CAPITOLO TERZO

LA COPPIA UMANA SECONDO LA BIBBIA

estratto da "L'UOMO SECONDO LA BIBBIA" - A. Gelin - Edizioni Ligel 1968

(Libera traduzione del testo francese)

 (Link al file PDF)


 


L'uomo, secondo la Bibbia, è un nodo di relazioni. Finora abbiamo soprattutto parlato della sua relazione a Dio: egli è immagine di Dio. Ora considereremo l'uomo nella sua situazione familiare.

 

I. LA FAMIGLIA COME BENEDIZIONE ED AMBIENTE EDUCATIVO

Troviamo questi due temi nell’Antico Testamento.

1. La famiglia come “benedizione„ di Dio.

Il primo capitolo della Genesi insiste sull'idea della fecondità. “E Dio creò l’uomo a sua immagine; … maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela»”(Gn 1,27 - 28).

L’Antico Testamento è un'economia d'attesa, destinata a garantire l'esistenza e la continuità nel tempo di questo valore: il Popolo di Dio. Da qui l'importanza di quest'idea di fecondità: la fecondità, la discendenza numerosa, rappresenta “una benedizione di Yahvé„ (benedizione = in ebreo, beraka (1)).

L'idea che presiede dunque all'istituzione della coppia è quella di fecondità.

Nell’Antico Testamento le sanzioni, ricompensa o punizione, sono principalmente d'ordine terrestre: era riservato al Nuovo Testamento di compiere la Rivelazione del cielo e dell'inferno nell’aldilà. La benedizione di Dio è la famiglia, una famiglia numerosa, felice. Osserviamo ciò che contiene di “religioso„: è Dio che così dà la sua benedizione, è Dio che così è mescolato alla vita umana, che accorda alla donna di partorire. “Ho acquistato un uomo grazie al Signore „, esclama la nostra madre Eva dopo avere dato alla luce Caino. Ed il nome Iefte significa “Dio apre (il seno materno)„. Il desiderio indirizzato alla giovane Rebecca che è stata appena data in matrimonio dimostra questo tema della fecondità-benedizione:

«Tu, sorella nostra,
diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti
le città dei suoi nemici!». (Gn 24,60.)

A questo tema si ricollega un certo numero di altre idee nell’Antico Testamento.

a) Il tema della donna sterile. Alcune mogli di patriarchi, la madre di Sansone, la madre di Samuele, la madre di Giovanni Battista hanno conosciuto questa prova della sterilità. Il caso si presenta in modo particolarmente catastrofico per Abramo a cui Dio aveva dichiarato: “Farò di te una grande nazione e ti benedirò (barak), renderò grande il tuo nome; e possa tu essere una benedizione„ (Gn 12,3). E sua moglie non ha un erede, è sterile …

Tutto ciò per farci capire che è Dio il padrone delle nascite, che si riserva questa benedizione. Ciò è così tanto vero che è vietato, nell’Antico Testamento, fare un censimento: in 2 Sam 24, vediamo Davide punito per avere voluto trascurare questo comando. Il fatto è che non si ha il diritto di immischiarsi in un dominio che è quello di Dio!

b) l'istituzione del levirato. La legge del levirato è istituita perché si tiene ad avere una posterità: quando un uomo è morto senza figli si tratta di procurargli una discendenza, e perciò la sua vedova deve diventare la moglie del più vicino parente del defunto (Cf. Dt 25,5 ss).

c) La famiglia poligamica. È anche per ciò che si incontra nell’Antico Testamento un modello di famiglia più ampio del nostro. La poligamia è di solito praticata nell’Antico Testamento. Se non si ha un figlio con la propria moglie, si prende una concubina. Le donne di alto rango scelgono loro stesse questa concubina che darà figli al loro posto. Conosciamo la storia di Abramo, con lo sviluppo che san Paolo le darà: la sposa dell'alleanza, della promessa (Sara) e la sposa concubina (Agar). Ed il patriarca Giacobbe aveva quattro spose, di cui due concubine.

