SAN BENEDETTO E L'EUROPA
Il monachesimo benedettino come fattore unificante
per l’Europa altomedievale
Fabio Cusimano
Estratto da
“Religion in
the History of European Culture”
Ed. Officina di
Studi Medievali
In Medieval Europe the monastic centers play a key role in organizing social,
economic and cultural development of peoples and territories. They have
characterized for centuries, in a significant variety of junctures, the face of
Europe and its landscape and formed the privileged way to ensure a Christian
presence in Europe, introducing and/or retaining the essential elements of
material civilization and culture. Saint Benedict, the patron saint of Europe as
a whole, human and political, cultural and Christian, in his monasticism is a
real operator and messenger of peace, pacis nuntius. Unit, civilization,
Christianity, Monasticism: these are the contributions of saint Benedict of
Nursia and the particular form of religious life that inspired the legislation
by the Rule of the monasteries.
Nell'Europa medievale i centri monastici hanno svolto un ruolo chiave
nell'organizzazione dello sviluppo sociale, economico e culturale dei popoli e
dei territori. Essi hanno caratterizzato per secoli, in una significativa
varietà di frangenti, il volto dell'Europa ed il suo paesaggio ed hanno formato
la via privilegiata per assicurare una presenza Cristiana in Europa,
introducendo e/o mantenendo gli elementi essenziali della civilizzazione
materiale e della cultura. San Benedetto, il santo patrono d'Europa nel suo
complesso - umano e politico, culturale e Cristiano - nel suo monachesimo è un
vero e proprio operatore e messaggero di pace, pacis nuntius. Unità,
civilizzazione, Cristianità, Monachesimo: questi sono i contributi di san
Benedetto da Norcia e la particolare forma di vita religiosa che ha ispirato la
legislazione dalla Regola dei monasteri. – (Traduzione del curatore del
sito)
Jacques Le Goff colloca nel Medioevo le radici dell’Europa e nel sottolineare
come quest’epoca ne abbia evidenziato e «addirittura fondato le caratteristiche
reali o problematiche»1 richiama alla nostra memoria un’intuizione
formulata da Marc Bloch nel 19342:
Il mondo europeo, in quanto europeo, è una creazione del Medioevo, che, quasi
contemporaneamente, ruppe l’unità, almeno relativa, della civiltà mediterranea,
e scaraventò alla rinfusa nel crogiolo i popoli già romanizzati insieme a quelli
che Roma non aveva mai conquistato. Allora nacque l’Europa nel senso umano della
parola […] E da allora questo mondo europeo non ha mai smesso di essere percorso
da correnti comuni.
Nella realtà europea del Medioevo una parte non secondaria a livello di
organizzazione economico-sociale ed a livello di unificazione culturale viene
svolta dai centri monastici3. Essi, che, all’apice della loro
espansione, nel XII secolo, popolavano a migliaia le terre europee, hanno
caratterizzato per secoli, in una significativa varietà di articolazioni, il
volto dell’Europa ed il suo paesaggio e hanno costituito
la via privilegiata per garantire la presenza cristiana nell’Europa,
introducendo e/o conservando essenziali elementi della civiltà materiale e
culturale. San Benedetto, patrono dell’Europa nella sua totalità, umana e
politica, culturale e cristiana, nel suo monachesimo è un autentico operatore e
messaggero di pace,
pacis nuntius,
secondo la celebre espressione che Papa Paolo VI impiegò nella sua importante
lettera apostolica
Pacis nuntius
con la quale proclamò san Benedetto da Norcia patrono principale dell’intera
Europa. Ecco una sintesi delle significative parole del Pontefice:
Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto
araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente:
questi i giusti titoli della esaltazione di san Benedetto Abate. [...] fu lui
con costante e assiduo impegno a far nascere in questo nostro continente
l’aurora di una nuova era. Principalmente lui e i suoi figli portarono con la
croce, con il libro e con l’aratro il progresso cristiano alle popolazioni
sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della
Polonia. [...] Fu così che egli cementò quell’unità spirituale in Europa in
forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale
avvertirono di costituire l’unico popolo di Dio; unità che, grazie allo sforzo
di quei monaci che si misero al seguito di sì insigne maestro, divenne la
caratteristica distintiva del Medio Evo4.
