REGOLA DEL MAESTRO

 

INCOMINCIA IL TEMA

 Estratto dal libro "Regola del Maestro" a cura di Marcellina Bozzi O.S.B. - Paideia Editrice

Parabola della fonte

  1 Il profeta dice: «Aprirò la bocca in parabole” (Sal. 77,2). 1 E anche:  «Sono diventato per loro una parabola» (Sal. 68,12).  3 Nati dal grembo della madre Eva che è terra, e generati dal padre Adamo nei disordini della concupiscenza, siamo discesi sul cammino di questo  mondo, 4 e sottoposti nel tempo al giogo di una vita d’esilio, percorrevamo la strada di questa vita nell’ignoranza del retto agire e in un’oscura  esperienza di morte., 5 Infatti il peregrinare nel mondo ci aveva caricati di  un grosso bagaglio di peccati a causa della nostra negligenza: 6 le nostre  spalle si erano fatte stanche per i pesanti fardelli, il sudore della fatica,  grondando, aveva ormai vicina la morte, 7 e la sete bruciante ci faceva  ansare sino allo sfinimento.

8 D'un tratto a destra, dalla parte d’oriente, scorgiamo una fonte insperata di acqua viva, 9 e mentre ci affrettiamo verso di essa, una voce divina  anzi di lì ci viene incontro e grida verso di noi: «O voi che avete sete, venite  all’acqua» (Is. 55,1). 10 E vedendoci arrivare gravati dei nostri pesanti  fardelli, riprese a dire: «Venite a me, voi tutti che faticate e siete gravati di  pesi, e io vi ristorerò» (Mt. 11,28). 11 Noi allora, udita questa voce piena  di bontà, gettati a terra i bagagli, spinti dalla sete, ci buttiamo giù avidamente sulla fonte e bevendo a lungo, ci rialziamo sanati. 12 E dopo esser  cosi risorti, restammo lì sbalorditi, fra l’immenso gaudio e i commenti, a  contemplare ora il giogo portato su quella via, con una fatica ormai   a termine, ora i fardelli che col loro peso ci avevano stancati a morte, nella nostra ignoranza.

13 Mentre riflettiamo a lungo, contemplando tutto questo, udiamo di  nuovo dalla fonte che ci aveva ridato vita, la voce che dice; 14 «Prendete  su di voi il mio giogo e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e  troverete pace per le vostre anime. 15 ll mio giogo infatti è soave e leggero  il mio fardello» (Mt. 11,29-30). 16 E noi, all’udire queste parole, dobbiamo ormai dirci l'un l’altro: 17 «Fatti rinascere a tale sorgente e dopo  aver sentito la voce del Signore che ci invita, non ritorniamo ai fardelli  dei peccati che abbiamo buttato via, 18 ai quali cioè abbiamo rinunciato, andando alla fonte del battesimo. 19 Prima, per ignoranza della santa legge, o ridotti come eravamo senza speranza per una conoscenza insipiente del  battesimo, questi fardelli di peccati con il loro peso ci avevano stancati a  morte. 20 Ora invece che abbiamo ricevuto la sapienza di Dio, pur noi, un  tempo gravati dal fardello dei peccati, siamo stati invitati al riposo dalla  voce del Signore. 21 Rinunciamo dunque a quei nostri vecchi bagagli di  peccato. 22 Il peso delle sue colpe, se lo tenga la via del mondo, in coloro  che sono dei noncuranti. 23 Noi sentiamo ormai come nostra madre non  più Eva, fatta del fango della terra (Gen. 2,7), ma la legge cristiana che ci  chiama a una divina pace. 24 Ed ugualmente non cerchiamo più un padre  nella libera volontà di peccare, e sarebbe Adamo, ma nella voce del Signore  che ci invita. 25 E se per quel che possan valere i nostri desideri non osiamo di farlo, tuttavia rinati come siamo al tuo sacro fonte, ecco che già abbiamo trovato te, dove sei».