La famiglia poligamica si spiega ancor di più col fatto che la vita sessuale era molto disciplinata. Nell’Antico Testamento i divieti o tabù sessuali sono estremamente numerosi (2): durante la gravidanza di sua moglie, l'uomo non ha il diritto di avvicinarsi ad essa, né durante le sue regole, né quaranta giorni dopo una nascita (cf. Ez 18,6); quando si parte per la guerra (che è un'operazione sacra), non si ha il diritto neppure di avvicinarsi ad essa.

d) Il senso del celibato non è ancora scoperto. Per queste stesse ragioni, il culto della castità perfetta (come quello della povertà) non ha potuto stabilirsi nell’Antico Testamento. Geremia è il solo nubile che ci faccia conoscere L’Antico Testamento; è stato celibe, a titolo di uomo-segno, per fare comprendere agli indifferenti l'instabilità della sua epoca: quando tutto va male non si fonda una famiglia (cf. Ger 16,3-4). Ma nell’Antico Testamento la consegna è: “siate fecondi„. Ciò che allora importa è di garantire la sopravvivenza e lo sviluppo del Popolo di Dio per il compimento dei suoi disegni, e la benedizione di Dio consiste in questa fecondità carnale, che appare come il risultato del suo proprio intervento.

2. La famiglia come ambiente educativo.

Ma, naturalmente, la famiglia nell’Antico Testamento non si definisce soltanto dall'aspetto quantitativo, dal grande numero di figli. E’ anche successo che il Sapiente (Ben Sira) enuncia una cautela di questo genere:

Non desiderare molti figli buoni a nulla,
non rallegrarti dei figli che sono empi.
Siano pur molti, non gioire
se sono privi del timore del Signore.
……
poiché è preferibile uno a mille
e morire senza figli che averne di empi.
(Sir 16,1-3).

Il popolo di Israele, infatti, se deve essere numeroso, deve essere soprattutto qualitativo. Occorre avere figli di qualità. Ciò suppone che la famiglia sia anche un centro educativo — il solo centro educativo. Ed i consigli dati nell’Antico Testamento mostrano bene come si educavano i figli …

I Proverbi contengono una vecchissima saggezza umanista. Non è sorta in Israele, ma nelle grandi città cosmopolite e colte del tempo antico — come Kiriat — Sefer ad esempio, che vuole dire “la città del libro„, in Cananeo. La morale universale era costruita tramite questi scribi di ogni nazione che la mettevano in formule. E nel libro dei Proverbi si trovano spesso massime che non sono d'origine precisamente sacrale, ma che Israele ha saputo assimilare alla sua etica religiosa:

La stoltezza è legata al cuore del fanciullo,
ma il bastone della correzione l’allontana da lui.
(3)
(Pr 22,15)

Non risparmiare al fanciullo la correzione,
perché se lo percuoti con il bastone non morirà.
(Pr 23,13)

Chi risparmia il bastone odia suo figlio,
chi lo ama è pronto a correggerlo.
(Pr 13,24)

Il Deuteronomio mostra quanto sia irriverente per un bambino prendersi gioco dei suoi genitori:

Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l’abbiano castigato, non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove abita, e diranno agli anziani della città: “Questo nostro figlio è testardo e ribelle; non vuole obbedire alla nostra voce, è un ingordo e un ubriacone”. Allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà. Così estirperai da te il male, e tutto Israele lo saprà e avrà timore. (Dt 21,18-21).

Non crediate che questi “raduni” di lapidazione fossero molto numerosi: il Deuteronomio è un libro che tenta di indicare un ideale, ciò non vuole dire che tutto ciò che prescrive entri effettivamente nei costumi … Ma noi constatiamo che la famiglia è realmente il mezzo che trasmette ai figli le tradizioni religiose.

L'influenza del libro dei Proverbi si esercitò soprattutto dopo l'Esilio, allorché era diventato il bene di tutti e non soltanto il libro di una corporazione di Sapienti. Il libro dei Proverbi ripubblica indefinitamente questo tema dell'educazione da parte del padre e da parte della madre — e succede che la madre passa in prima posizione. Là troviamo questo ambiente educativo molto solido che ci appare nel secondo libro delle Maccabei, dove una madre induce i suoi sette figli a non temere la morte (2 Mac 7).

