REGOLA DEL MAESTRO

 (Libera traduzione da "Patrologia Latina" - J. P. Migne)

 

CAPITOLO II

Domanda dei discepoli:

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE. [RB 2-3]

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 L’abate che è degno di governare il monastero, deve sempre ricordarsi di come viene chiamato ed adempiere con le sue opere alla funzione di superiore. 2 Si crede infatti che egli è il rappresentante di Cristo nel monastero, poiché lo si chiama con lo stesso nome, 3 secondo la parola dell'Apostolo: «Ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo» al Signore: «Abbà! Padre!» (Rm 8,15). 4 Così un tale abate non deve insegnare, istituire o comandare nulla che sia al di fuori del precetto del Signore, 5 affinché il suo ordine, il suo avvertimento o il suo insegnamento si inseriscano nello spirito dei discepoli come un lievito di giustizia divina. 6 L'abate si ricordi sempre che il suo insegnamento e l'obbedienza dei discepoli, tutte e due le cose, saranno oggetto di un esame nel tremendo giudizio di Dio. 7 Sappia l'abate che il pastore porterà la responsabilità di qualsiasi insuccesso che il padre di famiglia constaterà nelle sue pecore. 8 In compenso, se il pastore ha messo tutto il suo zelo al servizio di un gregge turbolento e disobbediente, se ha posto tutte le sue attenzioni alle loro azioni malsane, 9 il loro pastore sarà assolto nel giudizio del Signore e si accontenterà di dire al Signore con il Profeta: «Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore, la tua verità e la tua salvezza ho proclamato, ma essi si sono ribellati contro di me». (Sal 40 (39),11; Is 1,2) 10 Ed allora, le pecore che avranno disubbidito alle sue attenzioni avranno infine per punizione il trionfo della loro stessa malattia mortale.

11 Dunque, quando qualcuno prende su di sé il titolo di abate, deve dirigere i suoi discepoli con un doppio insegnamento, 12 cioè mostrare tutto ciò che è buono e santo con i fatti più ancora che con le parole, in modo che ai discepoli intelligenti esponga i comandamenti del Signore con la parola ed ai cuori duri e semplici faccia vedere i precetti divini con i suoi atti. 13 Invece, tutto ciò che avrà insegnato ai discepoli essere dannoso, faccia vedere nella sua persona col suo comportamento che non lo si deve fare, «perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, lui stesso venga squalificato» (1 Cor 9,27), 14 e che un giorno Dio non gli dica, a causa dei suoi peccati: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina?» (Sal 50 (49),16-17) 15 e: «Tu che vedevi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello non ti accorgevi della trave che è nel tuo occhio?» (Mt 7,3)

16 L’abate non farà distinzioni tra persone nel monastero. 17 Non amerà uno più dell'altro, a meno che lo abbia riconosciuto migliore nelle buone opere. 18Allo schiavo che entra in religione non preferirà l'uomo libero, a causa della sua nascita. 19 Perché? Perché «sia schiavo che libero, tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Ef 6,8; Gal 3,28), e sotto un unico Signore portiamo obblighi uguali di servizio, poiché «Dio non fa preferenze di persone» (Rm 2,11). 20 Il nostro solo titolo per distinguerci davanti a Dio è quello di essere riconosciuti migliori degli altri dalle nostre azioni. 21 E tuttavia, per mostrare la sua misericordiosa bontà verso tutti allo stesso modo, Dio comanda agli elementi ed alla terra di servire i giusti così come i peccatori. 22 L’abate deve dunque testimoniare una uguale carità a tutti e dimostrare verso tutti la stessa disciplina.

23 Nel suo insegnamento l'abate deve proprio sempre osservare quella norma dell’Apostolo che dice così: «Ammonisci, rimprovera, esorta» (2 Tm 4,2), 24 e cioè che, assumendo successivamente atteggiamenti diversi, mescolando le cortesie alle minacce, si mostrerà severo come un maestro e tenero come un padre. 25 Ciò vuol dire che deve riprendere gli indisciplinati ed i turbolenti ed incoraggiare gli obbedienti, i mansueti ed i più pazienti a fare progressi; quanto ai negligenti ed agli arroganti, lo esortiamo a rimproverarli.

