LA TERRA DELLA BIBBIA
E
stratto da “Storia d’Israele dalle origini al periodo romano”
Luca Mazzinghi -
Edizioni Dehoniane Bologna 2008
...paese fertile, paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che
scaturiscono nella pianura e sulla montagna; paese di frumento, di orzo, di
viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele; paese
dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese
dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame...
(Dt 8,7-9)
La storia di un popolo si svolge sempre in un determinato ambiente:
conoscere la geografia nella quale si collocano gli eventi che si vogliono
studiare non è imparare alcune nozioni più o meno erudite, ma è un mezzo
vitale per comprendere più a fondo il popolo che in quei luoghi ha vissuto.
La regione del Vicino Oriente antico che ci interessa fa parte di quella
vasta zona chiamata comunemente «mezzaluna
fertile», cioè quella fascia di terre coltivabili che si estende dalla
Mesopotamia ad est, ai monti dell’Anatolia a nord, fino al mar Mediterraneo
a ovest. A sud si estende una regione interamente desertica, il grande
deserto arabico. Attualmente la mezzaluna fertile comprende gli stati
dell’Iraq, della Siria, del Libano, della Giordania, di Israele e della
Palestina. L’Israele biblico si trova al margine meridionale di tale vasta
area geografica, ma in posizione chiave, un ponte con l’altra grande
regione, l’Egitto.
La terra che fu teatro degli avvenimenti biblici ha ricevuto vari nomi nel
corso della storia: essa fu detta in origine «terra di Canaan», nome che
ritroviamo in testi cuneiformi già verso la fine del III millennio a.C.; nel
testo di Is 19,18 l’ebraico viene chiamato «lingua di Canaan». Il nome
sembra essere in relazione con la lavorazione della porpora, uno dei
prodotti tipici di questa terra. La stessa regione, definita dalla Bibbia
semplicemente «la terra» o la terra d’Israele,[1]
fu poi chiamata dai romani Palestina, in seguito alla rivolta
giudaica del 135 d.C. Il nome Palestina ricorda uno dei popoli che
anticamente abitavano la regione, i filistei.
* * *
La terra della Bibbia si estende dai monti dell’Antilibano, a nord, sino al
deserto del Neghev, a sud; dal mar Mediterraneo, a ovest, sino al deserto
arabico a est. La caratteristica forse più sorprendente, per chi non ha mai
visitato Israele e lo conosce solo per quanto ha letto nei testi biblici, è
che si tratta di una regione relativamente piccola, dove le distanze non
sono mai eccessive: appena 120 chilometri da Gerusalemme a Nazaret, mentre
la larghezza - dal mare al Giordano - non supera mai gli 85 chilometri. La
superficie totale dell’attuale Stato di Israele e dei territori palestinesi
non è superiore a quella del Belgio.
Uno sguardo alla carta geografica permette di distinguere quattro fasce ben
delimitabili, da ovest verso est: la costa, la zona montuosa centrale, la
fossa giordanica e l’altopiano della Transgiordania. La costa è
completamente pianeggiante, a eccezione dello sperone del monte Carmelo, che
forma l’unico porto naturale del paese: ciò può spiegare il fatto che gli
israeliti non sono mai stati un popolo di marinai e che il mare, nella
Bibbia, acquista spesso un valore simbolico negativo. Sulla costa passava la
«via del mare» (cf. Mt 4,15), la grande arteria commerciale che collegava
l’Egitto con Damasco che ancora nel medioevo sarà nota con il nome di via
maris.
La regione centrale comprende, da nord a sud, la zona montuosa della
Galilea, che termina nella fertile pianura di Yizreel (o Esdrelon), poi le
colline della Samaria, con al centro la città di Sichem (l’odierna Nablus) e
infine la Giudea, che giunge oltre i 1000 metri di altitudine nella zona di
Hebron. Al centro, tra Samaria e Giudea, si trova la città di Gerusalemme.
Le montagne della Giudea terminano nel vasto deserto del Neghev, che
costituisce la parte meridionale del paese.