II. VI E’ NELL’ANTICO TESTAMENTO UNA MISTICA DELLA COPPIA?

Il racconto del secondo capitolo del Genesi mette l'accento sull'idea d'intimità della coppia: si tratta di una coppia unita dall'amore.

1. Il testo fondamentale (Gn 2,18-24) e le sue riprese.

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (v. 18).

“gli corrisponda (Letteralmente dal francese: simile a lui. Ndt)„ = che gli sia appaiato, che sia il corrispondente fisico e carnale dell'uomo, ma anche un essere che sia per lui un aiuto.

Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. (v. 19).

Dare un nome ad un essere, nella Bibbia, significa avere una supremazia su di lui, ammaestrarlo, prenderlo al proprio servizio, in proprio possesso.

Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta»
(vv. 20-23).

In questo primo cantico dell'amore coniugale, l'espressione “osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne„ corrisponde alla forma del superlativo nella Bibbia (ugualmente: “cantico dei cantici„ vuole dire “cantico per eccellenza„); è da accostare alla dichiarazione delle tribù a Davide per chiedergli di essere loro re: “Ecco noi siamo tue ossa e tua carne „ (2 Sam 5,1). Tra l'uomo e la donna c'è una parentela suprema, un'idoneità perfetta. Ma affinché gli sia data questa donna, Adamo deve soccombere ad un sonno profondo che è l'immagine della morte: gli occorre rinunciare a sé in un certo qual modo ed accettare una specie di morte. La seconda parte del v. 23 è un gioco di parole in ebraico: “îsch„ significa uomo, e quella che è tratta dall'uomo sarà chiamata “îschscha„, donna.

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne (v. 24).

“Una sola carne„ = un solo essere. “Il profeta„ — profeta del passato si potrebbe dire qui — che ha scritto questo resoconto paradisiaco ci presenta la prima coppia nella poesia d un mondo nuovo popolato di animali, fra i quali Adamo non prenderà il suo partner: c'è un contro-mito, un brano apologetico diretto contro un mito babilonese che evoca uno stadio di bestialità primitiva.

La coppia monogamica delle origini è offerta come prototipo, al v. 24, per essere imitata da Israele. All’epoca in cui scrive ciò, l'autore non ignora ciò che è successo di questo ideale. Ciò non impedisce di presentarlo come tale. l'istinto dispotico dell'uomo nei confronti della donna, e la bramosia di quest'ultima riguardo all'uomo sono disarmonie e frutti del peccato.

Più tardi, il profeta Malachia rilegge questo testo sull'ideale della coppia; e non può evocarlo senza amarezza osservando il modo in cui, alla sua epoca, si rompono i matrimoni contratti in gioventù:

Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto. Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest’unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio, dice il Signore, Dio d’Israele (Ml 2,14-16).

Così l’antico testo di Gn 2,18-24 è ripreso per approfondire questa mistica della coppia: riferirsi anche a Tb 8,6; Mt 19,5; Ef 5,31.

2. La chiamata del fidanzato e della fidanzata nel Cantico.

Il Cantico dei Cantici ci introduce nel mondo dell'amore, nella genesi stessa del fidanzamento e nel clima degli inizi del matrimonio.

Il libro è da riferirsi, sembra, ad un'abitudine praticata in Israele e che ricorda Ger 25,10: ciò che ci sarebbe di più triste, sarebbe che venisse a tacere il rumore della macina nella casa, che non si scorgesse più la luce della lampada e che non si intendessero più i richiami del fidanzato e della fidanzata. È precisamente questa chiamata che echeggia nel Cantico dei Cantici: vi si canta il paradiso perso di un amore così come era alle origini e questo libro si ricollega alla riflessione sapienziale sulla mistica della coppia presentata in Gn 2.

