CONFESSIONI DI FEDE A ELOISA
Estratto da: "Abelardo ed Eloisa. Epistolario", curato da Ileana Pagani - Ed. UTET 2013
	
	
	Poco dopo il Concilio di Sens e la condanna papale che ne seguì, un allievo 
	di Abelardo di cui poco o nulla sappiamo, Berengario di Poitiers, scrisse in 
	difesa del maestro e contro Bernardo di Clairvaux un’appassionata 
	
	
	Apologia,
	
	
	nella quale, dopo aver descritto in toni pesantemente satirici lo 
	svolgimento del Concilio, introduce con le parole che seguono la citazione 
	di un testo che deve valere come testimonianza della purezza di fede di 
	Abelardo: «Pietro scrisse, infatti, una lettera piuttosto intima all’ancella 
	di Dio Eloisa, assai dotta nelle lettere sacre, lettera che, tra le altre 
	cose, emana anche il profumo di queste loro parole 
	
	
	[...]»; 
	
	egli chiude poi così la lunga citazione: «Ho ritenuto di dover estrarre 
	dalla lettera di Pietro queste parole, riportandole letteralmente, perché 
	fosse chiaro come Pietro abbia attaccato la fede di Pietro».
	
	Questa lettera, o forse meglio questo frammento di lettera, ci è noto, nella 
	sua originaria versione latina, solo all’interno 
	
	
	dell’Apologia 
	di Berengario di Poitiers; una traduzione francese, anonima e databile alla 
	seconda metà del sec. XIV, ci è invece conservata nel manoscritto Paris, 
	Bibliothèque Nationale, franç. 920, in appendice alla traduzione 
	dell’Epistolario attribuita a Jean de Meun.
	
	Generalmente considerato autentico, e comunemente denominato 
	
	
	Confessio fidei ad Heloisam, 
	il testo venne edito da d’Amboise e Duchesne e successivamente da R. M. 
	Thomson e C. S. F. Burnett, mentre la traduzione francese è stata pubblicata 
	da F. Beggiato e da E. Hicks.
	
	La testimonianza di Berengario non è mai stata messa sostanzialmente in 
	discussione, né esistono elementi per dubitare dell’autenticità del testo; 
	difficile è tuttavia valutare come la lettera fosse originariamente 
	strutturata e quanto della versione originaria sia stato conservato nell’Apologia, 
	giacché la parole di Beregario non lasciano dubbi sul fatto che egli ha 
	estrapolato solo un parte della missiva. Poiché essa appare coerente e 
	compiuta nell’inizio e nella fine, è possibile che le omissioni riguardino 
	piuttosto la parte centrale, forse i particolari più personali, come le 
	motivazioni della scrittura e la richiesta del sostegno della preghiera, 
	elementi che ricorrono in genere nelle lettere di Abelardo a Eloisa e alla 
	comunità paraclitense.
	
	Il momento della sua composizione può essere fissato solo 
	approssimativamente; essa appartiene certamente al gruppo di testi scritti 
	nei turbinosi momenti che precedono e seguono il Concilio di Sens e che 
	nascono dalla volontà di Abelardo di difendersi: l'Epistola 
	contra Bernardum abbatem, 
	
	
	l’Apologia 
	contro Bernardum, 
	la 
	
	
	Confessio fidei ‘Universis’. 
	Più difficile è dire se essa sia precedente la condanna o successiva, 
	posteriore anche alla conferma papale di questa, e risalente all’estremo 
	periodo cluniacense, come ipotizzato di recente da Zerbi (cfr. 
	
	
	ZERBI 2002, 
	
	p. 
	
	
	184 sg.).
	
	Così come conservato, il breve testo consiste sostanzialmente di tre parti; 
	nella prima Abelardo esprime la sua preoccupazione per gli attacchi dei 
	nemici, che esaltando la sua capacità di filosofo e di logico mettono in 
	dubbio la sua fede; la seconda parte è una dichiarazione di fede, che non si 
	discosta di molto dalle affermazioni del Credo atanasiano, con poche note 
	personali; la terza è la dichiarazione del fatto che la fede gli ha dato e 
	gli darà forza contro tutte le avversità. 
	Rispetto ai due scritti che ad essa appaiono più strettamente collegati, la
	
	
	
	Confessio fidei ‘Universis’ 
	e 
	
	
	l’Apologia contro Bernardum, 
	questa 
	
	
	Confessio 
	appare diversa per carattere e contenuto, non esame puntuale delle accuse, 
	ma piuttosto dichiarazione che cerca e offre rassicurazione, dai toni più 
	intimi e patetici. Abelardo non entra nello specifico delle contestazioni, 
	limitandosi da una parte a ribadire e a riaffermare la correttezza della sua 
	fede, dall’altra ad attribuire gli attacchi subiti alla malevolenza dei suoi 
	nemici e alla loro non comprensione delle sue affermazioni. È nella sostanza 
	lo stesso atteggiamento dell'Apologia, 
	mentre nella 
	
	
	Confessio ‘Universis’ 
	Abelardo assume una posizione diversa, assai più sommessa e disponibile a 
	riconoscere e rigettare le dottrine errate.
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	21 novembre 2021
       a cura 
di Alberto "da Cormano"    
    alberto@ora-et-labora.net
      
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