 

Commento al Pater noster

1 «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt. 6,9). 2. Vedete dunque, o fratelli, se  ormai abbiamo trovato una madre nella Chiesa e abbiamo osato chiamare  padre il Signore che sta nei cieli, è giusto che debbano essere da noi lasciati  il padre terreno e la madre carnale (Mt. 19,29). 3 Altrimenti, obbedendo noi a due coppie di genitori, non soltanto sarà fatto torto di volta in volta  all’una o all’altra, ma se non rinunciamo ai genitori carnali, verremo giudicati noi stessi nati da altri genitori, quali figli illegittimi. 4 A causa del legno  della caduta, la nostra stirpe era dunque scesa dal paradiso nel grembo  materno, dal grembo materno nel mondo, dal mondo fin giù nell’inferno.  5 Se non che noi siamo una seconda volta rinati (Gv. 3,5) mediante il battesimo, e mediante il legno della croce di nuovo rifatti: la passione del Signore è intervenuta a far risorgere la nostra razza, 6 e a farla ritornare per  mezzo della grazia in quel paradiso, donde era caduta per sua libera scelta,  inciampando nella colpa. 7 lnfatti, allorché il Cristo ci offerse il rifugio  della sua croce, il Signore spezzò in noi gli aculei della morte che regnava  sovrana (Rom, 5,14). 8 E dopo averci restituiti alla grazia della sua adozione, non cessa per di più di invitarci al regno dei cieli. 9 Per questo la  voce del Signore dice: «Se osserverete i miei comandamenti, io sarò per voi  un padre e voi dei figli per me» (Gv. 15,10). 10 Per questo anche noi a nostra volta, benché indegni, tuttavia per aver imparato a conoscere il suo  battesimo, osiamo nella Orazione chiamarlo padre. 11 Ed è giusto che partecipiamo alla sua passione, per meritare di essere fatti eredi con lui della  sua gloria (cf. Rom. 8,17).

12 Ma se diciamo: «Padre nostro che sei nei cieli», d’ora in poi dobbiamo mostrarci, o fratelli, tali figli quali Dio desidera avere. 13 Bisogna che  a ragione la divinità ci possa attribuire il nome di figli, vedendo la nostra        volontà non discorde mai dalla sua. 14 È infatti autentico figlio   colui che non solo nel volto, ma anche nei costumi somiglia al padre.

15 Divenuti dunque meritevoli di dire: «Padre nostro che sei nei cieli»,  proseguiamo in questa Orazione cosi: «Sia santificato il tuo nome» (Mt. 6,  9). 16 Non che desideriamo come cosa nuova che il suo nome sia santificato; esso è santissimo da tutta l’eternità e per tutta l’eternità. Vogliamo  piuttosto che egli stesso lo santifichi nelle buone azioni dei suoi figli, 17 in  modo che, padre e signore, stabilisca nelle nostre anime la sua dimora e vi  faccia inabitare lo Spirito Santo; 18 e Dio sostenga questi nostri cuori col  suo volto e sempre li custodisca con la sua presenza (Sal. 45,6).

19 Diciamo poi: «Venga il tuo regno» (Mt, 6,10). 20 Vedete, o fratelli:  ecco, desideriamo che venga il regno del Signore, proprio noi chiediamo  che si affretti il suo giudizio e non abbiamo ancora i nostri conti a posto.  21 Dobbiamo dunque agire ad ogni istante in modo che il nostro Signore e  padre ci accolga poi come tale. 22. E per essergli noi stati graditi ogni giorno con le nostre azioni, buone al suo cospetto, ci prenda alla sua destra,  separandoci dai capri (Mt. 25,32-33) e ci introduca nei regni eterni; 23 e  riconosciamo nel futuro giudizio un giudice a noi benevolo in colui che nei  mondo presente abbiamo osato chiamare padre.

