Estratto da Wikipedia
Prologo (0-2)
Dopo la ripresa di 2Cor, 12.1-5, vengono descritte le circostanze del ritrovamento di uno scrigno di marmo, a Tarso (presso la casa che fu di san Paolo), contenente il testo dell'Apocalisse. Si fa riferimento anche all’epoca della scoperta, avvenuta al tempo dell’imperatore Teodosio il Giovane, attorno al 420 d.C.
Accuse del creato contro l’uomo (3-6)
Paolo incomincia a raccontare in prima persona la sua visione riferendo le parole di Dio: di tutto il creato è solo l’uomo a peccare. Di fronte alle empietà e alle ingiustizie, spesso il Sole, la luna, le stelle, il mare, le acque e la terra si appellano al Padre offrendosi di punire il genere umano. Segue però un invito alla pazienza e alla sopportazione: saranno giudicati e puniti da Dio solo coloro che nel momento della morte non si saranno convertiti.
Gli angeli riferiscono a Dio le azioni degli uomini (7-10)
Al tramonto, gli angeli custodi si recano dal Padre per riferire il resoconto delle azioni buone o malvagie compiute durante la giornata dagli uomini, che sono chiamati a guidare. Alcuni, rattristati per le sofferenze subite sulla terra da uomini santi, ricevono conforto e rassicurazione; altri invece vorrebbero abbandonare a loro stessi i peccatori a cui sono affidati, ma ancora una volta Dio invita ad essere pazienti e a confidare nel pentimento di quest’ultimi.
Morte e giudizio degli uomini giusti e dei peccatori (11-18)
Paolo è condotto da un angelo, sua guida e interprete, verso il firmamento: da qui può contemplare le potenze che corrompono gli uomini: l’oblio, la calunnia, la fornicazione, la collera e l’insolenza. Scorge poi due gruppi di angeli: i primi, senza misericordia, sono destinati a occuparsi delle anime dei peccatori nel momento della morte; i secondi, gli angeli della giustizia, accolgono e guidano le anime dei giusti. Paolo volge poi lo sguardo verso la terra e assiste all’ascensione dell’anima di un giusto, la cui vita viene attentamente esaminata; non trovandosi in essa alcuna azione malvagia, l’anima, guidata da angeli benevoli, giunge al cospetto di Dio e viene affidata all’angelo Michele perché la conduca nel paradiso della gioia. Subito dopo, l’anima di un peccatore compie lo stesso percorso: rifiutata e maledetta dal suo angelo custode, viene condotta a Dio per essere giudicata; sarà poi consegnata all’angelo Tartaruco e cacciata nelle tenebre fino al giorno del giudizio. L’ultima anima a essere giudicata è quella di un ipocrita, che giunto al cospetto di Dio, si illude di poter negare ancora le sue colpe.
Visione del paradiso (19-30)
Dopo aver assistito al giudizio degli uomini, l’angelo-guida accompagna Paolo fino al terzo cielo: qui si trova la porta del paradiso, su cui sono scritti i nomi dei giusti che abitano la terra. Paolo incontra due vegliardi: Enoch ed Elia, ma ciò che l’apostolo vede oltre la porta non viene riportato, così come ordinato dall’angelo. Ricondotto al firmamento e giunto alle porte del cielo, situate sopra il fiume Oceano, Paolo trova di fronte a sé un nuovo scenario: da qui può scorgere i due luoghi a cui sono destinate le anime dei giusti in attesa del Giudizio finale, il primo è la terra promessa, in cui scorre un fiume di latte e miele. La sua descrizione richiama da una parte quella del regno messianico millenario, dall’altra quella del giardino dell’Eden; qui Paolo può incontrare coloro che furono continenti nel matrimonio. Il secondo luogo è invece la città di Cristo, situata al centro del lago Acherusa. Paolo la raggiunge a bordo di una navicella d’oro: la sua descrizione trae molti spunti da quella della Gerusalemme celeste. Attraverso la città, circondata da dodici cerchie di mura, si diramano i quattro fiumi del paradiso, in cui scorre miele, latte, vino e olio; seguendo il loro corso, Paolo incontrerà i profeti, i santi innocenti, i patriarchi e gli umili. L’ultima immagine descritta dall’apostolo è quella del re David che, accompagnato da arpa e salterio, intona l’alleluia.