Paolo VI, inoltre, nella sua omelia pronunciata a Montecassino, in data 24
Ottobre 1964 (festività dell’Arcangelo San Raffaele), in occasione della
consacrazione del cenobio di Montecassino a conclusione dei lunghi lavori di
ricostruzione a seguito della distruzione del 1944, ha posto l’attenzione
sull’importanza della pace e dell’operato di san Benedetto verso il
raggiungimento di essa:
[...] Ma fra le tante impressioni, che questa casa della pace suscita ora nei
nostri spiriti, una pare dominare sulle altre; ed è la virtù generatrice della
pace. Spesso avviene che, siccome all’idea di pace si connette quella della
tranquillità, della cessazione dei contrasti e della loro risoluzione
nell’ordine e nell’armonia, siamo facilmente indotti a pensare la pace come
l’inerzia, il riposo, il sonno, la morte. [...] Qui invece la pace ci appare
altrettanto vera che viva; qui ci appare attiva e feconda. Qui si rivela nella
sua capacità, estremamente interessante, di ricostruzione, di rinascita, di
rigenerazione5.
Il Pontefice, nella sua lettera apostolica, riassume in quattro tappe il cammino
proposto dal santo di Norcia:
− operatore di unità,
unitatis effector;
− maestro di civiltà,
civilis cultus magister;
− araldo della fede cristiana,
religionis christianae praeco;
− fautore della vita monastica in Occidente,
monasticae vitae in Occidente auctor.
Unità, civiltà, cristianesimo, monachesimo: questi sono i principali contributi
di san Benedetto e della particolare forma di vita religiosa che trae
ispirazione normativa dalla sua
Regula monasteriorum.
In una simile visione d’insieme, quando si pensa al monachesimo medievale,
subito lo si collega alla Regola di san Benedetto da Norcia: questo riferimento
è sicuramente fondato, ma allo stesso tempo non scontato. Affrontando la storia
del monachesimo medievale della tradizione latina occidentale, specialmente
nell’arco cronologico che precede lo sviluppo dei movimenti cluniacensi e
cistercensi (il cosiddetto “rinascimento monastico” dei secoli X-XI), un
elemento da tenere in considerazione è la primigenia assenza di unità: ogni
monastero possiede, infatti, una propria identità: l’Occidente latino ha visto
svilupparsi, soprattutto nei primi secoli della sua storia monastica, circa una
ventina di regole monastiche tramandateci dalla tradizione. Prima dell’opera
riformatrice ed unificatrice di san Benedetto di Aniane in epoca carolingia, il
panorama monastico era, dunque, molto frammentato e differenziato, a
testimonianza del fermento monastico in atto in Occidente.
Alcuni principi della tradizione benedettina unirono l’Europa medievale da un
capo all’altro, superando confini e divisioni politiche: l’idea di san
Benedetto, sviluppata nella sua Regola, nacque in una situazione storica quanto
mai drammatica. Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476) e con la
successiva guerra gotica, protrattasi fino al 553 con la vittoria di
Giustiniano, l’Italia subì danni gravissimi. Imperava lo sbandamento politico,
carestie ed epidemie si susseguivano, l’agricoltura era gravemente colpita dalle
devastazioni degli opposti eserciti. In questa drammatica situazione, un nuovo
colpo alla sicurezza delle popolazioni italiche venne inflitto, poi,
dall’invasione longobarda (568). Ora, in un momento di passaggio politico quanto
mai cruciale, dove trovare punti di riferimento, non solo spirituali, ma anche
sociali e materiali? Proprio in quel momento drammatico si irradiò da Subiaco
l’istituzione monastica benedettina, che tanta fortuna ebbe nella sua formula, a
tal punto da caratterizzare il Medioevo europeo occidentale in maniera decisiva,
almeno fino ai tempi di san Francesco. Ma il “dominio” della Regola benedettina
nel monachesimo occidentale fu per lungo tempo meno assoluto di quanto
generalmente si possa pensare: l’osservanza benedettina trovò una diffusione
largamente “europea” solo a partire dall’età carolingia, grazie all’opera
riformatrice di un patrizio visigoto, Benedetto abate di Aniane6, che
ridusse i monasteri dell’Impero all’unità legislativa applicando le direttive
politiche di Carlo Magno e Ludovico il Pio. Prima di allora, infatti, tra il V e
l’VIII secolo, numerose regole circolavano nell’Occidente, ed una trentina di
esse sono pervenute sino a noi proprio grazie alle importanti opere di san
Benedetto di Aniane.
