2. IL "CORPUS" di RABBULA

Estratto e parzialmente tradotto dall'inglese da "The Rabbula Corpus"

di Robert R. Phenix Jr., Cornelia B. Horn – Ed. SBL Press 2017

 

2.1. LA VITA DI RABBULA

E L'OMELIA A COSTANTINOPOLI DI RABBULA

Capitolo non tradotto

 

2.2. Collezioni dei canoni attribuiti a Rabbula

Ci sono state trasmesse quattro collezioni di canoni che portano il nome di Rabbula. Overbeck [1] procurò la prima edizione stampata di tre di queste collezioni basate su manoscritti della British Library. Vööbus ha curato l'edizione critica ed ha tradotto in inglese tutte queste collezioni sulla base di numerosi manoscritti provenienti da collezioni in Europa e Vicino Oriente. Egli ha fornito una breve introduzione ad ogni collezione [2]. In una seconda monografia, Vööbus ha ampliato il suo esame di queste collezioni, introducendo successive scoperte e ricerche [3].

 

2.2.1. Ammonizioni per i Monaci (CPG [4] 6491), Canoni di Rabbula (CPG 6492), e Canoni per i Monaci Attribuiti a Rabbula (Vat. Borg. Syr. [5] 10 ).

Vi sono tre collezioni di legislazione attribuite a Rabbula. La prima di queste, "Ammonizioni ai Monaci", esiste in due recensioni. La recensione più breve è conosciuta semplicemente come "I Canoni del Mio Signore Rabbula, Vescovo di Edessa", designata come CPG 6491. La recensione più lunga ha il titolo "Ammonizioni per i Monaci, proprio le Stesse, del Mio Signore Rabbula, Vescovo di Edessa" in Overbeck. Questa più lunga recensione è designata come CPG 6492. Overbeck ha pubblicato questa collezione subito dopo la collezione più corta. In accordo con l'edizione di Vööbus dei canoni di Rabbula noi abbiamo incorporato il testo di questa recensione più corta come testimonianza dei rispettivi canoni in queste due collezioni più lunghe. Abbiamo scelto per questa collezione il titolo della recensione più lunga, Ammonizioni per i Monaci.

Una connessa collezione di canoni, conosciuta anche come i Canoni per i Monaci, Attribuiti a Rabbula, è attestata solo nel MS Vat. Borg. Syr. 10 (Fogli 106a-109a) [6]. Questi canoni nel manoscritto Borgia sono parte di una più estesa collezione intitolata "Canoni dei Santi Padri concernenti le Pratiche dei Cristiani che fanno Offerte e relativi Sacrifici", diretta contro gli armeni che sacrificano le pecore. Questo manoscritto Borgia contiene la più estesa collezione di ordinamenti monastici in Siriaco.

….. Omissis…

Il testo originale prosegue con altre precisazioni e approfondimenti sui manoscritti.

 

2.2.2 Comandamenti e Ammonizioni per i Sacerdoti ed i Figli del Patto (CPG 6490)

L'altra collezione di canoni attribuiti a Rabbula è intitolata Comandamenti ed ammonizioni per i Sacerdoti ed i Figli del Patto, ed è attestata solo in BL Add [7] 14652 (Fogli 123-129) [8]. Vööbus ha messo a disposizione un'edizione di questo testo basata su sette manoscritti [9] ed ha ricostruito lo sviluppo di questa collezione basata su di un'ampia collezione di testimonianze [10]. La presente edizione ha prestato attenzione a significative varianti nei manoscritti basandosi sull'apparato di Vööbus.

La differenza significativa consiste in alcune espansioni, principalmente per includere i rapporti tra i figli e le figlie dell'alleanza ed il laicato urbano, così come alcune revisioni di chiarimento.

Da notare è il canone 43 di questa collezione nel quale i manoscritti più tardivi spiegano l'espressione "i vangeli separati", riferendosi ai quattro vangeli del Nuovo Testamento, con "[lezionario dei] quattro evangelisti". La glossa, che si trova in un manoscritto del IX secolo, suggerisce che l'utilizzo originale dei "vangeli separati" (ovvero il Diatessaron [11]) nella liturgia della chiesa è stato dimenticato o forse intenzionalmente offuscato.

….. Omissis…

Il testo originale prosegue con altre precisazioni e approfondimenti sui manoscritti.

