REGULA CUJUSDAM PATRIS AD VIRGINES

REGOLA DI SAN WALBERT

 

Brani estratti da “Il monachesimo femminile” a cura di Mariella Carpinello - Arnoldo Mondadori Editore 2002

 

 

La vita di Colombano traccia un itinerario instancabile nel centro dell'Europa, passando attraverso solitudine eremitica, predicazione, miracoli e conversioni. Guadagnatosi la considerazione dei regnanti, che si contendono la sua presenza nelle corti, Colombano fonda monasteri, scrive Regole, saggi e poesie, suscitando copiose vocazioni femminili, che raduna all'interno di monasteri doppi.

In un antico complesso di terme abbandonate, Luxeuil, stabilisce il più celebre dei suoi cenobi. Qui la Regola di Benedetto è non soltanto ben nota, ma adottata verso il 629, a un secolo esatto dalla sua redazione. Nasce in questo modo l'Istituto Luxoviense secondo la Regola di san Benedetto e di san Colombano, cui si allineano le monache di molte comunità. Le figlie di san Benedetto, lungo i secoli della loro storia, si appassioneranno sempre al tipo di santo che Colombano incarna: personaggio in cui si incontrano il severo asceta e l'apostolo viaggiatore, l'eremita e il pastore della condivisione comunitaria.

È nell'area della sua influenza che vede la luce un testo fra i principali nella storia del monachesimo femminile: la Regula cujusdam patris ad virgines, opera anonima attribuita al monaco Walbert. A quest'opera è legata la storia di Burgundofara (chiamata anche Fara. Ndr.). Secondo la leggenda, Colombano, ospite a Meaux in casa del consigliere reale Chagnéric, vota a Dio sua figlia, la piccola Burgundofara. Trascorso qualche anno, quando la ragazza è in età da marito, il padre la fidanza senza tenere conto né della sua vocazione né del fatto che è stata consacrata. La ragazza si ammala molto gravemente, ma un discepolo di Colombano, Eustasio, la guarisce prodigiosamente, promettendo di tornare per darle l'abito religioso. Non appena il monaco è uscito, il padre decide di consegnarla al promesso sposo, allora Burgundofara si rifugia in chiesa, dov'è raggiunta dai servitori paterni e minacciata di morte. «Morirò volentieri» ribatte fieramente, rubando la parola alle antiche martiri «per colui che non ha disdegnato di morire per me.» Liberata da Eustasio, Burgundofara finalmente riceve l'abito monastico, mentre il padre, ormai rassegnato, le offre una proprietà di famiglia a Eboriac, dove alcuni monaci costruiscono per lei un monastero (Si tratta del monastero di Faremoutiers, oggi borgo omonimo a 52 Km. da Parigi. Ndr.)

Il monaco Walbert, che si occupa di insegnare la professione monastica alle sue compagne, scrive per loro una Regola, impiegando norme desunte sia dalla legislazione benedettina sia dalle legislazioni di Colombano. Questo testo è molto importante, perché testimonia il dialogo fra le osservanze e la coesistenza pacifica di diverse normative sul piano della sperimentazione. Il monachesimo femminile è assai vitale in quest'area e mette a punto tradizioni che resteranno a lungo vive. Scrive Lazare de Seilhac, una studiosa benedettina dei nostri tempi:

Molte monache leggendola vi riconosceranno usi ancora in vigore nei loro monasteri e dei quali non esiste traccia nella Regola di san Benedetto, segno che le comunità sono sovente più influenzate da tradizioni non scritte che da tradizioni scritte; è interessante discernere nel testo di Walbert l'origine di quegli usi, che forse gli sono addirittura anteriori.

Caso analogo alla Regola di Walbert, è quello della Regola di Donato, che a sua volta compie una sintesi fra le Regole di Benedetto, di Cesario e di Colombano. La sua storia ha origine in quella del nobile Waldeleno e della sua sposa Flavia, che nella regione montuosa tra Alpi e Giura attendono invano l'arrivo di un erede. Recatisi a Besançon per incontrare Colombano, lo pregano di chiedere a Dio la grazia di un figlio. Avranno poi un bimbo, Donato, che sarà allevato a Luxeuil e diventerà vescovo di Besançon. Alla morte del marito, Flavia si ritira a vita religiosa e fonda il monastero di Jussamoutiers, la cui prima superiora è un'altra sua figlia, Sirude. Probabilmente le vergini di Jussamoutiers seguono per un certo tempo diverse osservanze, ma sotto l'abbaziato di Gauthstrude pregano Donato di redigere per loro una Regola originale: quella di Cesario non le soddisfa completamente perché è concepita per un altro clima, mentre quelle di Benedetto e Colombano sono scritte per uomini.

 


Ritorno alla pagina sulla "Regola di Walbert"

Ritorno alla pagina iniziale "Regole monastiche e conventuali"


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


26 aprile 2018        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net