SANTISSIMA CROCE

DEL PATRIARCA

SAN BENEDETTO

ABATE.

 Genova – Tipografia della gioventù – 1863

 

 

ORIGINE DELLA MEDAGLIA DI S. BENEDETTO.

 

Chi vuol sapere della Medaglia o Croce di san Benedetto, legga l’operetta che ne scrisse il Rev.mo Padre Don Prospero Guéranger, abbate di Solesme. Noi, per amore di brevità , ci ristringeremo a qualche piccolo cenno.

La divozione della Medaglia di s. Benedetto è antica assai, ma sarebbe impossibile determinare con precisione quando abbia avuto principio. Un fatto che si narra nella vita di papa san Leone IX, il quale sedette sul trono apostolico dal 1049 al 1054, ci può valere d'argomento a provarne l'antichità. Questo santo Pontefice, nato nel 1002 e impostogli nome di Brunone, venne, ancor fanciullo, affidato a Bertoldo vescovo di Toul. Ito una volta a visitare i suoi genitori al castello di Eginsheim, un velenoso rospo, mentre egli dormiva, venutogli sul viso, si die' a stringerlo e morderlo orrendamente. Alle grida del giovinetto accorsi i famigli, non poterono per niun modo vedere lo schifoso animale, il quale avea sì malconcio Brunone che ne infermò a morte. Penato due mesi, e già da otto giorni perduta la parola, il giovine, ben desto, vide una scala luminosa che posando sul suo lettuccio e uscendo per la finestra, parea mettere al cielo. Un vecchio venerando, in abito di monaco, discese per questa scala, tenendo nella destra mano un lungo bastone, sopravi una croce. Giunto presso all'infermo, egli toccò della croce Brunone, che in lui riconobbe il Patriarca de' monaci d'Occidente. Issofatto per una apertura, fattasi vicin dell'orecchio, uscì il veleno, e in pochi giorni, rammarginata la piaga, Brunone fu risanato. Questo fatto, che leggesi nel Mabillon, e si può vedere estesamente descritto nell'opera citata del Guéranger, ci dimostra che, se s. Benedetto, apparendo a Brunone con la croce in mano, da lui giovincello fu tosto riconosciuto, già costumavasi di rappresentare a quel modo il santo legislatore.

Un altro prodigio che avvenne nel 1647 a Nattremberga in Baviera, quando la badia di Metten, per la croce di s. Benedetto, andò immune dagli incantesimi di non so quali stregoni (Vedi il fatto nell'opera del Guéranger § IV.), ravvivò la divozione de' popoli al santo Patriarca. Dalla Germania, l'uso della medaglia di s. Benedetto prese incontanente a diffondersi in tutta l'Europa cattolica , reputandosi tal devozione, difesa sicura contro gli spiriti infernali.

I prodigiosi effetti che si ottennero per essa, pareano chiedere che venisse approvata dal Romano Pontefice; e Papa Benedetto XIV con Breve de' 12 marzo 1742, che comincia Coelestibus Ecclesiae thesauris, rassicurò la fede de' divoti, e tolse via le incertezze poste in mezzo da' razionalisti di quel tempo.

 

PERCHE' L'IMMAGINE DI S. BENEDETTO SIA

 EFFIGIATA SULLA MEDAGLIA DELLA S. CROCE.

 

L'onore di essere rappresentato sopra una stessa medaglia con l'immagine della santa Croce (e la effigie del Santo è necessaria perchè alla medaglia si possano applicare le indulgenze), fu conferito a s. Benedetto, per mostrare l'efficacia che quel sacro segno ebbe tra le sue mani. S. Gregorio nella vita del santo Patriarca, ce lo rappresenta discacciare col segno della croce le tentazioni, spezzare la tazza del veleno, dissipare il fantastico incendio del monastero, e insegnare a' suoi discepoli di segnarsi con la croce il cuore, per francarlo dalle suggestioni diaboliche.