Proprio a partire dall’epoca carolingia (IX secolo) questo multiforme patrimonio
legislativo interno al mondo monastico occidentale cominciò lentamente a
ridimensionarsi, per fare posto alla Regola di san Benedetto: la prima parte di
questo lungo periodo, fino appunto all’età carolingia, vide il lento, ma
progressivo diffondersi della Regola benedettina nei monasteri di quasi tutta
l’Europa.
San Benedetto di Aniane ha dato vita ad un vasto movimento riformatore ed
unificatore delle norme alla base del cenobitismo benedettino nell’Europa
carolingia. Per volontà di Carlo Magno (742 – 814) e del suo successore Ludovico
il Pio (778 – 840), san Benedetto di Aniane (747 ca. – 821) fa della Regola
benedettina (imposta come unico codice disciplinare e liturgico) lo strumento
principe di un grande progetto di unificazione religiosa e culturale.
La fonte principale di informazione per delineare la biografia di san Benedetto
di Aniane e per ripercorrere le tappe fondamentali del suo operato riformatore è
un racconto agiografico7 redatto negli anni 822-823 da Ardone
Smaragdo8 († 823), abate di Aniane, a richiesta dei monaci di Inden
(Kornelimünster), dove il santo era stato abate dall’817. Di questo racconto
agiografico possediamo due differenti edizioni: una la ritroviamo nella
Patrologia Latina9;
l’altra, invece, è inserita nel corpus dei
Monumenta Germaniae Historica10.
Allo scopo di stabilire la superiorità della Regola di san Benedetto da Norcia
sulle altre regole monastiche allora presenti, san Benedetto di Aniane si pone
in una posizione di confronto con le regole monastiche antiche (elevato è,
infatti, il numero di quelle di tradizione orientale), compilando una raccolta
di tutte le regole di cui è a conoscenza: si tratta del
Liber ex regulis diversorum Patrum collectio,
meglio noto come
Codex Regularum,
una silloge contenente diverse regole11 e suddivisa internamente in
tre parti:
− la
Pars prima
riporta le
Regulae SS. Patrum Orientalium ad monachos;
− la
Pars secunda
riporta le
Regulae SS. Patrum Occidentalium ad monachos;
− la
Pars tertia,
infine, riporta le
Regulae SS. Patrum ad virgines.
Questa distinzione rende evidente sia l’approccio metodologico utilizzato nella
stesura dell’opera sia la distinzione effettuata tra regole destinate al
monachesimo maschile e regole destinate al monachesimo femminile, ma soprattutto
sottolinea l’attenzione riservata alla possibilità di porre in dialogo le
diverse Regole della tradizione latina occidentale ed orientale. Molte di queste
regole hanno la peculiarità di esserci state tramandate da pochi manoscritti, ed
alcune addirittura ci sono note solo attraverso il
Codex Regularum,
conservatoci dal manoscritto “Codice C Monacensis 28118”, del IX secolo,
custodito a Monaco, che contiene anche la
Regula Magistri.
Questo commento alla Regola benedettina è strutturato mediante la citazione di
alcuni passi dei Padri, con lo scopo di dimostrare la sintonia della Regola con
la morale di questi ultimi; venne pubblicata per la prima volta a Roma
dall’erudito tedesco Lukas Holstein (Lucas
Holstenius)
nel 166112 con il titolo
Codex regularum quas sancti patres monachis, et virginibus sanctimonialibus
seruandas praescripsere, collectus olim a S. Benedicto Anianensi abbate. Lucas
Holstenius Vatic. Basil. canonicus et bibliothecae praefectus in tres partes
digestum, auctumque edidit Romae, excudit Vitalis Mascardus, 1661,
opera suddivisa in tre volumi più un’appendice (dal titolo
Codicis regularum appendix in qua sanctorum patrum exhortationes ad monachos, et
virgines de obseruantia vitae religiosae collectae olim a S. Benedicto Anianensi
abbate. Lucas Holstenius Vatic. Basil. canonicus et bibliothecae praefectus, ex
duobus manuscriptis floriacensibus Serenissimae Reginae Christinae edidit Romae,
excudit Vitalis Mascardus, 1661),
formato tipografico in 4°.