24 Poi diciamo: «Sia fatta la tua volontà come in cielo cosi in terra».  15 A queste parole è finalizzata la situazione di libero arbitrio che c’è in  noi, 2.6 e tutto ciò che l’istigazione dell’antico serpente ci inculca a danno,  se lo vogliamo, viene tolto di mezzo, quando si compie in noi a sostituzione  la volontà del Signore; 2.7 come dice l’apostolo «Sicché voi non fate tutto  ciò che vorreste» (Gal. 5,17). 28 In realtà lo spirito sceglie che si faccia in  noi la volontà del Signore, perché l’anima non possa più effettuare tutto ciò  che si era persuasa di compiere seguendo le concupiscenze, in accordo con  la carne depravata. 19 Per questo noi preghiamo che si compia in noi la  volontà del Signore. 30 Qualora infatti sia sempre compiuta da noi questa  sua volontà, non ci sarà una volontà nostra che debba essere processata e condannata per le sue malefatte nel giorno del giudizio. 31 La volontà del Signore è santa. 31 É usa a emettere giudizi, non a temerli. 33 A quelli da cui sarà adempiuta questa sua volontà, è promesso che giudicheranno persino gli angeli (1 Cor. 6,3).

34 Questa santa volontà, per recidere in noi il libero arbitrio della carne,  il Signore e salvatore nostro ci insegna a farla offrendocene in sé l’esempio  e ci dice: «Non venni a fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha  mandato» (Gv. 6,38). 35 E di nuovo nella sua santa passione dice: «Padre,  se è possibile, passi da me questo calice» (Mt. 26,39). 36 Questa era nel  Signore la voce della paura, per effetto della carne che aveva assunta, e ci  insegna che gli atti della vita devono essere sempre ben ponderati, se è vero  che dobbiamo temere il sopraggiungere della morte. 37 Ed era inoltre una domanda del Signore al Padre: se si può compiere ciò che vogliamo noi per  noi, o se quel che non vogliamo, può esserci giustamente imposto, contro il  nostro desiderio. 38 Al che segue subito l'esempio di un fiducioso abbandono che da parte del Signore si rimette completamente al volere del Padre:  «Tuttavia, non come voglio io, ma come vuoi tu». (Mt. 26,39). 39 E ancora  aggiunge: «Se questo calice non può essere allontanato da me senza che io  lo beva, sia fatta tuttavia la tua volontà» (Mt. 26,42).

40 Vedete dunque che tutto ciò che scegliamo di nostra volontà, risulta  ingiustamente fatto, e tutto ciò che contro la nostra volontà ci viene imposto giustamente da chi comanda, giova per il rendiconto finale. 41 Poiché  come l’uomo non può, volgendo su di sé i propri occhi, scorgere il suo volto  così non può essere giudice di se stesso, se quel che gli appare non viene  giustamente controllato da un altro. 42 Se dunque nessuno può vedere il  proprio volto, come potrebbe dimostrare che la sua volontà è giusta, se  quel che ci appare non viene controllato in noi da un altro? 43 Ecco, fratelli, quanta bontà il Signore ha usato per reintegrarci, quale via di salvezza   indicato al nostro smarrimento; 44 fino a mostrarci nel suo Figlio unigenito quel che cercava di attuare nei suoi servi.

45 «Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra» (Mt. 6,10).  46 Quanto all’aver detto: «in cielo», possiamo correttamente interpretarlo,  o fratelli,  in questo senso: come la volontà del Signore santamente viene compiuta dagli angeli nei cieli, così anche su questa terra, negli stessi uomini di  carne, ci si augura che venga compiuto quanto Dio prescrive mediante profeti e apostoli, 47 Cosi conforme alla sacra Scrittura che dice in ambedue  gli elementi, cioè nel cielo e sulla terra, il Signore regnerà coi suoi decreti  anche fra noi, e ci sarà un solo pastore e un solo gregge (Gv. 10,16).

48 Possiamo intendere ancora in senso spirituale la frase: «Sia fatta la tua  volontà come in cielo» 49 cioè: come si compie la volontà del Padre nel  Figlio suo nostro Signore, in quanto questi che è del cielo (1 Cor. 15,47) discese quaggiù, tanto che il Signore stesso dice: «Non sono venuto a fare la  mia volontà, ma di colui che mi ha mandato» (Gv. 6,38) - 50 Vedi dunque, se persino il Signore nostro dichiara di essere venuto espressamente  non per fare la sua volontà, ma per adempiere i comandi del Padre, come  potrei io, cattivo servo qual sono, pensare a ragione di fare la mia volontà?  - 51 Di lui anche l’apostolo dice: «Chi è colui che ascende, se non colui  che è pure disceso nelle bassure della terra? » (Ef. 4,9). 52. Orbene, in corrispondenza, egli ha aggiunto «anche in terra», cioè nell’edificio del nostro  corpo, «formato del fango della terra», al quale fu intimato per sentenza di  Dio: «Sei terra e in terra finirai» (Mt. 6,10; Gen. 2,7; 3,19). 53 Parimenti  dunque vien chiesto che si compia anche da noi, giustamente, la volontà del  Signore. Così se in noi avrà operato ogni giorno la volontà del Signore, non  se ne troverà una nostra, che nel futuro giudizio sia da condannare alla pena, ma regnerà in noi la sola volontà del Signore, che verrà coronata  di gloria.