3. Le ammonizioni realiste dei Proverbi.

In questo ambito sapienziale occorre notare gli ammonimenti, formulati da un punto di vista realista dai Sapienti, in particolare in Pr 5,15 s. Noi vi troviamo la menzione della “donna della tua giovinezza„; le immagini di questo testo designano la sposa legittima (Cf. nel Cantico):

Bevi l’acqua della tua cisterna
e quella che zampilla dal tuo pozzo,
perché non si effondano al di fuori le tue sorgenti
e nelle piazze i tuoi ruscelli,
ed essi siano per te solo
e non per degli estranei che sono con te.
Sia benedetta la tua sorgente,
e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza:
cerva amabile, gazzella graziosa,
i suoi seni ti inebrino sempre,
sii sempre invaghito del suo amore!
Perché, figlio mio, perderti per la straniera
e stringerti al petto di una sconosciuta? (Pr 5,15-20)

Questo fa parte di tutta una propaganda a favore della monogamia più rigorosa. Questo ideale monogamico è anche predicato nell'elogio della “donna forte„ (occorrerebbe tradurre: donna ideale) al capitolo 31 dello stesso libro (4). La donna perfetta è una (una sola) donna che ha molti figli, che lavora e fa la carità; lavora la notte, ed il giorno distribuisce i compiti alla sua famiglia e ai servi; ella pensa ad ingrandire il suo ambito; ella fa tutto… Ed il suo sposo, alle porte della città, le tributa delle lodi:

«Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti,

ma tu le hai superate tutte!». 

Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,

ma la donna che teme Dio è da lodare. (Pr 31,29-31.).

Il capitolo 26 dell’Ecclesiastico riproduce i ricordi di un Sapiente che ci fa penetrare nel suo felice focolare: è un monogamo. Lui non potrebbe sopportare la presenza di due donne che si ingelosiscano al suo focolare:

La grazia di una donna allieta il marito,
il suo senno gli rinvigorisce le ossa.
È un dono del Signore una donna silenziosa,
non c’è prezzo per una donna educata.
Grazia su grazia è una donna pudica,
non si può valutare il pregio di una donna riservata.
Il sole risplende nel più alto dei cieli,
la bellezza di una brava moglie nell’ornamento della casa (Sir 26,13 ss.)

4. I cerchi della tradizione sacrale.

Gli ambienti sapienziali (da cui sono derivati i Proverbi, l’Ecclesiastico, il Deuteronomio…) non sono stato i soli ad intervenire nella questione. I profeti che costituiscono con i leviti i circoli di tradizione “sacrale„ hanno valorizzato un simbolismo destinato ad un'influenza molto profonda: il matrimonio serve ad esprimere le relazioni tra Yahvé e Israele.

È Osea che sembra avere lanciato il tema, a partire dalla sua esperienza. Il libro di Osea è un libro appassionato e questa passione gli fu data come un segno che viene da Yahvé per esprimere la realtà dell’Alleanza attraverso quella del suo matrimonio. In questo matrimonio, i coniugi non sono ad uguale livello spirituale; ciò aiuterà il profeta a cogliere l'amore gratuito di Yahvé per Israele:  “Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore „ (Os 2,16).

Israele è chiamato “la vigna di Yahvé„, all'inizio di Is 5:

Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle …

Ma occorre osservare che vigna è un eufemismo (Cf. il Cantico) per designare la sposa. Lo stesso simbolismo del fidanzamento e del matrimonio si trova in Geremia:

Così dice il Signore (a Gerusalemme):
Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza,
dell’amore al tempo del tuo fidanzamento,
quando mi seguivi nel deserto,
in terra non seminata (Ger 2,2).

… E tu, che ti sei prostituita con molti amanti,..
dove non sei stata disonorata?
Tu sedevi sulle vie aspettandoli,
come fa l’Arabo nel deserto.
Così hai contaminato la terra
con la tua impudicizia e perversità
(Ger 3,1-2).

