REGULA BENEDICTI II. INFLUSSO DELLA REGULA BENEDICTI J. Hourlier O.S.B. - F. Renner O.S.B. Tratto da “Dizionario degli Istituti di Perfezione”, Vol. II, Edizioni Paoline, 1974
1. Verso il predominio della RB sulle altre regole.
Anche per quanto riguarda la
Regula Benedicti
(RB), analogamente alla
Regula Augustini, gli studi compiuti in questi ultimi anni
hanno permesso di chiarire in maniera soddisfacente il modo con cui essa
si impose, sia pure lentamente, come testo legislativo per la vita dei
monasteri. Le tappe essenziali possono essere così riassunte.
Mezzo secolo dopo la morte di Benedetto († ca 550) non è possibile
trovare in Italia un solo monastero che la segua, neppure a Roma, come
ha potuto constatare Guy Ferrari
(Early Roman Monasteries..., Città del Vaticano 1957).
Dopo un peregrinare durato diversi anni, i monaci di Montecassino
riuscirono però a portare nell’Urbe il cosiddetto autografo della
RB, un manoscritto che risaliva al tempo del suo autore;
ciò però non basta per dirci quale regola essi osservassero a Roma,
certamente non la sola
RB. Anche per questo motivo non si può precisare quale
regola o regole Agostino e compagni abbiano portato (596) in
Inghilterra. Quando la
RB affiora, verso il 620, lo è dapprima nel sud della
Francia, ad Albi. È significativo che i monaci di Colombano nel 628
l’abbiano aggiunta come seconda regola a quanto stabilito dal loro
fondatore. In questa veste, cioè accanto o all’ombra di Colombano, la
troviamo in altre località della Francia: Solignac (632), Rebais (635),
Besançon e Nivelles (verso il 640) ecc. Per la Northumbria (Gran
Bretagna), l’adozione della
RB è testimoniata dal sinodo di Whitby (664). Tutto questo
periodo è noto come quello della « regola mista », cioè in cui una
regola convive con altre, e nessuna ha valore vincolante.
Il passaggio della
RB al primo posto venne favorito da diversi fattori:
anzitutto la lode di Benedetto fatta da papa Gregorio Magno nei suoi
Dialoghi (II, 36); poi il culto al Santo, ormai pienamente
affermatosi e che aveva come centro il monastero di Fleury (Francia),
dato che in quel periodo Montecassino risultava disabitato; infine,
l'influsso degli imperatori e principi carolingi, che ne promossero
l'osservanza, sia per la stima per tutto ciò che veniva da Roma, sia per
il desiderio di dare un ordinamento alla vita religiosa nel regno,
distinguendo nettamente l’ordo
regularis (monastico) dall'ordo
canonicus (canonicale). (Ulteriori particolari: cfr.
Diritto ecclesiastico carolingio). La
RB diviene così il documento fondamentale della vita
monastica. Trionfo apparente più che reale, allora, poiché si possono
avere canonici che praticano semplicemente un monachesimo diverso;
trionfo parziale, soprattutto, perché gli imperatori carolingi sono i
primi a violare la regola in ciò che riguarda la nomina dell'abate. E
fino al sec. XI circa si troveranno ancora monasteri che non seguiranno
la
RB. In compenso, lo statuto canonicale ne subisce
l'influsso. Il capitolare di Aquisgrana non fa che prolungare un
orientamento legislativo già ben netto in Crodegango (cfr. Regole
canonicali).
Nel sec. IX, nella maggior parte della Chiesa occidentale, il diritto
monastico è divenuto essenzialmente benedettino. Lo sarà ancor di più
verso la fine dei sec. X e XI, quando le correnti riformatrici avranno
liberato i monasteri dal potere secolare. Presto altre correnti, i
Cistercensi soprattutto, vorranno dare al testo della regola un valore
assoluto, pretendendo di osservarla sino alla lettera e suscitando di
conseguenza non poche polemiche con l’antico monachesimo (ad es.:
Cluniacensi), che in vari punti aveva ritenuto opportuno staccarsene.
