre Cristo nostro Signore dorme sulla barca, si scatena una violenta
tempesta. Secondo punto.
I
discepoli atterriti lo svegliano, ed egli li rimprovera per la poca fede,
dicendo:
"Perché avete paura,
uomini di poca fede?".
Terzo punto.
Comanda ai venti di calmarsi; la
tempesta
si placa e il mare si fa tranquillo, per cui gli uomini si meravigliano e
dicono:
"Chi è mai costui al
quale i venti e il mare obbediscono?".
[280]
CRISTO
CAMMINA SULLE ACQUE
(Matteo
14, 24-33).
Primo punto.
Mentre Gesù è sul monte, lascia che i discepoli salgano sulla barca e,
congedata la folla, incomincia a pregare da solo.
Secondo punto.
La barca è agitata dalle onde; Cristo le va incontro camminando sull'acqua,
e i discepoli pensano che sia un fantasma.
Terzo punto.
Cristo dice loro:
"Sono io, non abbiate
paura"; san Pietro, per suo comando, gli va incontro
camminando sull'acqua, ma, preso da paura, incomincia ad affondare; Cristo
nostro Signore lo afferra e lo rimprovera per la poca fede; poi sale sulla
barca e il vento si calma.
[281]
GLI
APOSTOLI SONO INVIATI A PREDICARE
(Matteo
10, 1-15).
Primo punto.
Cristo chiama i suoi amati discepoli e dà loro il potere di scacciare i
demoni dal corpo degli uomini e di guarire ogni sorta di infermità
Secondo punto.
Dà istruzioni sulla prudenza e la pazienza:
"Ecco, io vi mando come
pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici
come le colombe".
Terzo punto.
Indica loro il modo di comportarsi:
"Non procuratevi oro né
argento; quello che gratuitamente avete ricevuto, datelo gratuitamente".
Indica loro la materia su cui predicare:
"Strada facendo, predicate così: "Il regno dei cieli è vicino ".
[282]
LA
CONVERSIONE DELLA MADDALENA
(Luca 7,
36-50).
Primo punto.
La Maddalena entra in casa del fariseo, dove Cristo nostro Signore è seduto
a tavola, e porta un vaso di alabastro pieno di unguento.
Secondo punto.
Stando dietro al Signore, ai suoi piedi, incomincia a bagnarli con le
lacrime, li asciuga con i capelli, li bacia e li unge con l'unguento.
Terzo punto.
Il fariseo accusa la Maddalena, e Cristo parla in difesa di lei dicendo:
"Le sono
perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato". Poi disse alla
donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace".
[283]
CRISTO
NOSTRO SIGNORE DÀ DA MANGIARE A CINQUEMILA UOMINI
(Matteo
14, 13-23).
Primo punto.
Poiché s'è fatto sera, i discepoli chiedono a Cristo di congedare la folla
di uomini che erano con lui.
Secondo punto.
Cristo nostro Signore comanda che gli si portino dei pani e che tutti si
siedano a mensa; benedice i pani, li spezza, li dà ai suoi discepoli e
questi alla folla.
Terzo punto.
Tutti mangiarono e furono saziati, e ne avanzarono dodici ceste.
[284]
LA
TRASFIGURAZIONE DI CRISTO
(Matteo
17,1-13).
Primo punto.
Cristo nostro Signore prende con sé i suoi amati discepoli Pietro, Giacomo e
Giovanni, e si trasfigura: il suo volto risplende come il sole e le sue
vesti come la neve.
Secondo punto.
Parla con Mosè ed Elia.
Terzo punto.
Mentre Pietro dice di fare tre tende, risuona una voce dal cielo che dice:
"Questi è il mio
Figlio diletto; ascoltatelo". All'udire questa voce, i
discepoli per la paura cadono con la faccia a terra; Cristo li tocca e dice
loro:
"Alzatevi e non
temete; non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo
non sia risorto".
[285]
LA
RISURREZIONE DI LAZZARO
(Giovanni
11,1-44).
Primo punto.
Marta e Maria mandano a dire a Cristo nostro Signore che Lazzaro è malato;
saputa la notizia, si trattiene ancora per due giorni, perché il miracolo
sia più evidente.
Secondo punto.
Prima di risuscitarlo, chiede all'una e all'altra che credano in lui
dicendo:
"Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà".
Terzo punto.
Dopo aver pianto e pregato, lo risuscita; e il modo di risuscitarlo è il
comando:
"Lazzaro,
vieni fuori!".
[286]
LA CENA DI
BETANIA
(Mt
26,1-13).
Primo punto.
Il Signore cena in casa di Simone il lebbroso, insieme a Lazzaro.
Secondo punto.
Maria sparge l'unguento sul capo di Cristo.
Terzo punto.
Giuda mormora dicendo:
"Perché questo spreco
dell'unguento?".
Ma egli scusa un'altra volta la Maddalena dicendo:
"Perché infastidite
questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me".
[287]
IL GIORNO
DELLE PALME
(Matteo 21,
1-11).
Primo punto.
Il Signore manda a prendere l'asina e il puledro dicendo:
"Scioglieteli e
conduceteli a me; se qualcuno vi dirà qualche cosa, dite che il Signore ne
ha bisogno, ma li rimanderà subito".
Secondo punto.
Sale sull'asina, coperta con i mantelli degli apostoli.
Terzo punto.
Escono a riceverlo, stendendo sulla strada i loro mantelli e i rami degli
alberi dicendo:
"Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna nel più alto dei cieli!".
[288]
LA
PREDICAZIONE NEL TEMPIO
(Luca
19),
Primo punto.
Ogni giorno insegna nel tempio.