I figliuoli di Si Benedetto operarono, a imitazione di lui, innumerabili prodigi, pur col segno della croce. Basti accennare s. Mauro che, segnandolo, illumina un cieco; san Placido che risana molti infermi; s. Ricmiro che libera gli schiavi; santo Anselmo di Cantorbery il quale fa dileguare gli spettri orribili che travagliavano un vecchio morente; s. Gregorio VII, che spegne l'incendio di Roma. Egli è dunque convenientissimo che nella medaglia della santa Croce si ponga la effigie del santo Patriarca.

 

INDULGENZE DELLA MEDAGLIA DI S. BENEDETTO.

 

La medaglia vuol essere benedetta da' Padri dell'Ordine, e della formola prescritta per la benedizione, non si può far senza. Le indulgenze che si possono lucrare da chi porta divotamente la medaglia, sono le seguenti:

1. Indulgenza Plenaria, nelle solennità di Natale, dell'Epifania, di Pasqua, dell'Ascensione, della Pentecoste, della ss. Trinità, del Corpo del Signore, dell'Immacolata Concezione; della Natività, della Annunziazione, Purificazione, Assunzione della B. V.; di tutti i Santi, e di s. Benedetto. A guadagnare queste indulgenze, oltre le condizioni generali, è necessario esercitare abitualmente, che viene à dire almeno una tolta per settimana , una delle pratiche seguenti: Recitare la Corona di Nostro Signore, o il Rosario, o la terza parte del Rosario, o l'Ufficio divino, o il piccolo Ufficio della Santa Vergine; l'Uffizio de' morti; i sette Salmi di penitenza; i Salmi Graduali; insegnar la Dottrina Cristiana a' fanciulli o agl'ignoranti visitare i prigionieri, o gl'infermi negli ospedali; soccorrere i poveri; udir la Santa Messa , o celebrarla i sacerdoti.

2. Indulgenza Plenaria in punto di morte.

3. Indulgenza Plenaria, quale la concede il Sommo Pontefice con la benedizione papale a S. Pietro in Vaticano, il Giovedì santo e il giorno di Pasqua; per ehi confessato e comunicato in que' due medesimi giorni pregherà per l'esaltazione di Santa Chiesa e per la conservazione del Sommo Pontefice.

4. Indulgenza e remissione della terza parte delle pene de' peccati, a colui che pe' suoi buoni esempi e consigli avrà indotto un peccatore a far penitenza.

5. Indulgenza, di vent'anni, una volta la settimana, a chi pregherà ciascun giorno per l'estirpazione delle eresie.

6. Indulgenza di sette anni e sette quarantene a chi avrà soddisfatto alle diverse opere pie indicate al numero 1, nelle feste minori di Nostro Signore e della SS. Vergine, e nei giorni di S. Giuseppe, di S. Mauro, di S. Placido, di S. Scolastica e di S. Geltrude.

7. Indulgenza di sette anni e sette quarantene a chi assiste alla Messa pregando per la prosperità de' principi cristiani: a chi digiuna il venerdì o il sabbato: a chi recita il Rosario o la Corona dell'Immacolata Concezione, pregando Maria SS. ad ottenergli la grazia di vivere e morire senza cadere in peccato grave: e a chi accompagna il SS. Sacramento agl' infermi.

Molte altre indulgenze minori, accordate a' devoti della medaglia di S. Benedetto, si possono vedere nel Breve Pontificio, che è riportato nell'opera del Guéranger.

 

SPIEGAZIONE DELLE LETTERE DELLA CROCE DI S. BENEDETTO.

 

Le quattro lettere de' lati, cioè C. S. P. B. significano, Crux Sancti Patris Benedicli.

Le cinque del tronco C. S. S. M. L. valgono, Crux Sancta Sit Mihi Lux.

Le cinque nelle braccia N. D. S. M. D. esprimono, Non Daemon Sit Mihi Dux.

Le quattordici nel giro cioè V. R. S. N. S. M. V. S. M. Q. L. I. V. B. fanno questo senso: Vade Retro, Satana, Nunquam Suade Mihi Vana. (Si crede che S. Benedetto pronunciasse queste parole quando fu tentato nel deserto di Subiaco). Sunt Mala Quae Libas, Ipse Venena Bibas. (Queste si credono dette dal S. Patriarca, quando i suoi nemici gli porsero la tazza avvelenata).