In questa linea, il testo più commovente è certamente il capitolo 16 di Ezechiele:

Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato il cordone ombelicale e non fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale né fosti avvolta in fasce. Occhio pietoso non si volse verso di te per farti una sola di queste cose e non ebbe compassione nei tuoi confronti, ma come oggetto ripugnante, il giorno della tua nascita, fosti gettata via in piena campagna.
Passai vicino a te, ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l’erba del campo. Crescesti, ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza. Il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà, ma eri nuda e scoperta.
Passai vicino a te e ti vidi. Ecco: la tua età era l’età dell’amore. Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia, ecc…
. (Ez. 16,4-8).

Occorrerebbe leggere in seguito Is 54,5 ss – il secondo Isaia, che fu scritto durante l'esilio:

Poiché tuo sposo (o Gerusalemme) è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;…
Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio …

Questo tema del matrimonio Yahvé-Israele è molto importante: un giorno san Paolo lo trasporrà parlando del matrimonio Cristo-Chiesa. Affinché il matrimonio fosse adatto a significare le relazioni Yahvé-Israele, occorreva che fosse già una realtà sacra, ma a sua volta ricevette un'aggiunta di dignità religiosa per avere servito a questa metafora. Ne risultava un perfezionamento progressivo sul piano dei costumi, un progresso nell'ideale di fedeltà e di monogamia - poiché Yahvé ha soltanto una sposa che è Israele.

Sarebbe auspicabile raccogliere qui degli esempi di matrimoni in relazione con queste esigenze sempre più comprese. Per non lasciare il libro di Ezechiele, si vedrà, al capitolo 24,15 ss, in quali termini di tenerezza questo duro profeta (Ezechiele significa: Dio indurisce) parla di sua moglie che sta morendo: ella è “la gioia dei suoi occhi„. il matrimonio di Tobia è anche uno di questi matrimoni dell’Antico Testamento dove si ha l'impressione di un pieno successo: a suo proposito è ricordato il testo fondamentale di Gn 2,18:

“Ed ora, aggiunge Tobia nella sua preghiera, non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Degnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia „ (Tb 8,7).

5. Sforzi della legislazione contro la piaga dei ripudi.

Oltre a questa propaganda a favore della coppia monogamica, anche la legislazione operava in questo senso. Occorre situare probabilmente al VII° secolo A.C. il testo molto importante di Dt 24,1-4 sul divorzio.

Questa regolamentazione sul divorzio ha fatto compiere un grandissimo progresso alla morale familiare in Israele. Per capirlo è indispensabile che noi superiamo le apparenze: abbiamo già avuto occasione di spiegare come la legge del taglione avesse costituito un progresso immenso nel campo della giustizia (anziché praticare la vendetta senza preoccuparsi di una proporzione tra il torto causato ed il male reso). Ugualmente la legge del divorzio: essa limita la mollezza, la disattenzione, l'arbitrarietà maschile. Esige una comunicazione di ripudio; in questo modo si sarà obbligati a riflettere anziché rinviare la propria moglie per un sì o per un no. Questa comunicazione sarà presentato ad un consiglio di Anziani; occorre una ragione seria per fare un simile passo (noi ignoriamo queste ragioni che legittimavano il ripudio). Infine, è vietato riprendere questa donna.

Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa. Se ella, uscita dalla casa di lui, va e diventa moglie di un altro marito e anche questi la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo consegna in mano e la manda via dalla casa o se quest’altro marito, che l’aveva presa per moglie, muore, il primo marito, che l’aveva rinviata, non potrà riprenderla per moglie, dopo che lei è stata contaminata. (5) (Dt 24,1-4).

La legge del divorzio, in quanto restrittiva, si situa dunque nella linea della mistica della coppia. Così, nell’Antico Testamento, a partire dal tema della fecondità si arriva a valorizzare la coppia caratterizzata dall'amore, ma quest'ultimo punto di vista doveva ricevere il suo pieno sviluppo nel Nuovo Testamento.

III. IL NUOVO TESTAMENTO

Il Nuovo Testamento propone allo stesso tempo l'ideale del celibato consacrato ed eleva la mistica della coppia ad altezze insospettate.