Visione dell’inferno (31-44)
Paolo è poi condotto verso Occidente, là dove tramonta il sole e inizia il luogo delle tenebre: è l’inferno. La prima immagine che l’apostolo descrive è quella di un fiume di fuoco nel quale sono immersi in progressione quei cristiani dalla fede tiepida. Nella valle in cui scorre il fiume, Paolo scorge anche una serie di fosse profondissime in cui sono accatastati coloro che non confidarono in Dio. Segue poi la descrizione delle torture riservate ad alcuni membri del clero (un vescovo, un prete, un diacono e un lettore), che sulla terra si dimostrarono indegni del loro ruolo: ora sono tormentati dagli angeli e immersi nel fiume di fuoco, dalle cui fiamme vengono peraltro lambite quasi tutte le anime dannate. L’apostolo prosegue il suo viaggio incontrando gli usurai, divorati da vermi; i detrattori della parola di Dio, i quali ora, imprigionati in un luogo angusto dominato dalle fiamme, si rodono la lingua; i fattucchieri, immersi fino alle labbra in una fossa di sangue; i fornicatori e gli adulteri, in una fossa di fuoco; le vergini che vennero meno al loro patto, trascinate verso le tenebre con catene infuocate. Leggermente diversa invece è la situazione di coloro che perseguitarono gli orfani, le vedove e i poveri: si trovano in un luogo di ghiaccio e neve perenne, con le mani e i piedi tagliati, e sono divorati da vermi. La pena di coloro che ruppero il digiuno ricorda invece la punizione di Tantalo: assetati, sono sospesi su di un corso d’acqua dal quale non possono mai bere. Si ritorna poi all’ambientazione iniziale con coloro che non si concessero mai al proprio marito o moglie, ma trovarono piacere nell’adulterio: ora, sospesi per le sopracciglia e per i capelli, sono trascinati dalla corrente del fiume di fuoco. Anche ai sodomiti è riservata una pena per immersione, questa volta in una fossa di pece, zolfo e fiamme. Una punizione è prevista anche per coloro che compirono opere buone, ma non conobbero Cristo: rivestiti di abiti bianchi, hanno perso la vista e sono accatastati in una fossa. Largo spazio è riservato alle donne che abortirono (e ai loro mariti), le quali si trovano sopra un obelisco di fuoco, mentre delle bestie li dilaniano e li strangolano. I falsi asceti, invece, i quali in vita hanno vissuto nell’ipocrisia, ora indossano panni di pece e zolfo, avvinghiati da serpenti e trattenuti dalle corna infuocate dei demoni. Gli ultimi due gruppi di dannati che Paolo descrive nella sua Visio sono gli eretici, a cui spettano due pene distinte a seconda del tipo di eresia: coloro che in vita negarono l’incarnazione di Cristo, la sua venuta da Maria Vergine, e il mistero della presenza del suo corpo e sangue nel pane e nel vino durante l'eucaristia, sono imprigionati in un pozzo maleodorante sigillato con sette sigilli: di loro – si dice – non verrà fatta più memoria alla presenza di Dio, ma saranno dimenticati in eterno; coloro che invece negarono la resurrezione, sono collocati in un luogo di gelo perenne, in cui sono divorati da un verme insonne a due teste. Al termine del suo viaggio nei luoghi infernali, Paolo è profondamente turbato dalle suppliche che i dannati rivolgono all’arcangelo Michele, insieme al quale, giunto al cospetto di Dio, chiede e ottiene che alle anime venga concessa ogni domenica una tregua settimanale.
Paradiso terrestre (45-51)
La scena si sposta nel paradiso terrestre, senza che ci vengano date informazioni su come avvenga quest’ultimo trasferimento. Nel giardino dell’Eden l’angelo mostra a Paolo l’albero della vita e l’albero del bene e del male, nonché la sorgente dei quattro fiumi che irrigano l’intera terra. A seguire l’apostolo è salutato dalla vergine, accompagnata da un corteo di duecento angeli, e dai giusti dell’Antico Testamento, giunti appositamente per incontrarlo: in ordine fanno la loro comparsa i padri del popolo ebraico (Abramo, Isacco e Giacobbe), i dodici patriarchi, Mosè, i tre profeti maggiori (Isaia, Geremia ed Ezechiele), Lot, Giobbe, Noè, Elia ed Eliseo. La versione latina si interrompe all’improvviso nel momento in cui Elia si sta rivolgendo a Paolo.
Conclusione del testo copto
Una conclusione si trova invece nel testo copto, che alcuni ritengono derivare dalla prima versione greca del testo. Dopo Elia, a Paolo si presentano altri cinque personaggi: Enoch, Zaccaria, accompagnato da suo figlio Giovanni Battista, Abele ed infine Adamo. Il racconto termina con un secondo rapimento fino al terzo cielo e una nuova visione del paradiso: qui Paolo può incontrare i martiri e gli apostoli, i quali, insieme a Cristo, lo invitano a mettere per iscritto ciò che ha visto a beneficio dell’umanità.
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3 dicembre 2023 - a cura di
Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net