 

2.2.3. L'autenticità e l'interconnessione dei Canoni

L'autenticità di queste collezioni rimane materia di dibattito. Più recentemente Peter Bruns ha descritto questi canoni dicendo come "essi rivelino un conglomerato di elementi molto diversi e che si rifanno per la maggior parte a Rabbula stesso" [12]. Blum è più esitante nella sua valutazione. Riconoscendo che molti elementi delle raccolte canoniche riflettono la tradizione recepita già ai tempi di Rabbula, egli ritiene che gran parte del materiale sia stato attribuito a Rabbula per dargli autorità [13]. Ma chiaramente Rabbula si occupava del governo della sua diocesi, se il racconto dell'agiografo contiene anche un nucleo di verità, e quindi Blum considera il materiale canonico attribuito a Rabbula coerente con il rapporto sull'attività legislativa di Rabbula contenuto nella Vita di Rabbula [14]. Tali punti di confronto sono forniti nelle note ai rispettivi canoni della presente collezione. Che i canoni attribuiti a Rabbula siano o meno autentici, la loro attribuzione riflette il suo lascito di legislatore a Edessa. Parte della legislazione esprime affermazioni inconfutabili che facevano già parte del governo della chiesa siriaca, come testimoniano le Dimostrazioni di Afraate [15].

È difficile determinare la relazione tra le diverse raccolte canoniche. La collezione nota come i Canoni per i monaci attribuiti a Rabbula contiene trentaquattro regole. Come accennato in precedenza, i primi sei di questi sono identici a sei delle Ammonizioni per i monaci [16]. Gli altri ventotto non hanno paralleli in nessuna delle prime raccolte canoniche siriache [17]. Questa raccolta di canoni prende il nome dall'autore dei primi sei, ma gli altri ventotto canoni (e quindi l'intera compilazione) probabilmente sono successivi a Rabbula. La prova di ciò è che questi canoni implicano che i monasteri avessero una micro economia sviluppata per sostenersi con l'agricoltura e l'attività mercantile. Per fare affari alcuni monaci dovevano avere il permesso di viaggiare in città. Tuttavia, nei primi sei canoni di questa collezione è esplicitamente vietato per un monaco lasciare il monastero per tale scopo [18]. Vööbus nota altre contraddizioni tra i Canoni 1-6 e 7-36 dei Canoni per i Monaci Attribuiti a Rabbula (Vat. Borg. Syr. 10). Ad esempio il Canone 1, contenuto nella collezione Vat. Borg. Syr. 10 (= Ammonizioni 2), stabilisce che i fratelli di un monastero non possono entrare nei villaggi a meno che non siano ՙ᷾ōrā ("economi"). In questi canoni la funzione ed il grado di un "economo" nel primo monachesimo siriaco è ambigua. Vööbus pensò che si trattasse di una persona sola con una posizione chiaramente definita nel monastero e che uno dei suoi compiti era di uscire dal monastero e procurare le provviste. Questa è una possibilità. Un'altra possibilità è che l'"economo" fosse qualcuno di cui l'abate potesse fidarsi abbastanza e che potesse allora inviare fuori per delle commissioni. Il termine siriaco non ha né un articolo definito né indefinito e non è chiaro se si tratti di un individuo specifico all'interno della gerarchia del monastero. Inoltre, il ruolo e la funzione di un "economo" potrebbero essere cambiati nel tempo, diventando una posizione amministrativa formale. Sembra poco probabile che i monasteri, se erano più di un semplice gruppo di eremiti che condividevano una grotta, sarebbero sopravvissuti senza che qualcuno andasse a procurare del cibo. Pertanto, è improbabile che il termine "economo" sia un criterio per determinare l'età o l'autenticità di questi canoni. Tuttavia, non sembra inverosimile che un compilatore dei Canoni per i Monaci avrebbe potuto usare materiale precedente per garantirne l'autenticità a discapito della contraddizione.