Secondo punto.
Finita la predicazione, non avendo chi lo ospiti a Gerusalemme, ritorna a
Betania.
[289]
L'ULTIMA
CENA
(Matteo
26;
Giovanni
13, 1-17).
Primo punto.
Mangia l'agnello pasquale con i dodici apostoli e predice loro la sua morte:
"In verità io vi dico
che uno di voi mi tradirà".
Secondo punto.
Lava i piedi dei discepoli, anche quelli di Giuda, incominciando da san
Pietro, che, considerando la grandezza del Signore e la propria indegnità,
non vuole permetterlo e dice:
"Signore, tu lavi i
piedi a me?". Ma san Pietro non sa che con questo egli vuole
dare un esempio di umiltà, e perciò dice: "Vi
ho dato l'esempio,
perché, come ho fatto io, facciate anche voi".
Terzo punto.
Istituisce il santissimo sacrificio dell'Eucarestia, come prova suprema del
suo amore, dicendo:
"Prendete e mangiate".
Finita la cena, Giuda esce e va a vendere Cristo nostro Signore.
[290]
I MISTERI
AVVENUTI DALL'ULTIMA CENA FINO ALL'ORTO DEGLI ULIVI INCLUSO
(Matteo
26;
Marco 14).
Primo punto.
Finita la cena e cantando l'inno, il Signore si reca sul monte Oliveto, con
i discepoli pieni di paura; ne lascia otto nel Getsemani e dice:
"Sedetevi qui, mentre
io vado là a pregare".
Secondo punto.
Presi con sé san Pietro, san Giacomo e san Giovanni, prega il Signore per
tre volte dicendo:
"Padre, se è
possibile, passi da me questo calice; però non sia fatta la mia volontà, ma
la tua". E in preda all'angoscia pregava più intensamente.
Terzo punto.
Giunge a tal punto di paura, che dice:
"La mia anima è triste fino alla morte"; e suda sangue tanto
copiosamente, che san Luca dice: "Il
suo sudore diventò come gocce di sangue
che
cadevano a terra";
questo fa supporre che le sue vesti fossero già piene di sangue.
[291]
I MISTERI
AVVENUTI DALL'ORTO DEGLI ULIVI FINO ALLA CASA DI ANNA INCLUSA
(Matteo
26;
Luca 22; Marco
15).
Primo punto.
Il Signore si lascia baciare da Giuda e catturare come un brigante; dice
loro:
"Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni per catturarmi.
Ogni giorno stavo con voi nel tempio ad insegnare, e non mi avete
arrestato".
Mentre dice:
"Chi cercate?",
i nemici cadono a terra.
Secondo punto.
San Pietro ferisce un servo del pontefice; il Signore in tono mite gli dice:
"Rimetti la spada nel
fodero", e guarisce la ferita del servo.
Terzo punto.
Abbandonato dai discepoli, è trascinato da Anna, dove san Pietro, che lo ha
seguito da lontano, lo rinnega una volta; una guardia dà uno schiaffo a
Cristo dicendo:
"Così
rispondi al pontefice?".
[292]
I MISTERI
AVVENUTI DALLA CASA DI ANNA ALLA CASA DI CAIFA INCLUSA
(Matteo
26;
Marco
14;
Luca 22; Giovanni
18).
Primo punto.
Lo trascinano legato dalla casa di Anna alla casa di Caifa, dove san Pietro
lo rinnega per due volte; il Signore lo guarda,
ed egli uscito fuori
piange amaramente.
Secondo punto.
Gesù rimane legato per tutta quella notte.
Terzo punto.
Inoltre, quelli che lo tengono prigioniero si burlano di lui, lo percuotono,
gli coprono il volto, lo schiaffeggiano e gli domandano:
"Indovina: chi ti ha
colpito?". E proferiscono altre simili bestemmie contro di
lui.
[293]
I MISTERI
AVVENUTI DALLA CASA DI CAIFA FINO A QUELLA DI PILATO INCLUSA
(Matteo
27;
Luca 23;
Marco
15).
Primo punto.
Tutta la moltitudine dei Giudei lo trascina da Pilato e davanti a lui lo
accusa dicendo:
"Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo e impediva di pagare
tributi a Cesare".
Secondo punto.
Pilato, dopo averlo esaminato una prima e una seconda volta, dice:
"Io non trovo in lui
nessuna colpa".
A lui viene preferito Barabba, un brigante.
Tutti gridarono dicendo:
"Non liberate costui, ma Barabba".
[294]
I MISTERI
AVVENUTI DALLA CASA DI PILATO A QUELLA DI ERODE
(Luca
23,6-11).
Primo punto.
Pilato manda Gesù, che è galileo, da Erode, tetrarca della Galilea.
Secondo punto.
Erode, incuriosito, lo interroga a lungo, ed egli non risponde nulla,
sebbene gli scribi e i sacerdoti continuino ad accusarlo.
Terzo punto.
Erode con il suo seguito lo schernisce, facendolo vestire con una veste
bianca.
[295]
I MISTERI
AVVENUTI DALLA CASA DI ERODE A QUELLA DI PILATO
(Matteo
26;
Luca 23;
Marco
15;
Giovanni 19).
Primo punto.
Erode lo rimanda a Pilato; essi perciò diventano amici, mentre prima c'era
fra loro inimicizia.
Secondo punto.
Pilato prende Gesù e lo fa flagellare; i soldati fanno una corona di spine e
la pongono sul suo capo; lo vestono di porpora e si avvicinano a lui
dicendo:
"Salve, re dei
Giudei!"; e lo schiaffeggiano.
Terzo punto.