54 L'Orazione continua poi facendoci dire: «Dacci oggi il nostro pane  quotidiano». 55 Dunque, fratelli, quando sia stata da noi compiuta irreprensibilmente la sopraddetta volontà del Signore e nel timor di Dio tutti i  comandamenti siano stati eseguiti in modo perfetto, 56 meritamente viene  pregato di dare ai suoi operai il cibo colui che non nega il salario al lavoratore che lo merita (Deut. 24,14 par.).

57 Poi diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai  nostri debitori». 58 Fratelli, quando preghiamo così, dobbiamo ancor più  temere che il Signore, a queste parole della nostra preghiera, ci risponda dicendo: «Si giudicherà di voi col giudizio con cui voi giudicate, e sarà misurato a voi con la misura con cui voi avrete misurato» (Mt. 7,2). 59 E bada,  tu che avanzi questa richiesta, se non hai fatto ad altri ciò che non hai voluto fosse fatto a te (Tob. 4,15 par.). 60 Quindi, prima che ci tocchi udire  tali parole dal Signore, o fratelli, scrutiamo i nostri cuori, se abbiamo ragione di chiedere a nostra volta al Signore quel che noi stessi abbiamo  rifiutato a chi lo chiedeva. 61 Noi chiediamo che ci vengano rimessi i nostri debiti. Il Signore ci ascolta e desidera rimetterceli, se però noi prima  usiamo indulgenza a chi ce la chiede. 62 O forse, miserabile uomo qual  sono, dubito che Dio a sua volta non corrisponda adeguatamente al bene  che ho fatto io? 63 Guarda, o uomo miserabile, riconosci, considera: sei tu  forse più buono di Dio? 64 Egli esige, sì, da te che tu compia atti di giustizia o di bontà, ma poi, quando avrai ricevuto la sua ricompensa e i suoi  doni, è a te che giovano quei tuoi stessi atti. 65 Il Signore infatti non ha  deficienze nel suo dominio e nulla di tuo gli abbisogna per la potenza, né  gli manca per la sua gloria. 66 Soltanto della nostra salvezza ha bisogno,  che la sua grazia ci procura, benché egli sia sempre in perdita con noi, per  colpa della nostra negligenza.

67 Diciamo poi: «Non ci indurre in tentazione». 68 Queste parole, o  fratelli, ci esortano vivamente ad essere guardinghi. 69 Occorre dunque  pregare il Signore e con frequenti gemiti batterci il cuore come il petto,  affinché egli non ci lasci, noi suoi servi, in nessun momento senza il suo  aiuto, 70 e il nostro nemico, il diavolo, non abbia potere né accesso; lui  che ci gira intorno ogni giorno come un leone, cercando di divorare qualcuno di noi (1 Pt. 5,8) e si studia con i suoi malvagi suggerimenti di corrompere i nostri cuori. 71 Dobbiamo perciò invocare senza tregua il Signore che si degni di circondarci con la protezione del suo aiuto, voglio dire col muro della sua grazia, e sbarrare col suo bastione l’accesso a noi  delle tentazioni; 72 sì da non permettere che la creatura da lui plasmata  sia fatta prigioniera e si riduca in schiavitù del nemico. 73 A condizione  però che non diamo volontariamente il nostro assenso alle tentazioni del  suddetto nemico 74 e quasi facendoci da noi stessi prigionieri, non ci mettiamo a desiderare il nostro nemico piuttosto che fuggirlo.

