A SCUOLA DI MANAGER CON SAN BENEDETTO?


 

Il gesuita che fa la morale ai manager cinesi
di Alessandro Speciale

Estratto dal sito del mensile "JESUS" (https://www.stpauls.it/jesus/default.htm) della "Periodici San Paolo"
  

Religioso svizzero-tedesco di 51 anni, padre Rothlin è segretario generale del Center for International Business Ethics (Cibe) presso la University of International Business and Economics di Pechino. In questo ruolo, dunque, si trova nella condizione di insegnare Etica degli affari alla nuova generazione di dirigenti della rampante economia cinese.

Come domare gli spiriti selvaggi del capitalismo cinese? È una domanda che i governanti di Pechino si pongono spesso, soprattutto dopo che la crisi finanziaria mondiale ha messo in luce tutti i rischi di un'economia "surriscaldata", che cresce vertiginosamente sulla spinta di una bolla speculativa fuori controllo. Per trovare una risposta, quattro secoli dopo la morte di Matteo Ricci, l'Impero di Mezzo si è rivolto ancora una volta ai gesuiti. È così che nel 2004 è nato il Center for International Business Ethics (Cibe) presso la University of International Business and Economics di Pechino, un centro specializzato nella diffusione e promozione in Cina dell'etica negli affari e nel management.

Il segretario generale del Cibe, Stephan Rothlin, è uno svizzero-tedesco di 51 anni. Difficilmente riconoscereste il gesuita nell'uomo in giacca e cravatta perfettamente a suo agio in una sala conferenze, mentre fa una presentazione con le slide che scorrono alle sue spalle. «Il mio ruolo qui», spiega, «non ha a che vedere con il mio ministero nella Chiesa». Ma, aggiunge, «le persone sono sempre molto attente se qualcuno vive secondo i suoi principi e mantiene le proprie promesse». Seguendo anche qui una via già tracciata da Ricci, Rothlin cerca anche di fondere le tecniche di meditazione zen con alcuni metodi di preghiera del cristianesimo orientale, come la «Preghiera di Gesù», nei corsi per manager che tiene tre volte all'anno, intitolati "Contemplazione in azione".

Insegnare i principi dell'etica agli imprenditori e ai manager della ruggente economia cinese non è un compito facile. «Non c'è certamente una grande fame di etica nella maggior parte dei businessmen. Ma sono sempre di più quelli che si rendono conto, dopo lo shock della crisi finanziaria globale, che un'economia priva di una cornice di riferimento morale può facilmente andare fuori controllo». Il Governo è consapevole di questo problema da anni e per questo ha sostenuto la nascita del Cibe: «Hanno capito che c'era molto da migliorare nel campo del management e dell'economia ed è per questo che hanno dato la loro approvazione alla proposta di invitare dei gesuiti a gestire un programma di etica degli affari». Il lavoro del centro si sviluppa in tre campi: in primo luogo la formazione dei manager e del personale delle aziende, ad esempio con la promozione del Corporate social responsability reporting, con cui le società imparano a riferire regolarmente ai propri azionisti non solo dell'andamento economico e finanziario ma anche dell'impegno sociale e ambientale, delle buone pratiche adottate a livello di gestione e così via, come già accade in Occidente. C'è poi la ricerca di tipo accademico, con la traduzione in cinese dei testi fondamentali di etica degli affari e la promozione, ad esempio, di un concorso per le migliori idee per uno sviluppo urbano sostenibile. Infine, c'è l'impegno sociale diretto, attraverso una Fondazione per i bambini autistici e la promozione delle migliori scuole elementari. Il tutto, naturalmente, appoggiandosi alla rete di ricchi imprenditori e società che entrano in contatto con le attività del Cibe.

Per Rothlin, anche sul piano dell'etica degli affari, è importante che l'Occidente non si ponga davanti alla Cina con un atteggiamento di superiorità. «Le critiche rivolte alle aziende cinesi», perché inquinano troppo o non rispettano i diritti dei lavoratori, sono percepite come «ipocrite», soprattutto se arrivano da Paesi le cui società si dotano sì di codici etici altisonanti, ma poi delocalizzano il loro "lavoro sporco" proprio in Cina.

Il padre gesuita Stephan Rothlin riceve la nomina a segretario del Cibe.
Il padre gesuita Stephan Rothlin riceve la nomina a segretario del Cibe.

In questo campo, ci sono grandi possibilità per la dottrina sociale della Chiesa. Già nel 1988, un altro gesuita, László Ladányi, aveva previsto che sarebbe stato proprio il magistero sociale a dare alla Chiesa in Cina il suo «necessario orientamento». La Caritas in veritate di Benedetto XVI «offre analisi complete e suggerimenti utili su come gestire l'economia e mandare avanti un'azienda in modo che siano in molti a trarne profitto», e non solamente il suo proprietario. Il suo mettere assieme «sussidiarietà e giustizia», dice Rothlin, «è rilevante dappertutto ma è particolarmente importante in un'economia cinese che ha bisogno di diventare più umana, più attenta all'ambiente e alla sicurezza delle condizioni di lavoro».

Anche qui, però, pesano i limiti posti dal Governo cinese all'azione della Chiesa. Da un'analisi condotta dallo stesso Rothlin, anche la maggior parte degli intellettuali cattolici impegnati ha confessato di non conoscere bene i contenuti dell'enciclica. Meglio è andata a Taiwan, dove però, anche tra i professori universitari, si sottolinea la necessità di dare maggiore visibilità, dentro e fuori la Chiesa, ai temi del magistero sociale. Il lavoro da fare, insomma, è ancora lungo.

Rothlin sa che la sua vocazione lo ha portato in posti che non si sarebbe mai aspettato ma, aggiunge, la Cina e l'etica applicata sono da sempre le sue passioni. «Sono sempre stato interessato alla Cina», racconta. «Già da bambino rimasi affascinato dalla storia di un missionario svizzero che era stato espulso dal Paese». In quegli stessi anni germogliò anche la sua vocazione e, dopo il primo contatto con la Compagnia di Gesù («soprattutto con gli Esercizi spirituali di Sant'Ignazio»), «capii che quella avrebbe potuto essere la mia strada». Successivamente, la scoperta del lavoro dei gesuiti in Giappone contribuì solo a confermare la sua scelta. Rothlin si specializzò in etica applicata, diventando professore alla Facoltà di economia e management dell'Università di Zurigo. Quindi, nel 1996, il «dono inatteso» dell'invito ad andare in Asia, per insegnare in vari atenei a Hong Kong, Singapore e Pechino, fino all'apertura del Cibe nel 2004.

Per il futuro, Rothlin è certo che la Cina diventerà sempre più centrale per la Chiesa. «Sono convinto che tutte le denominazioni cristiane, tra cui naturalmente anche il cattolicesimo, abbiano un futuro luminoso qui. C'è una grande fame di cibo spirituale solido e di rigorosa formazione teologica, qualcosa che la Chiesa è sicuramente in grado di offrire».


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21 giugno 2014                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net