Lo conduce fuori davanti a tutti:
Allora Gesù uscì,
portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro:
"Ecco l'uomo!". Al vederlo, i pontefici gridavano dicendo: "Crocifiggi,
crocifiggilo!".
[296]
I MISTERI
AVVENUTI DALLA CASA DI PILATO ALLA CROCE INCLUSA (Giovanni 19, 13-22).
Primo punto.
Pilato, in veste di giudice, consegna loro Gesù perché lo crocifiggano, dopo
che i Giudei lo hanno rinnegato come re dicendo:
"Non abbiamo altro re
all'infuori di Cesare!".
Secondo punto.
Porta la croce sulle spalle; poiché non riesce a portarla, Simone cireneo è
costretto a portarla dietro a Gesù.
Terzo punto.
Lo crocifiggono in mezzo a due ladroni, ponendo questa iscrizione:
"Gesù Nazareno, re dei
Giudei".
[297]
I MISTERI AVVENUTI SULLA CROCE (Giovanni
19, 23-27)
Primo punto.
Sulla croce dice sette parole: prega per i suoi crocifissori; perdona il
ladrone; affida san Giovanni a sua Madre e sua Madre a san Giovanni; dice ad
alta voce:
"Ho sete", e
gli danno fiele e aceto; dice che è abbandonato; dice:
"Tutto è compiuto";
dice:
"Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito".
Secondo punto.
Il sole si oscura, le pietre si spezzano, le tombe si spalancano, il velo
del tempio si divide in due parti dall'alto in basso.
Terzo punto.
Lo bestemmiano dicendo:
"Tu che distruggi il
tempio di Dio, scendi dalla croce"; le sue vesti sono divise,
il suo costato viene ferito con la lancia, e ne esce acqua e sangue.
[298]
I MISTERI
AVVENUTI DALLA CROCE AL SEPOLCRO INCLUSO
(Giovanni
19, 38-42).
Primo punto.
Viene deposto dalla croce da Giuseppe e da Nicodemo alla presenza della sua
Madre addolorata.
Secondo punto.
Il corpo è portato al sepolcro; viene unto e sepolto.
Terzo punto.
Vengono poste le guardie.
[299]
LA
RISURREZIONE DI CRISTO NOSTRO SIGNORE E LA SUA PRIMA APPARIZIONE.
Primo punto.
Appare alla Vergine Maria; questo, sebbene non sia detto nella Scrittura, si
ritiene per detto, in quanto essa afferma che apparve a tanti altri; infatti
la Scrittura suppone che noi siamo intelligenti, come è scritto:
"Anche voi non
capite?".
[300]
LA SECONDA
APPARIZIONE
(Marco
16, 1-11).
Primo punto.
Di buon mattino Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome vanno al sepolcro
dicendo:
"Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".
Secondo punto.
Vedono il masso già rotolato via e l'angelo che dice: "Voi
cercate Gesù Nazareno; è risorto, non è qui".
Terzo punto.
Appare a Maria, che rimane vicino al sepolcro dopo che le altre se ne sono
andate.
[301]
LA TERZA
APPARIZIONE
(Matteo
28, 8-10).
Primo punto.
Le Marie abbandonano il sepolcro con timore e gioia grande, volendo
annunciare ai discepoli la risurrezione del Signore.
Secondo punto.
Cristo nostro Signore appare loro per via dicendo:
"Salute a voi";
esse si avvicinano, si inginocchiano ai suoi piedi e lo adorano.
Terzo punto.
Gesù dice loro:
"Non temete; andate ad
annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea, perché là mi vedranno".
[302]
LA QUARTA
APPARIZIONE (Luca 24, 9-12;
Giovanni
20, 1-10).
Primo punto.
San Pietro, sentito dalle donne che Cristo è risorto, va in fretta al
sepolcro.
Secondo punto.
Entrato nel sepolcro, vede solo i lini con cui era stato avvolto il corpo di
Cristo nostro Signore, e nient'altro.
Terzo punto.
Mentre Pietro riflette su questo, gli appare Cristo; perciò gli apostoli
dicevano: "Il
Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone".
[303]
LA QUINTA
APPARIZIONE
(Luca
24, 13-35).
Primo punto.
Appare ai discepoli che andavano a Emmaus parlando di Cristo.
Secondo punto.
Li rimprovera dimostrando con le Scritture che il Cristo doveva morire e
risuscitare:
"Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava
che il Cristo soffrisse per entrare nella sua gloria?".
Terzo punto.
Alle loro insistenza si trattiene lì e rimane con loro finché, nello
spezzare il pane, scompare; essi, tornati indietro, annunciano ai discepoli
che lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane.
[304]
LA SESTA
APPARIZIONE (Giovanni 20,19-23)
Primo punto.
I
discepoli sono riuniti insieme
per timore dei Giudei,
eccetto san Tommaso.
Secondo punto.
Gesù appare loro, a porte chiuse, e stando in mezzo ad essi dice:
"Pace a voi!".
Terzo punto.
Comunica loro lo Spirito Santo
dicendo: "Ricevete lo
Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi".
[305]
LA SETTIMA
APPARIZIONE
(Giovanni
20, 24-29).
Primo punto.
San Tommaso, incredulo, perché non era presente alla precedente apparizione,
dice:
"Se non lo vedo, non crederò".
Secondo punto.
Otto giorni dopo, Gesù appare loro, a porte chiuse, e dice a san Tommaso:
"Metti qua
il tuo dito e vedi che è proprio vero, e non essere incredulo ma credente".
Terzo punto.