Alcuni canoni illustrano la tensione nell'armonizzazione dell'ascetismo individuale con il monachesimo comunitario. Canoni per i monaci 28 (Vööbus: canone 30) offre un esempio interessante: " Non è permesso ad un eremita di rimanere in un monastero con una grande popolazione o di avere due regole simultanee di vita monastica". Vööbus comprende questo riferimento come indicatore di una scelta esclusiva tra "monaco" ed "eremita", in cui la vita dei solitari è incoerente con la vita del monaco in comunità. Tuttavia, data l'ambiguità del detentore delle "due regole" - il monaco o il monastero? - è anche possibile che questo canone affronti il ​​monachesimo "idiorritmico" [19], in cui ogni monaco si gestisce il tempo per pregare personalmente le preghiere quotidiane nella sua cella e poi si riunisce con il resto dei monaci per servizi importanti come l'Eucaristia. Quindi non è chiaro se ciò debba essere inteso nel senso che agli eremiti è vietato di recarsi ogni tanto al monastero (Vivendo secondo due   regole: da eremiti e da cenobiti. Ndt.) o se ciò significa che il monastero non può avere monaci sia comuni che idiorritmici. Un linguaggio simile lo si trova in altre raccolte canoniche, il che indica come regolamentare la vita solitaria e comunitaria fosse un problema abbastanza diffuso [20].

Alcune delle Ammonizioni per i Monaci sono parallele nei Comandamenti ed Ammonizioni per i sacerdoti ed i Figli del Patto. È chiaro che la relazione tra le Ammonizioni per i Monaci e i Comandamenti ed Ammonizioni è la più stretta e la più complessa di tutte queste collezioni rispetto ai Canoni per i Monaci in MS Vat. Borg. Syr. 10. È molto probabile che il MS Vat. Borg. Syr. 10 rappresenti una linea separata dello sviluppo del materiale canonico associato a Rabbula.

Le Ammonizioni per i Monaci sono attestate in diversi manoscritti dal sesto al diciannovesimo secolo [21]. A molte di queste ammonizioni si fa allusione o sono citate nella Vita di Rabbula. Tuttavia, non è chiaro se Rabbula fosse in effetti l'autore di alcune o di tutte le Ammonizioni per i Monaci. Se l'autore della Vita di Rabbula fornisce reali canoni applicati da Rabbula nella sua diocesi, ciò non significa che Rabbula ne sia stato l'autore. I canoni della vita di Rabbula possono riflettere la legislazione che era in vigore altrove e che Rabbula introdusse a Edessa. L'autore afferma: "I suoi eccellenti comandamenti per i sacerdoti nei villaggi, nei monasteri e per [i figli e le figlie del] Patto sono troppi da raccontare" [22] e "Chi è in grado di raccontare le sue continue ammonizioni con rispetto al casto patto degli uomini? Perché in tutti i ventiquattro anni della sua vita nel sacerdozio, non ha cessato l'esortazione e non siamo in grado di annotare e fissare la grande cura delle sue ammonizioni quotidiane" [23]. Queste osservazioni suggeriscono che almeno parte del materiale trasmesso sotto il nome di Rabbula potrebbe in effetti essere una codificazione di norme che risalgono al suo episcopato, tuttavia l'autore della Vita non afferma espressamente che Rabbula abbia composto qualcuna delle raccolte di canoni; si confronti ciò con l'affermazione che Rabbula scrisse quarantasei lettere e che l'autore della Vita di Rabbula tradusse dal greco al siriaco.

Il materiale condiviso tra la Vita di Rabbula e le raccolte canoniche è piccolo. Ammonizioni 16 (simile ai Comandamenti 20 e 27) ed i Comandamenti 23 e 57 sono gli unici canoni che sono simili al materiale canonico nella Vita di Rabbula, quest'ultimo contenente diverse istruzioni non esistenti in alcuna raccolta attribuita a Rabbula. Fino ad oggi non si è molto lavorato nel tentativo di tracciare le origini, o di trovare dei paralleli più recenti, del materiale canonico nella Vita di Rabbula. In linea di massima, lo sfondo di questa legislazione è la rapida crescita del monachesimo eremitico in Siria e nella Mesopotamia settentrionale. Fu solo nel Concilio di Calcedonia (451) che il monachesimo venne regolato al più alto livello della chiesa [24]. Alcune parti della legislazione del periodo immediatamente successivo a Calcedonia contengono paralleli nei canoni attribuiti a Rabbula. Ad esempio, la legge del 15 aprile 452 rendeva illegale diventare monaci per i servi, gli schiavi e alcuni altri in servizio militare o civile [25]. Uno studio delle fonti e della trasmissione dei canoni di Rabbula che tenga conto del rapido sviluppo della legge canonica riguardante i monaci e delle tradizioni di importanti sedi vescovili e monasteri, così come il diritto civile bizantino, rimane un desideratum (auspicio).