Le mutate condizioni storiche e l'indole stessa della vita monastica,
ormai pienamente clericalizzata, portano alla necessità di redigere
testi che precisino i dettagli della vita quotidiana: sono le
consuetudini monastiche. Esse si affiancano alla
RB, che resta il testo base.
2. La RB nella storia del diritto monastico.
Non dobbiamo seguire qui tutta la storia del diritto monastico, per
sapere come, nel corso dei secoli, la
RB sia stata osservata o violata su alcuni punti, ad es.,
dalla commenda, dal diritto canonico stesso e dal diritto ecclesiastico
dei principi e degli stati in materia religiosa. Qui facciamo
semplicemente notare che i Certosini instaurarono un tipo di vita
monastica estraneo alla
RB: gli statuti di Guigo, infatti, nulla le debbono, pur
nominandola di passaggio. Ugualmente l’Ordine di Grandmont intende
riconoscere una sola regola, quella di Gesù Cristo e del suo Vangelo,
poiché Basilio, Agostino e Benedetto non sono che « derivati ». Anche
gli eremiti singoli possono, infine, essere considerati monaci
non-benedettini. Si tratta però di eccezioni nel diritto monastico:
Ordini semieremitici vogliono essere benedettini e sono considerati tali
(Fonte Avellana, Camaldoli, Vallombrosa).
A partire dal sec. XI-XII, la
RB può essere detta la regola dei monaci, ed è soprattutto
in riferimento a essa che viene definito l’Ordine monastico. Gli altri
Ordini prendono da essa, all’occasione, determinati elementi e formule,
che mostrano come i loro legislatori conoscano questo testo e se ne
ispirino. Hofmeister (v. bibl.) ha raccolto con cura tutti questi
prestiti, numerosi presso alcuni Ordini (gli Ospitalieri di Santo
Spirito, ad es., negli statuti del 1564), pressoché inesistenti presso
altri, come Domenicani e Francescani, mentre i loro rami femminili
accusano una grande dipendenza da s. Benedetto. Per quanto riguarda i
rami femminili, era già stato sintomatico il caso dei Gilbertini, che
nel ramo maschile avevano adottato la regola agostiniana e nel ramo
femminile quella benedettina.
Con il concilio Lateranense IV, che impone alle nuove fondazioni di
adottare una delle regole approvate, la
RB viene a svolgere la funzione di copertura giuridica per
nuovi istituti che, sotto di essa, intendono però condurre vita propria.
(Per le Clarisse: G. Salvi,
La Regola di s. Benedetto nei primordi dell’Ordine di s. Chiara,
in
Benedictina 8 [1954] 77-121; I. Omaechevarría,
La « regia »y las reglas de la Orden de santa Clara, in
CollFranc 46 [1976] 93-119).
Contribuendo spesso alla redazione di regole o costituzioni, abati
cistercensi ebbero modo di lasciarvi qualche contrassegno benedettino;
vedi, ad es., i Templari e, tramite loro, l’Ordine teutonico, e gli
Ordini militari della penisola iberica. Anche altri Ordini subirono
l’influsso della
RB: Umiliati, Celestini, Brigidine e Brigidini (che
conservarono l’oblazione dei fanciulli), Cistercensi riformati o
Trappisti (dai quali vennero i Missionari di Mariannhill che
conservarono la
RB), Mechitaristi o Benedettini armeni, ecc.
I prestiti dalla
RB sembrano farsi più numerosi nel sec. XV, sotto
l’effetto probabilmente di due cause: la preoccupazione di fissare anche
i dettagli della vita quotidiana e la moltiplicazione degli esemplari a
stampa. In genere, i passaggi più citati sono quelli relativi al
consiglio del superiore e alla ricezione dei novizi; vengono poi diversi
testi relativi all’abate, ai decani, al cellerario, alle varie
osservanze (silenzio, lavoro, povertà, correzione, ecc.), al lettore,
agli ospiti.