Venne poi pubblicata nuovamente nel 1663 a Parigi con il titolo Codex
regularum quas Sancti Patres monachis, et virginibus sanctimonialibus seruandas
praescripsere, collectus olim a S. Benedicto Anianensi abbate. Lucas Holstenius
Vatic. Basil. canonicus et bibliothecae praefectus in tres partes digestum,
auctumque edidit, cum Appendice, in qua SS.
Patrum exhortationes ad monachos et virgines de obseruantia vitae religiosae.
Prodit nunc primum in Galliis. Parisiis, apud Ludouicum Billaine, in Palatio
Regio, 1663,
formato tipografico in 4°; a meno di un secolo di distanza, nel 1759, venne
pubblicata nuovamente ad Augsburg (l’odierna Augusta, in Germania) da Marian
Brockie, e proprio in quest’ultima forma l’opera è entrata nella Patrologia
Latina.
Quest’opera eccezionale condensa in se una grande parte della tradizione
monastica precedente; don Amand Boon o.s.b.13 ha avanzato l’ipotesi
che S. Benedetto d’Aniane abbia effettuato un vero e proprio lavoro critico nel
suo Codex Regularum, che sarebbe una sorta di edizione di regole diverse.
E proprio su questa linea si è mosso lo stesso Holstein, l’editore moderno
dell’opera: Benedetto raccolse e classificò tutte le regole latine che era
riuscito a reperire; Holstein cercò nuovi documenti, e adottò una nuova
classificazione. Benedetto normalizzò i testi, anteponendo ad essi dei titoli;
Holstein vi introdusse l’ortografia moderna, correggendo alcuni errori
grammaticali e semplificando i titoli. Le antiche regole latine rappresentano
l’espressione della realtà storica del primo monachesimo occidentale e lasciano
intravedere una fase ancora incerta di “regolarizzazione” e di recupero della
dimensione cenobitica.
Mosso dal desiderio di rendere maggiormente intelligibile il suo sforzo
unificatore, volto al dialogo con la tradizione, san Benedetto di Aniane compone
una seconda opera, la Concordia Regularum14. È uno studio
delle diverse legislazioni monastiche condotto con “metodo comparativo” e
mirante a dimostrare la priorità della Regola di san Benedetto, esaminata per
capitoli: un commento alla Regola benedettina formato da estratti di altre
regole monastiche, articolato in 77 punti e destinato a mostrare come tutta la
tradizione monastica si trovi già condensata nell’opera di san Benedetto da
Norcia. L’opera, pubblicata a Parigi nel 1638 da don Hugues Ménard con il titolo
Concordia regularum, auctore S. Benedicto, Anianae abbate.
Nunc primum edita ex Bibliothecâ Floriacensis monasterij, notisque et
obseruationibus illustrata.
Auctore fr. Hugone Menardo, monacho Benedictino Congregationis S. Benedicti,
alias Cluniacensi et sancti Mauri. Parisiis, ex Officina Hieronymi Drovart, apud
Dionysium Bechet, via Iacobaea, sub Scuto Solari, 1638,
è stata poi
riprodotta nella
Patrologia Latina15.
Il Ménard ha utilizzato come fonte per la sua edizione due manoscritti: uno di
Fleury, il ms. “Orleans 233”, del IX secolo; l’altro di Vendóme, il ms. “60”,
dell’XI secolo.
Giungeva così al termine una fase di pluralismo, caratterizzata da una estrema
disinvoltura nel tagliare, ricucire, modificare ed adattare brani delle Regole
più disparate. A sintetizzare quanto affermato finora circa le particolarità
delle due opere oggetto del nostro intervento, e per sottolineare ulteriormente
il carattere comparativo con il quale san Benedetto di Aniane realizzò il
Codex Regularum
e la
Concordia Regularum,
riportiamo di seguito un breve passo tratto dal cap. XXXVIII della biografia di
san Benedetto di Aniane, scritta da Ardone Smaragdo:
[...] Fecit denique librum ex Regulis diversorum Patrum collectum, ita ut prior
beati Benedicti Regula cunctis esset, quem omni tempore ad collectam matutinam
legere jussit. Ex quo rursus ut ostenderet contentiosis nulla frivola cassaque a
beato Benedicto edita fore, sed suam ex aliorum fultam esse Regulam; alium
collectis Regularum sententiis composuit librum, cui nomen Concordia Regularum
dedit, ita duntaxat ut beati Benedicti praecederet sententia, ei vero
rationabiliter convenientes jungerentur deinceps. [...]16.
