Regola di S. Benedetto

Prologo:  " Venite, figli, ascoltatemi, vi insegnerò il timore di Dio.
Correte, finché avete la luce della vita, perché non vi colgano le tenebre della morte"...

"Non sai che con la sua pazienza Dio vuole portarti alla conversione?". Difatti il Signore misericordioso afferma: "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva".

 Capitolo IV - Gli strumenti delle buone opere: " ...- anelare con tutta l'anima alla vita eterna, - prospettarsi sempre la possibilità della morte. ..."

Capitolo VII - L'umiltà - Dobbiamo quindi guardarci dalle passioni malsane, perché la morte è annidata sulla soglia del piacere.

Capitolo XXV - Le colpe più gravi - Il monaco colpevole di mancanze più gravi .... Attenda da solo al lavoro che gli sarà assegnato e rimanga nel lutto della penitenza, consapevole della terribile sentenza dell'apostolo che dice: "Costui è stato consegnato alla morte della carne, perché la sua anima sia salva nel giorno del Signore".


L'Entrata in orazione

di Soeur Jeanne d'Arc o.p.

Tradotto liberamente dalla rivista "Cahiers sur l'Oraison, nov.1958 - Ediz. Epiphanie

Nella vita si muore una volta sola, è per questo che ne abbiamo paura: non sappiamo come si fa a morire. E poiché ci manca questa esperienza, si rischia, nel momento della propria morte, di sprecare l'occasione.
Perché la propria morte "riesca bene", occorrerebbe poter imparare a morire. Chi ce lo può insegnare? Chi ne ha fatto l'esperienza? Lazzaro non ci ha lasciato le sue memorie...

Morire significa "mollare" tutto, anche il proprio corpo, per essere totalmente abbandonato a Dio nella luce della sua visione.
Ci sarebbe allora un modo molto semplice per imparare a morire: consiste nell'esercitarsi ogni giorno a lasciare andare qualcosa per abbandonarsi a Dio nel modo più completo possibile, nella notte della fede.
A questo proposito noi potremmo fare, con poca fatica, delle prove estremamente utili ed acquisire un addestramento d'inestimabile valore se semplicemente prendessimo coscienza del valore di questo importante momento che è l'entrata in orazione.

La morte è l'ingresso in paradiso.
Se la preghiera è l'apprendistato del paradiso, l'entrata in orazione è il noviziato della morte.

Come pretendete che un giorno si sappia lasciare tutto per entrare nella luce di Dio, se non siamo stati capaci ogni giorno di abbandonare una cosa di nessun valore - chiudere un libro o smettere di fare la maglia - per entrare nella presenza misteriosa di Dio?

- Sto contando le maglie, aspetta che abbia finito la riga.
- Questo libro è interessante, ancora qualche pagina ed arrivo.
- Così non saprete morire.
Dio arriva come un ladro. Non ci lascia mai il tempo di finire la riga o di terminare un capitolo.

Quando verrà l'ora della nostra morte, se noi non siamo capaci di mollare tutto per "scattare" nella gioia di Dio, tutte queste cose a cui teniamo, ci terranno legati come con dei legami che ci impediranno di essere completamente disponibili per il paradiso: sarà necessario che l'attesa accresca il nostro desiderio; allora soffriremo per i legami che non avremo saputo sciogliere, e questa sofferenza ci libererà progressivamente fino a renderci totalmente capaci di gioia.

Ugualmente, nel tempo dell'orazione, se non abbiamo saputo dare un taglio netto alle nostre attività, queste ci occuperanno e ci impediranno di essere totalmente dedicati alle cose del Signore. Queste venti maglie che non siete stati capaci di tralasciare, non vi lasceranno...
Questo sarà il purgatorio delle distrazioni invadenti, il castigo di subire ciò che non si è ancora capaci di abbandonare.

Non è del tutto in nostro potere di "cacciare le distrazioni", ma possiamo porre la nostra attenzione e il nostro sforzo sull'inizio dell'orazione, con la precisa intenzione di farne un apprendistato della morte.

All'ora fissata lasciamo da parte di buon grado tutte le cose, come saremo obbligati a lasciarle un giorno, all'ora fissata da Dio. Per questi dieci minuti, siamo capaci di "mollare gli ormeggi", tutti gli ormeggi. Occorre entrare in orazione come chi avanza a piccoli passi, sulla spiaggia leggermente in pendenza, esitando ad immergersi nell'acqua.

Sforziamoci di abbandonare tutto per Dio, di slanciarci al suo incontro senza guardarci indietro, e una buona parte del purgatorio delle distrazioni ci sarà certamente risparmiato.

E quale addestramento alla libertà!
Questo piccolo sacrificio delle venti maglie che mancavano per terminare la riga o delle ultime pagine di questo articolo, costituiscono la migliore preparazione immediata all'orazione: sia sul piano psicologico, uno sforzo di padronanza di sé, di distacco; sia sul piano spirituale, un'educazione alla disponibilità, che ci prepara a ricevere la grazia.

Nello stesso tempo è anche una prova di profondo amore che tocca il Signore e lo dispone ad esaudirci: fin d'ora trasformerà la nostra orazione in un misterioso "noviziato" del paradiso e, nell'ora della nostra morte, ci renderà completamente liberi per rispondere alla sua chiamata.


 

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14 febbraio 2015                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net