Nessuno dei paralleli tra la Vita di Rabbula ed i canoni è decisivo per decidere la questione dell'autenticità. Il testo di alcuni dei materiali canonici nella Vita di Rabbula è simile al testo di alcuni dei canoni, ma può essere che un canonista abbia compilato alcune delle regole di questa raccolta da materiale presente solo nella Vita di Rabbula. Tuttavia, potrebbe facilmente accadere che il materiale nella Vita di Rabbula possa basarsi su una o più raccolte canoniche. In altre parole, l'attribuzione delle collezioni canoniche a Rabbula e le somiglianze nel contenuto tra la Vita di Rabbula ed i canoni sono due problemi connessi ma indipendenti. Dato che i manoscritti dei canoni sono tutti relativamente tardivi e che c'è una propensione ad evitare l'anonimato o gli autori sconosciuti nelle attribuzioni dei manoscritti siriaci, il problema della paternità dei canoni è probabilmente intrattabile.

 

2.3. Le lettere del "Corpus" di Rabbula

2.4. Traduzione siriaca del De recta fide ad Theodosium di Cirillo di Alessandria

2.5. MATERIALE AGGIUNTIVO DEL "CORPUS"

Capitoli non tradotto


NOTE:

[1] "S. Ephraemi Syri, Rabulae episcopi Edesseni, ... opera selecta", Julian Joseph Overbeck, Oxford, Clar. Press 1865, pag. 159-238.

[2] Arthur Vööbus, ed. e trad., Syriac and Arabic Documents Regarding Legislation Relative to Syrian Asceticism (Eesti usuteadlaste selts paguluses toimetused / Papers of the Estonian Theological Society in Exile 2; Stockholm: ETSE. 1960). Precedenti opere sul materiale canonico: François Nau, "Choix des canons ecclesiastiques syriaques: Canons de Rabboula, Evèque d'Edesse; de Cyriaque, Evèque d’Amid; de Georges, Evèque des Arabes; du patriarche Jean III: des Perses; et des patriarches Théodose et Cyriaque". Le Canonist contemporain 28 (1905): 641—53 and 705—11, e vol. 29 (1906): 5—13; e François Nau, Les canons et les resolutions canoniques de Rabboula, Jean de Tella, Cyriaque d'Amid, Jacques d'Edesse, Georges des Arabes, Cyriaque d'Antioche, Jean III, Théodose d'Antioche et des Perses (Ancienne litterature canonique syriaque 2; Paris: Lethielleux, 1906).

[3] Arthur Vööbus, Syrische Kanonessamnlungen: Ein Beitrag zur Quellenkunde; I. Westsyrische Originalurkunden 1 (2 vol.; CSCO (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium) 307,317; Scriptores Syri 35,38; Leuven: Secrétariat du Corpus SCO, 1970).

[4] CPG  = Clavis Patrum Graecorum. Edizione M. Geerard. 5 Volumi. Brepols: Turnhout, 1974-1987.

[5] Vat. Borg. Syr. = Vatican Borgia Syriac Manuscript.

[6] Addai Scher, "Notice sur les manuscrits du musée Borgia, aujourd'hui a Bibliothèque Vaticane,” JA 10/13 (1909): 251-52; Vööbus, Syriac and Arabic Documents, 78—86. Vööbus (p. 79) riferisce che questo manoscritto è datato A (nno) Gr (aecorum) 1895, cioè 1584 e.V. (Era volgare).

[7] BL Add =  British Library Additional Manuscript.

[8] Overbeck, S. Ephraemi Syri, 215-21 (testo), xviii (descrizione del manoscritto), e xxxvi (tavola dei contenuti); Wright, Catalogue, 2:651. no. 1/1, sebbene indichi come foglio di partenza il 125a.

[9] Vööbus, Syriac and Arabic Documents, 34-50; per una più complessa sinossi dei contenuti di questi canoni in tedesco si veda Voobus, Syrische Kanonessammlungen, CSCO 307:128-32.

[10] Vööbus, Syrische Kanonessammlungen, CSCO 307:132-34.

[11] Ndt. Diatessaron (Che in greco significa "Attraverso i quattro") è il titolo dell’armonia evangelica, composta con i passi dei quattro Vangeli canonici da Taziano (Apologeta cristiano nato probabilmente in Siria tra il 120 e il 130), intorno al 172, e usata fra i cristiani di Siria fino ai primi del 5° sec. Dell’opera, assai diffusa in rifacimenti arabi e latini per tutto il Medioevo, restano ora un brevissimo frammento in greco, frammenti della versione siriaca (soprattutto nel commento di Efrem), una versione araba (11° sec.) dal siriaco ed un rifacimento in latino.

