A SCUOLA DI MANAGER CON SAN BENEDETTO?


Capitolo 5 – Lavoro

PROVOCAZIONI / UN ESPERTO AMERICANO PARAGONA CRISTO A UN CAPO AZIENDA

Gesù ? Grande manager. E anche San Paolo. . .

di Walter Passerini

Estratto da  "Wirtschaftsitalienisch – L’italiano dell’economia" di Anna Luisa Haring-Bruzzichini - Ed. Oldenbourg

Jesus Christ supermanager? Sì, perché seppe costruire un grande progetto, scegliere bene i propri collaboratori, gestire al meglio le sue pubbliche relazioni, stabilire le priorità e, infine, preparare il suo successore. Da Attila a Warren Buffet la galleria manageriale si arricchisce oggi di un modello un po' speciale, Gesù Cristo. "Il più grande di tutti è stato proprio lui - è la tesi di Bob Briner, padrone di ProServ Television, una grande azienda americana leader nella distribuzione di programmi sportivi - L'organizzazione fondata da Gesù è la migliore che ci sia mai stata. Vogliamo considerarne la longevità? Duemila anni. La ricchezza? Al di là di ogni stima. I numeri? Oltre ogni possibile conteggio. La devozione dei seguaci? Molti hanno dato la vita per l'organizzazione. Ergo, Gesù Cristo è il più grande manager che il mondo abbia conosciuto".

Briner ne è così convinto da sostenere le sue tesi in un libro di grande successo in America, oggi fresco di stampa in Italia ("Gesù come manager. Gli insegnamenti di Gesù per il business di oggi", Mondadori). Non aspettatevi un trattato di management religioso. È un vero manuale di gestione d'impresa e di leadership, che basa le sue lezioni sull'analisi dei comportamenti manageriali di Gesù. Qualche esempio? Gesù aveva un progetto molto preciso e si preparò per trent'anni prima di metterlo in pratica.

I DISCEPOLI "Gesù scelse i suoi discepoli con attenzione - afferma Briner - È vero che uno dei dodici lo tradì, ma vorrei essere riuscito io a scegliere i giusti collaboratori undici volte su dodici. Sarei stato molto più ricco e avrei avuto molto più successo!".

"La scelta dei tempi da parte di Gesù fu sempre perfetta - continua Briner - Non fu un caso che il suo primo miracolo pubblico avvenisse durante una festa di nozze. L'entrata in Gerusalemme, la crocefissione e la resurrezione che ne seguirono, entrambe avvenute durante le celebrazioni della Pasqua ebraica, si sono rivelate senza alcun dubbio uno dei più brillanti interventi di strategia organizzativa di tutti i tempi". Gesù, secondo Briner, fu anche un sostenitore della qualità totale e della "customer satisfaction" ("Mettete gli altri al primo posto"), non tollerò i corrotti ("Scacciò i cambiavalute dal tempio a Gerusalemme") né gli adulatori ("Gli ipocriti farisei") e lasciò che fossero i risultati a parlare per lui. Ma fu davvero un grande manager o i suoi indubbi meriti derivavano anche da un'autorità, diciamo così, un po’ più altolocata? "Cristo ebbe la vision - afferma Mario Unnia, politologo e etologo manageriale - ma il vero manager fu Paolo. Gesù assortì bene la squadra, mise in minoranza gli intellettuali (Matteo e Giovanni), si incorporò addirittura un traditore (Giuda) e scelse come successore (Pietro) un praticone".

A WALL STREET "Ma il suo capolavoro - continua Unnia - fu la scelta di Paolo, grazie al quale il suo movimento andò a quotarsi a Roma, la Wall Street di allora, nel cuore del potere. Paolo fu davvero lo stratega multinazionale e multimediale del suo movimento".

"Non mi stupiscono queste sortite - afferma lo scrittore cattolico Vittorio Messori, autore di "Ipotesi su Gesù", - che appartengono al mondo dei telepredicatori americani. Non mi scandalizza legare Gesù al business. Più che un grande manager però Gesù fu un membro della classe media, suo padre era titolare della più redditizia bottega di carpenteria della Galilea, era seguito da ricche vedove, non aveva problemi di denaro. Certo seppe scegliere bene i collaboratori, anche se uno lo tradì, il suo successore lo rinnegò e gli altri si diedero a gambe levate. La sua idea ebbe molti concorrenti e subì diversi furti di brevetti. Ci mise tre secoli per farsi riconoscere, ma poi, come sappiamo tutti molto bene, trionfò. Se dovessi lanciare un nuovo modello manageriale sceglierei la figura di Maometto".


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21 giugno 2014                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net