San Tommaso crede dicendo: "Mio
Signore e mio Dio!";
Cristo gli dice:
"Beati quelli che non
hanno visto e hanno creduto".
[306]
L' OTTAVA
APPARIZIONE
(Giovanni
21, 1-17).
Primo punto.
Gesù appare a sette dei suoi discepoli che stanno pescando e che per tutta
la notte non hanno preso nulla; ma, gettata la rete per suo comando,
non potevano tirarla
su per la gran quantità di pesci.
Secondo punto.
Per questo miracolo san Giovanni lo riconosce e dice a san Pietro:
"È il Signore!";
questi si getta in acqua e va verso Cristo.
Terzo punto.
Dà loro da mangiare del pesce arrostito e un favo di miele; affida le sue
pecorelle a san Pietro, dopo averlo esaminato per tre volte sulla carità, e
gli dice:
"Pasci le mie
pecorelle".
[307]
LA NONA
APPARIZIONE
(Matteo
28, 16-20).
Primo punto.
I
discepoli, per comando del Signore, vanno sul monte Tabor.
Secondo punto.
Cristo appare loro e dice:
"Mi è stato dato ogni
potere in cielo e in terra".
Terzo punto.
Li manda a predicare in tutto il mondo dicendo: "Andate
e ammaestrate tutte le
genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
[308]
LA DECIMA
APPARIZIONE (1
Corinzi
15, 6).
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta.
[309]
L'UNDICESIMA APPARIZIONE (1
Corinzi
15, 7).
Inoltre apparve a Giacomo.
[310]
LA
DODICESIMA APPARIZIONE.
Appare a Giuseppe di Arimatea, come piamente si medita e si legge nella vita
dei santi.
[311]
LA
TREDICESIMA APPARIZIONE
(1 Corinzi 15,
8).
Appare a san Paolo dopo l'Ascensione:
Ultimo fra tutti
apparve anche a me come a un aborto. Appare pure in anima ai
santi patriarchi del limbo e, dopo averli liberati e aver ripreso il suo
corpo, molte volte appare ai discepoli e conversa con loro.
[312]
L'
ASCENSIONE DI CRISTO NOSTRO SIGNORE (Atti 1, 1-12).
Primo punto.
Appare agli apostoli per lo spazio di quaranta giorni, facendo molti
discorsi e miracoli e parlando del regno di Dio, e comanda loro di attendere
a Gerusalemme lo Spirito Santo promesso.
Secondo punto.
Li conduce sul monte Oliveto, ed è elevato in alto sotto i loro occhi,
finché una nube lo sottrae al loro sguardo.
Terzo punto.
Poiché stanno fissando il cielo, gli angeli dicono loro:
"Uomini di Galilea,
perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi
assunto al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto
andare in cielo".
REGOLE PER RICONOSCERE GLI SPIRITI
[313]
REGOLE PER
SENTIRE E RICONOSCERE IN QUALCHE MODO LE VARIE MOZIONI CHE SI PRODUCONO
NELL'ANIMA, PER ACCOGLIERE LE BUONE E RESPINGERE LE CATTIVE. QUESTE REGOLE
SONO ADATTE SOPRATTUTTO ALLA PRIMA SETTIMANA.
[314]
Prima
regola. A coloro che passano da un peccato mortale all'altro, il demonio
comunemente è solito proporre piaceri apparenti, facendo loro immaginare
diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro
vizi e peccati. Con questi, lo spirito buono usa il metodo opposto,
stimolando al rimorso la loro coscienza con il giudizio della ragione.
[315]
Seconda
regola. In coloro che si impegnano a purificarsi dai loro peccati e che
procedono di bene in meglio nel servizio di Dio nostro Signore, avviene il
contrario della prima regola. In questo caso, infatti, è proprio dello
spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false
ragioni, per impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono
dare coraggio ed energie, consolazioni e lacrime, ispirazioni e serenità,
diminuendo e rimovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del
bene.
[316]
Terza
regola: la consolazione spirituale. Si intende per consolazione quando si
produce uno stimolo interiore, per cui l'anima si infiamma di amore per il
suo Creatore e Signore, e quindi non può amare nessuna delle realtà di
questo mondo per se stessa, ma solo per il Creatore di tutte; così pure
quando uno versa lacrime che lo portano all'amore del Signore, sia per il
dolore dei propri peccati, sia per la passione di Cristo nostro Signore, sia
per altri motivi direttamente ordinati al suo servizio e alla sua lode.
Infine si intende per consolazione ogni aumento di speranza, fede e carità,
e ogni gioia interiore che stimola e attrae alle realtà celesti e alla
salvezza dell'anima, dandole tranquillità e pace nel suo Creatore e Signore.
[317]
Quarta
regola: la desolazione spirituale. Si intende per desolazione tutto il
contrario della terza regola, per esempio l'oscurità dell'anima, il
turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e terrene,
l'inquietudine dovuta a diverse agitazioni e tentazioni: così l'anima
s'inclina alla sfiducia, è senza speranza e senza amore, e si ritrova pigra,
tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore. Infatti, come la
consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri che sorgono dalla
consolazione sono contrari a quelli che sorgono dalla desolazione.
[318]
Quinta
regola. Nel tempo della desolazione non bisogna mai fare cambiamenti, ma
rimanere saldi e costanti nei propositi e nella decisione in cui si era nel
giorno precedente a quella desolazione, o nella decisione in cui si era
nella consolazione precedente. Infatti, come nella consolazione ci guida e
ci consiglia soprattutto lo spirito buono, così nella desolazione lo fa lo
spirito cattivo, e con i suoi consigli noi non possiamo prendere la strada
giusta.