Oltre che nel diritto dei religiosi, la
RB si trova citata nel diritto generale della Chiesa,
molto raramente nel
Corpus e, oltre i testi relativi ai monaci o altri
religiosi, in: D. 42, c. 6; 61, c. 14; 91, c. 2; c. 18, q. 2, c. 15; X,
c. 1, III, 41; in più v’è una menzione occasionale in: c. 18, q. 2, c.
25; come le allusioni, le citazioni vengono per via indiretta, tramite
le collezioni.
3. La RB e il CIC1 (Corpus Iuris
Canonici – Codice di Diritto Canonico[1]).
L’istituzione più originale di s. Benedetto, quella della stabilità nel
monastero, è entrata nel diritto comune dei religiosi, sotto forma
magari di stabilità nell'Ordine o nella congregazione. Altri elementi
benedettini sono stati mutati nel corso della storia: ad es. la « sanior
pars (la parte più saggia)», prevista per l’elezione dell’abate, fu
sostituita, sotto l’influsso dei Domenicani in particolar modo, dalla «
maior pars (la parte più grande)». (Ulteriori particolari: cfr.
Elezioni).
Non rientrava nei principi della redazione del CIC1 ricordare
la
RB, anche quando l’origine lontana di questa o quella
disposizione risale a s. Benedetto.
Nel CIC1 la
RB ha influito in più d'un punto: anzitutto a proposito
del noviziato e del professo: Benedetto esige una abitazione separata
per i novizi
(RB 58, 5) e lo stesso fa il CIC1 (c. 554: una
propria casa di noviziato come struttura delle nuove fondazioni).
Ambedue,
RB e CIC (c. 555, 2) esigono un anno intero di noviziato.
Nelle caratteristiche richieste dal CIC1 (c. 559) per il
maestro dei novizi si ritrovano le parole di Benedetto
(RB 58, 6s). Il modo poi con cui Benedetto fissa
giuridicamente l’atto della professione (firmato dal neo professo, ecc.)
è presente ancora nel CIC1 (c. 576, 2). La ripetuta
riammissione di coloro che abbandonano il monastero trova uniti
RB e CIC1, il CIC1 (c. 672) anche
nel caso dei dimessi. La corresponsabilità, presente in Benedetto nel «
consiglio dei fratelli »
(RB 3, 3), è diventata una norma generale nel consiglio
dei superiori, previsto dal CIC1 al c. 516, 1.
Concludendo, la
RB ha soprattutto ispirato il diritto dei religiosi in
quanto diritto particolare; il suo influsso non si misura dai prestiti
fatti, quanto piuttosto dal suo posto capitale nella evoluzione del
diritto monastico. Il suo ruolo nella storia della spiritualità
completerà, nelle prospettive di una storia delle mentalità, quello da
essa svolto sul piano giuridico.
Per l’utilizzazione della
RB nel primo
monachesimo e suo predominio sulle altre regole monastiche: cfr. Regola.
I, II: Regole cenobitiche d’Occidente; Fr. Prinz,
Frühes Mönchtum im Frankenreich, Monaco-Vienna 1965; K.
Hallinger,
Ueberlieferung u Steigerung im Mönchtum des 8. bis 11.
Jahrhunderts, in
Eulogia. Miscellanea liturgica in onore di P. B. Neunheuser OSB,
Roma 1979
(StudAns 68), p. 125-87; Fr.
Prinz,
Askese u. Kultur, Monaco 1980 (ed. italiana: Bari 1983); G.
Moyse,
Monachisme et réglementation monastique en Gaule avant
Benoît d’Aniane, in
Sous la Règle de saint Benoît. Structures monastiques et
sociétés en France du moyen âge à l’époque moderne, Ginevra-Parigi 1982, p. 3-19.