75 Proseguiamo poi a dire, terminando l’Orazione: «Ma liberaci dal maligno». 76 Fratelli santissimi, questo, il Signore desidera compierlo in noi  ancor prima di esserne pregato, perché è potente e nulla gli riesce difficile; a  patto però che lo meritiamo. 77 Non vuole infatti che vada in rovina  l’edificio di noi uomini che egli ha costruito con le sue stesse mani. 78 Si affretta a strapparci dalla rete, purché non offriamo spontaneamente il nostro  assenso alle istigazioni del nemico, 79 ma preghiamo senza tregua il Signore. Cosi, avendoci egli concesso l’aiuto della sua grazia, potremo giustamente dire: «ll Signore è alla mia destra, perché non cada» (Sal. 15,8);  80 e fidandoci di lui, ripeteremo: «Non temerò alcun male, perché tu sei  con me» (Sal. 22,4), 81 E colui che, al principio di questa Orazione, ci ha come in virtù della sua grazia, possiamo osare di chiamar padre il Signore  di nuovo, al termine dell’Orazione stessa, si degnerà pure di liberarci dal maligno. Amen.

 

Commento ai Salmi [RB Prol. 5-50]

  1 Ed ora, fratelli, terminata l’Orazione al Signore, trattiamo di qui innanzi,  conforme al suo comando, come debba compiersi il nostro servizio, 2 affinche egli che già si è degnato di annoverarci tra i suoi figli, non debba un  giorno dolersi della nostra cattiva condotta. 3 Dobbiamo infatti in ogni  momento, usando dei beni che ha posto lui in noi, obbedirgli in modo tale  che non solo da padre sdegnato non abbia un giorno a privare dell’eredità  noi suoi figli, 4 ma da temibile padrone, irritato per le nostre malefatte,  non ci danni in eterno alla pena, quali pessimi servi che non abbian voluto  seguirlo alla gloria. 5 Leviamoci su dunque una buona volta, pigri che siamo, all’appello risvegliatore della Scrittura che dice: «È tempo ormai di  sorger dal sonno» (Rom. 13,11), 6 e aperti gli occhi alla luce irradiante di  Dio, ascoltiamo con orecchio teso nello stupore quanto ci raccomanda la  voce divina che ogni giorno grida dicendo: 7 «Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti quel che lo Spirito dice alle chiese» (Apoc. 2,7). 8 E che dice?  «Venite, o figli, prestatemi orecchio; vi insegnerò il timore del Signore»  (Sal. 33,12). 9 «Correte finché avete luce di vita; che non vi colgano le tenebre della morte» (Gv. 12,35).

10 ll Signore cerca, tra la moltitudine del popolo a cui lancia quest’invito, un suo operaio, che sia disposto ad ascoltarlo e ricomincia di nuovo a  gridare: 11 «Chi è l’uomo che vuole la vita e brama vedere giorni felici? »  (Sal. 33,13). 12 Tu che odi rispondigli: «lo». E il Signore ti dirà: 13 «Se  vuoi possedere vera e perpetua vita, trattieni la tua lingua dal male e le tue  labbra non dicano inganno. Evita il male e fa il bene; cerca la pace e perseguila (Sal. 33,14-15). 14 Se farete così, il mio sguardo sarà su quei giusti che voi sarete e le mie orecchie si apriranno alle vostre suppliche (Sal. 33,16). E prima ancora che mi invochiate, vi dirò: Eccomi». 15 Che di   più dolce per noi di questa voce del Signore che ci invita, o fratelli? 16 Ecco,  nella sua bontà il Signore ci indica la via della vita. 17 Cinti dunque i nostri fianchi con la fede e la pratica delle buone opere, sotto la guida del  vangelo, percorriamo le sue strade, per meritarci di contemplare colui che  ci ha chiamati al suo regno (Ef. 6,14-16; 1 Tess. 2,12).