[319]
Sesta
regola. Durante la desolazione non dobbiamo cambiare i propositi precedenti;
però giova molto reagire intensamente contro la stessa desolazione, per
esempio insistendo di più nella preghiera e nella meditazione, prolungando
gli esami di coscienza e aggiungendo qualche forma conveniente di penitenza.
[320]
Settima
regola. Chi si trova nella desolazione, consideri che il Signore, per
provarlo, lo ha affidato alle sue forze naturali, perché resista alle
diverse agitazioni e tentazioni del demonio; e può riuscirci con l'aiuto di
Dio che gli rimane sempre, anche se non lo sente chiaramente. È vero,
infatti, che il Signore gli ha sottratto il molto fervore, il grande amore e
la grazia abbondante; però gli ha lasciato la grazia sufficiente per la
salvezza eterna.
[321]
Ottava
regola. Chi si trova nella desolazione si sforzi di conservare la pazienza,
che si oppone alle sofferenze che patisce; e pensi che presto sarà
consolato, se si impegna con ogni diligenza contro quella desolazione, come
è detto nella sesta regola.
[322]
Nona
regola. I motivi principali per cui ci troviamo desolati sono tre: il primo,
perché siamo tiepidi, pigri o negligenti nelle pratiche spirituali, e così
la consolazione spirituale si allontana per colpa nostra; il secondo, perché
il Signore vuole provare quanto valiamo e quanto andiamo avanti nel suo
servizio e nella sua lode, anche senza un'abbondante elargizione di
consolazioni e di grandi grazie; il terzo, perché sappiamo con certezza e ci
convinciamo, così da sentirlo internamente, che non dipende da noi
acquistare o conservare una grande devozione, un intenso amore, le lacrime o
alcun'altra consolazione spirituale, ma che tutto è dono e grazia di Dio
nostro Signore; ossia perché non facciamo il nido in casa d'altri, elevando
la mente a superbia o vanagloria con l'attribuire a noi stessi la devozione
o altre forme della consolazione spirituale.
[323]
Decima
regola. Chi si trova nella consolazione, pensi come si comporterà nella
desolazione che in seguito verrà, preparando nuove forze per allora.
[324]
Undicesima
regola. Chi è consolato, procuri di umiliarsi e di abbassarsi quanto può,
pensando quanto poco vale nel tempo della desolazione senza quella grazia di
consolazione. Invece chi si trova nella desolazione pensi che può fare molto
con la grazia di Dio, che è sufficiente per resistere a tutti gli avversari,
e con la forza che riceve dal suo Creatore e Signore.
[325]
Dodicesima
regola. Il demonio si comporta come una donna, perché per natura è debole ma
vuole sembrare forte. Infatti è proprio di una donna perdersi d'animo quando
litiga con un uomo, e fuggire se l'uomo le si oppone con fermezza; se invece
l'uomo incomincia a fuggire e a perdersi d'animo, crescono smisuratamente
l'ira, lo spirito vendicativo e la ferocia della donna. Allo stesso modo è
proprio del demonio indebolirsi e perdersi d'animo, e quindi allontanare le
tentazioni, quando chi si esercita nella vita spirituale si oppone ad esse
con fermezza, agendo in modo diametralmente opposto; se invece chi si
esercita incomincia a temere e a perdersi d'animo nel sostenere le
tentazioni, non c'è al mondo una bestia così feroce come il nemico della
natura umana nel perseguire con tanta malizia il suo dannato disegno.
[326]
Tredicesima
regola. Così pure il demonio si comporta come un frivolo corteggiatore che
vuole rimanere nascosto e non essere scoperto. Infatti un uomo frivolo, che
con discorsi maliziosi circuisce la figlia di un buon padre o la moglie di
un buon marito, vuole che le sue parole e le sue lusinghe rimangano
nascoste; è invece molto contrariato quando la figlia rivela le sue parole
licenziose e il suo disegno perverso al padre, o la moglie al marito, perché
capisce facilmente che non potrà riuscire nell'impresa iniziata. Allo stesso
modo, quando il nemico della natura umana presenta a una persona retta le
sue astuzie e le sue lusinghe, vuole e desidera che queste siano accolte e
mantenute segrete; ma quando essa le manifesta a un buon confessore o ad
altra persona spirituale che conosca gli inganni e le malizie del demonio,
questi ne è molto indispettito; infatti capisce che non potrà riuscire nella
malizia iniziata, dato che i suoi evidenti inganni sono stati scoperti.
[327]
Quattordicesima regola. Così pure il demonio si comporta come un condottiero
che vuole vincere e fare bottino. Infatti un capitano, che è capo di un
esercito, pianta il campo ed esamina le difese o la disposizione di un
castello, e poi lo attacca dalla parte più debole. Allo stesso modo il
nemico della natura umana ci gira attorno ed esamina tutte le nostre virtù
teologali, cardinali e morali, e poi ci attacca e cerca di prenderci dove ci
trova più deboli e più sprovveduti per la nostra salvezza eterna.
[328]
REGOLE PER
LO STESSO SCOPO, RICONOSCENDO MEGLIO GLI SPIRITI. SONO ADATTE SOPRATTUTTO
ALLA SECONDA SETTIMANA.
[329]
Prima
regola. È proprio di Dio e dei suoi angeli dare con le loro ispirazioni vera
letizia e gioia spirituale, togliendo tutta la tristezza e l'agitazione che
il demonio procura; è invece proprio di costui combattere contro questa
letizia e consolazione spirituale, presentando false ragioni, cavilli e
continue menzogne.