La traduzione:
[...] Infine scrisse un libro formato dalle Regole dei vari padri, in modo tale
che la Regola del beato Benedetto fosse preminente sulle altre e comandò di
leggerle per tutto il periodo dell’anno durante la colletta mattutina. Compose
questo libro per mostrare ai polemici che il beato Benedetto non aveva scritto
nulla di futile e vano, ma che la sua Regola era stata sostenuta da quelle degli
altri. Dopo aver raccolto le norme delle Regole, compose un altro libro che
intitolò
Concordia Regularum,
per dimostrare che la normativa del beato Benedetto era superiore a tutte le
altre e che si potevano aggiungere ulteriori prescrizioni ad essa, perfettamente
concordanti.17
Possiamo assumere come assodato e sufficientemente suffragato dalla storiografia
il seguente concetto, su cui è bene riflettere per meglio comprendere
l’importanza dell’operato di san Benedetto di Aniane: storicamente il
monachesimo benedettino è, da un canto, il risultato di due secoli di esperienze
cenobitiche che san Benedetto da Norcia ha raccolto; dall’altro canto è, ai suoi
inizi, e resta a lungo, un episodio locale e limitato. La diffusione della
Regula Benedicti,
infatti, è lenta e la sua conoscenza fuori dall’Italia è provata solo dal secolo
VII. Dopo la morte di san Benedetto la sua Regola non fu molto conosciuta, ne
applicata, per più di due secoli. In seguito alla distruzione di Montecassino da
parte dei Longobardi (ca. 577) e all’esodo dei monaci verso Roma, non si
conoscono in Italia fondazioni benedettine, ad eccezione di quella di S. Andrea,
dove visse come monaco Gregorio Magno. La prima menzione della Regola
benedettina, eccettuati i riferimenti che san Gregorio Magno fa nei
Dialogi,
appare in una lettera (all’incirca nel 620-630) di un certo
Venerandus
di Altaripa al vescovo
Constantius
di Albi come
Regula S. Benedicti Abbatis romensis);
anche san Colombano conobbe la Regola benedettina a Luxeuil, e la ricorda nella
sua regola: è proprio nell’ambito dei suoi monasteri, infatti, che fu conosciuta
e stimata ed esercitò per la prima volta la sua influenza. Durante tutto il VII
secolo il codice benedettino è menzionato accanto ad altre regole, come testo a
cui ispirarsi e da cui si potevano trarre suggerimenti e precetti utili alla
vita comunitaria.
È solo nell’VIII secolo che la Regola viene recuperata e attualizzata in centri
monastici sia italiani che gallici e romani; le famose abbazie di Luxeuil, di
San Gallo, di Corbie e altre, che dovevano la propria esistenza a monaci
irlandesi, galloromani o franchi, accolsero la Regola cassinese.
Successivamente, e proprio nell’età carolingia, si affermerà sulle altre, come
regola unica ed esclusiva, e diventerà un mezzo per riportare ordine e per
ristabilire l’allentata osservanza del costume monastico: è proprio con Carlo
Magno, Ludovico il Pio e con san Benedetto di Aniane, che la
Regula monachorum
di san Benedetto si avvierà a diventare strumento di unificazione e di riforma.
In questo modo si permetteva ai diversi monasteri di partecipare della stessa
disciplina e della stessa spiritualità, ma anche di collaborare allo stesso
programma culturale: ormai formavano tutti una grande rete di fraternità
spirituale ed intellettuale. I carolingi hanno creato pochi insediamenti nuovi,
ma hanno ridato vita alle fondazioni precedenti la cui attività intellettuale e
spirituale era debole o quasi nulla, mentre centri come Marmoutiers, Bobbio, San
Gallo, Corbie, Fulda e molti altri si confermavano nel loro ruolo-guida. Da quel
momento in poi, l’Europa monastica sarà essenzialmente benedettina.
Sempre il Le Goff, analizzando l’eredità
europea di Carlo Magno nel quadro di un ridimensionamento sostanziale del mito
del sovrano franco come padre dell’Europa (la sua è un’Europa limitata dal punto
di vista territoriale, pensata in uno sforzo di resuscitare il passato più che
in un progetto volto all’avvenire) riconosce tuttavia nel mito carolingio la
presenza di alcuni elementi che contribuiscono a gettare le basi dell’Europa.