Come fonte del diritto monastico e sua
utilizzazione presso gli istituti religiosi:
T. P. Mc
Laughlin,
Le très ancien droit monastique de l’Occident... de st Benoît de Nurcie
à st Benoît d’Aniane, Ligugé 1935; C.
De
Clercq,
La législation religieuse franque de Clovis à Charlemagne,
Lovanio 1936;
Ph. Hofmeister,
Des hl. Benediktus Regel in den Regeln u. Satzungen
anderer Orden..., in
StudMitt 54 (1936) 185-98, 342-65; J.
Winandy,
L’oeuvre monastique de st Benoît d’Aniane, in
Mélanges bénédictins, St-Wandrille 1947, p. 237-58;
S. Brechter,
Die
Regula Benedicti
im Decretum Gratiani, in
Studia Gratiana 2 (Bologna 1954) 1-16;
K. Hallinger,
Papst Gregor der Grosse u. der hl. Benedikt (StudAns 42), Roma 1957, p. 231-320;
G. Penco,
La prima
diffusione della Regola di s. Benedetto, ivi, p. 321-46; J. Gaudemet,
L’Eglise dans l’Empire Romain, Parigi 1958
(Histoire du droit et des institutions de l’Eglise en
Occident);
O. Porcel,
S.
Gregorio y el monacato, Montserrat 1960
(Monastica 1); J. Hourlier,
La Règle de st Benoît, source du droit monastique, in
Études d’histoire du droit canonique dédiées à G. Le Bras, I, Parigi 1965, p. 157-68; H. Delhougne,
Traces de la
Règle de saint Benoît chez Gratien, in
RechThéolAncMéd 39 (1972) 158-70; C.
Mikkers,
Le rôle de la
Règle de saint Benoît dans l’Ordre de Citeaux, in CollCist 35 (1973) 210-7; T.
Nyberg,
Bemerkungen zum
benediktinischen und zisterziensichen Einfluss auf die Satzungen des
Birgittenordens, in
RevBén 83 (1973) 351-82; J. Mattono,
L ’introduction de la Règle de saint Benoît dans la
péninsule ibérique, in
RevHistEccl 70 (1975) 731-42; B. H.
Rosenwein,
Rules and the «Rule» at Tenth-Century Cluny, in
StudMon 19 (1977) 307-20; F.
Uribe Escobar,
Strutture
e specificità della vita religiosa secondo la regola di s. Benedetto e
gli opuscoli di S. Francesco d’Assisi, Roma 1979
(Studia antoniana 24); AA.VV.,
Hacia una relectura de la Regla de san Benito, Silos 1980;
Benedikt und die Cistercienser.
Die Regel
des hl. Benedikts in ihrer Bedeutung für das benediktinisches Mönchtum, ed. A.
Schneider, Colonia 1980; G.
Motto,
La « R B. » in alcune collezioni canoniche dei sec. VIII-XII, in
Benedictina 28 (1981) 261-82; M.
Zelzer,
Zur
Ueberlieferung der
RB
im französischen Raum, in
TU 125 (Berlino 1981) 637-45; J.
Gribomont, ed.,
Commentario in S. Regulam, I, Roma 1982
(StudAns 84); L.
De Seilhac,
L’utilisation de la Règle de saint Benoît dans les monastères féminins,
in
Atti del 7° Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto 1982, p. 527-49.
J. HOURLIER - F. RENNER
[1]
Ndr.: Il CIC o
Corpus Iuris Canonici
(Codice di Diritto
Canonico) è un corpo normativo del diritto canonico della
Chiesa cattolica, fissato da papa Gregorio XIII con la bolla
Cum pro munere del
1580. In questo testo con la sigla CIC1 si fa
riferimento proprio alla prima edizione del Codice.
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29 aprile 2023 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net