[330]
Seconda
regola. Solo Dio nostro Signore può dare all'anima una consolazione senza
una causa precedente; infatti è proprio del Creatore entrare nell'anima,
uscire, agire in essa, attirandola tutta all'amore della sua divina Maestà.
Dicendo senza una causa, si intende senza che l'anima senta o conosca in
precedenza alcun oggetto, da cui possa venire quella consolazione mediante i
propri atti dell'intelletto e della volontà.
[331]
Terza
regola. Sia l'angelo buono sia quello cattivo possono consolare l'anima con
una causa, ma per fini opposti: l'angelo buono per il bene dell'anima,
perché cresca e proceda di bene in meglio; l'angelo cattivo, al contrario,
per attirarla ancor più al suo dannato disegno e alla sua malizia.
[332]
Quarta
regola. È proprio dell'angelo cattivo, che si trasforma in angelo di luce,
entrare con il punto di vista dell'anima fedele e uscire con il suo:
suggerisce, cioè, pensieri buoni e santi, conformi a quell'anima retta, poi
a poco a poco cerca di uscirne attirando l'anima ai suoi inganni occulti e
ai suoi perversi disegni.
[333]
Quinta
regola. Dobbiamo fare molta attenzione al corso dei nostri pensieri. Se nei
pensieri tutto è buono il principio, il mezzo e la fine e se tutto è
orientato verso il bene, questo è un segno dell'angelo buono. Può darsi
invece che nel corso dei pensieri si presenti qualche cosa cattiva o
distrattiva o meno buona di quella che l'anima prima si era proposta di
fare, oppure qualche cosa che indebolisce l'anima, la rende inquieta, la
mette in agitazione e le toglie la pace, la tranquillità e la calma che
aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono
dallo spirito cattivo, nemico del nostro bene e della nostra salvezza
eterna.
[334]
Sesta
regola. Quando il nemico della natura umana viene scoperto e riconosciuto
per la sua coda serpentina e per il fine cattivo a cui spinge, colui che è
stato tentato farà bene a esaminare subito il corso dei pensieri buoni
all'inizio da lui suggeriti, e a considerare come il demonio a poco a poco
abbia cercato di farlo discendere dalla soavità e dalla gioia spirituale in
cui si trovava, fino ad attirarlo al suo disegno perverso; così, tenendo
conto di questa esperienza, potrà guardarsi dai suoi soliti inganni.
[335]
Settima
regola. A coloro che procedono di bene in meglio, l'angelo buono si insinua
nell'anima in modo dolce, delicato e soave, come una goccia d'acqua che
entra in una spugna; al contrario, l'angelo cattivo si insinua in modo
pungente, con strepito e agitazione, come quando la goccia d'acqua cade
sulla pietra. Invece, in coloro che procedono di male in peggio, questi due
spiriti si insinuano in modo opposto. La causa di questo è la disposizione
dell'anima, contraria o simile a quegli angeli: infatti, quando è contraria,
entrano con strepito e facendosi sentire; quando invece la disposizione è
simile, l'angelo entra in silenzio, come in casa propria che gli è aperta.
[336]
Ottava
regola. Quando la consolazione è senza una causa, in essa non c'è inganno,
perché, come si è detto [330], proviene da Dio nostro Signore; tuttavia la
persona spirituale, a cui Dio dà questa consolazione, deve considerare e
distinguere con molta cura e attenzione il tempo proprio di questa
consolazione da quello successivo, nel quale l'anima rimane fervorosa e
favorita dal dono e dalle risonanze della consolazione passata. Spesso
infatti, in questo secondo tempo, sia con un proprio ragionamento, cioè con
associazioni e deduzioni di concetti e di giudizi, sia per l'azione dello
spirito buono o di quello cattivo, la persona formula propositi o pensieri
che non sono ispirati direttamente da Dio nostro Signore; perciò bisogna
esaminarli molto accuratamente, prima di dar loro pieno credito e di
metterli in atto.
REGOLE PER FARE ELARGIZIONI
[337]
CHI HA
L'INCARICO DI FARE ELARGIZIONI DEVE OSSERVARE LE REGOLE SEGUENTI.
[338]
Prima
regola. Se faccio un'elargizione a parenti o ad amici o a persone a cui sono
affezionato, devo considerare quattro regole, delle quali in parte si è già
parlato trattando dell'elezione [184-187].
La prima: l'amore che mi muove e mi induce a fare quella elargizione deve
discendere dall'alto, cioè dall'amore di Dio nostro Signore, così che io
senta prima di tutto che l'amore più o meno grande che ho per queste persone
è amore per Dio, e che Dio sia presente nel motivo per cui le amo di più.
[339]
Seconda
regola. Voglio immaginare una per sona che non ho mai visto né conosciuto e,
desiderando per lei ciò che è più perfetto nel suo ufficio e nel suo stato,
considerare come io vorrei che essa si regolasse nel modo di fare
l'elargizione, per la maggior gloria di Dio e la maggior perfezione della
sua anima; farò quindi lo stesso, osservando la norma e la misura che vorrei
per l'altra persona e che ritengo giusta.
[340]
Terza
regola. Voglio considerare, come se fossi in punto di morte, il criterio e
la misura che allora vorrei aver tenuto nel mio compito di amministratore; e
regolandomi su questa, la osserverò nella mia elargizione.
[341]
Quarta
regola. Immaginando come mi troverò nel giorno del giudizio, pensando come
allora vorrei aver adempiuto questo ufficio e incarico di amministratore; e
osserverò la norma che allora vorrei aver seguito.
