La relazione tra il monachesimo ascetico giudaico e quello cristiano

Brani estratti da "Regole monastiche antiche" di Giuseppe Turbessi O.S.B., Ed. Studium - Roma 1990 (le note non sono riportate)

 

Il monachesimo giudaico dei terapeuti e degli esseni affonda le radici nella spiritualità tradizionale d’Israele, ma la sua comparsa ufficiale con contorni ben definiti si verifica soltanto nei secoli che precedono immediatamente l’era cristiana. Esso scompare dalla storia con la catastrofe della nazione al tempo di Vespasiano e di Tito nell'anno 68, al più tardi al tempo della II guerra giudaica, durante l’impero di Adriano.

Dalle fonti letterarie antiche, specialmente da Filone e da Giuseppe Flavio, e dalle moderne scoperte archeologiche di Qumrân, il monachesimo giudaico apparisce articolato nella triplice forma di eremiti, cenobiti e anacoreti o semi-eremiti. A quest’ultimo tipo appartengono i terapeuti egiziani, descritti da Filone nel libro De vita contemplativa.

Gli asceti di Qumrân sono oggi meglio conosciuti, perché oltre che alle antichi fonti, lo studioso può direttamente accedere alla loroRegola”, ai loro “inni” e ad altri scritti che, con quelli biblici, servirono a plasmare la loro spiritualità e a caratterizzarla dalle altre correnti del giudaismo. E che si tratti di una seria ascesi è cosa evidente. Oltre alla rinunzia al possesso individuale dei beni, alla continenza perfetta e alla sottomissione ai legittimi superiori, gli asceti di Qumrân esaltano il pregio della orazione, professano grande rispetto per il Signore, non disgiunto però da un ardente trasporto di pietà".

E' innegabile l’autenticità del loro fervore religioso: ricerca della volontà di Dio attraverso la meditazione e lo studio indefesso della Bibbia, condizione essenziale dell’alleanza; desiderio di vivere sempre alla divina presenza; fede in unapovertà spirituale, che rende l’anima disponibile al dono di Dio.

A Qumrân c’è un dualismo, non solo etico, ma pure cosmologico: i figli della luce alla fine saranno i vincitori. Nell’attesa del finale conflitto e della vittoria definitiva di Dio, il deserto è un luogo ideale. Il celibato dei qumrànici si spiega sufficientemente nel clima giudaico d’una estrema purità rituale; la loro povertà può, in parte, essere anche una reazione alla cupidigia sacerdotale.

In caso di gravi infrazioni, dopo il processo, si poteva procedere non solo a castighi, ma perfino all’espulsione del colpevole. Questa eventualità doveva verificarsi assai raramente, data la meticolosità con cui si accoglievano e si formavano i nuovi membri.

La giornata di questi asceti era suddivisa tra preghiera, lettura biblica e lavoro di vario tipo (in generale: artigianale o agricolo). Vi era pure uno scriptorium per la trascrizione dei libri, dei quali le grotte di Qumrân hanno conservato alcuni esemplari e moltissimi frammenti.

La preghiera era tuttavia l'occupazione predominante. L'orazione va intesa sia come colloquio individuale o collettivo col Signore, sia anche come forma rituale di abluzione e di purificazione ed anche come riunioneliturgica”, che si celebrava nella terza parte della notte. Tali riunioni quotidiane rassomigliavano a quelle che si tenevano in ogni sabato nelle sinagoghe: lettura e spiegazione di testi biblici, cui tenevano dietro preghiere e inni. C'è tuttavia un elemento nuovo in queste riunioni esseniche, che mentre le separa nettamente dalla liturgia sinagogale, le riavvicina, esteriormente, a quella cristiana: il banchetto sacro, che aveva luogo alla sera, e che consisteva principalmente nella consumazione del pane e del vino, preceduta dalla preghiera obenedizione", recitata da un sacerdote. Questi banchetti sacri avevano per gli esseni il valore di una pregustazione del futuro convito escatologico.

A questo punto ci possiamo chiedere: c'è qualche relazione tra questo monachesimo giudaico e quello cristiano del sec. IV? Ecco alcuni elementi di paragone.