[12] Bruns, "Kanones des Rabbula", 471. Bruns fornisce una traduzione tedesca della collezione di canoni editi da Overbeck. Egli non include i canoni che si trovano nel Cod. Vat. Borg. Syr. 10, Canoni per i Monaci, Attribuiti a Rabbula.

[13] Blum, Rabbula, 44

[14] Ibid., 44-45.

[15] Ndt. La grande figura di Afraate, conosciuto anche col soprannome di "Saggio", uno dei personaggi più importanti e allo stesso tempo più enigmatici del cristianesimo siriaco del IV secolo.

Originario della regione di Ninive-Mossul, oggi in Iraq, visse nella prima metà del IV secolo. Abbiamo poche notizie sulla sua vita; intrattenne comunque rapporti stretti con gli ambienti ascetico-monastici della Chiesa siriaca, di cui ci ha conservato notizie nella sua opera e a cui dedica parte della sua riflessione. Secondo alcune fonti fu anzi a capo di un monastero, e infine fu anche consacrato Vescovo. Scrisse 23 discorsi conosciuti con il nome di Esposizioni o Dimostrazioni, in cui tratta diversi temi di vita cristiana, come la fede, l’amore, il digiuno, l’umiltà, la preghiera, la stessa vita ascetica, e anche il rapporto tra giudaismo e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento. Scrive in uno stile semplice, con delle frasi brevi e con parallelismi a volte contrastanti; tuttavia riesce a tessere un discorso coerente con uno sviluppo ben articolato dei vari argomenti che affronta.

Estratto dal sito dal "Bollettino" della Sala Stampa della Santa Sede del 21/11/2007

[16] Ammonizioni 2,3,4,9,10,17.

[17] Vööbus, Syriac and Arabic Documents, 78.

[18] Vööbus, Syrische Kanonessammlungen, CSCO 317:352-53.

[19] Ndt. Oltre ai vari stili spirituali della vita monastica, possono essere menzionati tre tipi formali di organizzazione. Il primo è quello del monachesimo cenobitico. In questo tipo tutti i membri della comunità fanno tutte le cose in comune. La seconda forma è chiamata idiorritmica (dal greco idios "proprio, particolare", rhythmos, "regola" o "ordine") in cui i monaci o le monache pregano insieme liturgicamente, ma lavorano e mangiano individualmente o in piccoli gruppi. In questo tipo di monachesimo le persone possono persino salmodiare e fare gli uffici separatamente, riunendosi solo per la liturgia eucaristica ed anche allora, forse, solo in certe occasioni. Infine, vi è il tipo eremitico del monachesimo in cui i singoli monaci o monache sono in realtà eremiti, chiamati anche anacoreti o reclusi. Vivono in totale isolamento individuale e non si uniscono mai alla preghiera liturgica della comunità, eccetto di nuovo forse nelle occasioni più solenni. Nei casi più rari può accadere persino che la Santa Eucaristia venga portata al monaco o monaca che rimane perennemente sola. Estratto da "The Orthodox Faith" di Thomas Hopko - SVS Press 1981.

Nell'Oriente cristiano, il sistema "idiorritmico" coesisteva sempre con il monachesimo cenobitico.

[20] Vööbus, Syrische Kanonessammlungen, CSCO 317:353 n. 22 con riferimento al MS Vat. Borg. Syr. 10, foglio 25b come esempio.

[21] Vööbus, Syriac and Arabic Documents, 26.

[22] Vita di Rabbula 25.

[23] Vita di Rabbula 22.

[24] Frazee, "Late Roman and Byzantine Legislation on the Monastic Life", 268.

[25] Novels of the Sainted Valentinian Augustus 35.1.3 (Clyde Pharr, ed., The Theodosian Code and Novels, and the Sirmondian Constitution [In collaborazione con Theresa Sherrer Davidson e Mary Brown Pharr; traduz. C. Dickerman Williams; The Corpus of Roman Law 1; Princeton: Princeton University Press, 1952], 546); e Frazee, "Late Roman and Byzantine Legislation on the Monastic Life", 269.

 


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4 dicembre 2017        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net