La terza zona è costituita dalla fossa giordanica, una faglia naturale
percorsa dall’unico vero fiume del paese, il Giordano, che nasce alle
pendici dell’Hermon (2814 metri) e scorre attraverso il lago di Tiberiade
(il mare di Galilea di cui ci parlano i Vangeli) già a 120 metri sotto il
livello del mare. Il fiume sfocia, dopo un percorso estremamente tortuoso,
nel Mar Morto, che, com’è noto, è la massima depressione nella crosta
terrestre (circa 400 metri sotto il livello del mare). Il Mar Morto è un
grande lago dove la salinità, che è sei volte superiore a quella del
Mediterraneo, non permette alcuna forma di vita.
La quarta zona è costituita dall’altopiano transgiordanico, regione molto
fertile nella parte settentrionale (le bibliche Galaad e Basan), sempre più
brulla e desertica via via che si procede verso sud. La parte centrale, a
sud del fiume Yabbok (il fiume della lotta di Giacobbe con Dio, cf. Gen 32),
è la regione degli ammoniti, la cui antica capitale, Rabat Ammon, è la
attuale città di Amman. Più a sud si trova la terra di Moab e, quasi ormai
nel deserto, il territorio di Edom, ove si trova la celebre città nabatea di
Petra.
* * *
Da un punto di vista climatico, la regione palestinese presenta due sole
stagioni: un’estate calda e asciutta, praticamente senza pioggia, e un
inverno freddo e piovoso, che va da fine ottobre a fine aprile: sono questi
i periodi delle «prime» piogge e delle piogge «tardive» di cui parla la
Bibbia, in assenza delle quali si rischia la perdita del raccolto. Sono
anche questi i periodi in cui si fa sentire il vento caldo del deserto, il
khamsin. Le zone ove la pioggia è più abbondante, e quindi più
fertili, sono le montagne della Galilea e del nord della Transgiordania;
l’abbondanza delle precipitazioni diminuisce andando verso sud e verso est.
A titolo di esempio, Gerusalemme riceve annualmente la stessa media di
precipitazioni di Roma, circa 600 millimetri di pioggia, mentre Gerico, a
soli 35 chilometri a est, appena 120 millimetri. Là dove non esistevano
sorgenti l’acqua veniva conservata in cisterne che per lo più non erano
sufficienti a garantire, nelle zone più aride, un’agricoltura molto
fiorente. Solo alla fine del II millennio a.C. la tecnica costruttiva
permise di realizzare cisterne impermeabili e di poter così abitare quelle
zone in cui le precipitazioni estive sono pressoché assenti.
Si comprende bene l’estremo contrasto di questa terra: dal clima
subtropicale della pianura costiera si passa a quello tipicamente
mediterraneo della regione montuosa centrale, per poi scendere alle regioni
semidesertiche della fossa giordanica e risalire, dopo poche decine di
chilometri, al fertile altopiano della Giordania. Il problema dell’acqua era
senz’altro quello più urgente per gli abitanti di Israele: la dipendenza
quasi esclusiva dall’acqua piovana trasformava i non infrequenti periodi di
siccità in veri disastri per l’agricoltura; gli studiosi ritengono tuttavia
che il clima palestinese, durante il II millennio a.C., fosse meno torrido e
più piovoso di quello attuale.
La grande varietà delle zone geografiche, dal deserto alla montagna alla
pianura fertile, unita alla grande varietà dei climi, costituisce un
elemento importante per capire molte vicende politiche e sociali di Israele:
ancora oggi la geografia della regione ha la sua parte nel determinare i
problemi che affliggono questa parte di mondo, per esempio il problema
vitale dell’acqua.
[1]
Frequente nella letteratura rabbinica, l’espressione «terra di
Israele» si incontra raramente nella Bibbia ebraica per designare
l’insieme del paese: 1 Sam 13,19; Ez 40,2; 47,18; 1 Cr 22,2; 2 Cr
2,16.
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5 maggio 2017 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net