La croce † significa il segno della Redenzione , col quale il SS. Patriarca Benedetto operò per ispirazione divina le maggiori maraviglie nel corso de' 63 anni che visse su questa terra.

 

EFFETTI CHE PIAMENTE SI CREDONO DELLA SANTA CROCE IMPRONTATA NELLA MEDAGLIA DI S. BENEDETTO.

 

La potenza della Croce è verità storica, e domma di nostra religione. Non dee perciò far maraviglia ad alcuno, che noi c'impromettiamo assai di bene dalla medaglia di 8. Benedetto nella quale è effigiato il segno della Redenzione. Adoperiamo adunque con fede questa medaglia, ogni volta che abbiamo a temere le insidie del nemico infernale. Numerosi fatti e incontestabili ci rivelano quanto efficace divozione sia questa. Se noi la useremo anco in quelle cose che si attengono alla vita materiale dell'uomo, noi proveremo la virtù della santa Croce, e il potere di S. Benedetto. Infatti gli spiriti infernali (o taceremo noi queste cose, perchè altri, non veggendo più là della materia , vorrà farsene beffe?) gli spiriti infernali, diciamo, si valgono, a danno dell'uomo, degli animali che lo servono, del cibo ond'ei si nutre: e la loro malefica intervenzione assoggetta talvolta l'uomo a infermità, o le prolunga. Or l'esperienza ha dimostrato, che il valersi religiosamente della medaglia, fece sovente cessare i malefizi, alleviò le infermità, ed anche risanolle alcuna volta.

Le grazie che si credono ottenere per la medaglia, sono specialmente queste:

1. Discaccia dagli umani corpi qualunque opera diabolica; ed ove sarà collocata questa S. Croce, non avrà accesso l'infernale nemico. Il P. Guéranger narra parecchie liberazioni di ossessi, avvenute ne' secoli scorsi e nel nostro.

2. Siccome da' mali dello spirito, libera altresì i devoti da' mali temporali, dai pericoli, dalle infermità, segnatamente dal mal caduco, dal mal di pietra e da altri.

3. Reca agli afflitti, tentati, disperati, consolazione, fortezza e sollievo in vita ed in morte.

4. Libera gli animali dalle malattie. (Vedi il Guéranger, paragr. XI. Racconta prodigi avvenuti in questi ultimi anni.)

 

MODO DI VALERSI DELLA CROCE IMPRONTATA NELLA MEDAGLIA DI S. BENEDETTO:

Si porterà appesa al collo, o' in altro modo sopra la persona.

Si potrà collocare alle porte delle case o delle camere.

Si potrà applicare alla parte addolorata, in caso d'infermità.

Si potrà infondere nell'acqua, dove bevono gli animali, quando siano ammalali.

In tutte le occorrenze di doversi valere della medaglia, si reciteranno cinque Gloria Patri alla Passione di N. S. G. C., tre Ave alla B. V. Maria, ed un Pater a S. Benedetto: le quali preghiere si consiglia di recitare ogni giorno, per godere più abbondantemente del frutto di questa divozione.

Tutto ciò è stato ricavato dalla vita di S. Benedetto scritta da S. Gregorio Papa e Dottore; e da altri scrittori dell' Ordine monastico.

 

MEMORIA DEL GLORIOSO TRANSITO
DEL SANTISSIMO PATRIARCA BENEDETTO.