26 Tuttavia, egli deve mostrare loro nella sua stessa persona questa norma d'umiltà che il Signore presentò agli apostoli che si disputavano per il primo posto; 27 quando cioè, prendendo un bambino per mano e conducendolo in mezzo a loro, disse: 28 «Chi vuole essere il primo fra voi, ecco come deve essere». (Mt 20,27) 29 E così, tutto ciò che l'abate ingiunge ai discepoli di fare in nome di Dio, egli lo realizzi con i suoi atti ed ogni volta che darà direttive le membra seguiranno all'istante, là dove il capo le avrà condotte.

30 Tuttavia, deve avere verso tutti i fratelli una carità ed una bontà tale che non gli facciano preferire nessuno, ma mostri a tutti i suoi discepoli e figli, nella sua persona, il viso dei due genitori allo stesso tempo, 31 presentando loro per madre la sua imparziale carità e mostrandosi loro come padre dalla saggia benevolenza.

32 L'abate deve sempre ricordarsi che cosa il suo nome caratterizza. Poiché «a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12,48); 33 e sappia che, quando ci si incarica di dirigere delle anime, ci si deve preparare a renderne conto. 34 E quanti sono i fratelli che sa di avere affidati alle sue cure, tanto esattamente, ne sia certo, egli dovrà renderne conto al Signore per tutte queste anime nel giorno del giudizio, senza parlare dei suoi conti personali, naturalmente. 38 Poiché, per non fare la loro propria volontà nel monastero, i fratelli hanno sempre militato sotto i suoi ordini obbedendogli in tutto. 36 Poiché quando saranno esaminati in tutti i loro atti, essi diranno al Signore, al tempo del giudizio, che tutte le loro azioni sono state compiute con obbedienza, dietro ordine del maestro. 37 Anche il maestro deve sempre stare in guardia, 38 affinché in tutti i suoi ordini, in tutti i suoi insegnamenti, in tutte le sue correzioni, egli faccia vedere che siano precetti di Dio, come la giustizia lo esige, di modo che egli non sia condannato nel giudizio futuro. 39 Egli temerà incessantemente la futura valutazione che il pastore subirà riguardo alle pecore che gli sono state affidate. Poiché, mentre si preoccupa del rendiconto altrui, si faccia più attento al proprio 40 e, procurando agli altri la correzione con i suoi avvertimenti, lui stesso si corregga dai suoi vizi.

41 Quando l'abate vorrà fare o compiere qualcosa per il bene del monastero, lo faccia con il consiglio dei fratelli. 42 Tutti i fratelli saranno convocati e si tratterà del bene del monastero in comune: 43 tuttavia, non è sulla loro indipendente iniziativa o contro il volere dell'autorità che i fratelli saranno eventualmente destinati a deliberare, ma su un ordine ed un'ingiunzione dell'abate. 44 Se si deve chiedere consiglio a tutti è perché, talvolta, tante sono le opinioni, quanti sono gli uomini, data la loro diversità; 45 potrebbe succedere che un consiglio migliore sia fornito in modo inaspettato da chi non lo si attendeva e che ciò giovi maggiormente al bene comune: 46 e quando i consigli sono numerosi, si trova facilmente la decisione da prendere. 47 Se fra tutti i fratelli, nessuno può dare un consiglio adeguato, allora l'abate, dopo avere spiegato la sua decisione, decreterà ciò che vorrà, ed è giusto che le membra seguano il capo. 48 Se abbiamo detto che tutti i fratelli devono essere convocati al consiglio è a causa della massima del monastero: le cose del monastero sono di tutti e di nessuno. 49 Di tutti poiché, avanzando nel bene, i fratelli si aspettano di succedersi un giorno, a turno, alla guida del monastero. 50 Di nessuno, poiché non c’è nulla nel monastero che i fratelli si assegnano a titolo personale. E nessuno stabilisce né compie nulla di sua iniziativa, ma tutti rimangono sotto l'autorità dell'abate.

51 L'abate sarà dunque l'artigiano della santa arte di cui diremo. Non è a sé stesso che attribuirà il ministero di questa arte, ma al Signore, la cui grazia realizza in noi ogni opera da noi santamente compiuta: 82 questa arte la si deve insegnare ed apprendere nell’officina del monastero e la si può esercitare grazie agli attrezzi spirituali.

 


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10 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net