1. Il celibato consacrato.

Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli (Mt 19,11-12).

Questo celibato è “consacrato„, poiché è “per il Regno„. È per questo motivo che questo celibato è sempre un mistero ed un servizio. Non ha dunque nulla a che vedere con un ripiegamento su di sé.

2. Il matrimonio indissolubile e l'ideale della coppia.

Questo stesso passaggio di Matteo riprende — ancora e sempre — il testo di Gn 2,18 - 24. Gesù, dopo averlo evocato, aggiunge: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto „ (Mt 19,6). E ad una domanda dei farisei relativa alla legge sul divorzio, risponde: “Per la durezza del vostro cuore Mosé vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così „ (Mt 19,8).

Constatiamo dunque che lungo la Bibbia questo stesso testo delle origini è ripreso e approfondito. Gesù — come Geremia — era celibe e faceva allo stesso tempo prova di una grande sensibilità e di un gusto delicato nei riguardi dell'intimità familiare. Occorrerebbe vedere Gesù nei suoi anni di Nazareth, durante i quali fu formato da due esseri che si amavano; occorrerebbe risuscitare l'obbedienza di questi anni, la fierezza e la preoccupazione dei genitori dinanzi alla scappatella messianica dei dodici anni, le nozze di Cana, l'accoglienza di Gesù nelle famiglie amiche, le suppliche di Giairo per la sua bambina malata, i pianti della vedova di Naïm, le parole di Gesù sui bambini (nessuno ha parlato in questi termini dei bambini)… Tutti questi dettagli concreti mostrano che Gesù ha il senso innato della famiglia. Non ci si sbaglia sentendolo parlare del padre di famiglia che sa donare cose buone ai suoi figli — del pane e non una pietra, un uovo e non uno scorpione… Occorre sentirlo parlare della gioia della donna che ha appena partorito… Egli si ferma su questi dettagli, insegnandoci che è necessario fare grandi cose ed atti d’amore partendo da questi.

3. La mistica della coppia in san Paolo.

Raggiungiamo qui un alto vertice, con il testo di Ef 5,21-32:

Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.

E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne„ (Gn 2,24): Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

Quando san Paolo esorta i coniugi cristiani al loro dovere, evoca — come Malachia, come Tobia, come Gesù — la massima primitiva sulla coppia ideale.

Il matrimonio cristiano è ciò; ma è ancora qualcosa d’altro. All'uomo ed alla donna viene proposto un riferimento stupefacente; devono imitare il comportamento reciproco di Cristo e della Chiesa. Precedentemente i profeti avevano detto: Yahvé ama Israele come uno sposo la sua sposa — e, per tradurre in greco termine “amore„, si era utilizzata la parola “agapè „ che designa un amore-dono, in opposizione a “éros„ che corrisponde all'amore dove noi troviamo il nostro tornaconto. L'amore coniugale cristiano è un amore-devozione, sull'esempio di Cristo che ama dando la sua vita (Cf Gv 10,11; 13,1). Il matrimonio cristiano deve dunque “imitare„ il comportamento reciproco di Cristo e della Chiesa. Ma, come abbiamo esposto precedentemente, in san Paolo “imitare„ non significa diventare una copia di propria iniziativa, ma “partecipare a„; poiché questo matrimonio Cristo-Chiesa (come precedentemente Yahvé-Israele) è non soltanto il modello, ma anche la fonte del comportamento dei coniugi, il mistero Cristo-Chiesa non è soltanto dato come una realtà esemplare da osservare, ma come una grazia di partecipazione. La situazione coniugale è dunque ripresa alla sua radice e valorizzata; in Cristo e nella Chiesa, questa situazione fiorisce in carità, in “agapè „. La consacrazione dell'uomo alla donna e della donna all'uomo consiste nel considerare il coniuge come un assoluto, e si può osservarlo come un assoluto soltanto perché c'è dietro il Cristo e la Chiesa. San Paolo ha ragione di chiamare ciò un “mistero„ di grande portata, poiché è ad un mondo trascendente che ci apre e permette ai coniugi di accedere ad una dimensione divina. Ecco ciò che il sacramento del matrimonio, a partire da Cristo, porta ai cristiani.


