L'ATTUALITÀ DELLA REGOLA DI S. BENEDETTO


La gestione della Casa comune

Ecologia e vita monastica

Dom Jean-Pierre Longeat, O.S.B.

Presidente dell’AIM

Estratto dal “Bollettino AIM  122” (2023)

Alliances InterMonastères (Alleanza Inter-Monastica) - (Dal sito aimintl.org)

Editoriale


 

Questo nuovo numero del Bollettino dell’AIM prolunga in un certo senso il precedente. Propone uno sguardo concreto sulla gestione della Casa comune come auspicato da Laudato si’ e Fratelli tutti.

Si troverà una riflessione sullo stato dei luoghi della nostra vita nella nuova era, già cominciata a partire dalla metà del ventesimo secolo e definita sempre più comunemente l’era dell’antropocene; uno sguardo sulla proposta di un’economia alternativa così come è possibile viverla nei monasteri.

Altri interventi e rubriche completano questo estratto. Viene riportato quanto detto dall’Abate Generale dei cistercensi, Dom Mauro-Giuseppe Lepori nel Consiglio dell’ottobre 2021, un profilo di Mons. Josef Dammertz, arciabate, abate primate, vescovo, monaco e il contributo di Madre Franziska Lukas, abbadessa di Dinklage, sull’esperienza della creazione di una congregazione benedettina europea in seguito alla pubblicazione di Cor orans, l’Istruzione applicativa della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere.

Proseguiamo insieme il cammino, risolutamente, per contribuire al sorgere di un mondo nuovo.

 


Ecologia e vita monastica


 

La parola ecologia (oikos-logos), secondo la sua origine greca, rimanda alla gestione interna di una casa e, di conseguenza, allo spazio e al tempo in cui si contestualizza la vita degli umani.

Il discorso sull’ecologia deve attuarsi in due fasi che, letteralmente, sono trattate sotto il termine di economia. In realtà, se si rimane fedeli all’origine greca della parola (oikos-nomos), l’economia rimanda all’insieme delle “leggi” che servono per vivere insieme le dimensioni dello spazio e del tempo. È veramente un peccato che questo termine sia ormai ridotto a essere usato solo nell’ambito della finanza. Questa parola, invece, rimanda a tutti gli elementi della vita personale, sociale e persino spirituale. C’è un modo “economico” di vivere insieme e, personalmente, ciascuno è chiamato a coinvolgersi in una sana ecologia. I monaci sono assolutamente coinvolti in questa dimensione.

A partire dalla Regola di san Benedetto, la priorità “economica” della vita dei monaci è l’ascolto di Dio e dei loro simili, perché si possa attuare un libero scambio di una parola capace di andare al fondo delle cose. È questo il motivo per cui i monaci preferiscono, per quanto possibile, il silenzio, perché le parole possano avere il loro giusto peso. Si potrebbe dire che l’ascolto essenziale, sia di se stessi che di quella Voce misteriosa che ci precede e che chiamiamo Dio, sta alla base di ogni economia ecologica. Il fracasso delle parole sta certamente all’origine di ogni crisi economica della vita umana. La parola è un dono ricevuto e ridonato per essere messo a disposizione di tutti. Per poter essere percepito in tutta la sua ricchezza, si rende necessario un grande lavoro di sgombero interiore.

Proprio per questo in monastero tutto è organizzato in funzione di questa ecologia umana sia per la vita personale che per quella comunitaria.

Lungo tutta la giornata i monaci cercano di fare attenzione al bene supremo della Parola che viene dall’Alto. Si riuniscono sette volte al giorno per la preghiera e in tal modo si rimettono continuamente alla presenza di quella fonte sorgiva da cui vogliono prima di tutto attingere rispondendo al suo dono. È questo il motivo per cui in monastero si canta molto, come espressione della lode per il dono della creazione e della vita. Non solo, in tal modo si fa risuonare il grido di dolore dell’umanità, spesso provata, sulle strade di questo mondo.