Tra questi l’abbozzo di unificazione giuridica e la realizzazione
dell’unificazione monastica:
Maggiore successo ebbe, sotto la spinta di Carlomagno e dei suoi successori,
l’unificazione monastica che modellò l’Europa medievale ai suoi albori, grazie
al numero, al prestigio e all’attività dei monaci […] L’universo monastico ebbe
XII secolo […].
Concludiamo il nostro contributo con un’ultima significativa citazione tratta
dalla biografia di san Benedetto di Aniane, che bene fotografa l’importanza
dell’operato dell’Abate di Aniane all’interno del complesso processo di
unificazione monastica dell’Impero:
[...] et una cunctis generaliter posita observatur Regula, cunctaque monasteria
ita ad formam unitatis redacta sunt, ac si ab uno magistro et in uno imbuerentur
loco. Uniformis mensura in potu, in cibo, in vigiliis, in modulationibus cunctis
observanda est tradita. Et quoniam alia per monasteria ut observaretur instituit
regula, suos in Inda degentibus ita omni intentione instruxit, ut ex diversis
regionibus adventantes monachi non, ut ita dixerim, perstrepentia, ut
imbuerentur, indigerent verba, quia in singulorum moribus, in incessu habituque
formam disciplinamque regularem pictam cernerent18.
La traduzione:
[...] da tutti venne osservata un’unica regola e tutti i monasteri furono così
ricondotti ad una tale forma di unità che i monaci sembravano fossero stati
educati da un unico maestro e in un unico luogo. Venne trasmessa, perché fosse
osservata da tutti, anche una misura uniforme nel bere, nel mangiare, nel
vegliare la notte e per il canto modulato. E poiché fu deciso che la Regola
venisse rispettata anche in altri monasteri, ammaestrò i suoi, che vivevano nel
cenobio di Inda, con ogni sforzo, in modo tale che i monaci che giungevano da
varie regioni, come ho detto, non avessero bisogno di parole risonanti per
essere formati, ma nelle consuetudini di vita di ognuno, nell’incedere e
nell’abito scorgessero manifeste le norme e la disciplina della Regola19.
Storici di ogni tendenza hanno elogiato l’ordine benedettino per il contributo
dato alla creazione della cultura europea.
Note
1 Le Goff 20093.
2 Bloch 19692.
3 Pacaut 2007.
4 Cfr. Paolo VI, Pacis Nuntius,
Lettera apostolica, San Benedetto Abate viene proclamato Patrono principale
dell’intera Europa, a perpetua memoria,
<https://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/apost_letters/documents/hf_p-vi_apl_19641024_pacis-nuntius_it.html>
[in italiano]; <https://www.vatican.va/
holy_father/paul_vi/apost_letters/documents/hf_p-vi_apl_19641024_pacis-nuntius_lt.html>
[in latino].
5 Cfr. Omelia di Paolo VI,
Consacrazione della chiesa dell’Archicenobio di Montecassino,
Festività dell’Arcangelo San Raffaele, Sabato, 24 Ottobre 1964,
<https://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/homilies/1964/documents/hf_p-vi_hom_19641024_montecassino_it.html>.
6
Bibliotheca Hagiografica Latina Antiquae et Mediae Aetatis
1898-1899, t. I, 163; Schmitz 1935, t. VIII, coll. 177-188; Bergeron 1937, t. I,
coll. 1438-1442; Mannocci 1962, coll. 1093-1096; Grégoire 1982,
Il monachesimo carolingio dopo Benedetto di Aniane (†821),
in
Studia Monastica
24, 349-388; Tribout de Morembert 1983, coll. 653-4; Picasso 1983, coll.
1357-59; Grégoire 1985,
Benedetto di Aniane nella riforma monastica carolingia,
in
Studi Medievali
(3ª serie), a. XXVI, 2, 573-610;
Bibliotheca Hagiografica Latina Antiquae et Mediae Aetatis, Novum Supplementum
1986, 1096, 130; Iogna-Prat, vol.
I, 1998, 224.
7
Vie de S. Benoît d’Aniane écrite par Ardon son disciple, traduite par l’abbé
Cassan, curé d’Argelliers,
Montpellier, 1875;
Vie de S. Benoît d’Aniane par l’abbé J. E. Saumade,
Montpellier, 1889;
La vie de S. Benoît d’Aniane par S. Ardon son disciple, traduite sur le texte
même du cartulaire d’Aniane par Fernand Baumes,
Paris, 1910.