 

NOTE:

(1). Beraka viene dalla radice berek che significa “ginocchio„ (Cf. la parola “baraquer„, che viene dall'Arabo, e che significa fare mettere un cammello in ginocchio per caricarlo). E ginocchio è un eufemismo — si utilizzano molto gli eufemismi nelle lingue semitiche — per designare il grembo, il seno della donna.

(2). Questi divieti risalgono probabilmente alle origini dell'umanità: si trovava giusto di darsi una disciplina su questi due punti essenziali: l'alimentazione e la sessualità. Vedere il nostro articolo «Interdits» (Divieti), in Catholicisme, t. V, Paris, 1963, col. 1884-1890.

(3). “Colpiscili sul dorso, è là che sono le loro orecchie„, diceva una vecchia massima egiziana.

(4). Questo brano è un poema alfabetico o acrostico: prendendo la prima lettera di ogni verso o di ogni stico si ritrova l'alfabeto ebraico. Da qui il carattere obbligatoriamente un po' lungo ed artificiale di questo genere di poema.

(5). Quest'ultima espressione non designa in nessun modo una colpa. È un'espressione tecnica.

BIBLIOGRAFIA:

 

- Lumiere et Vie, n° 4 : Le mariage indissoluble.

- Von Allmen, Maris et femmes d’après saint Paul, Ed. Delachaux et Niestlé. Paris-Neuchâtel

Questo libro è il riassunto dell'articolo « Mariage » (matrimonio) nel  Vocabulaire de théologie biblique, sotto la direzione di X. Léon-Dufour, S. J., Éd. du Cerf, Paris, 1962, col. 577-582.

- Bonsirven, Le divorce dans le Nouveau Testament, Desclée et Cie.

Questo piccolo notevole libro illumina il passo difficile di Mt. 19,9: “Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio. „ sembrerebbe che Cristo contempli un caso dove è permesso rinviare la propria moglie; P. Bonsirven osserva che la parola “unione illegittima  (Tradotto letteralmente dal francese: fornicazione. Ndt) è usata nelle traduzioni francesi per rendere la parola greca “porneia„, che corrispondeva al termine ebreo “zenout„. Si chiamavano “zenout„ le unioni non riconosciute dalla legge, ad esempio le unioni senza contratto regolare, proibite in caso di parentela. Gesù (nel vangelo di Matteo, dunque in terreno ebraico) vuole dunque dire che lascia da parte ciò che non è considerato come una vera unione; egli considera — come fosse cosa ovvia — soltanto il caso della molgie legittima; non si occupa degli pseudo-matrimoni per i quali la legge ebraica ha previsto il ripudio. “Zenout„ (= porneia = fornicazione) non significa dunque “prostituzione„, ma ciò che è vietato dalla legge, ciò che chiameremmo oggi gli impedimenti dirimenti (Cf. lo stesso termine in Ac. 15,20 e 29).

- A. Gelin, « Le rôle de la famille dans la sanctification de l'humanité », in L’Ami du Clergé (1952), pp. 545-551.

- P. Grelot, Le couple humain dans l'Écriture, coll. «Lectio divina», n° 31, Éd. du Cerf, Paris, 21964.

- J. Dupont, Mariage et divorce dans l'Évangile, Desclée de Brouwer, Paris, rimette in questione Bonsirven, senza apportare soluzioni decisive. Voir Revue Biblique (1960), p. 463.

- M. Du Buit, «La famille et la Bible», dans Cahiers «Évangile» 63 (juillet 1966).

- E. Schillebeeckx, Le mariage. Réalité terrestre et mystère du salut, coll. «Cogitatio fidei», n° 20, Éd. du Cerf, Paris, 1966, tome I, pp. 35-204.

- Vedere ancora gli articoli «Épouse», «Fécondité», «Femme», «Stérilité», «Virginité», in Vocabulaire de théologie biblique, op. cit.

 


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21 dicembre 2014    a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net