 

Il S. Patriarca apparve una volta a S. Geltrude, illustre sua figlia. Rapita di ammirazione nel contemplare le grandezze di S. Benedetto, la Vergine gli raccordò il glorioso passaggio di lui, quando nella chiesa di monte Cassino, il 21 marzo del 543, dopo ricevuto il Corpo e il Sangue del Signore, egli sorretto a braccia da' suoi discepoli, ritto in pie' come un atleta, rese la santa anima a Dio, recitando un'ultima preghiera. Geltrude osò allora domandargli, che ei degnasse di confortare della sua presenza, in punto di morte, ciascuna delle Religiose che abitavano il monastero di cui ella era badessa. E il santo Patriarca le rispose dolce e autorevole, come solea favellare quaggiù: - « Chi mi renderà omaggio pel favore onde Iddio si degnò onorare i miei ultimi momenti, io prometto di assisterlo, io medesimo, all'ora di sua morte. Io gli sarò difesa, facendolo non temere le insidie de' demonii. Fortificato della mia presenza, egli sfuggirà gli agguati de' nemici dell'anima sua, e il cielo s'aprirà per lui » (S. Gertrudis, Insinuationes divinae pietatis. Lib. IV Cap. XI.).

Una sì preziosa promessa fatta da tal servo di Dio, e annunziata da sì nobile sposa del Salvatore degli uomini, ispirò a' figli di S. Benedetto il pio pensiero di comporre una preghiera speciale, tolta quasi per intero da S. Gregorio, per assicurare a chi vorrà recitarla, il benefizio che egli degnossi promettere. La preghiera è questa:

 

ANTIPHONA.

 

Stans in Oratorio dilectus Domini Benedictus, Corpore et Sanguine Dominico munitus, inter discipulorum manus imbecillia membra sustentans, erectis in coelum manibus, inter verba orationis spirituam efflavit. Qui per viam stratam palliis et innumeris coruscam lampadibus, coelum ascendere visus est.

V. Gloriosus apparuisti in conspectu Domini,

R. Propterea decorem induit te Dominus.

OREMUS.

 

Deus, qui pretiosissimam mortem SanctisSimi Patris Benedicti tot tantisque privilegiis decorasti; concede, quaesumus, nobis, ut cuius memoriam recolimus, eius, in obitu nostro, beata praesentia ab hostium muniamur insidiis. Per Christum etc.

Chi non sa leggere potrà dire tre Pater ed Ave.

 

ORAZIONE

AL GLORIOSO PATRIARCA S. BENEDETTO.

 

S. Benedetto, mio caro padre, vi prego per quella dignità, con la quale il Signore si degnò di sì glorioso fine onorarvi e beatificarvi; che vogliate trovarvi presente alla mia morte, eseguendo in me tutte quelle promesse fatte alla vergine santa Geltrude.

 

ORACULA

A DEO PER ANGELUM SS. P. BENEDICTO ENUNCIATA.

 

1. Ordo tuus usque ad finem mundi stabit,

2. Ultimis temporibus in Ecclesia Romana fidelissime regnabit, et plurimos in fide confortabit.

3. Nullus in Ordine tuo morietur nisi in statu salutis. Quod si male incipiat vivere, et non desistat, confundetur: vel ab eo ejicietur, aut per se egredietur.

4. Omnis qui Ordinem tuum persequetur, nisi resipiscat, vita ei breviabitur, vel mala morte morietur.

5. Omnes qui Ordinem tuum diligent, bonum finem consequentur.

Ex monumentis Sacrae Insulae Lyrinensis, quae fusius refert Arnaldus Wion in Chronolog.

 

LE ROSE DI S. BENEDETTO

 

Lo spinaio di Subiaco, monumento della maschia virtù del giovine Benedetto, fa nel 1223 visitato da s. Francesco d' Assisi, il quale orò e pianse dinanzi a que' pruni, e v'innestò due pianticelle di rose. Quelle spine furono così mutate in rosaio che vigoreggia pur di presente; e i devoti che si recano a' monasteri di Subiaco, salgono altresì a visitare, presso lo speco di san Benedetto, lo spinaio prodigioso. Esso produce ogni anno rose candide e vermiglie, che in molte delle lor foglie mostrano effigiato un serpentello. Il fiore disseccato e ridotto in polvere si distribuisce ai divoti che se ne valgono nelle loro infermità, e ben di sovente ne ottengono alleviamento del male o guarigione.

 

Col permesso de' Superiori Ecclesiastici.


 Ricavato dal testo digitalizzato da “Google books



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13 novembre 2013                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net