[342]
Quinta
regola. Quando uno sente propensione e affezione verso alcune persone alle
quali vuole fare un'elargizione, si soffermi a ruminare bene sulle quattro
regole precedenti [184-187], esaminando e vagliando su queste la sua
affezione, e non faccia alcuna elargizione finché la sua affezione
disordinata non sia completamente eliminata e respinta, secondo tali regole.
[343]
Sesta
regola. Non c'è colpa nell'usare i beni ecclesiastici per distribuirli,
quando uno è chiamato a tale ufficio dal nostro Dio e Signore; tuttavia c'è
dubbio di colpa o di eccesso circa la quantità da prelevare e da destinare a
se stesso, da quello che si ha per darlo ad altri; pertanto è possibile
riformare il proprio stato di vita secondo le regole precedenti.
[344]
Settima
regola. Per le ragioni già esposte e per molte altre, in quello che riguarda
la propria persona e l'andamento della casa, è sempre meglio e più sicuro
ridurre e diminuire più che si può, e avvicinarsi il più possibile al nostro
supremo pontefice, nostro modello e nostra regola, che è Cristo nostro
Signore. Conforme a questo principio, il terzo concilio di Cartagine (a cui
prese parte sant'Agostino) stabilisce e ordina che la suppellettile del
vescovo sia semplice e povera. La stessa considerazione si deve fare per
tutti i modi di vita, cercando di adattarla alla condizione e allo stato
delle persone. Così, per il matrimonio, abbiamo l'esempio di san Gioacchino
e di sant'Anna, che, dividendo i loro beni in tre parti, davano la prima ai
poveri, destinavano la seconda al ministero e al servizio del tempio, e
conservavano la terza per il sostentamento proprio e della famiglia.
REGOLE PER RICONOSCERE GLI SCRUPOLI
[345]
LE NOTE
SEGUENTI AIUTANO A SENTIRE E A RICONOSCERE GLI SCRUPOLI E LE SUGGESTIONI DEL
NOSTRO AVVERSARIO.
[346]
Prima nota.
Si chiama comunemente scrupolo quello che procede dal nostro giudizio e
dalla nostra libertà, cioè il definire liberamente che sia peccato quello
che peccato non è, come quando uno calpesta inavvertitamente una croce di
paglia e crede, a suo giudizio, di avere peccato; ma questo, propriamente, è
un giudizio erroneo e non uno scrupolo.
[347]
Seconda
nota. È invece propriamente uno scrupolo e una tentazione del demonio
quando, dopo aver calpestato quella croce, o dopo aver pensato o detto o
fatto qualche altra cosa, mi viene dal di fuori il pensiero di aver peccato,
mentre d'altra parte mi sembra di non aver peccato, e intanto in questo
dubitare e non dubitare mi sento turbato.
[348]
Terza nota.
Il primo scrupolo, cioè quello della prima nota, dev'essere assolutamente
respinto, perché non è altro che un errore; invece il secondo, cioè quello
della seconda nota, per un po' di tempo giova non poco a colui che fa gli
esercizi spirituali; anzi purifica grandemente e rende limpida la sua anima,
allontanandola molto da ogni ombra di peccato, come dice san Gregorio: "È
proprio delle coscienze delicate
(bonarum mentium)
vedere peccato dove peccato non c'è".
[349]
Quarta
nota. Il demonio osserva bene se un'anima è grossolana o delicata. Se è
delicata, cerca di renderla ancor più delicata fino all'eccesso, per
turbarla e confonderla maggiormente; per esempio, se vede che uno non
consente né a peccato mortale né a veniale, né ad alcuna ombra di peccato
volontario, allora il demonio, quando non può farlo cadere in qualche cosa
che sembri peccato, cerca di fargli credere peccato quello che peccato non
è, come una parola o un pensiero senza importanza. Se invece l'anima è
grossolana, il demonio cerca di renderla ancor più grossolana; per esempio,
se prima non faceva conto dei peccati veniali, cercherà che faccia poco
conto dei mortali; e, se prima ne faceva un po' conto, cercherà che ora ne
faccia molto meno o niente.
[350]
Quinta
nota. Chi desidera progredire nella vita spirituale, deve sempre procedere
in senso contrario al demonio; cioè, se il demonio vuole rendere la sua
anima più grossolana, cerchi di renderla più delicata; così pure, se il
demonio fa in modo di affinarla per condurla all'eccesso, procuri di
fissarla nel giusto mezzo per essere del tutto tranquillo.
[351]
Sesta nota.
Quando un'anima buona vuole dire o fare qualche cosa a gloria di Dio nostro
Signore, nella fedeltà alla Chiesa e secondo la mente dei superiori, se gli
viene dal di fuori il pensiero o la tentazione di non dire o di non fare
quella cosa, con il
pretesto di vanagloria o d'altro, allora deve elevare la mente al suo Creatore e
Signore: se vede che quella cosa è per il suo debito servizio, o almeno non
contraria, deve agire in modo diametralmente opposto a quella tentazione, come
dice san Bernardo: "Non ho incominciato per te, né per te finirò".
REGOLE PER SENTIRE CON LA CHIESA
[352]
PER IL RETTO
SENTIRE CHE DOBBIAMO AVERE NELLA CHIESA MILITANTE, SI OSSERVINO LE REGOLE
SEGUENTI.
[353]
Prima regola.
Messo da parte ogni giudizio proprio, dobbiamo avere l'animo disposto e pronto a
obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra
santa madre Chiesa gerarchica.
[354]
Seconda regola.
Si lodi il confessarsi con il sacerdote e il ricevere la santa Eucarestia una
volta all'anno, molto più ogni mese, e molto meglio ancora ogni otto giorni, con
le condizioni richieste e dovute.
[355]
Terza regola.
