A SCUOLA DI MANAGER CON SAN BENEDETTO?


Benedetto per manager

 

Estratto da “Mentre vi guardo” di Madre Ignazia Angelini, O.S.B. –Badessa del monastero di Viboldone – Ed. Einaudi

 

Abbiamo assistito anche ad uno strano fenomeno: in questo periodo il monachesimo è come tornato un po' alla ribalta mediatica, e così c'è chi ha pensato di rielaborare le regole di Benedetto per adattarle a vademecum per manager. Pensano che la gestione della comunità proposta da Benedetto, con il ruolo centrale dato al lavoro e alla gestione «insieme», sia adatta alla realtà aziendale. Non capiscono che la comunità non è una squadra dedicata alla produzione. Le regole di Benedetto sono in tensione dialettica con lo scopo produttivo: egli ha sì detto che ognuno deve lavorare, ma non per aumentare il capitale, bensì per il mantenimento comune e per aiutare i poveri. Auspicava che i forti avessero sempre qualcosa a cui tendere, e che i deboli non avessero mai nulla di cui spaventarsi. Questa non è una regola che possa funzionare in un'azienda, la quale non solo non tutela i deboli, ma li emargina. Il lavoro benedettino non ha un valore in sé e non è semplicemente una forma di sostentamento: è, soprattutto, lotta contro l'accidia. Tant'è che ogni volta che un monastero ha ceduto al lavoro come forma di capitalizzazione, è poi spiritualmente crollato.

Sulla stessa linea, Benedetto dice che l'abate - in azienda sarebbe il capo - deve sempre ascoltare l'opinione di tutto il Consiglio, ma deve porre attenzione prioritaria e peculiare all'opinione di due figure centrali, il giovane e lo straniero. Una regola improbabile in azienda. Lo straniero rappresenta per Benedetto colui che potrebbe essere stato mandato da Dio per fornire un'indicazione alla quale nessuno, dall'interno della comunità, sarebbe arrivato, mentre il giovane probabilmente rappresenta colui che vede il mondo con una apertura a delle possibilità implausibili. Si fa riferimento a Daniele, che vide l'innocenza di Susanna nonostante fosse accusata di adulterio da due giudici patentati; e a Davide, che vide e persegui l'implausibile possibilità di sconfiggere Golia. Bisogna dunque vigilare che nell'impossessarsi della regola di Benedetto per i loro obiettivi, le scuole di management non ne sviliscano il genio evangelico: umile regola per coloro che sempre (ri)cominciano.

 


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21 giugno 2014                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti           alberto@ora-et-labora.net