8 Di questo autore non conosciamo quasi nulla; il suo secondo nome, Smaragdo, ha
fatto in modo che venisse spesso confuso con Smaragdo di Saint-Mihiel, autore
dell’Expositio
in Regulam Sancti Benedicti.
Per approfondimenti sulla sua biografia cfr. Mathon 1962, vol. II, col. 386;
Grande dizionario illustrato dei Santi
1990, 90;
Repertorium fontium historiae Medii Aevi, t. II Fontes
A-B 1967; Andenna - Bonetti 1993; Cabaniss 2008.
9 Ardo Smaragdus,
Vita S. Benedicti Anianensis,
PL., t. CIII, coll. 353B-384C.
10 G. Waitz (ed.),
Vita Benedicti Abbatis Anianensis et Indensis auctore Ardone,
in MGH, Scriptores, XV, 1, Hannoverae 1887, 198-220.
11 Lista alfabetica delle regole contenute nel
Codex Regularum:
Regula S. Augustini episcopi Hipponensis,
Regulae S. Aureliani episcopi Arelatensis,
Regula S. Basilii episcopi Caesariensis,
Regula S. Benedicti abbatis Cassinensis,
Regulae S. Caesarii episcopi Arelatensis,
Regulae S. Columbani abbatis,
Regula S. Columbani ad virgines,
Regula Communis,
Regula Consensoria monachorum,
Regula cuisdam Patris,
Regula S. Donati episcopi Vesontiensis,
Regula S. Ferreoli episcopi Ucetiensis,
Regula S. Fructuosi episcopi Bracarensis,
Regula S. Isidori episcopi Hispalensis,
Regula S. Macarii Alexandrini abbatis Nitriensis,
Regula Magistri,
Regula Orientalis ex Patrum Orientalium Regulis collecta a Vigilio diacone,
Regulae S. Pachomii abbatis Tabennensis,
Regula Patrum Secunda,
Regula Patrum Tertia,
Regula SS. Pauli et Stephani abbatum,
Regula Quatuor Patrum,
Regula Tarnantensis monasterii,
Regula Waldeberti.
12 Un esemplare dell’edizione romana del 1661 è consultabile presso la
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, collocazione MAGL. 2.7.167.
13 Boon 1926, XXIX, XXXI.
14 Un esemplare dell’opera (pubblicato a Parigi nel 1638) è consultabile presso
la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, collocazione MAGL. 2.3.104.
Benedicti Anianensis Concordia Regularum (cura et studio Pierre Bonnerue) 1999.
15 PL, t. CIII, coll. 713-1380.
16 PL, t. CIII, col. 380B-C; cfr. anche MGH, Scriptores, XV, 1, Hannoverae 1887,
217.
17 Andenna - Bonetti 1993, 97.
18 PL, t. CIII, col. 377D-378A; cfr. anche MGH, Scriptores, XV, 1, Hannoverae
1887, 215-216.
19 Andenna - Bonetti 1993, 93-94.
Bibliografia
Andenna G. – Bonetti C. 1993, Benedetto di Aniane, vita e riforma monastica,
Cinisello Balsamo, Ed. Paoline
Benedicti Anianensis Concordia Regularum
(cura et studio Pierre Bonnerue) 1999, in Corpus Christianorum, Continuatio
Mediaevalis, voll.
CLXVIII - CLXVIIIa, Turnhout Brepols
Bergeron L. 1937, s.v. Benoît d’Aniane (Saint, abbé bénédictin), in
Dictionnaire de spiritualité, ascétique et mystique, doctrine et histoire,
Paris, Beauchesne, t. I, coll.
1438-1442
Bibliotheca Hagiografica Latina Antiquae et Mediae Aetatis
1898-1899, s.v. Benedictus ab. Anianensis, ediderunt Socii Bollandiani,
Bruxellis, t. I, coll. 1095-1096, p. 163
Bibliotheca Hagiografica Latina Antiquae et Mediae Aetatis, Novum Supplementum
1986: s.v. Benedictus ab.
Anianensis,
edidit Enricus Fros, Bruxelles, 1096, 130
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4 ottobre 2016 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net