Nel confrontare tuttavia il movimento ascetico giudaico con quello cristiano, non si dimentichi che il primo è di origine sacerdotale ed è articolato sul sacerdozio, mentre il secondo è stato ai suoi inizi e spesso dopo un movimento laicale. L’escatologia essena ha evidentemente uno sfondo diverso da quella cristiana. Allo stato attuale delle nostre cognizioni si può determinare la misura con cui il monachesimo giudaico ha influito su quello cristiano?

E' questo un problema che le odierne scoperte archeologiche hanno enormemente acuito, ma non risolto ancora. Fino ad oggi non si può dimostrare una diretta dipendenza; ma sembra possibile qualche influenza secondaria, giunta ai monaci cristiani attraverso la teologia spirituale dei giudeo-cristiani. Del resto se si ammette qualche relazione tra S. Giovanni Battista e gli asceti di Qumrân, si può ancora parlare di un apporto ideate della corrente essena al, monachesimo. Il Battista infatti venne considerato dai monaci di tutti i tempi come un loro esemplare ideale.

Esistono certamente delle rassomiglianze tra le pratiche ascetiche dei primi monaci e quelle degli esseni: fuga dal consorzio mondano, ritiro in luoghi deserti, vari esercizi spirituali sia nel periodo di iniziazione sia nello svolgersi della vita quotidiana. Del resto l'edificio centrale di Qumrân ricorda, per la sua struttura, la "laura" ed altri somiglianti asceteri cristiani. Tuttavia esigenze cronologiche sembrano escludere la dipendenza diretta del monachesimo dagli esseni: questi erano scomparsi giù da un pezzo dalla scena del mondo allorché apparvero i primi monaci cristiani.

Al di sopra di ogni analogia e rassomiglianza di talune pratiche religiose e comunitarie, permane la sostanziale differenza dei motivi ideali che ispirarono i due movimenti ascetici. La stessa osservanza è motivata da presupposti diversi. Così il celibato esseno trova la sua giustificazione nel desiderio della più assoluta purità rituale, mentre la castità monastica si riallaccia agli esempi del nuovo Testamento e ai motivi teologici esposti da S. Paolo nelle sue lettere. L'imitazione di Cristo sta alla base del monachesimo cristiano e di ogni ascetismo che si vaglia riallacciare al Nuovo Testamento ed alla sua spiritualità.

In ogni caso, bisogna riconoscere che non è stata detta ancora l'ultima parola sull'apporto effettivo del monachesimo giudaico su quello cristiano: gli ultimi studi, generalmente, sono più aperti nel riconoscere qualche dipendenza più diretta, specie sulla genesi della vita religiosa in seno alla Chiesa. I motivi teologici dei due movimenti ascetici, fondamentalmente, restano diversi e divergenti in ogni caso. La lettura della nostra traduzione dellaRegola della Comunità può servire come base per un raffronto tra la spiritualità giudaica e quella cristiana.

Come è risaputo, codestaRegola della Comunità” (chiamata pure “Manuale di disciplina” = 1QS) è uno degli undici rotoli, o frammenti di rotoli, scoperti dai beduini nella prima caverna di Qumrân, nell’anno 1947, presso le sponde nord-occidentali del Mar Morto. Non ci attardiamo nella sua descrizione, che si può leggere ormai in molte opere. Il manoscritto in questione è uno dei meglio conservati, pur avendo anch’esso pagato il suo contributo ai secoli ed alle intemperie. Esso contiene praticamente tutta la regola degli asceti qumrànici, anche se non in una forma proprio perfetta. Il testo inizia con la descrizione della festa della rinnovazione dell'Alleanza; segue la parte dottrinale, che tratta specialmente deidue spiriti”; vengono poi molte prescrizioni ed il codice penale della comunità. Nella parte finale si trovano delle considerazioni sul calendario e la confessionenegativa dell’autore (?) della Regola. Un inno, ispirato ad un’intensa spiritualità, chiude lo scritto. Il rotolo della Regola aveva, alla fine, due allegati: la “Regola della congregazione” (ossia un regolamento per una grande e solenneadunata”) e le “Benedizioni”.


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26 gennaio 2019        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net