REGOLA PER I MONACI

 

DI S. FERRÉOL VESCOVO DI UZÈS


Riassunto della regola.

 

Nella prefazione san Ferréol segnala che ha costruito questo monastero nella fiducia che i servitori di Dio, che egli chiama solitamente “religiosi”, gli otterranno, grazie alle loro preghiere, la remissione dei loro peccati.

La prima virtù che raccomanda è quella dell’obbedienza, che egli considera il fondamento di tutte le altre. In seguito ordina un grande rispetto per l’abate, volendo che sia amato come loro padre e che sia temuto come loro maestro.

Riguardo alla mutua carità egli dice che la devono fare apparire nelle loro parole, così come nei loro atti. Il loro cuore deve essere esente da odio o risentimento ed al di fuori non ne deve apparire alcuna traccia.

A nessuna persona di sesso femminile è permesso di entrare nel monastero, né è permesso ai religiosi di parlare loro senza il permesso dell’abate ed in presenza di due fratelli.

Colui che si presenta per essere accolto nel monastero deve essere messo alla prova per un anno, od almeno sei mesi, prima di essere ammesso nella comunità. Gli venga letta la regola affinché conosca gli impegni che desidera contrarre. Non è ammessa nessuna persona che non sia libera, né alcun monaco di un altro monastero, sotto qualunque pretesto, senza il permesso del suo abate, perché può essere motivo di lite tra gli abati ed i monasteri. Non è permesso accogliere dei chierici senza il permesso del proprio vescovo.

Tutti i monaci devono imparare a leggere e devono sapere a memoria il Salterio, anche coloro che sono impegnati nella pastorizia. Durante l’Ufficio si diranno i Salmi di seguito, dall'inizio fino alla fine del Salterio, ciò che non deve impedire ai monaci di recitare in modo particolare, per devozione, tutti i salmi e le preghiere che vorranno. I monaci possono essere esentati dalle veglie notturne solo in caso di infermità o di necessità particolari

E’ vietato ai monaci di istruire e battezzare i catecumeni, cosa che era praticata in altri monasteri d’Oriente e d’Occidente, o di fare da padrini di battesimo di fanciulli, per impedire qualunque forma di legame coi loro genitori.

Si preparerà una raccolta degli atti dei martiri e dei santi, che si reciterà nell'oratorio il giorno della loro morte. E’ una specie di martirologio in cui si leggono i santi del giorno: questa è la prima volta che troviamo questo uso.

Nessun monaco passi un solo giorno senza fare qualche lettura della Scrittura. Colui che si assenterà dal monastero senza permesso digiunerà al ritorno altrettanti giorni quanto è durata la sua assenza e durante quel tempo non berrà vino.

Una parola contro il pudore è punita con la scomunica di sei mesi.

Tutti faranno una lettura fino alla terza ora del giorno, vale a dire fino alle nove del mattino, tranne i malati e coloro che durante il tempo della mietitura lavorano a mietere il grano. Fino a quest’ora non è permesso né mangiare, né bere. Chi trascorrerà un giorno senza lavorare sarà escluso dal refettorio. Coloro che non lavorano la terra potranno scrivere, fare reti o scarpe. Per quanto riguarda l’abate potrà dispensarsi dal lavoro manuale, perché deve studiare per insegnare agli altri.

Tutti hanno vestiti a sufficienza e nessuno superfluo. E’ proibito ai monaci avere camicie di lino sotto la tunica, indossare abiti pregevoli e profumati di colore troppo chiaro o troppo rosso e non potranno portare scarpe strette, la cui forma riveli qualche tendenza mondana. Essi dovranno dormire in letti separati, per avere più libertà di pregare. Solo l’abate può avere una camera separata.

E’ vietato ai monaci andare a caccia: essi devono fare guerra ai vizi della loro anima, piuttosto che alle bestie della foresta.

Si escluderà dalla tavola comune un monaco che abbia colto un frutto o che l’abbia raccolto da terra per mangiarlo con golosità.

L’abate può liberare uno schiavo del monastero solo col consenso di tutti i monaci.

L'abate servirà in cucina tre volte l'anno: a Natale, a Pasqua ed alla festa di san Ferréol martire, patrono del monastero. Inoltre dovrà lavare sovente i piedi ai fratelli ed agli ospiti, imitando Gesù e per dare buon esempio ai fratelli.

San Ferréol prescrive diverse penitenze per le colpe e quelle più gravi devono essere puniti con frustate.

Si rileggerà la regola alla comunità riunita il primo giorno di ogni mese.


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12 aprile 2016                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net