18 Alla dimora di questo regno, se vogliamo abitarvi, assolutamente non  si arriva, se non si corre a quella meta mediante le buone opere, 19 Domandiamolo del resto col Profeta al Signore, dicendogli; «Signore, chi abiterà nella tua tenda o chi riposerà sul tuo santo monte?» (Sal. 14,1). 20 Fatta questa domanda, o fratelli, ascoltiamo il Signore che di nuovo ci risponde e ci mostra la via che conduce a tale dimora 21 dicendo: «Chi avanza  senza macchia, chi opera ciò che e giusto; 22 chi dice la verità come l’ha  nel cuore, chi non ordì inganno con la sua lingua; 23 chi non fece male al  suo prossimo, chi contro il prossimo non permise offesa» (Sal. 14,2-3);  24 chi, quando il maligno, cioè il diavolo, voleva persuaderlo a qualche  colpa, cacciandolo lontano dagli occhi del proprio cuore assieme alla sua  stessa istigazione, lo annientò, e afferrò i suoi piccoli, cioè i pensieri da lui  suggeriti, sfracellandoli contro la pietra che è il Cristo (Sal. 14,4; 136,9).  25 Tutti costoro, reverenti verso il Signore, non si insuperbiscono della loro  buona condotta, ma ritenendo che quanto vi è in loro di bene non derivi  dalle proprie capacità, ma sia operato da Dio, 26 magnificano piuttosto il  Signore che opera in loro, dicendo col profeta: «Non a noi, o Signore, non  a noi, ma al nome tuo da gloria» (Sal. 14,4; 113,9). 27 Anche l’apostolo  Paolo non attribuì alcun merito della sua predicazione a se stesso,  diceva: «Quel che sono, lo sono per grazia di Dio» (1 Cor. 15,10),   dice  pure: «Anche se è giusto gloriarsi, a me non conviene di farlo» (2 Cor. 12,1).

29 Ed ecco il Signore prosegue a indicarci con i suoi ammonimenti la via della vita felice: «Chi giura al suo prossimo senza ingannarlo;    non prestò il suo denaro ad usura, chi non ha accettato regali per  dar torto agli innocenti» (Sal. 14,4-5). 31 E nel vangelo il Signore continua  a dire  per noi: «Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, non vacillerà in eterno» (Mt. 7,24; Sal. 14,5). 32 A nostra volta interroghiamolo dicendo: «In che senso, o Signore, non vacillerà in eterno? ». 33 E di nuovo il  Signore a rispondergli: «In che senso? Perché lo assomiglierò a un   saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 34 Irruppero le fiumane,  soffiarono i venti, e urtarono contro quella casa, ma non crollò, perche era  piantata sulla roccia» (Mt. 7,24-25).

35 Concluso così il suo dire, il Signore sta in silenzio e aspetta ogni giorno che noi abbiamo a rispondere coi fatti a queste sue sante esortazioni. 36 Ecco perché, uno dopo l'altro, ci sono concessi i giorni di questa vita:  come dilazione, per l’emendamento dei nostri vizi; 37 conforme a ciò che  dice l'apostolo: «Non sapete che la pazienza di Dio cerca di condurti a penitenza? » (Rom. 2,4). 38 Dice infatti il Signore nella sua bontà: «Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ez. 33,11).

39 Abbiamo dunque chiesto al Signore, o fratelli, chi abiterà nella sua  tenda e abbiamo udito ciò che è prescritto per abitarvi, a patto però che  pratichiamo i doveri dell’abitatore. 40 Dobbiamo dunque disporre cuore e  corpo a militare sotto l'obbedienza santa ai precetti. 41 E per ciò che  manca alle possibilità della nostra natura, preghiamo il Signore che ci faccia portar soccorso dalla sua grazia. 42 Se, fuggendo il castigo dell’inferno  vogliamo giungere alla vita eterna, 43 fintanto che c’è ancora tempo e viviamo nei corpo e c’è agio di compiere tutte queste cose durante questa vita di  luce, 44 dobbiamo correre, e operare adesso quel che possa giovarci in eterno  45 Abbiamo dunque da istituire una scuola del servizio del Signore, 46 affinché non dipartendoci mai dal suo insegnamento e perseverando  in monastero nella sua dottrina fino alla morte, meritiamo di aver parte, attraverso le sofferenze sopportate, alla passione di Cristo, sì che anche del  suo regno ci faccia eredi con lui il Signore. Amen.

FINISCE IL TEMA DELLA REGOLA


 Regola del Maestro: elenco dei Capitoli


Ritorno alla pagina iniziale: "Regola del Maestro" 


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


10 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net