Si lodi il partecipare spesso alla messa; così pure si lodino i canti, i salmi e
le lunghe preghiere in chiesa e fuori di essa, e anche l'orario fissato a tempi
determinati per ogni funzione sacra, per ogni preghiera e per tutte le ore
canoniche.
[356]
Quarta regola.
Si lodino molto gli ordini religiosi, il celibato e la castità, e il matrimonio
non tanto come questi.
[357]
Quinta regola.
Si lodino i voti religiosi di obbedienza, povertà e castità e delle altre opere
di perfezione consigliate. Si noti che il voto riguarda cose che conducono alla
perfezione evangelica; perciò non si deve far voto di cose che allontanano da
essa, come esercitare il commercio, sposarsi e simili.
[358]
Sesta regola.
Si lodino le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi; si lodino
le celebrazioni stazionali, i pellegrinaggi, le indulgenze, i giubilei, le
crociate e le candele che si accendono nelle chiese.
[359]
Settima regola.
Si lodino le disposizioni circa i digiuni e le astinenze, come quelli della
quaresima, delle quattro tempora, delle vigilie, del venerdì e del sabato; così
pure le penitenze, non solo interne ma anche esterne.
[360]
Ottava regola.
Si lodino il decorare e l'erigere chiese, così pure le immagini, venerandole
secondo quello che rappresentano.
[361]
Nona regola. Si
lodino infine tutti i precetti della Chiesa, con l'animo pronto a cercare
ragioni in loro difesa e mai contro di essi.
[362]
Decima regola.
Dobbiamo essere sempre pronti ad approvare e a lodare, sia le disposizioni e le
raccomandazioni, sia i comportamenti dei superiori. Infatti, anche se alcuni di
questi non fossero buoni, o non lo fossero stati, il criticarli, predicando in
pubblico o discorrendo con persone semplici, susciterebbe mormorazione e
scandalo piuttosto che vantaggio; e così la gente si sdegnerebbe contro i
superiori civili o religiosi. Tuttavia, come è dannoso criticare i superiori in
loro assenza davanti alla gente semplice, così può essere vantaggioso parlare
dei loro cattivi comportamenti alle persone che possono portarvi rimedio.
[363]
Undicesima
regola. Si deve lodare la teologia positiva e la scolastica. Infatti, come è
proprio dei dottori positivi san Gerolamo, sant'Agostino, san Gregorio e altri
muovere l'affetto per amare e servire in tutto Dio nostro Signore, così è
proprio degli scolastici san Tommaso, san Bonaventura, Pietro Lombardo e altri
definire e chiarire per i nostri tempi quanto è necessario per raggiungere la
salvezza eterna e per meglio impugnare e confutare gli errori e le falsità.
Infatti i dottori scolastici, che sono più moderni, non solo si servono
dell'autentica interpretazione della Sacra Scrittura e dei santi dottori
positivi, ma, illuminati e guidati essi stessi dalla grazia divina, utilizzano
anche i concili, i canoni e le costituzioni della nostra santa madre Chiesa.
[364]
Dodicesima
regola. Dobbiamo evitare di fare paragoni tra noi vivi e i beati del cielo.
Infatti si sbaglia non poco, dicendo per esempio: questi ne sa più di
sant'Agostino, è uguale o superiore a san Francesco, è un altro san Paolo per
bontà e santità, e così via.
[365]
Tredicesima
regola. Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio:
quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica.
Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime
alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua
sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso
Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti.
[366]
Quattordicesima
regola. È verissimo che nessuno si può salvare senza essere predestinato e senza
avere la fede e la grazia; tuttavia bisogna fare molta attenzione nel modo di
parlare e di discutere di tutti questi argomenti.
[367]
Quindicesima
regola. Abitualmente non si deve parlare molto della predestinazione; ma se in
qualche modo e qualche volta se ne parla, se ne deve parlare in modo che le
persone semplici non cadano in alcun errore, come quando uno dice: è già
stabilito se io dovrò essere salvo o dannato; perciò, sia che agisca bene sia
che agisca male, non potrà accadere diversamente. Così si diventa pigri e si
trascurano le opere che conducono alla salvezza e al vantaggio spirituale
dell'anima.
[368]
Sedicesima
regola. Così pure bisogna fare attenzione che, parlando molto e con grande
fervore della fede, senza alcuna distinzione o spiegazione, non si dia occasione
alla gente di essere indolente e pigra nell'operare, sia prima che la fede sia
congiunta con la carità, sia dopo.
[369]
Diciassettesima
regola. Allo stesso modo non si deve parlare troppo diffusamente della grazia,
insistendovi tanto da favorire quell'errore che nega la libertà. Perciò si può
parlare della fede e della grazia, per quanto ci è possibile con l'aiuto divino,
per la maggior lode della divina Maestà; ma, particolarmente in questi tempi
così pericolosi, non in maniera e in termini tali, che le opere e il libero
arbitrio ne ricevano danno o non si tengano in alcun conto.
[370]
Diciottesima
regola. Si deve stimare più di tutto il servizio di Dio nostro Signore per puro
amore; tuttavia si deve lodare molto anche il timore della sua divina Maestà.
Infatti, non solo il timore filiale è cosa buona e santissima, ma, se non si
arriva ad altro di meglio o di più utile, anche il timore servile aiuta molto ad
uscire dal peccato mortale; poi, una volta usciti, si arriva facilmente al
timore filiale, che è pienamente accetto e gradito a Dio nostro Signore, essendo
un tutt'uno con l'amore divino.
Traduzione pubblicata in
Esercizi Spirituali,
Edizioni ADP - Roma
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15 settembre 2022 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net