I miti di Glastonbury "elaborati dai monaci del 12 ° secolo"

Articolo di Maev Kennedy del quotidiano inglese “The Guardian”

Lunedi 23 Novembre 2015

Estratto dal sito: http://www.theguardian.com/ e tradotto liberamente.

 

Uno studio archeologico respinge il collegamento dell'abbazia con Re Artù e Giuseppe d'Arimatea, ed arriva alla conclusione che molte di quelle storie sono state create per raccogliere fondi dopo un incendio.

 

I miti di Glastonbury 

 Abbazia di Glastonbury. La tomba presunta di Re Artù era in realtà una fossa piena di macerie di costruzione, dice lo studio. Fotografia: Eurasia Stampa / Getty Images / Photononstop RM

 

Uno studio archeologico durato quattro anni ha completamente demolito i miti molto cari riguardanti uno dei siti religiosi più romantici in Inghilterra, l’Abbazia di Glastonbury.

Quei piedi di Gesù, immortalati nel poema Jerusalem di William Blake, non hanno mai camminato sul verde e piacevole prato di Glastonbury; la più antica chiesa d’Inghilterra non è stata edificata lì dai discepoli di Cristo; il bastone di Giuseppe d'Arimatea non fiorisce miracolosamente ogni Natale, dopo 2000 anni. E si scopre che anche il supposto legame con Re Artù e la sua bella regina, Ginevra, è falso - inventato dai monaci del 12° secolo di fronte a una crisi finanziaria a seguito di un disastroso incendio.

Inoltre, il team di 31 specialisti, guidati da Roberta Gilchrist, professoressa di archeologia presso l'Università di Reading, ha scoperto che le generazioni dei suoi predecessori, che lavorarono presso l'abbazia, erano così stregati dalle leggende che, o soppressero o male interpretarono le evidenze che erano in contrasto con tali miti.

Tuttavia, le nuove scoperte evidenziano l’esistenza di manufatti in vetro precedentemente sconosciuti e risalenti a prima del VII° secolo; ne risulta il più antico ed importante sito di lavorazione del vetro degli Anglo Sassoni. Frammenti ceramici trovati nel sito dimostrano anche che il vino era stato importato dal continente anche prima di allora.

"Glastonbury è un sito di notevole fama, e noi non vorremmo gli togliere il fascino che esercita su tante persone. Il nostro lavoro è consistito nell’esaminare con attenzione tutti i risultati ottenuti durante gli scavi del 20° secolo e tutte le testimonianze riportate ", ha dichiarato la  Gilchrist.

 I miti di Glastonbury

Frammenti di vetri e ceramiche medievali dell’Abbazia di Glastonbury. Fotografia: Abbazia di Glastonbury

L'abbazia, ed altri siti della città, legate alla leggenda del Santo Graal, sono le principali attrazioni per turisti e pellegrini attratti dalle leggende cristiane e da una galassia di credenze new age.

Una storia dice che Cristo stesso vi giunse e costruì una chiesa in onore di sua madre. Tuttavia, la leggenda più nota è quella della “Spina Santa”, per la quale la Gilchrist non riuscì a trovare alcun riscontro prima del 17° secolo. Si dice che Giuseppe d'Arimatea giunse a Glastonbury dalla Terra Santa e, messo piede sulla terraferma, piantò il suo bastone che fiorì miracolosamente nel Biancospino di Glastonbury ("Spina Santa"), e lì costruì una chiesa.

(La leggenda dice anche che in precedenza Giuseppe d'Arimatea aveva visitato Glastonbury insieme a Gesù, quando questi era un fanciullo. Ndt).

La leggenda è così popolare che un rametto di "Spina Santa" viene inviato da Glastonbury ogni dicembre per ornare il tavolo per la colazione della Regina nella mattina di Natale. E quando un albero di biancospino, che si diceva essere originato da quello di Giuseppe, e cresciuto su una collina nelle vicinanze, è stato vandalizzato (nel 2010), la notizia ha fatto il giro del mondo.

La Gilchrist non ha trovato antichi riscontri di un albero speciale nell'abbazia, ed il cespuglio di biancospino che si vede ora nel parco è un biancospino comune (varietà Praecox. Ndt) che naturalmente fiorisce in estate ed in inverno.

Uno storico del 12° secolo, Guglielmo di Malmesbury, ha lasciato una descrizione di una antica chiesa in legno che la Gilchrist crede di aver visto chiaramente. Tuttavia, William era stato attento a dire che lui aveva solo sentito dire fosse stata costruita dai discepoli di Cristo. Il suo racconto originale sopravvive solo in molte versioni successive, in cui è stato inserito altro materiale - probabilmente dai monaci che hanno rielaborato una storia antica per aumentare il loro prestigio.

"Può darsi che ciò che ha visto fosse una chiesa anglosassone in legno, che sarebbe potuta risalire al VII° secolo o anche un po’ prima, e che per lui sarebbe stata incredibilmente antica, ma lui non avrebbe avuto alcuna possibilità di fare una datazione più precisa".

La grande ingegnosità dei monaci è giunta dopo un disastroso incendio nel 1184 che ha lasciato loro il problema della ricostruzione con pochi mezzi a disposizione e senza reliquie di rilievo per attrarre pellegrini. La soluzione è stata la creazione della leggenda divenuta sempre più popolare di Re Artù, creatore dei Cavalieri della Tavola Rotonda, l'identificazione di Glastonbury come la leggendaria isola di Avalon, dove fu sepolto, e la presunta scoperta della tomba di Artù e Ginevra - insieme con un’utile croce di piombo con un'iscrizione latina che nominava il re. La croce è stata persa per secoli, ma la Gilchrist dice che le immagini suggeriscono che fosse un accurato falso frammento sulla base di un originale anglosassone.

 Glastonbury Cross

Un'immagine della croce ormai perduta. Fotografia: Abbazia di Glastonbury

 

Quando la chiesa fu ricostruita, dice la Gilchrist, la si fece in modo deliberato in vecchio stile, conferendo l’apparenza di un edificio molto più antico.

"Con le altre leggende vi è la possibilità di fede autentica o di incomprensione, ma con Artù e Ginevra ho paura non ci possa essere alcun dubbio - i monaci li hanno proprio inventati".

Negli anni 1950 e '60 Ralegh Radford, che protrasse gli studi sulle sue scoperte a Glastonbury fino agli anni 90, scavò ed annunciò di aver riscoperto la tomba di Artù, insieme con il più antico cimitero cristiano britannico ed un chiostro Sassone, considerato il più vecchio in Inghilterra. Egli aveva torto su tutti i fronti, dice la Gilchrist, il suo cimitero era in realtà del periodo medievale, la sua tomba reale era un pozzo di macerie edilizie dall’11° al 15° secolo, ed un nuovo lavoro geofisico sulle fondamenta mostra che le pareti non si allineano e quindi, quasi certamente, non sono per niente un chiostro.

I nuovi risultati verranno incorporati prudentemente nell'interpretazione del sito ed in una nuova guida.

"Il nostro scopo non è di distruggere le credenze delle persone", ha dichiarato la Gilchrist, che ora è una fiduciaria di Glastonbury. "Mille anni di credenze e leggende fanno parte dell’intangibile storia di questo notevole luogo ".



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25 novembre 2015              a cura di Alberto "da Cormano"       Grazie dei suggerimenti        alberto@ora-et-labora.net