I monaci organizzano gli spazi in modo tale che ogni dettaglio sia pienamente valorizzato. La Regola di san Benedetto chiede all’economo del monastero di vigilare, perché tutte le cose in monastero siano trattate come i vasi sacri dell’altare.

Spazi verdi, orti, frutteti, boschi o terreni agricoli sono tutti vissuti come ambiti di contemplazione. Molti monasteri contemporanei sono attenti nel prendersi cura dello spazio adottando quelle che sono le regole elementari proposte dal movimento ecologico.

Anche il rapporto con il tempo viene vissuto in una sana economia, anche se, attualmente, almeno in Occidente, persino i monasteri subiscono la pressione degli imperativi di produttività al pari della società circostante. Tuttavia, l’equilibrio tra preghiera, lavoro e vita fraterna, in una dimensione di gratuità, resta una regola fondamentale che deve essere preservata a ogni costo per vivere una buona economia sociale. Per fare questo, i monasteri possono contare sul potenziale della straordinaria rete di solidarietà rappresentato dal numero di comunità monastiche presenti nei cinque continenti. Si potrebbe dire che la vita monastica sviluppa l’ideale ecologico di una globalizzazione fraterna.

Anche l’alimentazione è per i monaci un ambito economico ed ecologico importante. Per i monaci mangiare comporta sempre la consapevolezza di un dono ricevuto e condiviso. San Benedetto insiste sulla regola di mangiare in modo sobrio, senza eccessi né sprechi. Le portate devono essere giuste, sane ed equilibrate per una giusta alimentazione che permetta lo svolgimento adeguato delle altre attività quotidiane. Se vi è un simbolo che indichi un buon equilibrio di vita è proprio quello del regime alimentare. Le comunità monastiche cercano veramente di maturare una buona riflessione su questo tema, anche quando sono costrette a ricorrere ad aiuti esterni.

Il benessere della vita ordinaria si limita al necessario. Per questo si dà a ciascuno ciò di cui ha veramente bisogno. Tutto viene messo in comune per vivere un’economia solidale. Il fatto di mettere insieme le risorse di una comunità permette di ridurre le spese e di investire generosamente in progetti che un individuo o una famiglia da soli non potrebbero mai permettersi.

Accogliendo gli ospiti per tempi di silenzio e di ritiro, le realtà monastiche si offrono alla nostra società come delle oasi dove si può tentare di respirare meglio, di condividere meglio, di possedere di meno per essere veramente se stessi in relazione agli altri.

Desta una certa meraviglia constatare che il capitolo più ecologico della Regola di san Benedetto è quello che riguarda l’economo del monastero:

«Come cellerario del monastero sia scelto nella comunità stessa un monaco che sia saggio, maturo, sobrio, non ingordo, non superbo, non turbolento, non offensivo, non indolente, non dissipatore, ma pieno di timor di Dio, che sia come un padre per tutta la comunità. Abbia cura di tutto, ma non faccia nulla senza il permesso dell’abate. Osservi fedelmente ciò che gli viene comandato. Non contristi i fratelli. Se per caso qualche fratello gli chiede qualche cosa di indebito, non lo contristi con il disprezzo, ma ragionevolmente e con umiltà sappia dire di no alla richiesta inopportuna. Custodisca la sua anima […].

Si prende cura con ogni diligenza dei malati, dei fanciulli, degli ospiti e dei poveri […].

Non sia incline all’avarizia e neppure prodigo o sperperatore dei beni del monastero, ma tutto faccia con misura e con grande attenzione al bene comune» (RB 31).

Certo, la vita del monastero non si fonda sul cellerario, ma il suo esempio, come quello degli altri fratelli del monastero, può incoraggiare la comunità a prendere delle decisioni giuste per una testimonianza ecologica che va continuamente attualizzata.

 



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9 maggio 2023                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net